13.1. Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano  

Cominciamo dunque con la storia delle Assemblee di Dio in Italia, e precisamente con i suoi rapporti con il Governo Italiano a partire dal secondo dopo guerra, quando le Chiese Pentecostali erano ancora sottoposte a persecuzioni e discriminazioni e vessazioni da parte delle autorità governative di concerto ovviamente con prelati della Chiesa Cattolica Romana. Infatti dopo la caduta del regime fascista, continuò a rimanere in vigore la circolare emanata nel 1935 dal sottosegretario Guido Buffarini-Guidi, che vietava ai pentecostali di rendere il loro culto a Dio sia privatamente che pubblicamente. Ecco il testo di quella circolare (che fu emanata dal governo Mussolini sotto pressione della Chiesa Cattolica Romana e che rimase in vigore fino al 1955):

‘Esistono in alcune province del regno semplici associazioni di fatto che, sotto la denominazione di pentecostali o pentecostieri o neumatici o tremolanti, attendono a pratiche di culto in riunioni generalmente presiedute da ‘anziani’. Il culto professato dalle anzidette associazioni, non riconosciute a norma dell’articolo 2 della legge 24 giugno 1929, n. 1159, non può ulteriormente essere ammesso nel regno, agli effetti dell’articolo 1 della citata legge, essendo risultato che esso estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza. Pertanto le Loro Eccellenze provvederanno subito per lo scioglimento, dovunque esistano, delle associazioni in parola, e per la chiusura dei relativi oratori e sale di riunione, disponendo conseguentemente anche per una opportuna vigilanza, allo scopo di evitare che ulteriori riunioni e manifestazioni di attività religiosa da parte degli adepti possano avere luogo in qualsiasi altro modo o forma. Si gradirà sollecita assicurazione dell’adempimento’.

Nel 1946, le ADI (che però allora si chiamavano 'Chiese Cristiane Evangeliche Pentecostali') per cercare di far cambiare atteggiamento al Governo Italiano verso di loro, si rivolsero ad una associazione diretta da massoni con sede a New York, che si chiamava American Committee for Religious Freedom in Italy (Comitato Americano per la Libertà Religiosa in Italia), che mise in moto i suoi potenti canali in favore delle ADI. Nel 1952, poi, le ADI nel presentare il ricorso contro il Ministero dell'Interno si rivolsero ad Arturo Carlo Jemolo (1891-1981) e Leopoldo Piccardi (1899-1974), che erano degli avvocati molto conosciuti ed ambedue massoni.

Negli anni '80 poi le ADI misero Giorgio Spini (1916-2006), che era un amico della Massoneria, a capo della delegazione che doveva rappresentare le ADI nella Commissione di studio istituita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri 'per valutare le richieste delle Assemblee di Dio in Italia in vista della predisposizione del progetto di intesa'.

 

Frank Bruno Gigliotti, Charles Fama, Patrick J. Zaccara, e Francis J. Panetta, del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia

 

Roberto Bracco li menziona facendo solo i loro cognomi

 

Nell'agosto del 1947 (proprio mentre a Napoli si teneva il 6° Convegno Nazionale, che fu una pietra miliare per la costituzione dell’organizzazione ‘Assemblee di Dio in Italia’, e quando ancora al Movimento Pentecostale non era ancora stata accordata la cosiddetta libertà di culto), sulla rivista Risveglio Pentecostale, uscì un articolo a firma di Roberto Bracco (che era direttore della rivista, nonchè segretario delle nascenti ADI) dal titolo 'La libertà del movimento pentacostale in Italia' in cui si legge tra le altre cose:

'Questo argomento, oltre ad essere di vivo interesse per tutte le chiese della nostra nazione, suscita in questi giorni la più appassionata partecipazione da parte delle fratellanze estere e delle rappresentanze politiche di molte nazioni e di Enti e Comitati costituiti al preciso scopo di promuovere leghe per la tutela delle fondamentali libertà dell'uomo. In Italia, però, nonostante tante pressioni interne ed esterne, non si è potuta ancora raggiungere la tanto auspicata libertà. E' intuibile il perchè del mancato raggiungimento di questa principalissima libertà umana ed è soprattutto intuibile se si considera che, in questo particolare periodo storico, tutte le cose della nazione seguono il corso delle interessate manovre politiche delle fazioni dei vari colori. Le nostre chiese, che si sono costantemente tenute al di fuori e al di sopra delle questioni politiche, e che per questo motivo sono state sempre vittime delle basse manovre di partiti al potere, riguardano anche al presente il corso degli eventi con l'occhio sereno della fede, continuando a sperare più che dalle pressioni interne ed esterne, da quella pressione che può venire dall'ALTO. Registriamo per la cronaca e per informarne i fratelli che desiderano seguire da vicino quanto è stato fatto, le seguenti principali pratiche: - Nel 1945, con domanda circostanziata e perfettamente documentata è stato chiesto al Ministero degli Interni il primo riconoscimento per un ministro di culto del nostro Movimento. Nel corso dell'anno successivo sono state operate pressioni mediante solleciti per l'evasione della pratica. - Nel 1946, informati che il Governo italiano, per accertare le origini e la posizione legale del nostro Movimento, aveva inviato esplicita richiesta di informazioni all'Ambasciatore presso il Governo degli Stati Uniti, Sig. Tarchiani, abbiamo fatto pressione presso il Comitato per la Tutela della Libertà Religiosa, con sede in New York, perchè fossero fornite ampie e dettagliate informazioni del Movimento Pentecostale. Il menzionato Comitato, nelle persone dei propri dirigenti Rev. Panetta e Rev. Zaccara, affidò l'incarico di presentare una chiara memoria al Rev. Dott. Gigliotti. La memoria venne presentata, accompagnata da una lettera personale, al Sig. Tarchiani. In pari tempo venne data pubblica conoscenza negli Stati Uniti di quanto presentato al nostro ambasciatore, e la memoria del Dott. Gigliotti, a cura di vari enti e di varie chiese di differenti denominazioni, venne stampata e diffusa nella considerevole quantità di quattro milioni di copie. - Nel 1947 hanno inizio in Italia i dibattiti alla Costituente; per l'occasione viene presentata una nostra memoria con l'esposizione della ingiusta posizione giuridica del Movimento e con la legittima rivendicazione dei diritti umani. Essa viene menzionata in alcune discussioni e la questione del Movimento Pentecostale viene presentata come la questione tipica relativamente alla libertà religiosa. Alcune rigorose misure di pubblica sicurezza provocano prima un intervento del nostro rappresentante, fratello U. N. Gorietti, presso le competenti autorità centrali e periferiche e poi una protesta inviata dallo stesso in lettera circolare a tutti gli esponenti del Governo. Viene data ospitalità alla lettera del fratello Gorietti su alcuni quotidiani. In coincidenza con gli avvenimenti di cui sopra giungono in Italia i Dottori Fama e Gigliotti, inviati in rappresentanza di vari Comitati per la tutela delle libertà umane. Essi prendono contatto con moltissime personalità del Governo e si incontrano anche con l'On. De Gasperi, Presidente del Consiglio. Presentano varie questioni inerenti alla libertà ma con particolare insistenza, specialmente dal Dott. Gigliotti, la questione del Movimento Pentecostale. In linea di massima ricevono promettenti assicurazioni, benchè la Presidenza del Consiglio si prenda cura di smentire pubblicamente le promesse fatte personalmente da De Gasperi e rese di pubblica ragione attraverso una intervista concessa dai Dottori Gigliotti e Fama ai giornalisti italiani' (Risveglio Pentecostale, Anno 2, n° 2, Agosto 1947, pag. 12).

Chi erano questi dottori Gigliotti e Fama di cui vengono omessi VOLONTARIAMENTE E ASTUTAMENTE i nomi? Erano Frank Bruno Gigliotti e Charles Fama. Questo è attestato dalla rivista The Pentecostal Evangel delle Assemblee di Dio USA che pubblicarono la memoria di Frank Gigliotti, che era peraltro un pastore presbiteriano, ed anche la lettera personale che quest'ultimo scrisse all'ambasciatore Alberto Tarchiani (che fu ambasciatore negli USA dal 1945 al 1955, e sul quale Frank Gigliotti nel febbraio 1945 espresse questo giudizio: '..capace di vendere chiunque per i propri interessi' giudizio che è riportato in un rapporto del OSS cioè del servizio segreto americano - http://www.fondazionecipriani.it/), lettera nella quale egli menziona anche Charles Fama definendolo il presidente nazionale dell'American Committee for Religious Freedom in Italy (cfr. The Pentecostal Evangel, 8 Febbraio 1947, pag. 6-7,11 - vedi foto), che era 'il Comitato per la Tutela della Libertà Religiosa con sede in New York' di cui parla Bracco, fondato nel 1943, infatti il reverendo Panetta di cui parla Roberto Bracco era il pastore protestante Francis J. Panetta che era segretario appunto dell'American Committee for Religious Freedom in Italy (cfr. The Herald Statesman, 17 Maggio, 1950); e il reverendo Zaccara era Patrick J. Zaccara che era anche lui tra i dirigenti del Comitato (ne era presidente assieme a Fama). Peraltro, va anche detto che in quella lettera personale di Gigliotti all'ambasciatore Tarchiani, Gigliotti dice che l'incarico di preparare quella memoria gli fu dato non solo dall'American Committee for Religious Freedom in Italy di cui era presidente nazionale Charles Fama, ma anche dal National Committee of Americans for Religious Emancipation di cui era presidente il senatore Olin D. Johnston, nonchè da un gruppo di Chiese pentecostali che si chiamava Evangelical Christian Pentecostal Churches of the United States and Foreign Lands alla cui guida c'era il pastore pentecostale Dominick Lisciandrello. Altra cosa da notare, pure Frank Gigliotti faceva parte dell'American Committee for Religious Freedom in Italy e assieme a Fama ne era un rappresentante ufficiale (cfr. Christian Science Monitor, 9 e 30 Aprile 1947).

Anche la rivista avventista Review and Herald - nel giugno 1947 -conferma questo (cfr. Vol. 124, No. 24, Giugno 1947, pag. 2 - vedi foto), specificando che Frank Gigliotti era segretario dei Citizens United for Religious Emancipation, e Charles Fama presidente dell'American Committee for Religious Freedom in Italy. Li chiama uomini di Chiesa, e dice che partendo da Roma per Washington (dopo avere soggiornato in Italia per due mesi per una loro indagine sulla situazione delle Chiese Protestanti in Italia che poi presentarono alle autorità degli USA) in riferimento alla persecuzione della 'setta pentecostale' in Italia, essi hanno dichiarato: 'Noi lasciamo l'Italia convinti che gli Stati Uniti dovrebbero richiedere garanzie per quanto riguarda la libertà religiosa per il Movimento Pentecostale a Roma'.

La notizia sulla rivista avventista Review and Herald del giugno 1947

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Ma andiamo avanti, col dire che Frank Bruno Gigliotti e Charles Fama - come pure Patrick J. Zaccara e Francis J. Panetta - erano massoni, già proprio massoni.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Da sinistra: Frank B. Gigliotti, Charles Fama, Patrick J. Zaccara e Francis J. Panetta

 

Frank Bruno Gigliotti (1896-1975), originario di San Bernardo (Catanzaro, Calabria), emigrò negli USA - in una piccola città della Pennsylvania - con sua madre vedova quando lui aveva quattro anni, e rimase orfano all'età di 10 anni. Si trovò allora un lavoro come assistente di un ipnotizzatore, ma mentre si trovavano nel Sud Dakota l'ipnotizzatore una notte lo abbandonò.

Il giovane Frank fu quindi adottato prima dagli Indiani Sioux del Sud Dakota, e poi dagli Indiani Cheyennes del Montana, e stette con loro. In seguito cominciò una carriera di successo come fantino, partecipando a molte corse di cavalli in molte parti degli USA ed anche all'estero, e guadagnando molti soldi. Poi all'improvviso un giorno, mentre si trovava in Canada, lui racconta che si convertì sentendo parlare un predicatore ad un angolo della strada. Smise dunque di fare il fantino, col proposito di voler vivere una vita migliore. Nel 1917 Gigliotti parte per partecipare alla I Guerra Mondiale, durante la quale in Francia viene ferito gravemente e quindi costretto a passare molti mesi in un ospedale. Le ferite di guerra gli causeranno una invalidità di circa il 50%. Nel 1919, finita la guerra, torna negli USA dove entra in un Istituto Biblico a New York. Preso il diploma nel 1921 viene chiamato dalla Chiesa Presbiteriana Italiana di Schenectady (NY) per diventarne il pastore, e nel 1922 si sposò. Una volta ordinato pastore, però mostrò una condotta indegna di un ministro del Vangelo, infatti i Presbiteriani lo ripresero perchè 'trascurava i suoi doveri religiosi' per darsi a organizzazioni fraterne, alla politica e ad altri 'interessi esterni', e due diaconesse della Chiesa lo accusarono di essere un tipo 'marcio nel cuore' e 'biblicamente ignorante' e si dimisero perchè affermarono che era impossibile lavorare con lui. La presenza di Gigliotti diventò dunque una cosa imbarazzante per la Chiesa Presbiteriana, che quindi nel 1924 lo persuase ad accettare di andare a studiare presso un Istituto Biblico di Roma (informazioni prese da The Fabulous Frank Gigliotti [Il Favoloso Frank Gigliotti], terza ristampa, La Mesa, California, s. d. [post 10 lug. 1950]; ; 'Gigliotti, World War Hero, Attains Boyhood Ambition' in The Billings Gazette, 9 Ottobre 1927, pag. 4; e da Robert R. Pascucci, Electric City Immigrants: Italians and Poles of Schenectady, N.Y., 1880-1930, State University of New York at Albany, Department of History, 1984, pag. 129-184, presente qua http://www.schenectadyhistory.org/). E così Gigliotti venne in Italia e frequentò il Collegio Metodista Internazionale di Monte Mario a Roma. Mentre studiava presso quell'Istituto Biblico, fondò la Legione Americana dei Veterani di guerra, per i quali fece approvare nel 1926 dal Congresso Americano una legge in favore dei Veterani di Guerra Americani in Europa che permise loro di tornare in America (cosa che fino ad allora non era stata loro permessa a motivo di una clausola presente nelle leggi per le immigrazioni che glielo impediva). E sempre nel 1926 Gigliotti ricevette un importante riconoscimento dallo Stato Italiano, quello di Commendatore della Corona d'Italia, che gli fu conferito alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, di Benito Mussolini, ed altre importanti personalità politiche, per i suoi servizi al Governo Italiano e per quello che aveva fatto per i Veterani di Guerra ('Gigliotti, World War Hero, Attains Boyhood Ambition' in The Billings Gazette, 9 Ottobre 1927, pag. 4). Ecco perchè Gigliotti spesso veniva presentato come 'il Commendatore Gigliotti'. Presa la laurea in teologia presso il Collegio Metodista di Roma nel 1928, tornò negli USA, dove fu pastore di una Chiesa nel Montana, poi di un'altra nell'Oregon, e poi pastore di una Chiesa Presbiteriana in California a Lemon Grove.

Gigliotti era un massone: quando nel 1946-47 entrò in contatto con le ADI era di sicuro già almeno maestro massone (3° grado), e nel 1971 ottenne il massimo grado, cioè il 33°. Che Gigliotti era un massone lo conferma Aldo Mola, storico della Massoneria, che lo chiama il 'Fratello Frank Gigliotti' (Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 667 - vedi foto).

                            

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Quando infatti morì nel 1975, i funerali di Gigliotti si svolsero a San Diego in un Tempio Massonico del Rito Scozzese sotto gli auspici della Loggia 736 di Lemon Grove. Ma per conoscere altri aspetti del profilo massonico di Gigliotti vedi più avanti. Gigliotti era anche un agente dei servizi segreti americani, ed anche qui vedi più avanti il suo profilo di agente segreto. Il presidente americano Franklin Roosevelt (1882-1945), massone del 32° grado, considerava Gigliotti 'un uomo secondo il suo cuore', e lo aveva soprannominato 'Buddha' (The Fabulous Gigliotti, pag. 5).

A proposito del primo giudizio dato da Roosevelt su Gigliotti, sono persuaso che anche per i dirigenti delle ADI fosse un uomo secondo il loro cuore.

 

Per quanto riguarda Charles Fama (1889-1959), originario di Mistretta (Messina), famoso medico di New York, pastore presbiteriano come Gigliotti, anche lui era massone in quanto lo storico Aldo Mola - in merito alle iniziative avviate da massoni italo-americani e loro simpatizzanti a favore degli antifascisti in esilio - afferma: 'Per «creare una coscienza massonica italiana antifascista» - obbiettivo cui concorreva anche l'alto dignitario massonico Cowles da Washington - Charles Fama proponeva una azione su due livelli: la fondazione di un Concistoro di 32 grado, quale perno della riorganizzazione della famiglia massonica italiana in esilio, e la raccolta di fondi tra massoni e simpatizzanti da devolvere alla Concentrazione o a massoni in bisogno' (Aldo Alessandro Mola, 'La Massoneria e «Giustizia e Libertà», in AA.VV., Il Partito d'Azione dalle origini all'inizio della resistenza armata, Atti del Convegno (Bologna, 23-25 marzo 1984) promosso dalla F.I.A.P. e dall'Istituto di Studi Ugo La Malfa, Archivio trimestrale, 1985, pag. 323). Secondo un articolo apparso sul New York Times il 31 Agosto 1959 aveva il 32° grado e faceva parte dell'Ordine Sons of Italy.

In una lettera del 30 Ottobre 1930 scritta dal pastore metodista italo americano Arturo di Pietro (quando ancora era 'profano' in quanto fu iniziato alla Massoneria alla vigilia della sua morte) a Giuseppe Leti, già alto dignitario del GOI in Italia e figura molto importante della massoneria in esilio durante il regime fascista perchè fu tra coloro attorno a cui a Parigi si ricostituì il Grande Oriente d'Italia, leggiamo che Charles Fama era 'un massone americano' ed 'il più leale e sincero amico della Massoneria Italiana' (Ibid., pag. 364-365 - vedi foto).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Anche il 'reverendo' Zaccara, menzionato da Bracco nell'articolo, era un massone, infatti si trattava di Patrick J. Zaccara (1909-1984), un pastore Presbiteriano, che faceva parte della Loggia Garibaldi No. 542 di New York, come risulta chiaramente sul sito della Loggia (http://garibaldilodge.com/ - foto a sinistra), e della quale faceva parte anche Frank Gigliotti. Anche su The Harlem Valley Times (9 Maggio 1957, pag. 7 - foto a destra) viene confermato che Zaccara era un massone. Peraltro, in merito alla Loggia Garibaldi, l'ex Gran Maestro del GOI Giuliano Di Bernardo parla di 'mafia, infiltrata nella famosa loggia Garibaldi: un concentrato di esponenti dell'area grigia tra massoneria e malavita' e dice: 'Ricordo che una volta, quando andai in visita a quella loggia, pensai di avere intorno a me tutti i capi di Cosa nostra in America' (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 36-37). Questo giusto per inquadrare meglio l'ambiente massonico in cui si muovevano i due 'reverendi' Gigliotti e Zaccara!

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

A conferma che Patrick J. Zaccara era un massone c'è questo articolo apparso sul Reading Eagle del 28 Dicembre 1956, in cui si parla di un Banchetto tenuto da una loggia massonica, e durante il quale l'oratore principale è stato appunto Patrick J. Zaccara, gran cappellano della Gran Loggia dello Stato di New York, che ha sottolineato davanti ad una platea di oltre 500 persone l'importanza della fratellanza universale, che come sappiamo è uno dei principi della Massoneria.

Nella foto da sinistra si vede Judson B. Severns, l'uscente venerabile maestro della Loggia 62, che consegna il Maglietto all'entrante venerabile maestro Lester E. Shoemaker. Quelli che osservano questa consegna sono Patrick J. Zaccara e James E. Bauer.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Su The Harlem Valley Times del 30 Novembre 1967 (pag. 11 - vedi foto) viene detto tra le altre cose che nel settembre 1967 Zaccara fu insignito del 33° grado della Massoneria, che è il più grande onore nella 'Fraternità'.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Zaccara era molto attivo nella Massoneria; le seguenti notizie apparse su alcuni giornali negli anni Sessanta lo confermano. Da sinistra: 1964, Zaccara fa un discorso a 419 Maestri Massoni; 1968, Zaccara tiene un discorso ad una celebrazione organizzata dall'Ordine massonico della Stella d'Oriente; 1966, in un tempio massonico Zaccara tiene un discorso dal titolo 'Cattolicesimo Romano e Frammassoneria'.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

In un articolo apparso sul Millbrook Round Table del 9 Aprile 1964 (vedi foto), il cui titolo è 'Zaccara dice ai Massoni: Noi dobbiamo vivere la Massoneria', si parla di una riunione di oltre 500 Massoni a cui il Gran cappellano della loggia Patrick J. Zaccara ha fatto un discorso che aveva come tema il fatto che non bisogna solo parlare della Massoneria, ma bisogna anche praticarla! E badate che questo Zaccara è - come vedremo dopo - lo stesso con cui le ADI hanno collaborato in Italia nel dopoguerra!

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Per quanto riguarda il pastore protestante (della Chiesa Presbiteriana) Francis Joseph Panetta (nato nel 1874 e morto nel 1951), che era il segretario dell'American Committee for Religious Freedom in Italy, era pure lui un massone. Questo ci risulta in quanto su The New Age Magazine (che ora si chiama The Scottish Rite Journal of Freemasonry Southern Jurisdiction e che è una rivista ufficiale del Rito Scozzese Antico ed Accettato) v.58, 1950, a pag. 98 (vedi foto) si legge quanto segue: 'Abbiamo ricevuto una lettera da Napoli, Italia, dal Rev. Francis J. Panetta, un Massone Italiano che vive a New York. Il Fratello Panetta visita la Casa del Tempio una volta ogni tanto e noi siamo sempre felici ...'. Sappiamo inoltre che di sicuro tra il 1946 e il 1948 aveva il 3° grado (Maestro Massone).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

La visita in Italia di Francis J. Panetta a cui fa riferimento l'articolo è quella che Panetta fece in Italia nel 1949-1950 quando si trattenne in questa nazione per diversi mesi. L'House of the Temple che si dice che Panetta visitava una volta ogni tanto, è il Tempio del Rito Scozzese, che si trova a Washington e che è una costruzione 'ricca di simboli egizi, costruito a imitazione del Mausoleo di Alicarnasso e progettato agli inizi del 1900 dall’architetto massone John Russell Pope. All’ingresso vi sono due sfingi egizie, che simboleggiano saggezza e potere. La sfinge della saggezza reca sul petto l’immagine di una dea egizia, forse Iside; mentre su quella del potere è inciso l’ankh (la cosiddetta chiave della vita) e il simbolo dell’ureo (decorazione a forma di serpente) che indica la discendenza solare dei faraoni. Nell’atrio vi sono due statue egizie di scribi seduti, collocate ai piedi di uno scalone cerimoniale' (Da: Wikipedia). Ecco qua in questa foto l'House of the Temple.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

L'interno dell'House of Temple, con l'altare al centro

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Oltre a ciò, per rendere più completo il quadro, dovete sapere che il senatore americano Olin D. Johnston (1896-1965) che era il Presidente della National Committee of Americans for Religious Emancipation, che incaricò F. Gigliotti di presentare quella memoria, era anche lui un massone. Lo troviamo infatti nel libro di William R. Denslow 10000 Massoni Famosi (cfr. William R. Denslow, 10,000 Famous Freemasons - vedi foto), dove viene definito membro del Rito Scozzese a Charleston, nella Carolina del Sud.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

 

L'ambasciatore Alberto Tarchiani, a cui Frank Gigliotti mandò la memoria, era anche lui un massone

 

Ma la lista di massoni implicati in questa faccenda non è finita, perchè tra di essi bisogna pure annoverare Alberto Tarchiani (1885-1964), l'ambasciatore italiano negli USA, a cui Frank Gigliotti mandò la memoria (con lettera personale) e alla quale - lo abbiamo saputo tramite il deputato socialista Luigi Preti (vedi più avanti) - l'ambasciatore rispose favorevolmente.

Alberto Tarchiani, nato a Roma nel 1885, iniziò l'attività giornalistica nel 1903 collaborando al 'Nuovo Giornale' di Firenze, dove visse a contatto con ambienti noti ai suoi amici massoni aderenti alla loggia 'Concordia'. Espatriato in Francia nel 1925, era stato nel 1930 tra i fondatori del gruppo 'Giustizia e Libertà, e poi nel 1937 assieme al suo fratello massone Randolfo Pacciardi diede vita al movimento repubblicano e antifascista 'La Jeune Italie' (La Giovine d'Italia). Quando poi nel 1940 la Francia fu invasa dai Tedeschi, egli emigrò negli USA dove fu segretario della 'Mazzini Society'. Rientrato in Italia nel 1943, aderì al Partito d'Azione, e poi diventò ministro dei lavori pubblici nel secondo governo Badoglio e ambasciatore italiano negli USA durante i governi Bonomi, Parri e De Gasperi. Alberto Tarchiani, in qualità di ambasciatore fu un elemento fondamentale della tessitura delle relazioni italo-americane, per intessere le quali si valse di Fiorello La Guardia, Charles Poletti, e Charles Fama, che erano tutti massoni (cfr. Giuseppe Casarrubea, Fra' diavolo e il governo nero, Franco Angeli Editore, 1998, pag. 47).

Secondo lo storico Aldo Mola, Tarchiani era massone in quanto dice: 'I massoni italiani in terra di Francia si contrastavano anche per ragioni che poco avevano a che fare con il diritto massonico. Mentre da una parte operavano i 'politici' in connessione con la dialettica partitica francese, Modigliani, Buozzi, Campolonghi, Tarchiani 'il quale rimane il capo riconosciuto del nuovo raggruppamento' (da un rapporto su Labriola, Parigi, 11 luglio 1931), Ubaldo Triaca e altri facevano riferimento al repubblicano Carlo Bazzi insieme con qualche 'dissidente' (Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 614-615. Cfr. Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, Casa Editrice Roberto Napoleone, Roma 1981, pag. 23). Che si tratta di Alberto Tarchiani, si evince anche dal fatto che nell'Indice dei nomi posto alla fine del libro alla voce 'Alberto Tarchiani' c'è la pagina 615 dove compare 'Tarchiani'.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Peraltro, nel libro In nome della «Loggia» Alberto Tarchiani viene definito 'influente protettore del tandem Gigliotti-Fama' (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 23).

Dunque l'American Committee for Religious Freedom in Italy con sede in New York, di cui era presidente Charles Fama, e su cui le nascenti Assemblee di Dio in Italia fecero pressione - come dice Roberto Bracco -, e che intraprese passi rilevanti a favore delle ADI, non era altro che un'associazione paramassonica. E questi due personaggi - vale a dire Gigliotti e Fama - che ne facevano parte e che hanno perorato la causa delle nascenti Assemblee di Dio in Italia, e con cui ovviamente sono entrati in contatto diversi pastori di allora, erano degli importanti massoni. Per non parlare poi del fatto che anche l'ambasciatore italiano negli USA, vale a dire Alberto Tarchiani, a cui Gigliotti presentò la memoria che ricevette il suo parere favorevole, era un massone anche lui. Giudicate voi, fratelli, da persone intelligenti.

Possiamo dunque dire che per cercare di fare ottenere alle Assemblee di Dio in Italia la tanto auspicata libertà di culto, si è messa in moto la massoneria americana, di concerto sicuramente con quella italiana che aveva i suoi esponenti non solo tra le autorità italiane ma anche tra le mura del Vaticano, cosa questa da non sottovalutare affatto. Ovviamente vi lascio immaginare i contatti o gli incontri tenuti dal massone Frank Gigliotti con i suoi fratelli massoni americani e italiani, e con pastori pentecostali, per portare avanti la sua 'missione' a favore dei Pentecostali in Italia. Che dire? Una vergogna e uno scandalo. Una cosa di una gravità enorme. E poi ci si domanda perchè proprio a partire da quel tempo è cominciato il declino morale, dottrinale e spirituale delle ADI: è evidente il motivo, perchè costoro per uscire dalla persecuzione si affidarono ai massoni - e vi ricordo che i Massoni hanno giurato di lavorare per l'utile della Massoneria - anzichè confidare in Dio. In altre parole, perchè le ADI si appoggiarono alla Massoneria, appoggio che porta inevitabilmente la maledizione di Dio.

Hanno avuto degli effetti positivi gli interventi massonici a favore delle Chiese Pentecostali? Sì, e già nel breve tempo infatti su The Pentecostal Evangel del 13 Settembre 1947 si legge che 'la situazione tra le Chiese Pentecostali Italiane ora è più facile. Varie proteste, fatte contro le persecuzioni che esse hanno subito recentemente, sono state ascoltate dalle autorità' (pag. 10 - vedi foto a sinistra). E sul Chicago Daily Tribune del 21 Marzo 1949 (foto a destra), Gorietti fece sapere che 'la pressione esercitata da uomini di Chiesa americani ha portato il Governo qui ad assumere un'attitudine più tollerante verso i Pentecostali ...'.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Ma più avanti parleremo ulteriormente dei movimenti dei massoni in favore delle ADI e dei loro effetti: soprattutto di quello che fece Frank Gigliotti per le ADI, perchè è lui il personaggio diciamo chiave della storia delle ADI nel dopoguerra, personaggio che però nei libri o articoli ufficiali delle ADI che trattano la storia delle ADI non viene neppure menzionato; sembra incredibile ma è così.

 

La parte dell'articolo di Roberto Bracco apparso su Risveglio Pentecostale dell'Agosto 1947 dove si parla di Fama, Gigliotti, Panetta e Zaccara (pag. 12)

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

La potenza del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia

 

Il Comitato per la Libertà Religiosa in Italia (in inglese American Committee for Religious Freedom in Italy) - del quale era presidente Charles Fama assieme a Patrick J. Zaccara, mentre Francis J. Panetta ne era il segretario - era nato nel 1943, rappresentava oltre 400 Chiese, di cui la maggior parte erano italiane, ed era in costante contatto con il Governo Italiano del dopo guerra, il Governo Americano ed anche l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Sappiamo per certo che i dirigenti delle Chiese Valdesi, Battiste e Metodiste in Italia conobbero questo Comitato e la sua opera a favore della libertà religiosa in Italia quando Patrick Zaccara fu in Italia nel 1945 (cfr. Henry Smith Leiper, Christianity today: a survey of the state of the churches, Morehouse-Gorham Co., New York 1947, pag. 77-78). E' molto probabile quindi che anche i Pentecostali in Italia vennero a conoscenza di questo Comitato in quel periodo. Per farvi capire cosa rappresentava nel secondo dopoguerra il Comitato per la Libertà Religiosa in Italia e a che livelli esso si muoveva, vi propongo i seguenti fatti.

 

Fece scrivere una clausola della Carta delle Nazioni Unite

 

Secondo quanto dice Frank Gigliotti nella sua memoria in difesa delle Assemblee di Dio mandata all'allora ambasciatore italiano negli USA, Alberto Tarchiani, di cui abbiamo detto innanzi, la clausola della Carta delle Nazioni Unite che garantisce la libertà religiosa a tutti i membri delle Nazioni Unite (ONU), fu scritta per istigazione del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia. Ecco le parole di Gigliotti all'ambasciatore Tarchiani: 'Vorrei richiamare la tua attenzione sulla clausola della Carta delle Nazioni Unite che assicura la libertà religiosa a tutti i membri delle Nazioni Unite. La Carta dichiara, in parte, che nessuna nazione sarà ammessa come membro delle Nazioni Unite a meno che non assicuri la libertà di culto religioso ai suoi cittadini e ai gruppi minoritari che vivono entro i suoi confini. (Ciò fu scritto nella Carta delle Nazioni Unite per istigazione del Comitato Americano per la Libertà Religiosa in Italia)' ('An Appraisal of the Pentecostal Movement', in The Pentecostal Evangel, 8 Febbraio 1947, pag. 11).

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

La parte della memoria scritta da Frank Gigliotti dove lui fa quest'osservazione

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

A proposito della stesura della Carta delle Nazioni Unite, faccio presente che Frank Gigliotti, che rappresentava anche il Comitato per la Libertà Religiosa in Italia, fu tra i delegati che nel 1945 a San Francisco si radunarono durante una Conferenza che si tenne dal 25 Aprile al 26 Giugno per fondare le Nazioni Unite, come si vede chiaramente in questa foto presente sul sito delle Nazioni Unite. E la Carta delle Nazioni Unite fu firmata il 26 Giugno 1945 a San Francisco dai rappresentanti delle 50 nazioni che si erano riuniti per redigere la Carta.

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Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

http://www.unmultimedia.org/

 

Si presentò davanti al Senato Americano per chiedere di rivedere il Trattato di Pace

 

Ecco qui due audizioni compiute da rappresentanti di questo Comitato davanti alla Commissione per le Relazioni con l'Estero al Senato Americano, per chiedere la revisione del Trattato di pace, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 tra l'Italia e le potenze vincitrici della II Guerra Mondiale, perchè ritenuto da loro contenente delle condizioni insopportabili per la neonata Repubblica Italiana. La prima audizione è quella di Anthony Caliandro il 30 Aprile 1947 e la seconda quella di Patrick J. Zaccara il 2 Maggio 1947. Queste pagine in lingua inglese sono tratte da 'Treaties of peace with Italy, Rumania, Bulgaria, and Hungary. Hearings before the Committee on Foreign Relations, United States Senate, Eightieth Congress, first session, on Executives F, G, H, and I. March 4, April 30, May 1, 2, and 6, 1947' (pag. 117-118, 132-134), pubblicato dall'Ufficio Stampa del Governo a Washington nel 1947. Questo giusto per capire a che livelli si muovevano i rappresentanti di questo Comitato. Peraltro, bisogna dire che anche se il Trattato non fu rivisto, nella pratica le pressioni degli Italo-americani ebbero il loro effetto, in quanto il Trattato fu alleviato come scrisse l'ambasciatore Alberto Tarchiani nel suo libro America-Italia: Le dieci giornate di De Gasperi negli Stati Uniti: 'Il Trattato era duro e offensivo in qualche sua parte; ma l'America ne ignorava già, a nostro vantaggio, alcuni articoli tra i più incisivi (rimborso paghe truppe e spese militari americane in Italia) e prometteva di non applicarne altri, come quello sui beni italiani sequestrati e sull'eccedenza della nostra marina da guerra. Inoltre prometteva, per bocca di tutti i suoi uomini responsabili, sostegno ed aiuto, e senza mai domandare compensi o imporre condizioni: l'augurio era che l'Italia riprendesse il suo posto e che fosse retta coi sistemi di una sana e stabile democrazia' (Alberto Tarchiani, America-Italia: Le dieci giornate di De Gasperi negli Stati Uniti, Rizzoli Editore, Milano 1947 [finito di stampare nel luglio del 1947], pag. 13).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Il Comitato per la Libertà Religiosa in Italia aveva contatti diretti con la Massoneria di Palazzo Giustiniani

 

Il Comitato per la libertà religiosa in Italia - di cui era presidente nazionale Charles Fama e di cui faceva parte anche Frank Gigliotti, e a cui vi ricordo si rivolsero le nascenti ADI facendo pressione su di esso, come scrisse l'allora pastore ADI Roberto Bracco - aveva dei rapporti diretti con la Massoneria di Palazzo Giustiniani a Roma, tramite il pastore protestante italo-americano Anthony Caliandro, che era tornato in Italia nel 1947 e aveva fondato a Napoli un istituto biblico evangelico per ex sacerdoti cattolici romani. Lo storico Roy Palmer Domenico infatti - rifacendosi alle parole di un prefetto - afferma nel suo 'For the Cause of Christ Here in Italy': Evangelical America's Holy Mission in Italy and the Cultural Ambiguities of the Cold War (Diplomatic History 29 [4] September 2005), a pagina 647, che Caliandro 'manteneva un contatto diretto con il quartiere generale massonico Italiano di Palazzo Giustiniani a Roma'. Ecco qui la foto della pagina.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Questo Caliandro infatti era vice presidente del suddetto Comitato, cosa che risulta da un articolo del Daytona Beach Morning Journal del 20 Febbraio 1953 (vedi foto), che riporta la decisione del Governo Italiano di espellere Caliandro dall'Italia. Caliandro stesso infatti dice: 'Io sono vice presidente dell'American Committee for Religious Freedom in Italy, fondato 10 anni fa'.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

La foto di Anthony Caliandro è presa da un articolo apparso su Cedar Rapids Gazette, 28 Ottobre 1950, pag. 2

 

Ora, Anthony Caliandro era un massone, infatti in un suo articolo dal titolo 'Situation in Italy' (Situazione in Italia) apparso il 20 Maggio 1947 sullo Scottish Rite News Bulletin [Bollettino di Notizie del Rito Scozzese] viene presentato come 'Rev. Anthony Caliandro, 3°'. 3° nel linguaggio massonico significa 'massone del terzo grado' (Scottish Rite News Bulletin, v.79-126, 1946-47)

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Inoltre Anthony Caliandro teneva anche discorsi presso i Rotary Club, infatti in un articolo apparso sul San Mateo Times il 13 Maggio 1952 a pag. 6 viene dato come oratore ad un incontro del Burlingame Rotary Club, e noi sappiamo che il Rotary è un organizzazione filo massonica.

 

 

Frank Gigliotti: un potente massone e agente segreto americano

 

Sottopongo ora alla vostra attenzione altre informazioni che concernono Frank Gigliotti, affinchè inquadriate meglio questo particolare personaggio che fa parte a pieno titolo della storia delle ADI, ma del quale nei libri ufficiali delle ADI dove si parla della storia delle ADI non si fa assolutamente menzione (almeno noi non abbiamo trovato nulla), come se non c'entrasse niente con le ADI e non avesse fatto nulla per le ADI quando invece c'entra parecchio e molto ha fatto per le ADI. E leggendo queste cose, capirete ancora meglio le ragioni per cui i dirigenti delle ADI hanno deciso di non nominarlo neppure.

 

La sua opera vitale a favore del Grande Oriente d'Italia

 

Come abbiamo già detto, Frank Gigliotti era un massone, del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Era peraltro membro della famosa loggia massonica Garibaldi Lodge di New York, come si può vedere da questo screenshot preso dal sito di questa loggia.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

In merito alla Loggia Garibaldi, l'ex Gran Maestro del GOI Giuliano Di Bernardo parla di 'mafia, infiltrata nella famosa loggia Garibaldi: un concentrato di esponenti dell'area grigia tra massoneria e malavita' e dice: 'Ricordo che una volta, quando andai in visita a quella loggia, pensai di avere intorno a me tutti i capi di Cosa nostra in America' (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 36-37). Questo giusto per inquadrare meglio l'ambiente massonico in cui si muoveva il 'reverendo' Gigliotti! Gigliotti era un alto dignitario della massoneria statunitense ('un pezzo da novanta della fratellanza', viene definito dal magistrato Ferdinando Imposimato nel suo libro La Repubblica delle stragi impunite), in quanto presidente del comitato dei massoni Usa che dopo la caduta di Mussolini condurrà in porto la riunificazione della massoneria italiana sotto il controllo di quella USA. Un'opera fondamentale per la Massoneria Italiana, tanto che il World Affairs Report afferma che 'dopo la sconfitta di Mussolini, la Frammassoneria fu fatta rivivere dall'ecclesiastico Metodista Californiano, Frank B. Gigliotti' (California Institute of International Studies., 1982, Volume 12, pag. 361 - 'After the defeat of Mussolini, Freemasonry was revived in Italy by California Methodist clergyman Frank B. Gigliotti').

Nel 1947 infatti Gigliotti fu l'artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani da parte della Circoscrizione del Nord della massoneria americana. E nella primavera del 1958 Frank Bruno Gigliotti fondò il «Comitato nazionale di cittadini americani per rendere giustizia alla massoneria italiana» che condurrà in porto la riunificazione della massoneria italiana sotto il controllo di quella Usa. Nel Comitato nazionale di cittadini Usa per rendere giustizia alla massoneria italiana entrarono i maggiori esponenti della massoneria Usa, tra i quali Goodwyn Knight, ex governatore della California, William Standley, ex ambasciatore e contrammiraglio, Christian Herter, segretario di stato ecc. A Roma Gigliotti poteva contare sull'appoggio dell'ambasciatore Usa di origine ebraica e massone James Zellerbach.

Nella primavera del 1960, il GOI - unendosi con la Gran Loggia degli ALAM, con un atto di unificazione firmato ufficialmente il 24 aprile 1960 a Napoli alla presenza di Frank Gigliotti - ottiene il secondo riconoscimento, quello cioè della Circoscrizione del Sud della Massoneria americana. A proposito di questo riconoscimento la Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 presieduta dall'onorevole Tina Anselmi ha affermato: 'Sempre nel 1960 i fratelli americani intervennero attraverso il Gigliotti nell'operazione di unificazione del Supremo Consiglio della Serenissima Gran Loggia degli ALAM del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale (il cui nome sarà legato alle vicende del golpe Borghese, a quelle della Rosa dei Venti, alle organizzazioni mafiose), poi finito nella Loggia P2, con il Grande Oriente. Sembra che quella dell'unificazione del Grande Oriente con la massoneria di Alliata, di forte accentuazione conservatrice, sia stata la condizione posta da Gigliotti in cambio dell'intervento americano nelle trattative con il Governo italiano concernenti il Palazzo Giustiniani. L'unificazione comportò l'estensione al Grande Oriente del riconoscimento che aveva già dato alla Serenissima Gran Loggia di Alliata la Circoscrizione Sud degli USA, nonché numerosi elementi di prestigio nell'ambiente massonico' (http://www.laprivatarepubblica.com/).

Lo scrittore Dino P. Arrigo riassume così questa questione: 'In tema di rapporti internazionali interviene il solito Frank B. Gigliotti che continua ad orientare la vita politica italiana ed anche quella massonica. Il riconoscimento da parte della 'Circoscrizione Nord' degli USA era già stato ottenuto dal Grande Oriente, mentre quello della 'Circoscrizione Sud' era stato assegnato al 'gruppo degli Alam' (Piazza del Gesù). Occorre riunirli. Per fare questo bisogna convincere i rappresentanti delle due famiglie a superare le antiche diatribe. Gigliotti inizia insieme a Cortini [n.d.e. Gran Maestro del GOI dal 1953 al 1956] una grande opera di mediazione. Ma l'ultima pregiudiziale imposta dal Grande Oriente al rappresentante italo americano, però, sembra vanificare l'accordo: la condizione all'intesa è quella che tutti i fratelli presentino il proprio certificato penale insieme a quello dei carichi pendenti. Il Grande Oriente, infatti, non si fida. Sono circolate troppe voci riferite ad i componenti dell'altro gruppo. Gigliotti si dà da fare. Alcuni fratelli del gruppo degli Alam si dimettono mentre altri vengono allontanati. Il problema rimane circoscritto al principe Alliata di Monreale accusato di essere in qualche modo collegato alla strage di Portella delle Ginestre dove la banda di Salvatore Giuliano aveva sparato contro la folla riunita per la festa del primo maggio provocando undici morti ed una settantina di feriti. Al separatista Alliata di Montereale si contestavano anche rapporti con gruppi legati alla mafia siciliana. Tutti i fratelli trattengono il fiato. Ad essere imputato, infatti, è il massimo rappresentante di Piazza del Gesù. Ma l'opera di persuasione di Gigliotti, svolta anche attraverso parte del personale americano presso l'ambasciata romana (che poi costituirà la loggia 'Colosseum') produce i suoi frutti. Poco dopo il parlamentare monarchico, rassicurato di rimanere in qualche modo all'interno dello stesso gruppo massonico, rassegna le proprie dimissioni pur continuando a mantenere i rapporti con la loggia americana 'Colosseum'. L'unione avviene. Gigliotti ha vinto' (Dino P. Arrigo, Fratelli d'Italia, Rubettino Editore 1998, pag. 20-21). E così - dice il giornalista Roberto Fabiani - 'il patto di unificazione venne firmato sotto lo sguardo vigile e furbesco dell'immancabile Frank Gigliotti, al quale non sembrava vero poter intiepidire il calderone sinistroide di Palazzo Giustiniani aggiungendoci il brodo freddo e spesso reazionario degli ex seguaci del deputato monarchico Alliata di Montereale' (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, Editoriale L'Espresso 1978, pag. 69).

Poi nel luglio 1960 Gigliotti fece riavere alla massoneria italiana il Palazzo Giustiniani. Spieghiamo brevemente come andarono le cose. Palazzo Giustiniani è la sede storica del GOI che il governo fascista aveva confiscato. In sostanza, era avvenuto che 'il Demanio dello Stato, che durante il fascismo aveva espropriato senza indennizzo Palazzo Giustiniani, reclamò il possesso dell'edificio. Il Gran maestro Guido Laj si oppose alla restituzione dell'antica sede e la vertenza finì dinanzi al Tribunale Civile di Roma che, in primo grado, decretò ufficialmente il diritto del GOI al possesso del palazzo rinascimentale romano. In sede di appello, peraltro, la Corte condannò il Grande Oriente alla restituzione della sede occupata e al risarcimento allo Stato della somma di 140.000.000 di lire' (Wikipedia). A questo punto i dirigenti del GOI si rivolsero al loro fratello Frank Gigliotti, che risolse la questione. Dice Dino Arrigo: 'L'annosa questione viene risolta stragiudizialmente. Gigliotti si fa rilasciare una apposita dichiarazione da parte del Segretario di Stato americano Christian S. Herter e riesce a far sospendere dalla Corte di Cassazione la procedura di sfratto e quella relativa al pagamento dei 140.000.000 di lire. Subito dopo, nell'estate del '60, si siedono al tavolo delle trattative l'allora ministro delle finanze Giuseppe Trabucchi in rappresentanza dello Stato Italiano, Publio Cortini per la massoneria, e James Zellerbach, l'ambasciatore americano. L'accordo è presto raggiunto: lo Stato rinunzia ad i 140.000.000 e concede in uso per vent'anni al Grande Oriente una parte di palazzo Giustiniani, con accesso dall'entrata di servizio, previo pagamento di un canone annuo inizialmente concordato in lire 1.000.000' (Dino Arrigo, Fratelli d'Italia, pag. 19).

La foto della transazione è presa da Wikipedia

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

E' interessante il racconto che fa di questa vicenda il giornalista Roberto Fabiani nel suo libro I Massoni in Italia, perchè mette in risalto il personaggio Gigliotti: 'La prima battaglia dei giustinianei dopo la caduta del fascismo venne combattuta proprio con quell'obbiettivo, riconquistare la sede storica. Per riuscirci credettero che la strada migliore fosse quella dei tribunali della Repubblica, dove si precipitarono invocando Dio e il loro diritto, difesi da Arturo Carlo Jemolo. [...] Levarono gli scudi in segno di giubilo quando i magistrati romani sentenziarono che il Grande Oriente d'Italia, espropriato con la forza e sotto la minaccia delle armi dai fascisti, aveva diritto alla restituzione di Palazzo Giustiniani. E per giunta il Demanio doveva anche pagare 768 mila e sei lire per spese di giudizio. [...] Il loro adorato palazzo, lo Stato non glielo voleva ridare più, forte di una sentenza della Corte d'Appello che dichiarava estinto il diritto avanzato dai massoni per prescrizione dei termini. Si poteva pensare a una legge che sanasse l'ingiustizia patita, ma Cortini rifiutò questa strada: voleva una sentenza definitiva dai magistrati. Ricorse in Cassazione ma mise in moto anche altri meccanismi destinati a rivelarsi risolutivi: andò a chiedere aiuto agli americani. E questi crearono addirittura un comitato di agitazione pro restituzione di palazzo Giustiniani e ne nominarono presidente un personaggio tutto da studiare, l'italo americano Frank Gigliotti. Questo apparteneva alla nutrita e selezionatissima covata di agenti dell'OSS (Office of Strategic Services, il servizio segreto delle forze armate americane durante la guerra) che mai disperso nè perduto di vista avrebbe costituito la fonte battesimale della Cia. E perchè mai il servizio segreto americano si preoccupava tanto di un gruppetto minoritario di distinti signori usi a riunirsi vestiti curiosamente di grembiuli, collari e guanti bianchi? Perchè negli Stati Uniti la massoneria era una potenza, aveva templi sontuosi e ospedali e scuole e logge frequentate da personalità di rilievo che arrivavano alle massime cariche pubbliche, presidenza compresa. Forse in Italia non era la stessa cosa, ma a scanso di sorprese conveniva andare a posare il cappello anche in quell'angolo, soprattutto se l'operazione costava poca fatica. Ed era evidente che l'impresa sarebbe costata poco o nulla: per caso in quegli anni c'era qualche richiesta fatta dagli americani al governo italiano e da questo non soddisfatta immediatamente? Non c'era. Si trattava solo di porre la domanda con garbo, grazia e scappellandosi in maniera scenografica davanti alle prerogative sovrane dello Stato amico. Gigliotti era il tipo adatto a mettere in scena la pantomina. Per giunta l'uomo della Cia poteva contare su appoggi di tutto rilievo; il segretario di Stato alla Casa Bianca, Cristian Herter, 33 della loggia Monte Tabor di Boston. E l'ambasciatore a Roma, il massone James Zellerbach. Questo naturalmente aveva alle sue dipendenze l'Usis, il servizio informazioni degli Stati Uniti che diffondeva in Italia libri, riviste, notizie per i giornali e raccoglieva materiale per la centrale informativa negli USA. Fu proprio l'Usis a muoversi per primo. I tempi stringevano perchè nonostante il ricorso per Cassazione la sentenza della Corte d'Appello stava diventando provvisoriamente esecutiva e il vertice della massoneria italiana buttato fuori con regolare sfratto notificato da ufficiale giudiziario. L'Usis lanciò una serie di dispacci ai giornali, annunciando che in America stava montando una mobilitazione generale a sostegno della giusta causa del Grande Oriente d'Italia, espropriato di quanto sacrosantamente gli apparteneva per cavilli scovati nelle pieghe del codice di procedura civile. Proceduto da questo tam-tam che aveva come unici destinatari i governanti italiani, arrivò a Roma Frank Gigliotti che si scatenò subito per impedire l'onta dello sfratto. Prima vittoria; la corte di Cassazione sospese l'esecuzione della sentenza. Adesso bisognava risolvere il problema del palazzo una volta per tutte e nel modo migliore. Per questo sbarcarono a Napoli i Sovrani Gran Commendatori delle circoscrizioni nord e sud degli Stati Uniti; rappresentavano tre milioni di fratelli, moltissimi dei quali piazzati nei centri decisionali più delicati dell'apparato pubblico americano di cui i poveri uomini politici italiani avevano tanto bisogno. Accolti sulla banchina dallo stato maggiore della massoneria italiana vennero subito pilotati dall'immancabile Gigliotti a Roma, verso il ministero delle Finanze retto dal Dc Giuseppe Trabucchi e quello degli Esteri, sul quale governava la diafana figura di Antonio Segni. Che come al solito era indisposto e quindi i Sovrani e l'uomo della Cia si dovettero contentare del sottosegretario Carlo Marchiori. Che capì tutto al volo, disse che la cosa andava risolta rapidamente e con senso di giustizia; e questo avrebbe «rafforzata e resa più duratura l'amicizia tra gli Stati Uniti e il popolo italiano». Così, nel luglio del 1960, mentre l'Italia era in rivolta contro il governo neo-fascista di Ferdinando Tambroni e si sparava per le strade, si riunirono tre distinti signori: Giuseppe Trabucchi in rappresentanza del governo italiano, Publio Cortini in rappresentanza del Grande Oriente e un autentico intruso che non aveva nessun titolo per stare lì, l'ambasciatore americano James Zellerbach. Firmarono il protocollo che risolveva in via extragiudiziale la questione di Palazzo Giustiniani' (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 58, 59, 61-64). Notate come Gigliotti venga definito 'un uomo tutto da studiare', e noi che lo abbiamo studiato possiamo dire che era un uomo furbo, doppio, malvagio e pronto a ricorrere ad ogni mezzo pur di portare a compimento le sue iniziative. D'altronde non per niente era un agente della CIA.

Ecco ora il particolareggiato resoconto di questo evento fatto da Gianni Rossi nel libro In nome della «Loggia»:

'Per loro era una questione «di vita o di morte». La riconquista di Palazzo Giustiniani da parte della più potente famiglia massonica italiana, quella che si riuniva attorno al Grande Oriente d'Italia, era diventato un incubo. E per raggiungere questo scopo alcuni dei potenti fratelli erano disposti a tutto: anche a far entrare nei segreti della Comunione italiana gli «ingombranti» fratelli americani.

All'arrivo a Roma delle truppe della Quinta armata alleata, i massimi dignitari della risorta massoneria italiana rifiutarono un'allettante proposta per il risarcimento dei danni arrecati loro dal fascismo. A fare i passi decisivi in questa direzione fu proprio un loro confratello, di origine italiana, Frank B. Gigliotti (era nato in Calabria il 15 ottobre 1896), reverendo di una chiesa metodista a Lemon Grove in California, ma soprattutto «chief adviser», consigliere capo, dell'Oss (Office of strategic service, il servizio segreto che nel 1947 darà vita alla Cia). La sua era una proposta molto pratica: «Invece di ricorrere ai tribunali per riavere Palazzo Giustiniani - disse in sostanza ai suoi sbigottiti fratelli italiani: - accontentatevi di villa Margherita, come risarcimento di guerra». Si trattava in pratica di ricalcare la via seguita anche per i massoni napoletani che avevano avuto una sfarzosa sede nel centro della città, requisita appositamente per loro dal colonnello dell'Oss Charles Poletti (i locali sotto la Galleria San Carlo vennero consegnati al fratello Gabriele Iannelli, più tardi senatore del Psi). Ma a Guido Laj, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, vicesindaco di Roma, subito dopo la liberazione, l'offerta di Gigliotti non piacque. Per lui i massoni dovevano rientrare con tutti gli onori nello storico palazzo di via Giustiniani, magari anche aspettando le lungaggini giudiziarie. Villa Margherita andò così all'ambasciata americana in Italia e i massoni iniziarono il lungo calvario delle udienze in tribunale. Alla prima virtuale vittoria ottenuta dal Grande Oriente nei confronti del Demanio, proprietario dal 1927 di Palazzo Giustiniani, seguì la sconfitta del '54, in Corte d'appello, con una sentenza dal tono ambiguo: «Viene dichiarato estinto per prescrizione il diritto avanzato dalla società Urbs (dietro cui si cela la massoneria italiana, n.d.a.) di usufruire dei locali di Palazzo Giustiniani». Ma poichè si trattava di una «violenza politica» subita sotto il regime fascista, occorreva promulgare una legge per riparare i danni subiti. Il Gran maestro di allora, l'industriale romano Publio Cortini (proprietario della Mater, specializzata in carrozzerie per gli autobus e i filobus utilizzati dall'azienda comunale dei trasporti e amministratore delegato della Retam di Milano) ricorse subito in Cassazione, anche perchè, si disse, «era contrario ad una soluzione legislativa della disputa». Cortini, infatti, era l'unico convinto che nonostante tutto era meglio finire l'iter giudiziario in gran segreto e nello stesso tempo intrattenere rapporti con alcuni ambienti massonici d'oltreoceano, che potevano senz'altro influenzare i governanti italiani. E lui un «amico fraterno e potente» negli Stati Uniti ce l'aveva da tempo. Il suo nome era Frank B. Gigliotti. La loro amicizia risaliva sicuramente ai primissimi anni del dopoguerra, quando l'Oss tirava le fila dei rapporti tra antifascisti italiani, di orientamento anticomunista, e gli ambienti mafiosi americani. In un documento «classificato» del Dipartimento di Stato, datato 7 luglio 1947, Walter Dowling della Divisione affari europei, scrive: «Temo che Gigliotti, anch'egli membro dell'Oss, stia cercando di riattivare la vecchia banda dell'Oss in Italia come mezzo per combattere il comunismo .... Come già specificato, ho avuto alcuni giorni fa due lunghi incontri con Gigliotti. Egli ritiene essenziale che Saragat entri nel governo. Ha detto che a tal fine Joe Lupis ne ha parlato con Ivan Matteo Lombardo e che questi è d'accordo. Ha fatto il nome di due altri italiani che possono aiutare ad allineare i partiti non comunisti al governo: Publio Cortini e il colonnello Pacciardi» (come si può rilevare dal libro di Roberto Faenza e Marco Fini Gli americani in Italia, ed. Feltrinelli, 1976 Milano, pp 13 e 224).

E il 17 dicembre '47 il Psli di Saragat e il Pri di Pacciardi e Ugo La Malfa entrano nel governo De Gasperi, che ha spezzato l'unità antifascista. Che Cortini fosse anticomunista e per di più legato agli ambienti spionistici americani per i massoni del Grande Oriente era davvero una cosa impensabile. Ma che quell'indaffarato industrialotto romano non avesse tutti i «requisiti» massonici a posto, almeno per allora, questo sì era possibile. Difatti proprio le capacità manageriali e i suoi rapporti d'affari con gli amministratori democristiani di Roma finirono ben presto col danneggiare l'immagine del Gran maestro Cortini. Senza farlo sapere a nessuno dei suoi confratelli, era stato insignito in quegli anni dell'onorificenza vaticana di Cavaliere del Santo Sepolcro. Per i massoni del Grande Oriente, anticlericali e dichiaratamente di sinistra, equivaleva ad un insulto. Così, nonostante avesse restituito l'onoreficenza, Cortini si dovette dimettere dalla gran maestranza (ufficialmente per motivi di salute) il 27 settembre del '56, dopo quasi tre anni di reggenza. Rimase comunque nella Giunta esecutiva, il governo massonico, e nel Supremo consiglio dei 33 del «Rito scozzese antico ed accettato» (la scuola di perfezionamento iniziatico che detiene il potere dei riconoscimenti internazionali).

I contatti e le amicizie d'oltreoceano del Cortini furono comunque utilizzati per risolvere la «questione del palazzo». Tornato al «Supremo maglietto» il 30 novembre del '57, l'avvocato Umberto Cipollone, repubblicano, iniziò fitti scambi di corrispondenza e organizzò incontri con i fratelli americani perchè si risolvesse «stragiudizialmente» la questione. Tutto il suo impegno, durante il triennio di reggenza (rimase in carica fino al 28 maggio '60), fu rivolto ad intessere quei legami con le due Circoscrizioni massoniche americane (la Nord di Boston e la Sud di Washington) e con gli ambienti diplomatici statunitensi in Italia, che portarono alla risoluzione, nel maggio del '69, della causa con lo Stato italiano ed alla prima riunificazione con i «fratelli separati» che si raccoglievano in via Lombardia, a Roma, attorno al Supremo consiglio della Serenissima Gran Loggia degli Alam del principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale. Due piccioni con una fava, insomma: il rientro a Palazzo Giustiniani e il secondo riconoscimento massonico da parte della Circoscrizione sud degli Stati Uniti. Ma prima di riuscire nel suo intento, Cipollone (che era stato uno degli avvocati del collegio di difesa nella causa contro il Demanio, insieme a suo figlio Domenico e ad Arturo Carlo Jemolo) supplicò in mille modi i fratelli americani.

In una lettera del 16 settembre '58, inviata al Gran maestro della Gran loggia della California, chiedeva l'aiuto delle altre Comunioni sorelle perchè Roma potesse avere «un grande edificio destinato a scopo culturale ed umanitario, nell'interesse di tutto il mondo massonico (così come tutte le nazioni ne hanno); e in parte di esso potesse avere degna sede (dietro corrispettivo) la Comunione italiana!». L'anno seguente, il 25 luglio del '59, Cipollone durante l'inaugurazione della prima Loggia massonica Nato, la «Benjamin Franklin», di Livorno, chiese l'aiuto degli alti ufficiali americani lì convenuti perchè si facessero portavoci presso i loro fratelli d'oltreoceano, concorrendo così alla «risoluzione dei suoi (della massoneria italiana, n.d.a.) problemi organizzativi, tra i quali quello della Casa massonica». Il «grido di dolore» lanciato dai fratelli del Grande Oriente era stato finalmente accolto. Negli Stati Uniti, infatti, si era creato da qualche tempo un «Comitato di agitazione» alla presidenza del quale era stato messo Frank B. Gigliotti. Nel «Comitato nazionale di cittadini americani per rendere giustizia alla massoneria italiana» entrarono a far parte i maggiori esponenti massoni degli Stati Uniti, uomini della diplomazia e delle alte gerarchie militari, tra cui: Goodwyn Knight, ex-governatore della California, William Standley, ex-ambasciatore e contrammiraglio, Christian S. Herter, Segretario di Stato alla Casa Bianca (massone dal '32, iscritto alla loggia Monte Tabor di Boston col grado di 33), e Luther A. Smith, allora Sovrano gran commendatore del Supremo consiglio dei 33 per la Circoscrizione sud. A Roma, poi, Gigliotti e i suoi fratelli potevano contare sull'aiuto dell'ambasciatore, anche lui massone, di origine ebraica, James Zallerbach. I fratelli americani per risolvere felicemente la questione avevano investito «oltre 40 mila dollari su Palazzo Giustiniani», come riportava la rivista massonica The New Age (settembre '60), e per questo fatto si sentivano nel diritto anche di «chiedere al nostro governo (quello americano, n.d.a.) di avere un'udienza», cosa che fu poi concessa. L'occasione per risolvere «stragiudizialmente» la vertenza tra il Demanio e il Grande Oriente d'Italia fu data dalla quarta Conferenza europea dei Supremi consigli di Rito scozzese. Nelle intenzioni degli americani, le conferenze europee dovevano servire a scambiarsi le esperienze, a cercare di riunificare le Comunioni separate nell'ambito di una stessa nazione (com'era il caso italiano) e inoltre a finanziare le massonerie più deboli. Il tutto, ovviamente, era seguito dal versamento di una «cambiale» ideologico-politica che portava le Comunioni così riassestate tra le braccia vischiose degli americani. Le prime tre conferenze si erano tenute a Vienna, Bruxelles e Atene, questa doveva svolgersi in primavera ad Istanbul, facendo tappa prima a Roma per risolvere la nota questione del Palazzo. Durante la conferenza tenuta ad Istanbul, all'Hotel Hilton (contemporaneamente, come risulta dai documenti massonici americani, nello stesso albergo si svolgeva un'importante riunione della Nato), si decise la creazione del Supremo consiglio della Danimarca e si discusse la proposta americana di «risolvere i problemi» delle Grandi logge dei paesi centroamericani (Messico, Costarica e Guatemala). Ultimo, ma non meno importante, punto trattato fu la situazione, non solo massonica, in cui versava l'Egitto. Gli americani, entrano in scena sul «teatro» italiano il 9 febbraio del '60, giocando la carta delle «informazioni teleguidate». Un dispaccio dell'Usis, l'agenzia di informazioni americana che ha sede in via Veneto a Roma e che è controllata dall'ambasciatore, fa pervenire quel giorno un comunicato stampa (ripreso dal Paese Sera e dal Corriere della Sera) in cui si annuncia una vasta campagna di opinione pubblica a sostegno del Grande Oriente d'Italia, contro il governo italiano che sta per sfrattarlo da Palazzo Giustiniani. Per portare avanti questa «santa causa», recitava il comunicato dell'Usis, era stato già costituito un Comitato nazionale cui aderivano i più illustri nomi della «high society» del sud e del nord degli Stati Uniti. Tutti gli atti dello sbarco in Italia e della permanenza della delegazione statunitense, delle condizioni dettate per la «restituzione» di Palazzo Giustiniani al Grande Oriente e per il doppio riconoscimento del Rito scozzese riunificato furono raccolti in un libello del Sovrano gran commendatore della Circoscrizione nord, George E. Bushnell; mentre il suo collega, capo della Circoscrizione sud, li pubblicò su The New Age, sotto il titolo di «Mission to Italy» (settembre '60, pp 11-50). Scorrendo soprattutto l'opera di Bushnell (A giant step towards Scottish rite unity, «Un gigantesco passo verso l'unità del rito scozzese» sintesi delle visite fatte in Italia, Turchia e Grecia riportata dall'assistente, Sidney R. Baxter, 33) ci si rende conto di quali appoggi potevano usufruire i fratelli americani per riuscire a dare una mano a Cipollone, Cortini e soci. Con una lettera «d'intenti» scritta dal Segretario di Stato, Herter, Frank Gigliotti e signora erano partiti alcune settimane prima alla volta di Roma per anticipare l'arrivo della delegazione ufficiale guidata da Smith e Bushnell. Prima della sua partenza, però, Gigliotti aveva fatto telegrafare dall'ambasciata italiana a Washington al ministro degli Esteri a Roma, il democristiano Antonio Segni, per far revocare l'ingiunzione di sfratto da Palazzo Giustiniani e per bloccare il pagamento, a seguito della perdita della causa, di quasi 140 milioni di lire. L'ambasciata americana a Roma funzionò da tramite, come anche in seguito, e il ministro degli Esteri Segni, insieme al suo collega di partito Giuseppe Trabucchi, ministro delle Finanze, obbedirono. La Corte di Cassazione, come orgogliosamente riportò The New Age nel suo resoconto, di fronte «all'evidenza dei nuovi fatti succedutisi» chinò la testa e bloccò l'ingiunzione di sfratto e il relativo pagamento. Salpata da New York City il 14 aprile del '60, la delegazione arriva con la motonave italiana «Saturnia» a Napoli domenica 24 aprile, dopo avere fatto una breve sosta a Gibilterra. «Nel mite clima primaverile di Napoli - riporta il libello - i viaggiatori, piacevolmente sorpresi di trovare un'accoglienza così cortese alla banchina, hanno presenziato alle formalità dello sbarco ed al trasferimento all'hotel. Da Roma erano giunti il fratello Frank B. Gigliotti e moglie, accompagnati dagli illustrissimi fratelli Elio Minici, 33, e moglie, e Pier Andrea Bellerio, 33 (ambedue in rappresentanza del gruppo di via Lombardia, n.d.a.), Athos Roncaglia, 33, proveniente da Milano, e il fratello David P. Gould, console degli Stati Uniti a Roma, con la moglie. Presenti per Napoli erano Robert E. Waska, vice console degli Stati Uniti e i membri più importanti del Club (loggia, n.d.a.) «Squadra e Compasso-Vesuvio», incluso il presidente Richard C. Eichacker, i fratelli Charles F. Giersberg Jr. e Barry Boswell con moglie». Dopo una cena consumata davanti al suggestivo panorama del Vesuvio, alla quale partecipava anche il fratello H. W Dawson della loggia Nato «B. Franklin» la delegazione si trasferisce a Roma, al nuovo albergo Claridge, dove vengono accolti da Publio Cortini, «ministro degli esteri» del Grande Oriente. Mercoledì 27 aprile la delegazione (Smith, Bushnell, l'assistente Baxter, Gigliotti e Paul Erculisse, Sovrano gran commendatore del Belgio e membro del Comitato per la Conferenza europea di Instanbul) viene ricevuta ufficialmente all'ambasciata americana. Nei locali di via Veneto intrattengono «un cordiale e proficuo colloquio con il consigliere d'ambasciata, Horace G. Torbert Jr. il fratello Earl Sohm, primo segretario, e il fratello George D. Whittinghill, console. Assente alla riunione l'ambasciatore, fratello James Zellerbach, in visita privata a Washington. Sempre nella stessa giornata, un pò più tardi, la delegazione viene «ricevuta piacevolmente nei locali del ministero delle Finanze dal ministro Giuseppe Trabucchi». E così il giorno dopo, il gruppo accompagnato anche dal «fratello Francesco Aurelio De Bella, uno degli eminenti eroi della guerra italiana» fa visita al ministro degli Esteri. «L'onorevole Antonio Segni non potè essere presente perchè malato e così i visitatori furono ricevuti dall'onorevole Carlo Marchiori, sottosegretario, che espresse la speranza e l'opinione che la cosa si sarebbe risolta con un giusto accordo». Entrambe le parti, insomma, erano ben consapevoli che «una soluzione equa e soddisfacente dell'affare avrebbe rafforzata e resa più duratura l'amicizia fra gli Stati Uniti ed il popolo d'Italia». Il compromesso fra il Grande Oriente e lo Stato Italiano fu raggiunto qualche mese dopo, il 7 luglio del '60, con un atto di transazione firmato dal ministro delle Finanze Trabucchi, Publio Cortini, in rappresentanza dei massoni, e James Zallerbach, ambasciatore Usa a Roma. Fuori dalle ovattate stanze del ministero, nello stesso periodo, si scatenava la repressione poliziesca del governo democristiano-missino, presieduto da Ferdinando Tambroni. Le clausole dell'accordo, siglato senza nemmeno avvertire la Direzione generale del demanio, recitavano: rinuncia da parte dello Stato dei 140 milioni dovuti dal Grande Oriente; concessione di un'ala di Palazzo Giustiniani, con ingresso in via Giustiniani (quello che una volta era l'entrata di servizio), per la durata di 20 anni, rinnovabile; pagamento di un canone d'affitto annuale inizialmente di un milione di lire; nell'eventualità che il Senato avesse avuto bisogno dei locali affittati al Grande Oriente, lo Stato si impegnava a risarcire la massoneria costruendo locali di uguale cubatura in un luogo idoneo.

Nonostante la segretezza dell'accordo, la notizia però venne resa di dominio pubblico da Paese Sera, il 2 novembre di quell'anno, in piena campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni locali. Trabucchi fu anche costretto a far pubblicare una «precisazione» il giorno seguente per spiegare che: «Essendo intervenute le trattative sul terreno della più assoluta legalità nell'interesse dello Stato italiano, è sempre pronto (il ministro, n.d.a.) a riferirne in Parlamento, come di ogni altro suo atto». Ma proprio il confronto col Parlamento era l'ultima cosa che gli americani desiderassero. Difatti secondo Frank Gigliotti la questione non si sarebbe risolta favorevolmente per i massoni italiani poichè il Parlamento era «composto da cattolici romani e da comunisti, tutti dichiarati nemici dei Liberi Muratori», come dichiarò sulla rivista massonica americana The New Age. Ma anche a destra fu attaccato l'operato di Trabucchi. Il periodico missino Il Borghese pubblicò il 17 novembre persino una fotografia che ritraeva i firmatari dell'accordo: Gigliotti e moglie, un certo dottor Bartoli, Cortini, il ministro Trabucchi e l'allora giudice Ugo Niutta. Ma, come capita sempre con i poco limpidi affari gestiti dai massoni italiani, la campagna stampa non ebbe seguito e tutte le implicazioni politiche e propriamente massoniche derivate dalla «cambiale americana» si cominciarono a far sentire nei decenni seguenti. Gli americani, soprattutto gli esponenti della massoneria legata agli ambienti mafiosi e alla Cia, avevano ormai in pugno l'avvenire del Grande Oriente d'Italia. All'occorrenza, come in parte era avvenuto nei primi anni del dopoguerra, i canali massonici potevano essere sfruttati per condizionare con qualsiasi mezzo le decisioni politiche italiane senza doversi esporre pubblicamente. Per arrivare a questo era necessario, comunque, procedere anche all'emarginazione della componente storica socialista e anticlericale, concretizzare il riavvicinamento con la Chiesa Cattolica (o quantomeno far accettare la «cristianizzazione» dei lavori di loggia secondo il rito anglosassone), rimettere in piedi e affidare in «mani sicure» una struttura riservata che sarebbe servita come canale di penetrazione e di ricatto tra i più segreti ambienti del Palazzo: la loggia P2. Tuttavia, a quel tempo, le maggiori soddisfazioni personali le ricevette il massone italo-americano e uomo della Cia, Frank Gigliotti, che paragonato ai «due grandi della tradizione massonica e risorgimentale italiana, Mazzini e Garibaldi», fu insignito del grado di «Gran maestro onorario a vita, membro emerito del Supremo consiglio italiano del Rito scozzese e rappresentante per l'Italia alla Conferenza di Washington» (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 13-20).

Nell'agosto del 1960, quindi il mese dopo la transazione con lo Stato per il rilascio di Palazzo Giustiniani che era avvenuta il 7 luglio, la massoneria italiana proclamò Frank Gigliotti Gran Maestro Onorario a vita e rappresentante per l'Italia alla Conferenza Massonica di Washington (cfr. Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 37).

Da quello che risulta, tra le condizioni che Gigliotti aveva posto al GOI per avere il riconoscimento della Massoneria USA e quindi disporre dell'appoggio americano per riavere quel Palazzo c'era quella 'di consentire la formazione in Italia di Logge americane extraterritoriali' (cfr. Mario Guarino e Fedora Raugei, Gli anni del disonore, pag. 46 - 47). E così, 'la Massoneria americana, attraverso Frank Bruno Gigliotti, uomo dell'intelligence Usa, rafforza la sua presenza in Italia, con la creazione di logge statunitensi appoggiate alle basi militari, ai consolati e all'ambasciata' (Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 116). Dice Dino Arrigo: 'Adesso, però, il Grande Oriente d'Italia, ottenuto il pieno riconoscimento da parte degli Stati Uniti, deve aprire le proprie porte a tutte le logge formate da personale civile e militare americano sparse sul territorio italiano: a Roma la loggia 'Colosseum' nella stessa ambasciata statunitense, a Vicenza la 'George Washington' all'interno della base Nato così come a Verona con la 'Verona American Lodge', a Livorno la 'Benjamin Franklin', a Bagnoli la 'H.S. Truman' ed a San Vito dei Normanni in Puglia la 'J.L. McClellan' (Dino Arrigo, Fratelli d'Italia, pag. 21). A proposito della Loggia 'Colosseum' di Roma, riservata formalmente al personale americano dell’ambasciata degli USA a Roma, a quanto pare fu fondata da Gigliotti (cfr. L'Espresso, Volume 38, 1992, Edizioni 14-17)

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Questa loggia sarà poi sciolta nel 1992 da Giuliano di Bernardo, in quanto secondo gli inquirenti la Cia aveva piazzato al suo interno dei suoi agenti con l'intenzione di farne una loggia modello-P2 (Pantaleone Sergi, 'Logge, dopo le banche si scava nelle finanziarie', in La Repubblica, 6 Novembre 1992 - http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/06/logge-dopo-le-banche-si-scava-nelle.html).

Ma Gigliotti impose un'altra condizione alla Massoneria Italiana, cioè quella che da parte del Grande Oriente d'Italia non doveva esserci più alcuna dimostrazione di simpatia verso il partito comunista. Questo è quello che ha affermato in una intervista su Stampa Sera (28 Febbraio 1977, pag. 4 - vedi foto) Francesco Siniscalchi (già maestro venerabile della loggia Hermes, che fu espulso dalla Massoneria Italiana per avere fornito alla magistratura notizie e documenti sulla Loggia P2 e sulla sua attività eversiva, e rivelato l’oscuro ruolo di Licio Gelli e le 'deviazioni' all’interno di Palazzo Giustiniani). Questo perchè la dichiarazione di princìpi adottata nel 1948 dalla Conferenza dei Grandi maestri americani, tra le altre cose, affermava: «La massoneria aborre il comunismo come ripugnante alla sua concezione della dignità della personalità individuale, distruttivo dei diritti fondamentali che sono la Divina Eredità di tutti gli uomini e nemico della dottrina massonica fondamentale della fede in Dio», e la Serenissima Gran loggia nazionale degli Alam (con sede a Roma in via Lombardia, di cui era Gran maestro Pier Andrea Bellerio), per poter conseguire nel novembre del 1948 il riconoscimento da parte della Circoscrizione massonica sud degli USA aveva dovuto sottoscrivere anche quel principio anticomunista (cfr. Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 21-22); per cui quando il GOI si unì nella primavera del 1960 alla Gran Loggia degli ALAM - unione che fu indispensabile per il GOI affinchè potesse ottenere il riconoscimento della Circoscrizione massonica americana del sud e quindi l'appoggio per riavere Palazzo Giustiniani -, dovette anch'esso sottoscrivere la dichiarazione massonica anticomunista del 1948.

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E' interessante poi notare queste cose:

1) che il 15 Luglio 1961, il valdese Giordano Gamberini, che era un uomo di fiducia della CIA, venne eletto Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia e manterrà la carica fino al 1970, in quanto fu lui l'uomo 'scelto' dagli americani per portare avanti senza indugi la loro politica (non sorprende quindi sapere che quando nel 1970 Lino Salvini fu eletto Gran Maestro del GOI, quest'ultimo fu sentito chiaramente pronunciare questa domanda a Gamberini: 'E adesso i rapporti con la Cia li tieni tu?' (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 44);

2) che Licio Gelli nel 1959 era entrato ufficialmente nella Massoneria, nel GOI, e poi nel 1963 passò alla loggia massonica 'Gian Domenico Romagnosi' di Roma (cfr. Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 115); e che Gamberini sponsorizzerà la rapida ascesa di Licio Gelli nella massoneria, incaricandolo di proseguire l'opera di Frank Bruno Gigliotti nel mantenere le relazioni con le logge USA. Ma Gelli con la sua loggia P2 - della quale il presidente della Repubblica Sandro Pertini ebbe a dire: 'Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere' (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 7) - contribuirà anche a mantenere i rapporti tra massoneria e mafia (che ricordiamo erano stati avviati da Gigliotti per preparare lo sbarco degli alleati), e difatti Massimo Brugnoli, esperto di criminalità organizzata, afferma: 'E proprio la P2 di Gelli sarà, nei decenni successivi, il terreno d’incontro prediletto fra Cosa Nostra e massoneria' (Venerabile Cosa Nostra - http://www.antimafiaduemila.com/). Lo stesso Gelli aveva legami con la mafia, infatti il senatore Sergio Flamigni afferma: 'Nara Lazzerini [n.d.e. la segretaria di Licio Gelli] testimonierà dei viaggi di Gelli in Sicilia negli anni 1977-79, il triennio che registra un forte incremento nelle affiliazioni alle logge coperte della Massoneria siciliana. «Gelli mi disse che si recava spesso in Sicilia per incontrarsi con varie persone. Egli mi disse anche che in Sicilia si incontrava anche con esponenti della mafia. Non mi fece mai nomi di mafiosi, ricordo però che mi disse che si incontrava con l'onorevole Lima. Non mi spiegò i motivi di questi incontri' (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 347).

E così Gigliotti, dopo avere conseguito quelle 'vittorie', scomparve - per modo di dire - dalla scena italiana, perchè in effetti lui poteva continuare ad operare in Italia dietro le quinte: 'I due artefici delle vittorie recenti, Gigliotti e Cortini, si defilarono, i rapporti da loro intessuti rimasero ben saldi, anzi furono rafforzati negli anni seguenti; entrambi potevano lo stesso influire sulle decisioni e gli indirizzi da prendere nella qualità di membri onorari del Grande Oriente' (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 28).

 

Da sinistra: Frank Gigliotti mentre riceve un premio (notate in mano a colui che gli sta accanto qualcosa con su una squadra e un compasso); annuncio che Frank Gigliotti - definito Past Gran Maestro dei Massoni d'Italia - parlerà a dei Massoni del Rito Scozzese. La foto di Gigliotti è stata presa da: http://lemongrove.patch.com/ ed è di Helen Ofield, mentre l'annuncio a fianco è preso dal Corona Daily Independent del 9 Aprile 1968 a pagina 6.

 

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Teneva dei discorsi nelle logge

 

Frank Gigliotti teneva dei discorsi sulla Massoneria nelle logge, come si può vedere qua in questo annuncio apparso sul San Diego Union nel maggio 1934 in cui viene detto che l'oratore presso la Blackmer Lodge n° 442 sarà il fratello Dr. Frank B. Gigliotti e il soggetto sarà 'La Massoneria in Italia', e tutti i Massoni sono cordialmente invitati.

 

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In questo altro annuncio del Marzo 1939 sullo stesso giornale invece Gigliotti veniva annunciato come oratore presso la Commanderia dei Cavalieri Templari a San Diego, e il soggetto sarebbe stato 'La Sfida Attuale per la Massoneria Mondiale'.

 

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I Massoni Italiani resero onore al loro fratello Frank Gigliotti per la sua opera a favore della libertà religiosa in Italia

 

Sul San Diego Union del 3 Marzo 1951 a pagina 7 uscì una notizia che il Dr. Frank B. Gigliotti di Lemon Grove era stato avvisato in quel giorno che era stato fatto membro onorario della Gran Loggia Massonica Italiana (ossia il Grande Oriente d'Italia). Gigliotti riferì che l'encomio affermava che questo onore gli era stato conferito a motivo della sua opera nell'aiutare a scrivere nella Costituzione Italiana le garanzie per le libertà di riunione e di culto religioso. Anche il suo amico e fratello massone Charles Fama ricevette questo onore, per avere aiutato a migliorare la Costituzione Italiana! Come vedremo dopo, Gigliotti contribuì a scrivere gli articoli della Costituzione che assicurano la libertà religiosa e di riunione anche per i suoi amici delle Assemblee di Dio in Italia, dai quali era peraltro stato incaricato di scrivere una memoria a loro difesa da inviare al Governo Italiano tramite l'ambasciatore italiano negli USA, ma come vedremo dopo, questi suoi amici delle Assemblee di Dio in Italia non gli hanno dedicato neppure una parola di riconoscimento a livello ufficiale!

 

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Onorato e medagliato per la sua opera a favore della Massoneria in Italia

 

In questo articolo del San Diego Union del 3 Ottobre del 1965, il giornalista parla dell'onore tributato dal Kiwanis Club di Lemon Grove (California) a Frank Gigliotti durante un banchetto in suo onore, a cui hanno partecipato centinaia di persone, per la sua lotta a favore della libertà e della democrazia, e poi anche del riconoscimento ottenuto per la sua vittoriosa battaglia durata 14 anni per ottenere l'indennità per 500 templi massonici bruciati o confiscati dal Governo Italiano durante la dittatura di Mussolini.

 

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In quest'altro articolo apparso sul San Diego Union il 22 Settembre 1975, ossia pochi giorni dopo la morte di Frank Gigliotti, uscì un articolo per ricordare la figura di Frank Gigliotti, e tra le altre cose viene detto di lui quanto segue: 'HA AIUTATO I MASSONI. Gigliotti condusse pure una battaglia lunga 14 anni per far pagare al Governo Italiano una indennità per 500 templi Massonici bruciati o confiscati durante la dittatura di Mussolini. Fu nominato Commendatore dell'Ordine Militare e Ospedaliero di Santa Maria di Betlemme, uno dei pochi Protestanti onorati in questa maniera per la sua opera a favore dei templi Massonici. Egli teneva 10 medaglie per l'opera compiuta in Italia per la Massoneria ed era anche un gran maestro onorario del Grande Oriente d'Italia' (San Diego Union, 22 Settembre 1975, pag. 8). Proprio dunque il paladino dei Massoni italiani nel dopoguerra!

 

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Mobilitò la Massoneria americana a favore di Richard Nixon

 

Per capire la potenza massonica di Frank Gigliotti in America, ecco quello che si legge a pagina 96 del libro The Making of a Catholic President: Kennedy Vs. Nixon 1960 scritto da Shaun Casey. Per riassumere l'autore dice che Nixon mantenne rapporti anche con Frank Gigliotti, che era un leader sia tra i Massoni che nell'Associazione Nazionale degli Evangelici (NAE), e che Gigliotti scrisse a Nixon dicendogli di avere parlato con alcuni degli uomini nel suo ufficio e di avergli detto che i Massoni avrebbero fatto tutto quello che potevano per Nixon nella grande battaglia che stava loro innanzi. Poi l'autore aggiunge che sia Luther A. Smith, che era il Sovrano Gran Comandante della Giurisdizione Massonica del Sud, che George Bushnell, Sovrano Gran Comandante della Giurisdizione Massonica del Nord, volevano incontrare privatamente Nixon per discutere come essi avrebbero aiutato la campagna elettorale. Pare però che quell'incontro non ebbe mai luogo, ma i Massoni vennero comunque in suo aiuto.

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Quando Frank Gigliotti diventò un 33°, ossia un Sovrano Grande Ispettore Generale

 

Nella Massoneria del Rito Scozzese Antico ed Accettato, il 33° è il più alto grado che si può ricevere, e Frank Gigliotti lo ricevette nel dicembre del 1971. Sul San Diego Union il 19 Ottobre 1971 a pag. 5 (foto a destra) apparve infatti la notizia che Gigliotti assieme ad altri massoni avrebbero ricevuto il 33 grado nella Cattedrale del Rito Scozzese di Los Angeles. E colui che glielo avrebbe conferito era Henry C. Clausen (foto a sinistra, non presente però nell'articolo di giornale del San Diego Union), che fu il Gran Comandante Sovrano della Massoneria dell'Antico ed Accettato Rito Scozzese della Giurisdizione del sud degli Stati Uniti, dal 1969 al 1985. Di questo Henry C. Clausen c'è un video su YouTube intitolato 'Scottish Rite' (http://youtu.be/yrUoD_1YIbM) in cui lui presenta l'aspetto esoterico ed occulto del Rito Scozzese, e a sentirlo viene ribrezzo tante sono le abominazioni che vomita dalla bocca. Era proprio un ministro di Satana! E questo ministro di Satana fece diventare Gigliotti un 33° anche lui. Gigliotti dunque, che si presentava come 'un ministro del Vangelo' anche qui in Italia, con il tempo salì di grado nella Massoneria fino a diventare un 33°, e quindi fino ad avere la consacrazione ufficiale di ministro di Satana: non che non lo fosse prima di ricevere questo alto grado e riconoscimento massonico, ma con quella cerimonia lui ricevette proprio il sigillo di ministro di Satana. Ecco chi era dunque il Frank Gigliotti con cui si misero le ADI: un ministro di Satana che a suo tempo ricevette il 33° della Massoneria, e vi ricordo che solo coloro che vengono scelti dal Supremo Consiglio dei Sovrani Grandi Ispettori Generali del 33° possono ricevere quel grado.

 

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Agente della Cia colluso con la mafia

 

Frank Bruno Gigliotti negli anni della seconda guerra mondiale entrò a far parte dei servizi segreti americani: fu chiamato a farne parte nel 1939. 'Poi un giorno nel 1939 squillò il telefono. Washington stava chiamando. E Frank cominciò i suoi servizi con il governo federale su un'opera di difesa così segreta che non se ne può ancora discutere' (The Fabulous Gigliotti, pag. 4). Fu prima un informatore dell'FBI (Federal Bureau of Investigation, i servizi segreti interni statunitensi) con il nome in codice 'Agente A-70' (a chi desidera conoscere qualcosa di specifico sulla sua opera di spionaggio in seno agli Italo Americani consiglio di leggere «Philippine Pacification and the Rise of the US National Security State» - pag. 50-52 - scritto da Alfred McCoy e presente qua http://sydney.edu.au/arts/research/nation_empire_globe/downloads/Paper_Alfred_McCoy.pdf); poi un agente dell'Oss (Office of Strategic Service) che era un servizio segreto statunitense istituito nel giugno 1942 che fu operante nel periodo della seconda guerra mondiale (Gigliotti fu capo consigliere della sezione italiana dell'OSS), i cui membri erano soprannominati 'cloak-and-dagger men' ossia 'uomini maschere e pugnali'; e poi un agente della CIA dal 1947 (peraltro nel 1960 Gigliotti fu nominato capo settore della CIA in Italia - cfr. Gianni Ferraro & L. Oliva, Enciclopedia dello spionaggio nella Seconda guerra mondiale, 2010, pag. 316), e difatti è presente nel libro Chi è nella CIA (pag. 122 - vedi foto) scritto dallo specialista in spionaggio Julius Mader.

 

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Nel 1942 Gigliotti (assieme all'Oss) formò l'American Committee for Italian Democracy (Il Comitato Americano per la Democrazia Italiana), appoggiato dall'associazione di stampo massonico Sons of Italy di cui peraltro Gigliotti stesso era un importante membro in quanto un leader dei Sons of Italy di San Diego, che era un'associazione fondata dal massone Vincenzo Sellaro (appartenente alla famosa loggia italo-americana Garibaldi) di cui facevano parte anche massoni, mafiosi e agenti segreti, e che fu usata per preparare lo sbarco degli Americani in Sicilia (cfr. Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 46; Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 525).

Gigliotti si occupò per conto dell'OSS di preparare lo sbarco degli americani in Sicilia, e difatti Frank Gigliotti il 1 Dicembre del 1942 mandò al generale Ralph Van Deman (1865–1952) - soprannominato da molti 'Il Padre dell'Intelligence Militare Americana' - un analisi strategica per una futura invasione del sud dell'Italia, raccomandando innanzi tutto un bombardamento strategico per abbattere le gigantesche dighe idroelettriche della regione, e poi di pianificare le operazioni assicurandosi che le truppe statunitensi saranno 'ricevute ..... come liberatori' in questa regione, e poi di provvedere alle truppe in avanscoperta di interpreti che parlano i molti dialetti locali (cfr. A-70, Confidential Monthly Report, 1 December 1942 (R-5992), Box 39, Records of the US Senate Internal Security Subcommittee, Van Deman Papers, RG 46, NARA).

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Una lettera scritta il 29 Settembre 1945 da Earl Brennan, capo della sezione Italiana dell'OSS, a Frank Gigliotti in cui gli esprime il suo apprezzamento per l'opera da lui compiuta per tre anni e mezzo, che lui definisce 'un contributo sostanziale al successo degli eserciti americani nel Teatro Mediterraneo delle Operazioni, e alla liberazione degli Italiani dal Fascismo e dalla dominazione dell'Asse [n.d.e: il termine Asse indica l'insieme delle nazioni che parteciparono alla seconda guerra mondiale in opposizione agli Alleati], e al benessere degli Italiani susseguente la loro liberazione' (The Fabulous Gigliotti, pag. 9). Peraltro, anche Earl Brennan era massone.

 

Gigliotti preparò lo sbarco degli americani in Sicilia anche attraverso i rapporti con la mafia e la massoneria. Frank Gigliotti era infatti legato al 'Circolo della mafia' messo in piedi dal boss Victor Anfuso per preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia - come dice Massimo Brugnoli, esperto di criminalità organizzata, nel suo articolo dal titolo 'Venerabile Cosa Nostra': 'Si dà il caso che Gigliotti fosse anche legato al “Circolo della mafia” messo in piedi dal boss Victor Anfuso per preparare lo sbarco degli Alleati in Sicilia ....' (http://www.antimafiaduemila.com/) - che ricambieranno il favore nominando molti capimafia 'interpreti', consulenti o addirittura sindaci del nuovo governo. Dice infatti lo storico Antonio Aroldo nel suo 'Il lato oscuro del potere: il sanguinario gioco dei predestinati' (http://www.caffenews.it/):

'Gli “Alleati” in quel periodo si stavano preparando allo “Sbarco Alleato in Sicilia”. L’“Alto Comando dell’OSS”, in previsione di ciò, aveva creato la cosiddetta “Sezione Italia”. La “Sezione Italiana dell’OSS”, all’epoca, era guidata da James Jesus Angleton. Angleton, secondo quanto raccontato dallo storico Nicola Tranfaglia, nacque in una “Famiglia Massonica”. Egli, essendo cresciuto in casa di un industriale presidente della “Camera Italo-Americana”, durante alcuni anni del fascismo, in Italia, fu destinato a una folgorante, nonché misteriosa carriera, nei “Servizi Segreti Americani”. Egli, infatti, fu, innanzi tutto, dal 1941 al ’43 una sorta di “Agente di Collegamento” tra il “Servizio Segreto Britannico” e il “Neonato OSS”, poi responsabile del “Desk Americano” in Italia dal ’43 al ’45 e infine fu anche implicato, secondo quanto sostenne il “Procuratore Distrettuale di New Orleans”, Jim Garrison, nell’“Omicidio Kennedy”. Angleton, insieme al “Suo Braccio Destro” dell’epoca, Earl Brennan, scelse un piccolo ma strano gruppo di persone per creare la “Squadra Italiana dell’OSS”. Essa, infatti, era formata da: Frank B. Gigliotti (massone reverendo di una chiesa metodista di Lemon Grace in California), Vincent Scamporino (avvocato di famiglie mafiose italo-americane), Victor Anfuso (anche lui avvocato) e infine da un ragazzo di circa vent’anni appassionato di romanzi gialli, originario di Melilli in provincia di Siracusa, chiamato Max Corvo. Questi cinque individui, in buona sostanza, sarebbero dovuti essere tutti, ognuno a modo suo, “Esperti di Affari Italiani”. Lo stesso Brennan, infatti, era stato, prima della guerra, “Vice Console” a Firenze per conto del governo americano. Il bizzarro gruppo del comandante Angleton, infatti, come si può comprendere dalla “Privilegiata Testimonianza” di un altro importante agente americano, di quel periodo, di nome Peter Tompkins, era composto da persone, completamente a digiuno, di “Cultura Italiana”. Esse, però, grazie anche a “Alcuni Amici”, contattati tramite Lucky Luciano, riuscirono ad ambientarsi presto. Lucky Luciano, infatti, soprattutto nel “Sud Italia”, (Sicilia e Campania), aveva molte “Vecchie Amicizie”. Queste ultime, in cambio di alcuni “Posti di Potere” nella “Nuova Amministrazione”, fornirono molto volentieri aiuto e “Supporto Logistico”, sia all’“Esercito Anglo-Americano”, sia a quelli dell’OSS. Quelli dell’“OSS Italiano”, infatti, non appena sbarcarono in Sicilia, corsero a Favignana. In quell’isola, infatti, c’erano rinchiusi, all’epoca, i “Principali Capi-Mafia Siciliani” arrestati durante il fascismo. I “Reparti Speciali dell’OSS”, però, non liberarono soltanto quelli detenuti a Favignana, ma ci furono, scarcerazioni di tal genere, in tutta la Sicilia. Alcune di queste persone liberate erano: Calogero Vizzini, altrimenti detto “Don Calò” (nominato dall’esercito americano sindaco di Villalba), Giuseppe Genco Russo, anche conosciuto come “Zu Peppi Jencu” (nominato sopraintende all’assistenza pubblica di Mussomeli), Vincenzo Di Carlo (responsabile degli ammassi di grano presso l’amministrazione di Mussomeli), Salvatore Malta (nominato sindaco di Valle-Lunga), nella città di Palermo, infine, tanto per fare un altro esempio, fu nominato sindaco un altro cosiddetto “Uomo d’Onore” di nome Lucio Tasca'.

A proposito della collaborazione tra i Servizi Segreti Americani e i mafiosi siciliani, in vista dello sbarco degli alleati in Sicilia, il giornalista e storico Ezio Costanzo afferma quanto segue:

 'Rileggendo due importanti inchieste americane degli anni '50, note per lo più agli studiosi e poco divulgate, quella del senatore Esten Kefauver sugli intrecci tra criminalità organizzata e potere politico ed economico, e quella di Herlands, che indagò sul contributo offerto dalla delinquenza americana allo sforzo bellico degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, emergono particolari inquietanti sulla spregiudicatezza con la quale l'Operazione Underworld (Operazione Malavita) fu condotta e sulla sua riuscita. Le testimonianze e i racconti dei protagonisti hanno fatto emergere dati incontrovertibili sull'esistenza di tale accordo e su come la mafia americana sia stata determinante per garantire sia la sicurezza delle navi in partenza per l'Europa, sia la minuziosa ricerca di notizie in vista dell'occupazione della Sicilia' (Ezio Costanzo, Mafia & Alleati. Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia, da Lucky Luciano ai sindaci «uomini d'onore», Le Nove Muse Editrice, Catania 2006, pag. 12-13), e sull'uso dei boss mafiosi da parte degli Alleati per rendere meno faticosa la conquista della Sicilia e in seguito per governarla, sempre Costanzo afferma: 'Uno dei più attivi collaboratori del governo militare alleato [n.d.e. in inglese Allied Military Government of Occupied Territories, abbreviato con la sigla AMGOT] fu Joseph Russo, un italo-americano capo della sezione palermitana dell'OSS. Scotten [n.d.e. il capitano americano W.E. Scotten, che era vice console americano a Palermo] attinse da Russo parecchie informazioni sulla malavita organizzata siciliana, con la quale quest'ultimo aveva preso contatti appena giunto in Sicilia. Fu lo stesso Russo a confermarlo in una intervista televisiva di qualche anno addietro: «Quando arrivai in Sicilia e assunsi il comando dell'ufficio di Palermo, la prima cosa che feci fu cominciare a cercare la malavita, i criminali, e risultò che erano per la maggior parte mafiosi. Molti divennero validi informatori dell'OSS. A loro piaceva il mio nome e anche il fatto che mio padre fosse nato a Corleone, il cuore della mafia. Feci la conoscenza di questa gente, gli alti mafiosi, ed erano grandi, divennero veramente grandi e non impiegarono molto tempo per riaffermare la loro solidarietà come banda, ed io conoscevo ognuno di loro. Quante volte mi sono incontrato con i boss mafiosi? Almeno una volta al mese. E il motivo per cui loro venivano a trovarmi era quello di essere sicuri di avere un appoggio morale, e poi chiedevano gomme, gomme per la macchina. Avevano bisogno di pneumatici per circolare e fare bene il loro lavoro, la loro beneficienza. Qualunque cosa fosse, non mi sono mai disturbato di scoprirlo. Insomma noi usammo la mafia nello stesso modo in cui i mafiosi cercarono di usare noi». L'AMGOT dispensò incarichi di ogni tipo e assegnò cariche istituzionali a piccoli e grandi mafiosi. Don Calogero Vizzini, come abbiamo visto, era diventato sindaco di Villalba; Salvatore Malta sindaco di Vallelunga; Genco Russo sovrintendente agli Affari Civili di Mussomeli; Damiano Lumia fu nominato interprete di fiducia (non si sa della mafia o degli americani) presso il Civil Affairs Office di Palermo; Max Mugnani, uno dei più noti trafficanti di droga, divenne depositario dei prodotti farmaceutici che gli americani avevano ammucchiato a cataste nelle campagne di Cerda e al boss mafioso Vincenzo De Carlo fu affidato il controllo degli ammassi di grano. Tali incarichi, assieme al rilascio dei porto d'armi ai picciotti di don Calò Vizzini, «costituirono l'investitura ufficiale del potere politico e amministrativo al quale la mafia aveva sempre mirato, potere non controllato e non soggetto a nessun obbligo di osservanza delle residue leggi italiane». In alcuni filmati dell'epoca, girati nelle vicinanze degli ammassi di grano, si scorgono personaggi del tutto simili a quelli che salivano e scendevano dalle navi americane al largo di Gela. Coppola, baffi, camicia e cravattino, lo sguardo serio e incresciosamente penetrante: sono i capi cosca locali, i più anziani uomini di rispetto che con la loro presenza, autorizzata dagli ufficiali del governo militare, garantivano l'ordinata e obbediente consegna del grano. Al braccio portavano una fascia di stoffa con scritto Civil Affairs. La nomina dei sindaci passava sotto il diretto controllo del capo degli Affari Civili dell'AMGOT, il colonnello Charles Poletti, una figura assai controversa, additato di essere sceso a compromessi con la mafia e di avere contribuito al suo riemergere (suo interprete personale, come abbiamo visto, era il mafioso Vito Genovese) ..... L'arrivo degli americani rappresentò per la mafia siciliana una manna dal cielo. Non solo i capi riconosciuti furono nominati sindaci, e quindi legittimati ad esercitare potere, ma fu loro concesso di svolgere impunemente le delittuose attività nei diversi settori controllati dall'AMGOT. Una sorta di ricompensa, da parte degli americani, per la collaborazione fornita dai bossi prima e durante l'invasione della Sicilia ma, soprattutto, un espediente per consentire loro libertà d'azione nella lotta contro gli ideali anticapitalistici che prendeva piede fra i contadini dell'isola. Riconsegnata al Re e a Badoglio, la Sicilia liberata tornò così in mano alla malavita, che si accinse sia a governarla dall'interno delle pubbliche amministrazioni, sia a destinarla a importante spartitraffico del commercio internazionale degli stupefacenti, settore verso cui la consorteria malavitosa americana guardava da tempo con estremo interesse' (Ibid., pag. 179-181, 186-187).

Ma torniamo nello specifico a Frank Gigliotti. La sua collusione con la mafia è stata confermata anche da Luigi Cipriani (1940-1992), deputato di Democrazia Proletaria e membro della Commissione Parlamentare Stragi, durante degli interventi in aula su Gladio (sedute dell’11 gennaio 1991 e 23 maggio 1991. In Stenografici sedute parlamentari X Legislatura). Ecco le sue parole:

'Vorrei ricostruire, partendo da alcune affermazioni contenute nel documento che lei ci ha inviato sull'operazione "Gladio", la vera storia di questa vicenda che non è neanche qualificabile come un patto stipulato tra la Cia e il Sifar, ma come una imposizione da parte di una potenza occupante, gli Stati Uniti, che hanno costituito ed organizzato nel nostro paese strutture armate clandestine preesistenti a quell'accordo che ora chiamiamo operazione "Gladio". Ciò viene confermato dalla sua affermazione secondo la quale, nel 1951, da una nota del generale Musco (il primo capo del Sifar) si rendeva noto che, stante la presenza nell'Italia settentrionale di un'organizzazione clandestina, autonomamente costituita dagli Stati Uniti, il Sifar aveva preso in considerazione la necessità di costituire a sua volta una struttura di questo genere e di cercare di arrivare ad un coordinamento con quella preesistente struttura americana. Vorrei ricordare che questa storia nasce con lo sbarco degli americani in Sicilia. Da quel momento, alcuni personaggi, che facevano contemporaneamente capo a Cosa Nostra (la mafia siculo- americana), all'Oss (che era il corrispondente della Cia di quegli anni) e alla massoneria, hanno operato nel nostro paese costituendo fin da allora una struttura armata. Vorrei inoltre ricordare che il primo intervento che ha utilizzato la strage come azione politica per condizionare le vicende politiche del nostro paese e per impedire una avanzata della sinistra è rappresentato dalla strage di Portella delle Ginestre. I personaggi dell'Oss che operavano in quegli anni - mi limito a citarne i nomi perché ricostruire tutta la storia sarebbe molto lungo - sono i seguenti: Frank Gigliotti, Max Corvo, Max Scamporino, Charles Poletti - tutti membri della massoneria e della Cia legati a Cosa Nostra - e Carmel Offie (incaricato delle operazioni speciali della Cia nel nostro paese. Quindi, la vicenda inizia da lì e comincia attraverso la costituzione di apparati armati clandestini reclutati dalla Cia. A tale riguardo vorrei ricordare che alla "stazione " Cia di Roma venne rinvenuto un elenco di duemila nomi di personaggi di destra che venivano identificati come soggetti in grado di utilizzare armi ed esplosivi, e disponibili per qualunque uso ed intervento al fine di impedire che in Italia si realizzasse un'avanzata del partito comunista e, in ogni caso, delle sinistre. È una storia che ha inizio da quelle vicende e che parte attraverso la costituzione nel nostro paese di una struttura clandestina armata che reclutava civili di orientamento anticomunista. Aggiungo anche che - del resto è qui presente il generale Viviani che può confermare questa mia affermazione - negli anni intorno al '68 vennero reclutati migliaia di ex militari, poliziotti, carabinieri e civili di orientamento anticomunista. Inoltre, in Sardegna venne organizzato un campo di addestramento. Quindi la vicenda si è sempre presentata in questi termini. Il generale De Lorenzo ed il generale Musco, primi capi del Sifar, furono imposti dagli Stati Uniti. Il generale Musco, in particolare, era capo dell'Associazione Italiana di Liberazione che veniva definita da Frank Gigliotti "gruppo di cinquanta generali del vecchio regime" decisi a tutto per impedire un'avanzata delle sinistre nel nostro paese. Questo personaggio golpista, che faceva capo a tale associazione, viene nominato primo capo del Sifar su indicazione degli americani' (http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/gladio.html).

Per concludere questo profilo dell'agente segreto Frank Gigliotti, è bene sapere anche che fu Gigliotti che 'reclutò personalmente Gelli e gli affidò la missione di stabilire un governo parallelo anticomunista in Italia con l'aiuto dell'antenna romana della CIA' (Ganser Daniele, NATO's Secret Armies: Operation GLADIO and Terrorism in Western Europe, 2004, pag. 73). D'altronde il fascista Gelli, dopo la caduta del fascismo, aveva collaborato con l'OSS 'per poter rintracciare pericolosi esponenti del nazi-fascismo, in pratica i suoi ex camerati' (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 26), ed era conosciuto nell'ambiente dei servizi segreti americani per essere un efficace delatore.

A proposito della comparsa di Licio Gelli sulla scena, la Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla Loggia Massonica P2 ha affermato che 'risalta altresì alla nostra attenzione la comparsa di Gelli sulla scena quando Gigliotti scompare, secondo una successione di tempi ed una identità di funzioni che non può non colpire significativamente'. In altre parole, questo significa, che Licio Gelli anche lui agente CIA, prese il posto di Frank Gigliotti. Cosa questa che fa capire quale fosse lo 'spessore' del personaggio Gigliotti con cui si misero le ADI.

Ecco dunque chi era il 'pastore evangelico' massone Frank Gigliotti, che scrisse la memoria difensiva dei Pentecostali su pressione delle ADI e che le ADI avevano in grande considerazione perchè si era mosso per fargli avere la 'libertà religiosa': un agente segreto americano colluso con la mafia che operò assieme ad altri agenti dell'OSS a far sì che la Sicilia tornasse in mano alla mafia!

E visto che Frank Gigliotti a partire dal 1947 fu un agente della CIA, per completare il quadro sconcertante ed inquietante di questo 'reverendo' amico delle ADI, terminiamo con un riferimento alle tecniche escogitate dalla CIA per i suoi agenti negli anni '50.

Essi usavano dei trucchi da prestigiatore per ingannare il nemico, questo è quello che emerge dal ritrovamento fatto di un libro dal titolo The Official Cia Manual of Trickery and Deception (Il manuale di trucchi e inganni della CIA). Nel manuale ad uso degli agenti segreti statunitensi, scritto da John Mulholland, prestigiatore e illusionista, si trovano modi segreti per mandare segnali ai colleghi e per ingannare il nemico anche sul proprio stato d'animo. Ma non solo trucchi, perchè il Manuale faceva parte di un progetto molto più ampio chiamato MK-Ultra (anni '50-'60), nel quale oltre ai trucchi da mago vennero sperimentate anche sistemi di controllo molto più seri sui nemici. Il progetto, che prevedeva l'uso di droghe e dell'ipnosi per far parlare i prigionieri, fu sospeso nel 1973, in seguito alle numerose cause legali che seguirono agli esperimenti fatti negli Usa. Il libro in quell'anno avrebbe dovuto essere distrutto, ma in realtà non tutte le copie furono fatte sparire (cfr. 'Il manuale della spia perfetta' in http://www.focus.it/).

 

Frank Gigliotti e il criminale mafioso Michele Sindona

 

A proposito di collusioni con la mafia, Frank Gigliotti ebbe rapporti anche con Michele Sindona (1920-1986) di cui si legge su Wikipedia che 'è stato un banchiere e criminale italiano. Sindona è stato un membro della loggia P2 (tessera n. 0501) e ha avuto chiare associazioni con la mafia [n.d.e. tanto da essere soprannominato 'il banchiere della mafia']. Coinvolto nell'affare Calvi e mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto avvelenato in prigione, dopo la condanna all'ergastolo' (http://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Sindona).

Questo è quello che si legge in un intervento del deputato di DP Guido Pollice alla Camera dei Deputati datato 4 Ottobre 1984. Lo riporto integralmente senza tralasciare niente perchè voglio che abbiate chiaro anche tutto il contesto.

'Signor Presidente, è ben strano — lo hanno già sottolineato molti colleghi — questo dibattito sulle conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Sindona: pochi addetti, scarsa attenzione da parte dei colleghi e vano lo sforzo compiuto stamattina da Bassanini, che richiamava il regolamento per cercare di portare in aula qualche collega. Evidentemente, Bassanini non ha letto l'ordine del giorno di alcune Commissioni questa mattina, fra i quali quello delle Commissioni riunite esteri e difesa, che recava «Norme sul controllo delle vendite di armi all'estero; Norme sull'esportazione, importazione e transito di materiale bellico», e cose di questo genere. Caro Presidente, è ovvio che questi argomenti interessano di più di un fatto che ha segnato la stagione della nostra vita politica di questi anni, uno dei fatti più significativi della nostra storia. Ma veniamo allo svolgimento di questo nostro compito, perché ritengo necessario che tutte le forze politiche dicano la loro; e noi di democrazia proletaria non ci sottraiamo. Mi ha colpito in questi giorni un titolo del giornale la Repubblica, nella sua edizione del 28 ultimo scorso : «Un magliaro che scalò il cielo» . Più di ogni altro rende l'idea di che cosa si tratta e di che cosa parliamo. Molti hanno scritto, soprattutto all'estero, che si tratta di una storia all'italiana. Io aggiungo che è una storia internazionale, tipica della nostra epoca. E non solo perché è coinvolto lo Stato del Vaticano e la sua santa rapacità, ma perché c'è la Svizzera e il suo sistema di potere. La Svizzera, il paese del segreto bancario, il paese delle banche che veicolano i soldi sporchi, il paese delle banche che intercettano e custodiscono i soldi della droga che uccide i nostri giovani e i giovani di tutto il mondo . Perché ci sono gli Stati Uniti, con la loro logica imperialista, e l'Inghilterra delle lobbies e dei ponti dei frati dai vari colori. Perché 'c'è anche la miriade di Stati sudamericani, o meglio degli «Stati delle banane». Ecco perché è un fatto internazionale e non una storia italiana.

Dieci anni dopo il 1974, possiamo ripercorrere tranquillamente la storia dell'Italia politica ed economica . E lo possiamo fare a chiare lettere, signor Presidente: possiamo dire la verità sulle responsabilità della democrazia cristiana, e non tentare, come ha cercato il Presidente Azzaro, di mitigarle, di nasconderle, di tacerle. E possiamo intravedere anche, e stagliarsi ben definita, la figura di Andreotti, e il suo ruolo in tutte le vicende in questione. Ecco perché la tesi — che è apparsa in questi giorni sui giornali — dei ricorsi storici e del fatto che nel nostro paese ogni 7-8 anni spunta uno più furbo degli altri, che ruba, malversa, imbroglia piccoli e grandi risparmiatori, veri e falsi finanzieri, speculatori o banchieri di Dio, non regge ; o, meglio, non è sufficiente a capire il profondo intreccio fra potere politico, e quindi la democrazia cristiana — che lo detiene, perdio!, dal 1945 — e i poteri occulti (la P2 e la mafia) e la criminalità economica come si è svolta in questi anni. E' utile ripercorrere le tappe della irresistibile ascesa del «magliaro di Patti», come lo ha chiamato Turani, uno che ne sa. E più di lui ne sa il suo direttore Scalfari, che a suo tempo — nella prima fase, è chiaro — lo coprì, in nome forse del suo passato di borsista : non molti probabilmente ricordano che Scalfari tra i suoi hobby coltivava quello di occuparsi di borsa. Lo difese, gli spianò la strada, lo introdusse nel grande mondo. Abbiamo forse la memoria corta ma non tanto da scordarci i paginoni centrali de L'Espresso, quello grande come un lenzuolo, tanto per intenderci, che di settimana in settimana segnavano i tempi ed i valori di alcuni titoli in piazza degli Affari.

Certo, le cose poi sono cambiate e Scalfari e i suoi giornali (vecchi e nuovi ) hanno contribuito a sgretolare, insieme ad altri, l'impero di Sindona. Solo che tutto questo non è passato in maniera indolore, non è stato una sorta di gigantesco «Monopoli» ; si è trattato di cose giocate sulla pelle della gente, sugli interessi del popolo italiano. Questa è la cosa grave: scorrendo alcuni documenti, sembra di leggere il resoconto di una notte trascorsa a giocare a «Monopoli», ma in realtà è stata una storia di truffe, di raggiri, di morti, di discrediti, di scandali che hanno infangato il nostro paese.

Ma torniamo a Sindona e alla sua storia. Qualche collega frettoloso che deve prendere l'aereo questa sera per tornare a casa, ai suoi affari e soprattutto, se si tratta di un uomo di governo, ai suoi interessi (i socialisti poi a casa già ci •sono tutti) mi dirà che tutto questo è conosciuto. E vero, ma è necessario ripeterlo, per capire le conclusioni, per capire come sono avvenute le cose, affinché si possano dare giudizi corretti. E noi di democrazia proletaria siamo pronti a fare questo sforzo anche se ci dispiace di non essere stati presenti nella passata legislatura e di non aver quindi potuto seguire da vicino le vicende e le inchieste della Commissione. Abbiamo però sufficiente memoria per ricordare e abbiamo cercato di leggere quello che altri hanno scritto. E allora, ecco Sindona, amico di Marinotti padrone della SNIA: questa è la sua entratura. Marinotti è uno dei «padronipadroni», uno della «razza padrona», per dirla con Turani (uno che ne sa) . Ecco poi la scalata attraverso la compravendita di alcune aziende che i deputati di Milano (ma non ne vedo qui nessuno) sanno benissimo che cosa fossero : la Vanzetti o la CTP, rottami del dopoguerra che non contavamo niente sul piano industriale. E poi l'incontro-scontro con Cuccia . E poi questo personaggio che a mano a mano viene fuori e che è chiamato il ripulitore di bilanci, una figura che certo non è sparita perché il nostro paese ne è pieno. Tra l'altro, è uno dei mestieri che rende di più.

Ecco poi Sindona acquirente di banche. Possiamo enumerarle. Tanti ne hanno parlato e hanno fatto l'elenco, ma io voglio rifarlo perché questi nomi, messi uno dietro l'altro, tratteggiano tutta una storia: Hambro, Continental Illinois bank, Privata finanziaria, Banca unione, Finabank, Amincohr, Banca di Messina, Generale di Credito, Banca Wolff, Banca Franklin. E poi l'acquisto e la vendita coatta dell'Italcementi. Aveva tentato la scalata all'impero di Pesenti, che in quel momento era più forte di lui all'interno della democrazia cristiana. Ricevette una botta sulle mani ma in cambio la vendita coatta di tutte le azioni dell'Italcementi fu pagata a valori superiori a quelli reali. Poi si sprecano — anche ma non solo su L'Espresso — titoli come «drago della borsa», «mago di azioni inesistenti» (vorrei ricordare la Pacchetti e la Talmone: in pochi mesi da produttore di una buona ma limitata quantità di cioccolata, questa società diventa una delle regine principali della borsa nazionale. Poi la Pozzi. Di seguito, tacita cordata con Calvi, tacita cordata con la Bonomi, tutta gente del Gotha del capitale e dell'economia nazionale.

Poi, a coronamento di tutto questo, per la sua figura di santo amico del Vaticano, ne rileva l'impero azionario (vorrei ricordare la Generale immobiliare, la Condotte acque), in cordata con Marcinkus cerca di approdare alla Bastogi, non ci riesce e cerca la cordata con l'Hambro attraverso la Centrale. È di quel tempo una delle operazioni più spericolate che sono state denunciate questa mattina da un esperto come Minervini: l'operazione OPA, vera e propria truffa che stava per essere perpetrata nei confronti dei piccoli azionisti e dei risparmiatori. Ma a questo punto si apre lo scontro gigantesco all'interno della economia nazionale; vince Cefis, come tutti sanno, e Sindona resterà da solo contro tutti, coperto da quell'anima buona di Merzagora che gli ha creduto fino in fondo. Per fortuna che in questa fase vi sono uomini, certamente non rivoluzionari, non di sinistra, e neanche tanto democratici, come La Malfa, che, solo, riuscì a coprire, a frenare quel processo di sviluppo. Per fortuna che vi sono anche alcuni esecutori dello Stato che tengono al loro ruolo e soprattutto alla loro onestà, come Sarcinelli. Altrimenti questa scalata sarebbe andata sino in fondo e avrebbe avuto successo. Poi c'è il declino con colpi di scena a catena ed il passaggio — ecco qui il collegamento — concordato di molta parte dell'impero di Sindona a Calvi. E allora qui cito soltanto i titoli di alcuni fatti significativi: l'Immobiliare Roma, la Franklin, la Talcot, l'acquisto della Società sviluppo di Milano, un'antica finanziaria, l'Edilcentro, il prestito di 100 milioni di dollari del Banco di Roma, la Finambro. È tutta storia che tutti conoscono, che la Commissione ha già scritto nei suoi ponderosi volumi, e tutto ciò che non ha fatto la Commissione lo hanno scritto i giornali e lo hanno letto i lettori attenti. Quello che a noi interessa è da chi, come, quando e perché questo «signore del male» (come lo ha chiamato qualche giornale straniero) è stato coperto e per conto di chi ha agito. Ma questa è una domanda retorica perché conosciamo la risposta. La sua permanenza nelle patrie galere, anche se di massima sicurezza, come quella di Voghera, non garantisce di per sè che si giungerà a sapere fino in fondo la verità. I giudici italiani, come già quello americano, potranno e dovranno colpire e punire tutti i reati finanziari e scoprire le connivenze di tutti, dalla Banca d'Italia all'Ufficio italiano cambi, dagli organi di controllo ai ministri, dalle commissioni varie al Parlamento e fuori del Parlamento. Ma questi giudici dovranno anche scoprire le responsabilità e dovranno mettere in luce tutti i reati penali e la connessione che questo signore ha e ha avuto con la mafia, la loggia P2 e per gli omicidi di cui è responsabile in quanto mandante: uno per tutti, quello dell'avvocato Ambrosoli.

Che cosa resterà alla Camera questa sera dopo che avremo votato qualche mozione, nelle quali le varie forze politiche si sono espresse? Che cosa resta alla Camera se non invitare caldamente il Governo a fare alcune cose? Una cosa la potrebbe fare almeno : colpire chi nei posti di massima responsabilità ha collaborato con Sindona e si trova ancora oggi a ricoprire ruoli di massima importanza . Tutti conoscono i nomi, ma questi signori sono ancora al loro posto. Quale ruolo e quale responsabilità hanno? Il Governo, per esempio, potrebbe adottare provvedimenti cautelativi, affinché episodi come quelli di Sindona non abbiano a ripetersi . E in quest'aula una serie di sollecitazioni e di individuazioni dei problemi sono venuti molto puntualmente da chi conosce la scienza delle finanze, da chi ha studiato fino in fondo il meccanismo bancario: mi riferisco al professor Minervini. Non si è operato con energia per scoprire le responsabilità, si sono coperti gli scandali, si sono occultate le prove, si sono privilegiati i politici corrotti e ormai, signor Presidente, sono chiari i risvolti dei rapporti fra la loggia P2, Calvi, lo IOR-Ambrosiano, che hanno segnato i tempi della nostra vita politica, hanno sconvolto l'opinione pubblica e coinvolto fino in fondo il mondo politico.

Ci sono state poche persone che si sono salvate, perché proprio dagli atti di cui siamo riusciti a venire in possesso si evince che le norme costituzionali sono state calpestate, che nessun Governo ha agito e che tutti i governi che si sono via via succeduti sono rimasti inerti di fronte al diritto e alle leggi che venivano violate. Ecco perché il Governo deve muoversi per colpire le responsabilità emerse, ecco perché non ci accontentiamo che facciano delle fugaci apparizioni alcuni ministri questa mattina e qualche sottosegretario questo pomeriggio, per giunta sprovveduto, che forse potrà riferire, ma che difficilmente potrà dire come si siano svolte le cose in quest 'aula: Ecco perché crediamo che questo sia un rituale falso, come sono falsi i modi in cui si concludono tutte queste Commissioni d'inchiesta, che si chiudono come un imbuto, senza alcun risultato, perché non c'è la volontà di agire e di ottenere risultati. Bisogna aver chiaro, signor Presidente, colleghi, che la vicenda Sindona dà alcuni segnali. Questo paese — lo ha dimostrato, perché non si possono sopportare dieci anni così pesanti, così duri, così massacranti per la nostra democrazia — ha la capacità di reagire, ma la classe politica è sorda, profondamente sorda, a tutto questo.

Si assiste così ai dibattiti rituali che concludono vicende nere della nostra storia. Eppure la vicenda Sindona imporrebbe la necessità di chiarire, per esempio, il ruolo che la mafia (per fortuna che adesso, dopo aver pagato con decine di vittime, si comincia a muovere qualcosa anche in questo campo) ha avuto nella vicenda Sindona. Non si possono infatti fare cose come il tentato rapimento di Sindona a New York o il viaggio di Sindona a Palermo se non si hanno collegamenti stretti con l'organizzazione mafiosa del nostro paese. Allora qui è necessaria la capacità di scoprire collegamenti, di scoprire i momenti interni ed esterni di tali collegamenti. Se si ha volontà — e lo ha dimostrato chi in questo momento sta agendo contro la mafia —, si può andare fino in fondo. Ma questo è il compito dei magistrati, questo è il compito degli inquirenti, mentre compito del Parlamento è mettere sul tavolo degli inquirenti i nomi e le responsabilità; ma ciò il Parlamento non lo vuol fare, lo nasconde! E soprattutto la vicenda Sindona impone la necessità di fare luce — come richiedono molte parti politiche — sulla vicenda del riciclaggio del denaro sporco. E una cosa indegna, signor Presidente, che la Banca d'Italia autorizzi — come ha autorizzato in questi anni — il riciclaggio del denaro sporco, perché non c 'è controllo sul movimento bancario, perché si autorizzano aperture di sportelli bancari là dove non è necessario, e non soltanto in Sicilia, in Calabria e in Campania! Questo è un sistema basato su questo tipo di logica economica! Ecco perché la Banca d 'Italia è complice in questi meccanismi! Ma soprattutto il Parlamento deve imporre una volta per tutte la necessità di dare ai magistrati la lista dei 500, questa famosa lista che, signor Presidente, — ne parlerò dopo — è conosciuta in buona parte e in buona parte si può intuire perché non sia conosciuta.

Come è stato richiesto da più parti ed anche, poco fa, durante questo dibattito, vorremmo sapere una volta per tutte a quanto ammontino le perdite che il Banco di Roma ha avuto in questa vicenda. È possibile che in una questione che interessa il paese, i cittadini e l'erario, tutto sia sparito nei meandri di questi ripulitori di bilanci; perché ripulitori di bilanci non sono soltanto Sindona ed i suoi amici, ma anche i direttori del Banco di Roma che si sono succeduti. Ecco perché non si riesce a sapere quanti soldi il Banco di Roma abbia perso in questa vicenda. Alla luce dei fatti emersi, molti fenomeni potevano essere evitati, certo : tutti possiamo affermare che i soldi pubblici potevano essere risparmiati solo che gli strumenti fossero stati attivati. Sentite questo «politichese»! Invece questi interruttori, caro Presidente, non sono stati attivati ed è chi aveva le mani sull'interruttore che va ricercato; perciò questa ricerca va fatta nel gruppo politico dirigente del paese. Non si può dare la colpa ad alcuni funzionari, ad alcuni addetti alle banche, ad alcuni banchieri di tale capacità, di aver saputo svolgere un ruolo così importante. Qui c'è dietro la copertura politica, ci sono le coperture politiche! Abbiamo detto, l'ha detto la Commissione parlamentare di inchiesta, lo dicono gli atti, si sa — è voce di popolo — ed è stato dimostrato che Andreotti ha difeso Sindona. Questo è vero, ma proprio per questo, siccome Andreotti è stato il padrino (con la P maiuscola) di Sindona, non vedo perché qualcuno si sia scandalizzato di fronte alla richiesta, che poc'anzi hanno avanzato i colleghi radicali, di chiedere le dimissioni di Andreotti. Noi ci associamo alla richiesta delle dimissioni di Andreotti, proprio perché non ci limitiamo a sporgere denunce generiche, ma anche perché tutta una serie di elementi che sono stati addotti sono presenti nei documenti e ci portano a nutrire molto di più che semplici sospetti.

Nessuno può usare il proprio potere, il proprio illimitato potere per difendersi: ecco perché noi chiediamo al Governo, nella nostra risoluzione, di invitare il ministro Andreotti a dimettersi per difendersi come un qualsiasi cittadino e non come un cittadino con tanto potere. In nessun paese del mondo sono successe cose di questo genere, in nessun paese del mondo vi sono ministri che continuino ad usare in modo così sfacciato il potere che detengono. Se mi permette, signor Presidente, vorrei svolgere due considerazioni finali, che scaturiscono dal dibattito che si è svolto questa mattina. La prima riguarda la dimensione internazionale di Sindona, con riferimento ad un episodio che ha citato il vicepresidente Azzaro a proposito dei mercati internazionali finanziari e della vicenda americana di Sindona. Mi riferisco ai rapporti di Sindona con Frank Gigliotti e Mac Caffari; sembra di parlare dei libri di Mike Spillane, e mi potrà capire chi è appassionato di libri gialli e si diletta di un certo tipo di letteratura americana. Il primo dei due personaggi che ho citato lavora per i servizi segreti americani, come diceva l'onorevole Azzaro, quello dello sbarco americano in Sicilia, il secondo per i servizi segreti inglesi . La questione importante, però, non è questa; è, invece, che questi due sono, nello stesso tempo, agenti di servizi segreti (e lo sono restati) massoni e banchieri. Quando noi diciamo, quindi, intreccio CIA-finanzamassoneria-Vaticano, non buttiamo lì una frase tanto per farlo, ma parliamo di fatti concreti, di collegamenti concreti. Questi signori, insieme con Sindona, insieme con Marcinkus, erano il collegamento diretto che sta alla base della nostra affermazione e del modo in cui la formuliamo. Vorrei poi ricordare — peccato che non abbia molto tempo a mia disposizione, ma queste cose saranno poi evidenziate dalla storia — che tutta la vicenda nasce dalla strage di Portella delle Ginestre. È questa una storia triste del nostro paese, ma dietro questa strage stanno questi signori che ritroviamo a distanza di anni in collegamento con chi ha tentato di colpire e di conquistare il potere nel nostro paese. Ecco perché la faccia di Sindona che non è apparsa è proprio la faccia di Sindona banchiere dei golpisti, signor Presidente: sì, lo ripeto, banchiere dei golpisti. Il signor Sindona partecipò alla riunione del 1971 con Gelli e con i generali che sono nelle liste della loggia P2 . Non lo dice Guido Pollice, di democrazia proletaria, Io dice una testimonianza compresa nella documentazione e negli atti processuali, lo dice Siniscalchi, con ampie prove.

Vorrei fare ora un'ultima considerazione, sempre alla luce del dibattito di questa mattina. Mi riferisco alla vicenda, sempre citata dal collega Azzaro, di Barone, nominato direttore del Banco di Roma su segnalazione — vi rendete conto, colleghi, di questa finezza? — di Andreotti e di Sindona . Entrambi avevano avvertito la necessità di segnalare questo signore per la carica di direttore del Banco di Roma. Mi riferisco ad un articolo, apparso su Panorama il 19 dicembre 1978, a firma di Romano Cantore, quando non si sapeva ancora nulla di Gelli e di tutto il suo mondo, quando cioè non si sapeva quanto stava accadendo nel nostro paese. Che cosa dice Barone? Dice : ho visto la lista dei cinquecento. Questa affermazione viene rilasciata il 7 febbraio del 1978 ai giudici Viola ed Urbisci. Egli fa alcuni nomi di questa famosa lista. Chi fa alcuni nomi di una lista che sa benissimo di conoscere, in realtà lancia dei messaggi; siccome parliamo di mafia, quando si lanciano dei messaggi si parla in un modo per far capire all'altro che cosa si voglia intendere. Quali sono i nomi che fa il signor Barone? Il conte Agusta, Anna Bolchini — sappiamo benissimo chi sia questa signora —, Lamberto Michelangeli della CIGA — amico personale di Leone (poi sulla CIGA potremmo aprire un altro capitolo in ordine al ruolo svolto da questa società) —, Claudio Lolli Ghetti — signor Presidente, la «Rosa dei venti» non le dice nulla? —, Gaetano Caltagirone — amico degli amici —, poi due carabinieri puliti, Vito Miceli e Franco Picchiotti, il procuratore Carmelo Spagnuolo, Licio Gelli, il direttore della Banca nazionale del lavoro Fabio Laratta, Tom Carini dell'ICIPU, Raffaello Scarpitti, uomo della democrazia Cristiana, Stelio Valentini, genero di Fanfani . Inoltre Barone dice: «ho delle perplessità sul nome di Piccoli, penso che ci sia questo nome ma ho delle perplessità, però sicuramente nella lista vi sono i nomi di Filippo Micheli e di Flavio Orlandi, socialdemocratico».

Signor Presidente, questa non è una lista di esportatori di valuta, non è una lista di signori che hanno commesso questo reato o che secondo Barone, che le cose le sa, si sono macchiati del reato di esportazione di valuta. Noi di democrazia proletaria abbiamo ragione di ritenere che questa rappresenti la parte coperta della P2: ci smentiscano i democristiani, il Parlamento! Noi abbiamo ragione di intendere che questa, ripeto, sia la parte coperta della P2, in quanto questo modo di pronunciare alcuni nomi è sintomatico. Se Sindona riuscirà e vorrà parlare si potrà completare questa famosa lista della P2. Signor Presidente, lei deve ricordare che la lista della loggia P2 è di oltre 900 nomi: questi sono 500, pertanto fanno un totale di 1400 ; poi, «ravanando», come si dice a Milano, si potrebbe andare a ricercare gli altri che mancano . Ecco perché noi abbiamo ragionevoli dubbi, proprio perché i signori che ho citato li ritroviamo immancabilmente in tutti i movimenti ed in tutti gli affari politici del nostro paese. Ho poi elementi che mi fanno ritenere che questa sia la parte occulta della lista della loggia P2, proprio perché ho avuto l'attenzione di andare a leggere alcuni libri che molto probabilmente sono sfuggiti a molti colleghi: mi riferisco ai quattro volumi di Gianni Flamini, una ricerca attenta, costante, continua, che, se saputi leggere (mettendo in fila i dati uno dopo l'altro), permettono di fare — a cuor tranquillo — le afférmazioni che ho fatto questa sera. Signor Presidente, ho chiuso; però vorrei ricordarle che nel 1974, quando cade l 'impero Sindona, nel paese succedono alcune cose strane (e qui ci sono alcuni colleghi che le cose strane le hanno già dette, le hanno già denunciate, le hanno già ricordate): la strage di Brescia, la Rosa dei venti, il MAR di Fumagalli in Valtellina, il SID parallelo e tutta la vicenda della NATO ; e poi Pian di Rascino e la uccisione di Degli Esposti. Tutto ciò in una fase particolare a livello mondiale: le denunce del Watergate, la defenestrazione di Nixon, grande amico di Sindona.

Questo mi fa ripetere, signor Presidente, che sono stati dieci anni duri della nostra storia, dopo i quali arriviamo, come si dice, a «babbo morto» . A «babbo morto» perché si arriva senza una conclusione, solo ad auspici: le forze della sinistra auspicheranno, auspicano nelle loro conclusioni, nelle loro mozioni finali, che la Camera. .. Ma la Camera è in grado di fare le cose che vengono consigliate e che sono livelli minimi di salvaguardia della democrazia? Io non credo che la Camera sia in grado di invitare il Governo a fare queste cose. Eppure esiste nel nostro paese una coscienza democratica, che ha il diritto di chiedere che le cose non restino come sono rimaste finora. È un meraviglioso popolo il nostro, che non merita questo gruppo dirigente pieno di mascalzoni (Applausi dei deputati del gruppo di democrazia proletaria, all'estrema sinistra e dei deputati del gruppo radicale) .

(IX Legislatura - Discussioni - Resoconto stenografico 195. Seduta di giovedì 4 ottobre 1984 - Presidenza del vicepresidente Oddo Biasini indi del vicepresidente Aldo Aniasi e del Presidente Leonilde Iotti, pag. 17630-17636)

 

Coinvolto nella scissione del Partito Socialista Italiano di Palazzo Barberini nel 1947

 

A gennaio del 1947 ci fu una scissione storica nel Partito Socialista Italiano, nella quale troviamo coinvolto l'immancabile Gigliotti. Per capire cosa c'entra Frank Gigliotti anche nella scissione del PSI verificatasi nel 1947, e che diede vita al PSLI (che poi nel 1952 diventerà PSDI), dobbiamo spiegare perchè si verificò questa scissione. Al congresso del PSI del '1946 - si legge sul sito del Partito Socialista Democratico Italiano - emersero forti contrasti politici fra la linea politica del segretario Pietro Nenni – tesa a proseguire l’attiva collaborazione col Partito Comunista Italiano – e la minoranza guidata da Giuseppe Saragat, il quale rivendicava al contrario l’autonomia dei socialisti dal Pci. Culmine di questa accentuata divaricazione di idee, strategie e modelli, fu la Scissione di Palazzo Barberini”, che l’11 gennaio 1947, al termine di una concitata riunione, sancì la nascita del PSLI, Partito Socialista dei Lavoratori Italiani. ”Il partito che oggi sorge – dichiarò Saragat nel suo discorso per la fondazione del partito – ha lo scopo essenziale di creare le premesse per la vera unità democratica della classe lavoratrice: solo un movimento come il nostro, capace di dare una risposta concreta ai bisogni dominanti del popolo che sono la libertà, la giustizia e la pace, potrà trascinare la maggioranza dei lavoratori con l’impeto irresistibile di un moto storico”. Da quel momento le due anime del Socialismo italiano – quella massimalista, di matrice rivoluzionaria, e l’ala riformista, d’ispirazione parlamentare – che avevano convissuto insieme per tutta la prima parte del Novecento, intrapresero strade diverse. Ventotto parlamentari socialisti seguirono Saragat nel nuovo cammino, tanto che alla fine di quello stesso anno i Socialdemocratici entravano a far parte della maggioranza di governo del Paese, con Giuseppe Saragat vicepresidente del Consiglio dei Ministri guidato da Alcide De Gasperi. Alle elezioni del 1948 i socialdemocratici italiani si presentarono come una forza politica collocata a sinistra, laica e riformista, aperta al contributo di altre forze del centrosinistra portatrici di analoghi valori. Raggiunse un significativo 7% di consensi e contribuì in maniera sostanziale a controbilanciare l’avanzata del Fronte Popolare formato dal Pci e dai Socialisti di Nenni. L’attuale denominazione di Partito Socialista Democratico Italiano risale, invece, al 7 gennaio 1952 quando, durante il VII congresso nazionale, il Partito Socialista – Sezione Italiana dell’Internazionale Socialista, sorto un anno prima dalla confluenza nel Psli del Partito Socialista Unitario, prescelse il nuovo nome per marcare la propria spiccata identità democratica rispetto al partito comunista e alla direzione che stava seguendo in quel momento il Partito socialista.. Appena costituito, il Psdi, che contava all’epoca circa 80mila iscritti, elesse come primo segretario Giuseppe Saragat, suo indiscusso leader e fondatore' (http://www.partitosocialistademocraticoitaliano.it/). Dunque, la causa di questa scissione fu la collaborazione con i Comunisti, che come sappiamo erano in forte avversione ai Massoni degli USA rappresentati da Frank Gigliotti (che ricordatevi era anche un agente della CIA che in quegli anni era disposta a ricorrere anche all'illegalità per contrastare i Comunisti in Italia). E dunque la massoneria americana assieme a quella italiana, provocarono quella scissione. Nel libro In Banks We Trust (Nelle Banche Noi Confidiamo) scritto da Penny Lernoux, leggiamo che 'secondo un ex importante Massone Italiano, la scissione nel Partito Socialista Italiano (PSI) che creò il Partito Social Democratico Italiano (PSDI) fu 'interamente provocata da Massoni negli Stati Uniti e in Italia' (Penny Lernoux, In Banks We Trust, pag. 201), e lo scrittore Alfio Caruso, durante dibattito pubblico, ha affermato a proposito di questo scisma che Frank Gigliotti 'fu uno degli ufficiali pagatori dello scisma socialista di Palazzo Barberini nel ’47, quando nacque poi il partito social-democratico di Saragat, che fu pagato interamente dalla massoneria americana attraverso i sindacalisti italiani' (http://www.clarissa.it/). Lo scrittore Giuseppe Casarrubea dice che fu l'agente Oss Frank Gigliotti 'che proprio in quel periodo (gennaio 1947) porta a termine la scissione socialista di Palazzo Barberini guidata da Saragat' (Giuseppe Casarrubea, Storia segreta della Sicilia, IV Edizione Tascabili Bompiani, ottobre 2007, pag. 146). Non meraviglia quindi venire a sapere che nel luglio del 1947, Giuseppe Saragat mentre si trovava negli USA, ebbe un incontro con il massone Frank Gigliotti, durante il quale Gigliotti confidò a Saragat di essere d'accordo 'con l'uso dell'illegalità e della violenza impiegate da Giuliano contro i comunisti'.

Peraltro Giuseppe Saragat - in base a quello che dice Roberto Fabiani - era un massone iniziato durante l'esilio alla loggia Fratelli Rosselli di Parigi (cfr. Roberto Fabiani, I Masssoni in Italia, pag. 16). Come era massone (appartenente alla loggia segreta 'Giustizia e Libertà') Luigi Preti (1914-2009), il deputato PSLI che - come vedremo dopo - al Parlamento prese le difese delle Assemblee di Dio in Italia perorando la loro causa, e che Pier Ferdinando Casini, segretario dell'UDC, nel Gennaio 2011 nel presentare i Discorsi Parlamentari di Luigi Preti lo ha definito 'una figura di rilievo della nostra storia recente, che molto ha contribuito alla rinascita ed al consolidamento dell’Italia repubblicana. Preti ebbe infatti un ruolo di primo piano nel porre le fondamenta della nostra democrazia: impegnato, prima nell’Assemblea Costituente, poi per nove legislature alla Camera dei deputati e chiamato inoltre, in questo lungo periodo, a ricoprire delicati incarichi di Governo' (http://www.pierferdinandocasini.it/). Ed ancora, risultano massoni pure questi altri membri del PSLI: Giuseppe Emanuele Modigliani (cfr. Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 294, 614; Scottà Antonio, Giacomo Della Chiesa arcivescovo di Bologna. L'ottimo noviziato episcopale di papa Benedetto XV, Rubettino, 2002, pag. 558), che quando ci fu la scissione diventò presidente del PSLI; Giuseppe Canepa (cfr. Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 397), e Giovanni Ernesto Caporali (Enrico Serventi Longhi, Alceste De Ambris. L'utopia concreta di un rivoluzionario sindacalista, Franco Angeli Editore, 2011, pag. 235). Anche Giordano Gamberini, che fu Gran Maestro del GOI dal 1961 al 1970, entrò nel PSLI: 'Fu in effetti uno dei primi ad accorrere tra le braccia degli scissionisti di Palazzo Barberini' (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 30).

Mi pare dunque che i collegamenti siano chiari tra Frank Gigliotti e il PSLI (poi PSDI, che assieme al Partito Socialista sul sito della Gran Loggia Autonoma delle Calabrie vengono definiti i «massonicissimi Partito Socialista e Partito Social Democratico» - cfr. http://www.gladc.it/letturecur.htm) fatto nascere e finanziato dalla Massoneria. E difatti il professore Fabio Martelli afferma che 'la muratoria italiana potè presto contare su un discreto seguito presso il Partito socialdemocratico: anche in questo caso l'azione di Frank Gigliotti si rivelò determinante, poichè sua fu la decisione di sostenere i partiti della Sinistra moderata, coinvolgibili in un'attiva funzione anticomunista .... e questo supporto del GOI allo Psdi favorì il proselitismo muratorio nel partito di Saragat che si allargò poi a dirigenti dell'Uil (Unione Italiana del Lavoro)' (Fabio Martelli 'La Massoneria italiana nel periodo repubblicano', in Gian Mario Cazzaniga, Storia d'Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 735).

E dunque non dobbiamo meravigliarci se Luigi Preti nella seduta parlamentare del 28 Ottobre 1952 ebbe ad affermare che il suo partito aveva deciso di schierarsi in difesa delle minoranze religiose, tra cui ovviamente c'erano le ADI: 'Il nostro partito, al congresso di Genova, si è assunto ufficialmente il compito di difendere nel paese le minoranze religiose, per le quali chiede comprensione e giustizia. Vi è stato qualcuno (mi pare Salvemini) che ha rimproverato a noi di non occuparci di queste minoranze. Quel tale, evidentemente, ha errato, perché noi abbiamo sempre sentito questa esigenza. Noi sappiamo anche che molti cattolici consentono con noi in quanto, appunto, sono nutriti di spirito liberale, ma non osano alzare la voce (direi, non osano alzare nemmeno un dito) contro il fanatismo clericale del tipo di quello del cardinale Schuster, che chiede misure contro i protestanti, in quanto «portatori dell’errore di Martin Lutero, contro la luce della verità». Questo fanatismo non è neppure condiviso dalle masse cattoliche. In fondo, è una minoranza esigua e sclerotizzata di cattolici italiani che pensa alla maniera del professor Gedda o del padre Lombardi, anche se costoro pare si arroghino con presunzione, di fronte al paese, il diritto di rappresentare veramente il cattolicesimo italiano, magari in contrapposizione agli attuali dirigenti del partito al potere. Quando noi facciamo queste ed altre critiche del genere, troviamo sempre qualche cattolico di tendenza liberale che ci viene a dire: «Lasciate correre su questo argomento delle minoranze religiose; lasciate correre sulla questione della limitazione delle nascite, e su altri problemi del genere; siate prudenti. Voi avete ragione in merito a diverse questioni anche di ordine politico; ma non dovete insistere, perché non bisogna rendere la vita difficile agli onorevoli De Gasperi e Scelba, di fronte al pericolo di un’alleanza dei cattolici intransigenti e fanatici con l’estrema destra monarco-fascista in Italia: alleanza che poi sfocerebbe, inevitabilmente, anche in uno spostamento dell’asse politico». Io direi che queste considerazioni le abbiamo fatte spesso. Anzi, le abbiamo fatte anche troppe volte; ed è forse per questo che così spesso siamo apparsi eccessivamente accomodanti. Ma a questo punto io vorrei che gli onorevoli De Gasperi, Scelba, Bubbio e via dicendo cercassero di far capire a certi presuntuosi professori e a certi piccoli padri gesuiti che si potrebbe, forse, avere oggi un successo momentaneo, sabotando gli ordinamenti liberali con l’appoggio dei monarco-fascisti. Però, ogni medaglia ha il suo rovescio; ed è chiaro che un fatto del genere porterebbe inevitabilmente alla rinascita in Italia del vecchio spirito anticlericale, che diverrebbe violentissimo e si diffonderebbe tra i socialisti, tra i liberali, insomma tra tutti i democratici in genere. Siccome poi certi trionfi sono soltanto momentanei – e lo dimostra il passato anche recente – dato che la storia finisce sempre per riprendere il suo naturale cammino che è quello della libertà e del progresso, è certo che verrebbe il giorno del redde rationem, sia pure dopo qualche lustro di regime clericale-autoritario. Verrebbe comunque, inevitabilmente il giorno in cui, affermandosi nel paese una coalizione di forze democratiche laiche (divenuta per necessità di cose anticlericale), la Chiesa cattolica farebbe le spese di una inevitabile, dura reazione. È proprio possibile, diceva Salvemini in un articolo pubblicato sul Mondo, che la storia non insegni nulla? A noi la storia ha insegnato una cosa almeno: ad aver paura di certi pretesi campioni della pura fede cattolica che, a nostro avviso, viceversa, non sono nemmeno dei cristiani nel senso vero e profondo della parola. Ma, pure a questi signori la storia dovrebbe avere insegnato qualche cosa. Essa dovrebbe aver loro insegnato, come si dice da noi in gergo, a «stare bassi», a non peccare di superbia, ad aver paura delle reazioni che il loro stesso fanatismo potrebbe provocare, come già in passato. Dice il vecchio adagio: quos vult perdere deus amentat. Vorrei che il Signore illuminasse questi fanatici del clericalismo e vorrei sperare che i migliori tra i dirigenti della democrazia cristiana, anziché soggiacere ad essi, li aiutassero ad aprire gli occhi e ad avvicinarsi ai valori tradizionali del liberalismo italiano. (Vivi applausi a sinistra).' (Luigi Preti: discorsi parlamentari 1947-1987, Camera dei Deputati, a cura di Angelo G. Sabatini, Roma 2010, pag. 291-293). Perchè non dobbiamo meravigliarci di queste affermazioni di Preti? Perchè dietro il PSLI, poi PSDI, c'era l'ombra del solito 'reverendo' Frank Gigliotti, 'l'uomo secondo il cuore delle ADI' che tanto si diede da fare per le ADI per fargli avere la cosiddetta libertà religiosa.

A proposito del PSDI (che per un tempo si chiamò PSLI), ricordiamo le seguenti cose: 1] che della loggia segreta 'Giustizia e Libertà', oltre a Luigi Preti, facevano parte anche questi altri politici socialdemocratici: Giuseppe Lupis, Antonio Cariglia, Flavio Orlandi, Mario Tanassi, e Umberto Righetti (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 17-18); 2] che Pietro Longo, divenuto segretario del Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI) nel 1978, e riconfermato segretario nel 1980 e nel 1982, e che fu anche ministro del Bilancio e della Programmazione Economica nel primo governo Craxi, fu trovato nella lista della loggia massonica P2 (cfr. Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 420); 3] che il partito entrò in una lunga fase di agonia dopo lo scoppio dello scandalo di Tangentopoli fra il 1992 e il 1994, e scomparve nel 1998 per aderire ai Socialisti Democratici Italiani, per poi riapparire nel 2004.

 

Manovratore dietro le quinte per fare entrare nel Governo Italiano persone gradite agli USA

 

Frank Gigliotti nel dopoguerra si dava da fare dietro le quinte affinchè nel Governo Italiano entrassero determinati personaggi graditi agli USA. Il senatore Sergio Flamigni afferma: 'Il 13 maggio 1947 il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi cede alle sollecitazioni americane, e rassegna le dimissioni. Il giorno successivo, l'ambasciatore italiano a Washington, Alberto Tarchiani, viene ricevuto alla Casa bianca: il presidente Truman conferma l'appoggio degli Stati Uniti a un nuovo governo De Gasperi, ma a condizione che ne sia escluso il Pci. Il Capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola, dopo le rinunce dei presidenti incaricati Francesco Nitti e Vittorio Emanuele Orlando, affida l'incarico a De Gasperi, il quale forma un governo di democristiani, liberali e indipendenti, escludendo comunisti, socialisti e altre forze di sinistra. [...] Ma l'esclusione dal governo delle forze della Sinistra - decisive nella guerra di liberazione e nella prima ricostruzione del Paese - rende assai precario l'equilibrio politico italiano. Così Gigliotti si adopera per propiziare un rimpasto che rafforzi il governo grazie al contributo di «gruppi che sono all'immediata sinistra del centro», e si attiva come 'agente dell'anticomunismo' tra Roma e Washington. Gigliotti si reca per due volte al Dipartimento di Stato americano, dove discute della composizione del governo italiano: ritiene «essenziale che Saragat entri al governo», e propone i nomi «di due altri italiani che possono aiutare ad allineare i partiti non comunisti al governo; Publio Cortini, e il colonnello Pacciardi». Successivamente, tramite una telefonata, sostiene di essere «al corrente del fatto che in Italia 50 generali si stanno organizzando per un colpo di Stato .... Ha detto che sono tutti anticomunisti, che sono pronti a tutto, e che sarebbe fatale se non si intervenisse a fermarli»' (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 30-31). In I Giorni del Lavoro si legge quanto segue: '... in un documento strettamente riservato indirizzato al Dipartimento di Stato, sempre Dowling scrive: “Come già specificato ho avuto alcuni giorni fa due lunghi incontri con Gigliotti. Gigliotti ritiene essenziale che Saragat entri nel governo. Ha detto che a tal fine Joe Lupis potrebbe essere di grande aiuto. Ha detto inoltre che Lupis ne ha parlato con Lombardo e che questi è d’accordo. Ha fatto il nome di altri due italiani che possono aiutare ad allineare i partiti non comunisti al governo: Publio Cortini e il colonnello Pacciardi. L’ultima volta che mi ha parlato (per telefono un giorno di questa settimana) ha detto che è al corrente del fatto che in Italia 50 generali si stanno organizzando per un colpo di stato. Ha detto che sono tutti anticomunisti e pronti a tutto e che potrebbe essere fatale se non si interviene a fermarli”. Inoltre, Dowling nel suo rapporto scrive: “temo che stia cercando di riattivare la vecchia banda dell’Oss in Italia come mezzo per combattere il comunismo. Come è noto le attività di quel gruppo, messo in piedi per la maggior parte da italo americani quali Scamporino e Corvo, sono sempre state di dubbio odore e i più sono stati rispediti a casa quando Bob Joyce ha preso la direzione in Italia” ' (http://sites.google.com/site/storiadelmovimentooperaio/cronologia/1947-1-luglio---31-dicembre).

Le ragioni per cui gli USA volevano che il PSLI di Saragat entrasse nel nuovo Governo, si trovano nel testo della relazione che Saragat fece in una riunione ristretta del partito tenutasi a settembre 1947 - appena rientrato dal suo viaggio in America (dove aveva incontrato tra gli altri anche Frank Gigliotti) - e che uno dei pochi ammessi a quella riunione riservata si premurò a passare ai servizi segreti americani che informarono l'ambasciata: 'Il motivo per cui si desidera l'ingresso del PSLI al governo è che molti circoli americani, specie i circoli protestanti, guardano con sospetto la clericalizzazione delle nazioni europee; il che crea un conflitto tra forze laiche e forze cattoliche. Queste ultime sono cresciute in America (sono circa 25 milioni i cattolici) e, attraverso il cardinale Spellman, influenzano la politica americana, con l'aiuto del Vaticano. Molti personaggi, come Truman, Marshall e Welles, che sono noti esponenti della massoneria e dunque tendono a difendere i laici, reagiscono all'influenza clericale. Ecco perchè il matrimonio De Gasperi-Saragat servirebbe a frenare l'ondata clericale. Saragat ha riferito che il PSLI è visto positivamente in America, dove la sua costituzione è considerata corretta, poichè corrisponde al desiderio di mantenere quella linea autonoma, socialista e al tempo stesso italiana, che gli americani apprezzano' (in Roberto Faenza e Marco Fini, Gli americani in Italia, Feltrinelli Editore Milano, 1976, pag. 217-218).

E così Giuseppe Saragat entrò come uno dei vicepresidenti del Consiglio sia nel IV Governo De Gasperi (che durò dal 31 Maggio 1947 al 23 maggio 1948), assumendo questa funzione a metà dicembre 1947; che nel V Governo De Gasperi (in carica dal 23 maggio 1948 al 14 gennaio 1950), nel quale fu anche Ministro della Marina Mercantile; e Saragat era massone (cfr. Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 16). Nel IV Governo De Gasperi entrò anche il colonnello Randolfo Pacciardi - anche lui come uno dei vice-presidenti del Consiglio - che era peraltro anche lui un massone, ma appartenente al Partito Repubblicano Italiano (PRI). Il Pacciardi poi sarà Ministro della Difesa nel Governo De Gasperi V, VI e VII. In merito a Publio Cortini, che Gigliotti riteneva essere tra coloro 'che possono aiutare ad allineare i partiti non comunisti al governo', facciamo presente che era anche lui un massone (dal 1953 al 1956 fu Gran Maestro del GOI quindi al vertice della Massoneria Italiana). Anche Joe Lupis, di cui fa menzione Gigliotti, era un massone, infatti nel libro In Banks We Trust (Nelle Banche Noi Confidiamo) scritto da Penny Lernoux leggiamo: 'Gli Americani volevano riempire le posizioni chiave con persone che non erano nè fasciste e neppure di sinistra, ed una soluzione fu quella di appoggiarsi sulle organizzazioni internazionali Italo-Americane. Per la Sicilia questo significò in massima marte la Mafia, ma le logge Massoniche furono probabilmente più utili nel resto d'Italia. A quel tempo i Massoni Italo-Americani tendevano ad essere Democratici, come il sindaco di New York Fiorello La Guardia. Alcuni erano immigranti, come il sindacalista Giuseppe 'Joe' Lupis, che incanalò in Italia i soldi del sindacato Americano per frantumare il movimento del lavoro e creare associazioni anti-Comuniste durante la guerra fredda' (Penny Lernoux, In Banks We Trust, Penguin Books, 1984, pag. 201 - cfr. Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 17).

 

Frank Gigliotti, il bandito Salvatore Giuliano e la strage di Portella della Ginestra in Sicilia

 

Il 1° maggio del 1947, circa duemila persone della zona di Piana degli Albanesi (Palermo), in prevalenza contadini, si riunirono sul pianoro di Portella della Ginestra per manifestare contro il latifondismo, a favore dell'occupazione delle terre incolte, e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo (PCI-PSI) nelle recenti elezioni per l'Assemblea Regionale Siciliana, che si erano svolte il 20 aprile di quell'anno e nelle quali la coalizione PCI- PSI aveva conquistato la maggioranza relativa con 30,4 per cento dei voti e 29 seggi, mentre la DC era crollata ottenendo il 20,5 per cento e 19 seggi. Sulla gente in festa partirono dalle colline circostanti numerose raffiche di mitra che fecero, secondo le fonti ufficiali, 11 morti e 27 feriti. La strage fu compiuta dalla banda del famigerato bandito Salvatore Giuliano (1922-1950), soprannominato 'il re di Montelepre'.

La notizia della strage su un giornale

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Persone in marcia verso Portella della Ginestra il 1 Maggio 1947; e il bandito Salvatore Giuliano

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

E la banda di Salvatore Giuliano fu armata dai servizi segreti americani tramite Frank Gigliotti.

E' stato il deputato di DP Luigi Cipriani a sostenerlo, affermando che 'gli uomini di Giuliano furono armati da Frank Gigliotti, un italoamericano, agente dei servizi segreti legato a mafia e massoneria' (La Repubblica, 15 Dicembre 1990, pag. 8).

Ecco l'intero articolo apparso su La Repubblica in cui ci sono le suddette dichiarazioni di Luigi Cipriani: 'MILANO - Esiste un legame tra massoneria, mafia, fascisti e Stati Uniti dietro ognuna delle stragi che l'Italia ha visto negli ultimi anni. Lo ha detto il deputato Luigi Cipriani di Dp, in un' assemblea del suo partito. Secondo l' esponente di Dp nel nostro paese le stragi ci sono state tutte le volte che il movimento di massa metteva in discussione l'assetto del regime e la nostra stretta adesione alla politica Usa. La prima di queste stragi - ha detto Cipriani - è stata quella di Portella della Ginestra, compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano il primo maggio del '47. Gli uomini di Giuliano furono armati da Frank Gigliotti, un italoamericano, agente dei servizi segreti legato a mafia e massoneria, e questo meccanismo ha funzionato anche nelle altre stragi che hanno caratterizzato gli anni più recenti. Giovanni Russo Spena, deputato di Dp, ha espresso la preoccupazione di un ritorno a una forte repressione, di fronte alla quale ribadiamo la nostra libertà di criticare lo Stato, di poter dire che Gladio è una struttura anticostituzionale e di non dimenticare quale sia stato il nostro passato'.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Giuliano - ha detto sempre Luigi Cipriani - riceverà aiuti 'dalle Oss, poi Cia, per tramite di Frank Gigliotti, su disposizione del capo William Donovan' (http://www.fondazionecipriani.it/). D'altronde, nei primi di luglio del 1947 Frank Gigliotti disse a Giuseppe Saragat in visita negli USA di avere recentemente incontrato il bandito Salvatore Giuliano e di essere d'accordo con l'uso dell'illegalità e della violenza impiegate da Giuliano contro i comunisti. Questo lo scrive il senatore Sergio Flamigni: «Il 7 luglio 1947 il reverendo Frank Gigliotti, un pastore della Chiesa Evangelica che secondo il Dipartimento di Stato sta tentando di ricostruire il vecchio gruppo mafioso italo-americano dell'Oss, sbalordisce Giuseppe Saragat, in visita a Washington, dicendogli di avere di recente incontrato il bandito Giuliano in Italia e di essere d'accordo 'con l'uso dell'illegalità e della violenza impiegate da Giuliano contro i comunisti'»' (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 30-31 - vedi foto). Ecco perchè il magistrato Ferdinando Imposimato nel suo libro La Repubblica delle stragi impunite afferma che 'la presenza di Gigliotti in Italia serviva soprattutto la causa della lotta al comunismo con ogni mezzo' (grassetto mio).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Da quello che risulta da una comunicazione fatta il 4 Giugno 1947 dall'Ispettore Generale di P.S. per la Sicilia, dott. Messana, all'allora ministro Scelba, assieme a Gigliotti ce ne furono altri di emissari americani che in quel tempo incontrarono il bandito Giuliano per incitarlo a combattere con la violenza i comunisti: 'Intanto, dalla medesima fonte fiduciaria - scrisse l'Ispettore - ho appreso che il Giuliano in questi ultimi tempi, ha avuto frequenti contatti con emissari americani, i quali lo avrebbero incaricato di compiere delle aggressioni ai maggiori esponenti del PCI della Sicilia ....' (Angelo La Bella & Rosa Mecarolo, Portella della Ginestra: la strage che ha cambiato la storia d'Italia, Nicola Teti Editore, Milano 2003, pag. 94).

Che Gigliotti fu in qualche modo coinvolto in quella strage, visto che faceva parte della 'Squadra Italiana dell’OSS' - che era stata messa su dal capitano James Jesus Angleton insieme al 'suo braccio destro' dell’epoca, Earl Brennan - ritengo che sia confermato implicitamente anche dal giornalista Antonio Nicaso che parla di convergenza a quell'epoca di interessi tra servizi americani, mafia, 'ndrangheta e massoneria, e dice: 'Per esempio, agenti speciali americani hanno lasciato le loro tracce a Portella delle Ginestre. All'epoca l'Oss, in Italia, era guidato dal capitano James Jesus Angleton. Una decina di uomini che Angleton aveva reclutato tra le file della X-Mas e della sbirraglia fascista sbarcò a Palermo in anticipo su quel Primo Maggio. La missione siciliana e le altre incursioni contro i 'rossi' in varie città italiane, come si evince dai documenti della Cia desecretati negli ultimi anni, erano state programmate da quattordici mesi. In un cablogramma del 12 febbraio 1946 indirizzato da Angleton al War Department si legge: 'Ho bisogno immediatamente di almeno dieci agenti per aprire basi a Napoli, in Sicilia, a Bari e a Trieste. Devono essere sottoposti a un addestramento intensivo [....] Servono per operazioni militari'. A Portella delle Ginestre a sparare non furono solo gli uomini di Giuliano, ma anche gli agenti reclutati dall'Oss che utilizzarono armi speciali in dotazione ai servizi segreti americani, come la bomba aerea simulata, una sorta di congegno pirotecnico che produceva un fischio e poi esplodeva come un grosso petardo. In molti, a Portella, vennero raggiunti dai frammenti di questa bomba. Ma grazie ai servizi segreti italiani queste schegge scomparvero per sempre dai rapporti medico-legali' (Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 526-527). A fugare ogni dubbio sul coinvolgimento dell'OSS nei misfatti che Salvatore Giuliano compì contro i comunisti - come dicono Angelo La Bella & Rosa Mecarolo nel loro libro Portella della Ginestra: la strage che ha cambiato la storia d'Italia - 'soccorre la documentazione raccolta negli Archivi americani e pubblicata in Italia nel 1976 da Roberto Faenza e Marco Fini con la quale è dimostrato che Giuliano, nell'anno della strage di Portella e degli assalti alle sezioni del PCI riceveva armi e soccorso dall'OSS. Lo storico Faenza, nel suo libro Il Malaffare, scritto in collaborazione con Edward Beker, edito nel 1978, ha affermato, sulla base di documentazione archivistica degli USA, che Victor Anfuso, il boss italo-americano di Cosa Nostra che aveva messo in piedi il 'Circolo della Mafia' per preparare lo sbarco alleato in Sicilia, era attivista della CIA in Italia per contribuire alla sconfitta delle sinistre. Il gruppo dei mafiosi che Anfuso aveva organizzato, aveva provveduto a «far giungere a Giuliano sostanziosi finanziamenti da parte dei servizi segreti americani per la sua attività anticomunista»' (Angelo La Bella & Rosa Mecarolo, Portella della Ginestra: la strage che ha cambiato la storia d'Italia, pag. 52). E Frank Gigliotti era legato al circolo della mafia di Victor Anfuso.

La lotta del massone Frank Gigliotti contro i comunisti nel dopoguerra è stata confermata dall'onorevole Luigi Cipriani nei suoi Interventi in aula su Gladio (sedute dell’11 gennaio 1991 e 23 maggio 1991. In Stenografici sedute parlamentari X Legislatura) in questi termini: 'Qui c'è un rapporto di tale Walter Dowling del 1947. Walter Dowling, della Divisione Affari europei del Dipartimento esteri degli Stati Uniti, faceva riferimento a questo Brennan e diceva: "In questi termini temo che Gigliotti, anch'esso membro dell'Oss, stia cercando di attivare la vecchia banda dell'Oss in Italia come mezzo per combattere il comunismo". Com'è noto, l'attività di quel gruppo è messa in piedi per la maggior parte da italo- americani quali Scamporino, Max Corvo e altri. Sono personaggi che poi noi ritroviamo dietro la vicenda di Portella della Ginestra, cioè sono quei personaggi che poi procurarono le armi alla banda Giuliano, quelle armi che vengono recuperate dalla divisione Anders, divisione formata da polacchi, sbarcata in Italia. Le armi di quella divisione sono elementi provati e riconosciuti furono poi date alla banda Giuliano. Qui si vede la presenza dei servizi statunitensi e la presenza statunitense che si preoccupano da subito di costituirsi delle basi armate in gruppi anticomunisti da poter utilizzare in caso di necessità' (http://www.fondazionecipriani.it/). C'è poi una lettera di Gigliotti inviata all'assistente segretario di Stato, Norman Armour, il 26 settembre 1947. Gigliotti scrive: 'Sono di origine italiana e...conosco come lavorano i comunisti da quando sono stato commissario all'Assistenza pubblica del mio paese e ho potuto vedere le loro cellule segrete in azione. Non possiamo acconsentire che ciò avvenga in Italia, ma è proprio questo che avverrà se non faremo qualcosa per i gruppi che sono all’’immediata sinistra del centro’. Tutti i gruppi liberali e sinceramente democratici, anticomunisti quanto il nostro stesso governo, si sentono terribilmente scoraggiati e delusi. Sentono che li abbiamo dimenticati dopo averli messi in piedi, specie quando li abbiamo aiutati a costruire l'Armata italiana della libertà. E non possiamo lasciare che succeda questo, perché se dovesse capitare un'altra guerra, e Dio non voglia che capiti, allora finiremmo per guadagnarci in Italia la stessa reputazione che adesso abbiamo in Jugoslavia per aver permesso che Mihajlovic venisse impiccato da Tito' (http://andreacarancini.blogspot.it/).

Gigliotti in America era molto conosciuto per la sua lotta contro il comunismo, perchè teneva dei discorsi in vari luoghi contro il comunismo. Per esempio sull'Evening Tribune del 25 Settembre 1934 veniva pubblicizzato il suo discorso intitolato 'Principi e Scopi della Lega Contro il Comunismo' che avrebbe tenuto in un auditorium.

A proposito, è significativo constatare che Frank Gigliotti nel mese di Aprile del 1947 - quindi poco prima che ci fosse la strage per mano di Giuliano - si trovava in Italia assieme a Charles Fama in Sicilia per accertarsi di alcune persecuzioni subite da alcune Chiese delle Assemblee di Dio. E' probabile dunque che il suo incontro con il bandito Giuliano avvenne proprio durante la sua permanenza in Sicilia in quel tempo ... tra una Chiesa e l'altra avrebbe potuto trovare pure il tempo di incontrare il suo 'amico' Salvatore Giuliano! D'altronde se nel Luglio del 1947, Gigliotti disse a Saragat di avere incontrato recentemente il bandito Salvatore Giuliano, non si può proprio escludere che quell'incontro sia avvenuto proprio durante quella sua permanenza in Sicilia nel mese di Aprile 1947 quando lui perorava la causa delle ADI! Visto il personaggio non ci meraviglieremmo di una cosa simile. E poi il 1° Maggio ci fu la strage!

 

Altri esempi di uso dell'illegalità e della violenza anticomunista impiegata dal bandito Giuliano che il 'reverendo' Gigliotti approvava

 

La strage di Portella della Ginestra non fu che una delle azioni criminali anticomuniste perpetrate - dietro istigazione dei servizi segreti americani - dalla banda di Salvatore Giuliano in quel periodo storico, precedente all'incontro di Gigliotti con Saragat in America avvenuto nel luglio 1947, perchè di azioni criminali ce ne furono altre nel mese di giugno 1947, come mostrano Angelo La Bella & Rosa Mecarolo nel loro libro Portella della Ginestra: la strage che ha cambiato la storia d'Italia:

'Fu così che, nella notte di domenica 22 e lunedì 23 giugno, si scatenò l'attacco proditorio che doveva dare l'impressione che tutta la Sicilia stesse insorgendo contro il comunismo. Iniziarono da Partinico, Comune sotto controllo del capomafia Santo Fleres. Erano le ore 22: in piazza, affollata di gente, si esibiva la banda musicale. Poco distante in via del Corso n. 313, la sede del PCI e della CGIL, era ancora aperta; un gruppo di sette militanti sostava sulla porta a conversare; due erano seduti; ad un tratto, dal vicolo del Grillo, quasi dirimpetto alla sezione, sbucarono quattro attentatori con le armi spianate; qualcuno del gruppo intuì subito il pericolo e gridò; i sette partinicesi tentarono di mettersi in salvo; crepitarono i mitra, venne lanciato all'interno della sezione un fiasco pieno di benzina ed alcune bombe a mano. L'attacco terroristico durò una manciata di secondi; gli assassini si ritirarono in gran fretta sempre per la via del Grillo che, allora, si perdeva «alla periferia dell'abitato fino a raggiungere il quartiere Madonna confinante con la campagna». La musica della vicina piazza cessò di colpo; si udì un grido: Ca sunnu! alludendo evidentemente alla banda monteleprina. La folla terrorizzata, urlando richiami, si disperse rapidamente. Sul posto accorsero i carabinieri i quali, domato l'incendio, videro sul pavimento, in una pozza di sangue, il corpo esanime di Giuseppe Casarrubea, colpito da proiettili di mitra e da schegge di bomba a mano al torace ed al capo. Vincenzo Lo Jacono, sanguinante, uscì dalla sezione e corse per via dei Mille a chiedere aiuto; fu di nuovo colpito da una raffica di mitra all'addome. Morì otto giorni dopo, straziato da indicibili sofferenze. Altri tre, Leonardo Addamo, Salvatore Patti e Giuseppe Salvia rimasero feriti. [....]. Sul terreno i CC rinvennero 41 bossoli di mitra calibro 9 (lo stesso tipo di arma usata da Ferreri Fra' diavolo a Portella) otto pallottole di piombo ed alcune copie di un farneticante volantino firmato da Giuliano ma scritto da altri.

La stessa notte, un'ora più tardi, un'altra squadra composta da Giuseppe Di Lorenzo (catturato il 16 luglio) da Antonino Terranova Cacaova, Frank Mannino, Giuseppe Passatempo, Rosario Candela, attaccò la sez. del PCI di Carini, sita in via Rosolino Pilo n. 15 vicino alla caserma dei CC. I malfattori lanciarono contro la porta chiusa due bottigliette molotov, una bomba a mano e spararono sventagliate di mitra. Non ci furono danni alle persone; solo un principio d'incendio prontamente spento dai CC e da alcuni volenterosi richiamati dai colpi. Il De Lorenzo raccontò inoltre che, poco prima dell'attentato, Terranova Cacaova si era incontrato alla periferia del paese con due individui e s'era intrattenuto con loro a parlottare; allora egli chiese a Rosario Candela chi fossero quei due: «amici di Carini», rispose l'interpellato, «che ci aiutano ad agire contro le sedi del PCI». Evidentemente si trattava di mafiosi locali che fungevano da basisti; infatti senza il loro consenso e supporto ogni azione terrorista sarebbe stata impossibile; anche per Giuliano! Verso le 23.30 della stessa notte, un'altra squadra di banditi monteleprini, due dei quali travestiti da CC, si recò a Borgetto, dove regnava incontrastata la cosca mafiosa di Domenico Albano ed attaccò la sede comune del PCI e della CGIL sita in Via Roma n. 1. I malviventi si limitarono ad indirizzare contro lo stabile alcune raffiche di mitra e spargere al suolo il messaggio di Giuliano. Più o meno alla stessa ora i banditi portarono il loro attacco alla sede del PCI e della CGIL e della cooperativa agricola 'Gennaro Migliore' alloggiate al primo piano di una palazzina in via Trapani, a San Giuseppe Jato, paese ove dominava il capomafia Giuseppe Troia. Qui rimase ferita una donna, Benedetta Rizzo, dichiarata guaribile in 15 giorni. I banditi lanciarono una bomba a mano contro la sede delle tre organizzazioni, e indirizzarono sventagliate di mitra, provocando la rottura dei vetri alle finestre delle case circostanti e danni alle insegne. Il gruppo degli attentatori, si accertò in tempi successivi, era stato comandato da Pasquale Sciortino ed aveva raggiunto il posto con il camion guidato da Gaspare Pisciotta; con lo stesso mezzo poi tutti si erano dileguati, senza incontrare ostacolo alcuno lungo il percorso. Alle due della notte del 23, l'attacco venne portato alla sede della sez. del PCI di Monreale, la cittadina sotto il tallone dei potenti Miceli; qui i banditi cosparsero di benzina la porta di accesso e appiccarono il fuoco, spento poi da alcuni volontari che avevano avvistato le fiamme. I danni provocati furono di modesta entità. Sarà Remo Corrao a dire in seguito che gli autori furono Castrense Madonia e Francesco Badalamenti, ambedue soci di un'impresa di trasporti. A Cinisi, dominio dei boss Masi Impastato, i banditi si limitarono a collocare una rudimentale bomba collegata ad un bidone pieno di benzina davanti alla sede comune del PCI e del PSI. Venne provocato lo scardinamento della porta e la rottura dei vetri. I periti balistici accertarono che si era trattato di tritolo da cava chiuso in un barattolo di latta avvolto in una copia del giornale L'Uomo Qualunque e fatto esplodere con una miccia corta. Questi attentati, firmati esplicitamente da Giuliano con il lancio dei farneticanti manifestini lasciati sui luoghi dell'attacco, anche se compilati dai suoi istigatori (ne avevano trovati uguali nella sede del Fronte Antibolscevico di Palermo), avevano il preciso scopo di dimostrare che il bandito monteleprino era stato l'unico responsabile della strage di Portella della Ginestra ...' (pag. 94-97).

Ecco dunque che tipo di persona era il 'pastore evangelico' massone Frank Gigliotti, che ebbe rapporti fraterni e stretti con pastori delle Assemblee di Dio in Italia e che qui in Italia fu accolto nelle comunità come un amico fraterno delle ADI e come una sorta di 'uomo della provvidenza': un uomo che condivideva e incitava l'uso della violenza contro il prossimo, e quindi un uomo malvagio. Proviamo solo ribrezzo e orrore dinnanzi a tutto ciò, e uno sdegno fortissimo.

 

 

Fu Frank Gigliotti a reclutare Licio Gelli

 

Licio Gelli (nato nel 1919) era il capo ('Maestro Venerabile') della loggia massonica segreta P2, loggia della quale il presidente della Repubblica Sandro Pertini disse: ''Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere' (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 7). L'esistenza di questa loggia segreta fu scoperta nel marzo 1981 dagli agenti della Guardia di Finanza durante delle perquisizioni nella villa del massone Licio Gelli a Arezzo e negli uffici della sua società GIOLE a Castiglion Fibocchi (Arezzo), ordinate dai giudici istruttori nell'ambito dell'inchiesta sul 'falso rapimento' inscenato dal criminale Michele Sindona nel 1979. In un suo ufficio infatti viene scoperto tra i tanti documenti anche un elenco di appartenenti alla Loggia P2, che dopo circa due mesi viene pubblicato sugli organi di stampa. Dice il senatore Sergio Flamigni, che ha fatto parte della Commissione Parlamentare sulla loggia P2: 'Con la pubblicazione della lista degli iscritti alla P2 scoppia il più grave scandalo della storia repubblicana. Negli elenchi della Loggia massonica segreta ci sono ex ministri come i democristiani Gaetano Stammati e Mario Pedini, e alcuni sottosegretari; 44 parlamentari (19 della Dc, 9 del Psi, 6 del Psdi, 3 del Pri, 4 del Msi, 3 del Pli), tra i quali il segretario del Psdi Pietro Longo e il vice segretario Renato Massari; alti funzionari dei ministeri, e diversi segretari di importanti uomini politici. Ci sono i vertici dei servizi segreti al gran completo, alti magistrati, e ufficiali di elevato grado delle Forze armate (12 generali dell'Arma dei Carabinieri, 5 della Guardia di finanza, 22 dell'Esercito, 4 dell'Aeronautica, 8 ammiragli). Ci sono banchieri di importanti istituti di credito pubblici e privati: 39 piduisti collocati nei gangli strategici del sistema creditizio nazionale. Ci sono industriali e imprenditori, editori e giornalisti, e dirigenti della Rai-tv. E c'è la presenza di molti dei protagonisti della strategia della tensione, personaggi coinvolti nelle inchieste giudiziarie relative al 'Piano solo', alla strage di Piazza Fontana, al golpe Borghese, alla 'Rosa dei venti', al Sid parallelo, al piano golpista di Edgardo Sogno, alla strage dell'Italicus, alla strage della stazione di Bologna e ad altri delitti politici. Dagli elenchi della P2, risulta evidente che la Loggia massonica segreta di Gelli si è costituita e articolata mediante l'occulta infiltrazione in tutti i gangli vitali dello Stato - i partiti politici, l'alta burocrazia statale, i servizi di sicurezza, le Forze armate, la magistratura, la finanza, l'imprenditoria, i mass media - configurandosi come uno Stato nello Stato caratterizzato dal vincolo della segretezza, in violazione dell'art. 18 della Costituzione che vieta espressamente le associazioni segrete. Il 13 giugno 1981 l'apposito Comitato amministrativo d'inchiesta formato da eminenti costituzionalisti presenta al nuovo governo Spadolini la propria relazione. La conclusione è chiara: «Il vertice della cosiddetta P2 ha vissuto e si è proposto di operare in Italia come luogo di influenza e di potere occulto insinuandosi nei gangli dei poteri pubblici e della vita civile ... Questo Comitato [....] ritiene di potere affermare che ai sensi dell'articolo 18 della Costituzione - norma pienamente operante - la cosiddetta Loggia P2 sia da considerare una associazione segreta». Il 24 luglio 1981 il governo Spadolini propone lo scioglimento della Loggia segreta P2: la legge verrà approvata dal Senato il successivo 5 agosto, e dalla Camera il 9 dicembre. Il 23 settembre 1981 il Parlamento istituisce la Commissione di inchiesta sulla Loggia massonica P2, che comincia i suoi lavori il successivo 9 dicembre. Dopo avere tenuto 147 sedute, ascoltato 198 testimoni, disposte 14 operazioni di polizia giudiziaria e raccolto un'imponente quantità di documenti, la Commissione parlamentare, presieduta da Tina Anselmi, il 12 luglio 1984 terminerà i suoi lavori, e approverà una relazione illuminante. La Commissione definirà le liste dei 962 iscritti alla P2 «autentiche» e «attendibili» ma incomplete. Stabilirà che «non solo la Loggia P2 era organizzazione oggettivamente strutturata come segreta, ma che essa come tale era soggettivamente riconosciuta e accettata dagli iscritti». Posta l'analogia tra la segretezza della Loggia P2 e «le regole del silenzio, omertà e sicurezza» cui si attengono «gli appartenenti a organizzazioni terroristiche o mafiose o camorristiche», la relazione osserverà: «Da tali organizzazioni che si muovono nell'illegalità in forma organizzata, la Loggia P2 mutua quella frammentazione dei rapporti sociali e quella non conciliabilità nei gradi intermedi, che la stessa non liceità di tali fini rende indispensabili connotati strutturali»; infatti, è per nascondere il «fine ultimo eversivo», il tipo «di organizzazione per settori verticali, operanti il più delle volte col sistema dei compartimenti stagni proprio della Loggia P2». La relazione della Commissione parlamentare sottolineerà la «effettiva consistenza dei rapporti equivoci di Gelli e della sua Loggia con ambienti e situazioni fuori dalla legalità». Secondo la Commissione, è dall'esame dei fatti, è dal concreto operare della Loggia e del suo capo Gelli, è dal suo porsi quale «luogo privilegiato di incontro e di intersecazione» di vicende finanziarie «che hanno provocato serie difficoltà di ordine politico non meno che economico allo Stato italiano», è dall'esame del suo programmatico Piano di rinascita cui si è accompagnata «una ragionata e massiccia infiltrazione dei centri decisionali di maggior rilievo sia civili che militari e a una costante pressione sulle forze politiche» - è da tutto questo che emerge il disegno politico di controllo occulto del potere. Un progetto politico teso a colpire «con indiscriminata e perversa efficacia, non parti del sistema, ma il sistema stesso nella sua più intima ragione di esistere: la sovranità dei cittadini, ultima e definitiva sede del potere che governa la repubblica' (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 21-23).

In merito a Licio Gelli, il capo della P2, 'è stato condannato per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna e per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano (oltre che per calunnia nei confronti di tre magistrati milanesi e procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato)' (http://www.treccani.it/enciclopedia/licio-gelli/).

E il 'reverendo' massone e agente CIA Frank Gigliotti lo ritroviamo pure nelle vicende che riguardano Licio Gelli. Infatti secondo la giornalista Regine Igel, Frank Gigliotti venne in Italia negli anni '50 e reclutò personalmente Licio Gelli, dandogli assistenza finanziaria e il compito di mettere in piedi una rete Italiana per combattere il comunismo. (cfr. Eric Wilson & Tim Lindsey, Government of the shadows: Parapolitics and Criminal Sovereignty, Pluto Press 2009, pag. 266). Lo storico Daniele Ganser lo conferma, affermando che fu Gigliotti che 'reclutò personalmente Gelli e gli affidò la missione di stabilire un governo parallelo anticomunista in Italia con l'aiuto dell'antenna romana della CIA' (Ganser Daniele, NATO's Secret Armies: Operation GLADIO and Terrorism in Western Europe, 2004, pag. 73). D'altronde il fascista Gelli, dopo la caduta del fascismo, aveva collaborato con l'OSS 'per poter rintracciare pericolosi esponenti del nazi-fascismo, in pratica i suoi ex camerati' (Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 26), ed era conosciuto nell'ambiente dei servizi segreti americani per essere un efficace delatore, quindi non sorprende venire a sapere che Gigliotti scelse proprio un elemento come Licio Gelli per questa 'missione'. Che Frank Gigliotti ebbe un ruolo determinante nell'ascesa di Licio Gelli lo conferma il professore Fabio Martelli quando dice: 'I contatti tra Licio Gelli e gli uomini dell'OSS iniziano in Toscana nell'ultimo periodo della RSI: tenendo rapporti ambigui di collaborazione con i servizi alleati, i badogliani e gli stessi tedeschi, il Gelli riesce a instaurare rapporti di amicizia con personaggi come lo stesso Gigliotti che si riveleranno determinanti nella sua successiva ascesa' (Fabio Martelli 'La Massoneria italiana nel periodo repubblicano', in Gian Mario Cazzaniga, Storia d'Italia, Annali, 21, La Massoneria, pag. 741).

E così quando Gelli negli anni '60 entrò nella loggia P2 (entrò nella P2 per volontà di Giordano Gamberini nel 1966, e nel 1970 ricevette pieni poteri per la conduzione della P2), una loggia coperta che esisteva già dal 1877 con il nome di Loggia Propaganda e che nei primi anni '50 aveva assunto il nome P2, egli fece di questa loggia una sorta di network anticomunista, per volontà dei servizi segreti Americani, e così - come dice Giuliano di Bernardo - 'si è ritrovato a essere il più potente uomo che sia mai esistito in Italia, erano tutti al suo servizio' (Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 27).

Il senatore Sergio Flamigni infatti in merito a quel periodo storico osserva quanto segue: 'A dispetto degli elementi di divisione tra le forze della Sinistra introdotti con l'avvento della politica di centro-sinistra a partire dal 1962, e nonostante il perdurare della discriminante anticomunista, i risultati delle elezioni politiche del 1968 vedono il Pci al 26,9 per cento dei suffragi e il Psiup al 4,5 per cento: la sinistra di opposizione rappresenta una forza pari al Fronte popolare del 1948 comprensivo del Psi. Emerge dunque, in tutta evidenza, come le manovre interne alla struttura tradizionale della Massoneria siano inadeguate a fronteggiare l'avanzata elettorale del Pci e della sinistra d'opposizione, e come sia necessario modificare la strategia anticomunista perseguita fino a quel momento. Si pone così l'esigenza di una più efficace e particolare struttura occulta, una Loggia capace di istituire una rete di collegamenti nazionali e internazionali, di coordinare l'attività di tutti coloro che rivestendo ruoli di comando e di potere sono caratterizzati da una comune matrice anticomunista, per poter incidere in modo decisivo nella realtà politico-istituzionale italiana; una struttura coperta dalla segretezza, una classica 'operazione da servizi segreti' (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 33). L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che era democristiano, in una intervista ha detto a tale proposito: '... quando gli americani videro che i comunisti si stavano avvicinando troppo all’area del potere fecero della P2 un’associazione iperatlantista. Diciamo la verità, si immagini cosa poteva fregargliene a certi banchieri o a certi capi di Stato maggiore di forza armata di Licio Gelli. .. Aderire alla P2 per molti è stato solo un modo per avere buoni rapporti con gli Stati Uniti, i quali incaricarono appunto Gelli, che io conosco bene, di organizzare la cosa .... col fine di essere sempre informati su quel che accadeva in Italia, di ritardare il più possibile l’andata al potere dei comunisti e di avere a disposizione un ultimo baluardo di democrazia qualora la situazione fosse effettivamente precipitata' (http://www.traccialibera.it/). Cossiga ha confermato questa cosa anche davanti alla Seconda Corte di assise di Roma, dicendo che 'storicamente la P2 comincia a prendere rilevanza nel momento del nostro maggior avvicinamento con il Partito comunista' (citato in Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 261), tesi questa confermata dal piduista Edgardo Sogno che ha detto di avere aderito alla Loggia segreta in quanto presentatagli come una forza politica anticomunista (citato in Sergio Flamigni, op. cit., pag. 261). I legami tra la CIA e la P2 sono stati confermati da due ex agenti della CIA - Richard Brenneke e Ibrahim Razin - nel corso di un'intervista andata in onda sul TG1 nell'estate del 1990. Brenneke, nel servizio trasmesso il 2 luglio 1990, ha detto che 'Gelli e la P2 hanno lavorato per la CIA, e per questa collaborazione hanno avuto in cambio un bel mucchio di denaro [...]. I soldi della CIA andavano alla P2 per diversi fini, uno dei quali era il terrorismo. Un altro scopo era quello di ottenere il suo aiuto nel contrabbando di droga negli USA da altri Paesi. Ci siamo serviti (della Loggia P2) per creare situazioni favorevoli all'esplodere del terrorismo in Italia e in altri Paesi europei agli inizi degli anni '70 [....]. Gelli non era il capo della P2, riceveva ordini da gente che era in Svizzera e negli Stati Uniti. (La Loggia P2) non è mai stata limitata solo all'Italia [...].' Brenneke ha aggiunto poi che la P2, anche dopo il suo scioglimento per legge, aveva proseguito la sua attività in Italia, e che fra CIA, P2 e mafia 'c'è sempre stato un collegamento' (cfr. Mario Guarino, Gli anni del disonore, pag. 139).

Ancora una volta, dunque dobbiamo rimarcare come questo cosiddetto reverendo di nome Frank Gigliotti, che qui in Italia si presentò nelle Chiese Pentecostali come ministro del Vangelo, e che ebbe rapporti con Gorietti e altri, non era assolutamente un ministro del Vangelo, ma un uomo riprovato quanto alla fede, con il quale però si misero le ADI per motivi interessati, perchè a loro conveniva la sua opera in favore della libertà religiosa. Gigliotti infatti - in quanto potente massone e agente della CIA - era un uomo che poteva disporre di conoscenze ad altissimo livello, ed era in grado anche di 'convincere' i potenti a fare determinate cose. A tale riguardo, nel libro La Malapianta scritto dal magistrato Nicola Gratteri, leggiamo che sarebbe stato Frank Gigliotti 'a convincere il governo Scelba [n.d.e. che rimase in carica dal 10 febbraio 1954 al 2 luglio 1955] a spezzare l'intreccio che si era creato tra 'ndranghetisti e socialcomunisti, così come aveva fatto in Sicilia, utilizzando la mafia per contrastare il potere dei socialcomunisti che alle elezioni amministrative del 1947 avevano ottenuto il 29,13% dei voti contro il 20,52% della Democrazia cristiana' (Nicola Gratteri, La malapianta, Mondadori, Ristampa 2010, pag. 36-37). E a proposito di 'opere di convincimento' fatte da Gigliotti sui potenti, c'è un articolo apparso sul Montana Standard del 1° settembre del 1929, che racconta di come Gigliotti persuase il duce Benito Mussolini a fare una certa cosa. Viene detto infatti che mentre Gigliotti si trovava a Roma presso il Collegio Internazionale Metodista di Monte Mario (ricordiamo che vi stette dal 1924 al 1928), in cui era diventato professore di storia ed economia, alla mezzanotte di un imprecisato giorno l'allora ministro Luigi Federzoni del governo di Mussolini emanò un ordine secondo il quale il Collegio di Roma doveva cessare la sua attività. Ma ecco che un'ora dopo, Gigliotti va a svegliare in piena notte Mussolini e 'dopo alcune ore di conversazioni confidenziali lo convinse che alla scuola doveva essere permesso di operare' (Montana Standard, 1 Settembre 1929, pag. 12). Gigliotti era proprio il tipico uomo che le ADI cercano in caso di bisogno, e del quale poi tacendo il nome dicono che Dio glielo ha posto sulla strada!! Chi ha orecchi da udire, oda.

A proposito di Licio Gelli, 'scelto' da Frank Gigliotti, è interessante notare questa coincidenza: Alessandro Iovino, storico e saggista, appartenente alle Assemblee di Dio in Italia (è peraltro vicino all'attuale segretario delle ADI), gli ha dedicato un breve saggio intitolato 'Licio Gelli: l'uomo dei misteri tra attualità e storia' (http://www.alessandroiovino.it/doc/gelli2.pdf), da cui Licio Gelli ne esce molto bene. Sul blog di Iovino c'è pure una foto di Iovino con Gelli (http://www.alessandroiovino.it/img/fotogallery/117/9.jpg)!

 

Incitò i Cristiani ad andare in guerra

 

Frank Gigliotti aveva la convinzione che i genitori dovevano incoraggiare i loro giovani figli ad andare in guerra ed essere pronti e disposti a 'sacrificarli sull'altare della patria', come risulta dal tenore di questa sconcertante lettera che lui fece pubblicare il 14 Novembre 1942 sul San Diego Union.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Ecco chi era Gigliotti, un uomo che si impegnava a far avere la cosiddetta libertà religiosa ai Pentecostali in Italia e nello stesso tempo incoraggiava i Cristiani ad andare in guerra ad ammazzare il loro prossimo!

The Pentecostal Evangel, l'organo ufficiale delle Assemblee di Dio USA, pubblicò il 18 Ottobre 1947 uno scritto di Gigliotti dal titolo 'Blood Stains' ('Macchie di Sangue') che era una difesa della guerra.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Questo era il 'reverendo pastore' che apprezzavano le Assemblee USA e che abbracciarono qui in Italia Gorietti, Bracco e gli altri dirigenti delle ADI. Che importava alle ADI chi era realmente Gigliotti? Quello che importava era che lui si desse da fare per fargli avere la libertà religiosa!

 

 

Charles Fama: un potente massone antifascista e agente della CIA

 

Vediamo ora di dare qualche altra notizia su Charles Fama, il compagno di viaggio di Gigliotti - i due erano amici da molti anni - in Italia durante la primavera 1947. Fama era conosciuto come un importante massone: peraltro grande amico del famoso sindaco di New York Fiorello Henry LaGuardia che era anche lui massone (tanto che nel 1940 in occasione della posa della prima pietra di un locale di culto di una Chiesa Battista Italiana Fama vi si recò come rappresentante del sindaco LaGuardia); Fama era amico anche del massone James Zellerbach, che tra il 1948 e il 1950 fu direttore dell'ECA (Economic Cooperation Administration), ossia l'ente incaricato di gestire i fondi del piano Marshall, come anche 'di George C. Marshall, segretario di Stato e segretario alla Difesa, padre del piano americano di aiuti per i paesi usciti dalla guerra, anche lui massone, e di Paul Gray Hoffmann, presidente della Studebaker Co., amministratore per l'Europa del piano Marshall membro della loggia Wilshire di Los Angeles, California, dal 1926' (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 22). Ma Fama era anche conosciuto come uno zelante antifascista (tanto che alcune volte ebbe bisogno della scorta della polizia per proteggerlo). Qui sotto, nell'articolo di giornale a sinistra c'è una foto di lui mentre parla durante un comizio antifascista per protestare contro l'accoglienza dell'allora ministro degli Esteri Italiano Dino Grandi, comizio finito in una sommossa tra differenti fazioni degli anti Fascisti, e Fama viene definito 'leader degli anti-Fascisti negli USA' (Huntingdon Daily News, 18 Novembre 1931, pag. 1), mentre in quello a destra viene definito 'un Massone importante' (Le Grand Reporter, 2 Luglio 1926, pag. 6). Dunque Charles Fama era un personaggio pubblico molto conosciuto; sia il suo antifascismo che la sua appartenenza alla Massoneria erano cose ben note. Secondo il giornalista Mario Bariona, Charles Fama era anche lui - assieme a Gigliotti - un agente segreto della CIA ('Nata una supermassoneria: trama per l'«ordine nuovo»' in Stampa Sera, 8 marzo 1977, pag. 3)

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Per farvi capire quanto fosse potente Charles Fama ai suoi giorni, a livello massonico, vi segnalo questo articolo del Lewiston Daily Sun del 9 Luglio 1931, in cui viene detto che Charles Fama, Presidente dei 'Difensori della Costituzione' e Massone, ha annunciato che 'protesterà presso i dignitari dell'Ordine Massonico contro l'uso del Mecca Temple, una istituzione massonica, per scopi di propaganda fascista' e che '100.000 massoni di New York City non permetteranno la dissacrazione di una delle loro istituzioni da parte di persone che sono piegate a suonare l'inno Fascista tra le sue mura'.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Inoltre Charles Fama fu tra i fondatori nel 1930 di una società massonica antifascista chiamata 'Fides' che aveva tra i suoi obbiettivi di aiutare anche i massoni, che durante il regime fascista sappiamo furono perseguitati da Mussolini a partire dal 1925 quando la Massoneria fu messa al bando dal Governo fascista. Dice infatti Marco Novarino: 'I massoni italiani, infine, contribuirono in modo rilevante al sostegno delle attività antifasciste grazie ai collegamenti, a livello personale e individuale, con i "fratelli" francesi e d'oltreoceano anche se è da ritenersi una montatura del regime fascista l'accusa lanciata alla massoneria internazionale, come istituzione, di essere la finanziatrice occulta dell'antifascismo. Anche in questo caso risultarono fondamentali l'opera e le relazioni di Giuseppe Leti. Dopo un intenso carteggiò con il Sovrano Gran Commendatore, Charles Fama e Arturo Di Pietro costituirono negli USA la società nazionale "Fides", con chiara influenza massonica tanto che il consiglio direttivo era formato da sette massoni, un repubblicano e un socialista. Oltre alla sovvenzione del bollettino "Italia" sponsorizzato da Francesco Saverio Nitti, Eugenio Chiesa e con Filippo Turati direttore, la "Fides" svolse una intensa propaganda antifascista nella comunità italo americana in particolare e nell'opinione pubblica nord americana in generale, in collaborazione con la sezione di Washington della Lega dei diritti dell'uomo. Per ultimo, ma non per importanza, si impegnò nella raccolta di fondi da destinare all'antifascismo esule in Europa, fondi che, inviati a Leti, vennero gestiti da un comitato composto da tre membri in rappresentanza del Grande Oriente d'Italia, di Giustizia e Libertà e della "Concentrazione Antifascista" (Marco Novarino, Storia della Massoneria in Italia: Hiram in esilio. Rapporti e convergenze tra Massoneria e Repubblicanesimo nell'emigrazione antifascista). Charles Fama - secondo lo storico Mola - presiedeva il comitato generale di questa società (Alessandro Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 611).

Charles Fama, scrivendo sul Bollettino delle News del Rito Scozzese (quindi un importante organo ufficiale del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato), nel maggio del 1943, scrisse sull'argomento 'Ricostruzione in Italia', ricordando a tale proposito alcuni importanti fatti della recente storia italiana, tra i quali quello che tra le compensazioni e privilegi concessi da Mussolini alla Chiesa o richiesti e ricevuti dalla Chiesa, c'era anche 'la distruzione di tutte le organizzazioni che la Chiesa contrastava, come la Massoneria, il socialismo, il comunismo, il Giudaismo, il Protestantesimo ecc.' (in Signs of the Times, 20 Luglio 1943, vol. 70, n° 28 - vedi foto). Vorrei che notaste che Charles Fama mise al primo posto la Massoneria. D'altronde lui era un massone, e nella sua mente aveva come obbiettivo primario il bene dell'Istituzione a cui apparteneva.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Charles Fama inoltre scrisse un opuscolo dal titolo 'La persecuzione di Mussolini contro i Massoni' (vedi foto), a difesa della Massoneria e contro Mussolini e il suo regime che perseguitavano i Massoni.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

A conferma della potenza massonica di Charles Fama, facciamo presente anche questa cosa, e cioè che anche lui fu coinvolto nel riconoscimento del Supremo Consiglio d'Italia del RSAA da parte del Supremo Consiglio Madre del RSAA con sede a Washington avvenuto nel secondo dopoguerra, in quanto assieme a Frank Gigliotti fu rappresentante di quest'ultimo.

Sulla rivista massonica francese 'La Chaîne d'Union' infatti fu riportato quanto segue: 'Riconoscimento internazionale della Massoneria italiana. Il Supremo Consiglio Madre del R.S.A.A. che risiede a Washington, ha riconosciuto, tramite i suoi rappresentanti, dottor Charles Fama e dottor Frank B. Gigliotti, il Supremo Consiglio d'Italia, con sede a palazzo Giustiniani, il cui capo è il professor Tito Signorelli. Esso mantiene rapporti di fratellanza con il G.O.I. presieduto dal dottor Guido Laj. Questo comunicato apparso sulla stampa italiana è stato trasmesso all'agenzia ANSA dalle autorità massoniche del Supremo Consiglio di Washington. Il Sovr. comm.: "L'alto significato di questo atto che consacra di nuovo nella sua piena regolarità la Comunità universale del R.S.A.A. di giurisdizione italiana, non dove sfuggire a nessuno e noi siamo fieri di aver contribuito a questo evento fondamentale' (citato in Léon de Poncins, Christianisme et Franc-Maçonnerie, Editions De Chiré, Terza Edizione, 2010, pag. 229-230).

Quindi mentre questi due cosiddetti 'reverendi' peroravano la causa delle ADI in Italia e negli USA, si davano da fare per operare a favore della Massoneria italiana.

 

Gigliotti e Fama mandati in Italia da una organizzazione 'massonica'

 

Abbiamo visto prima che Gigliotti e Fama nella primavera del 1947 vennero in Italia per perorare la causa sia dei Massoni che dei Pentecostali davanti alle autorità e fare loro avere la libertà religiosa. Chi li mandò qui in Italia? Chi pagò le loro spese? Luke Eugene Ebersole nel suo libro Church Lobbying in the Nation's Capital, fa sapere che fu una organizzazione chiamata Citizens United for Religious Emancipation (CURE) ossia Cittadini Uniti per l'Emancipazione Religiosa, sorta nel 1946 (cfr. Luke Eugene Ebersole, Church Lobbying in the Nation's Capital, The MacMillan Company, New York 1951, pag. 68 - vedi foto).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Da sinistra: Chicago Daily Tribune, 1 Aprile 1947, pag. 7; Chicago Daily Tribune, 3 Aprile 1947, pag. 8. I due articoli confermano che Gigliotti e Fama furono mandati in Italia dal CURE

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Il presidente del CURE era il senatore americano Olin D. Johnston (1896-1965), e il vice presidente era il noto pastore battista Joseph Martin Dawson (1879–1973), e l'immancabile Frank Gigliotti ne era il segretario (cfr. Chicago Daily Tribune, 1 Aprile 1947, pag. 7).

Olin D. Johnston era un massone (cfr. William R. Denslow, 10,000 Famous Freemasons - vedi foto), come anche Joseph Martin Dawson che era un massone del 32° (cfr. The New Age magazine, Volume 61, 1953, pag. 6), e Frank Gigliotti. Il quadro è molto chiaro. E poi il denaro - diverse migliaia di dollari - che servì a pagare Gigliotti e Fama fu denaro raccolto da 'gruppi fraterni e religiosi' (Luke Ebersole, Church Lobbying in the Nation's Capital, pag. 68), dove per gruppi fraterni si intendono anche logge massoniche o organizzazioni filo massoniche.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

L'origine e la natura massonica di questa organizzazione sono evidenti anche dal fatto che coloro che decisero nel 1946 di dare vita a questa organizzazione si riunirono anche in un Tempio Massonico di Rito Scozzese (cfr. Luke Eugene Ebersole, Church Lobbying in the Nation's Capital, pag. 68).

Peraltro, Gigliotti e Fama, nel 1947 vennero in Italia anche per far ottenere il riconoscimento massonico americano (quello della Circoscrizione Nord) al Grande Oriente d'Italia, infatti nel libro In nome della «Loggia» si legge: 'Nella primavera del '47, l'intraprendente Frank Gigliotti viene a Roma per sposare la causa del riconoscimento massonico americano da conferire al Grande Oriente. Con lui c'è un altro «illustre» fratello italo-americano: Charles Fama ....' (Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 22). Il riconoscimento l'otterranno l'11 giugno 1947.

Da quello che afferma il magistrato Ferdinando Imposimato nel suo libro La Repubblica delle stragi impunite (vedi foto), Frank Gigliotti fu mandato in Italia ad aiutare la Massoneria dal presidente americano Harry Truman, che era un massone di alto grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato: 'La penetrazione in Italia della fratellanza americana, tuttavia, si fece ancora più pesante a partire dal 1947. In quell'anno, il presidente Truman - massone dichiarato, tanto che durante la sua carica mantenne il trentatreesimo grado e anche quello di maestro venerabile della loggia del Missouri, che convocò periodicamente - inviò a Roma un pezzo da novanta della fratellanza, l'italo-americano Frank B. Gigliotti, calabrese di nascita, consigliere capo dell'OSS. Questo gestiva i rapporti tra antifascisti italiani di orientamento anticomunista e gli ambienti mafiosi americani. La sua venuta fu dovuta alla richiesta degli affiliati di Cosa Nostra alla fratellanza americana di risolvere il problema della riconquista di palazzo Giustiniani da parte del Grande Oriente d'Italia. Gigliotti faceva parte dell'Italian American labour Council, alleato dell'American Committee for Italia Democracy, inquinato da mafiosi e agenti dell'OSS'. Quindi, dietro il CURE è evidente che c'era la potente Massoneria americana collusa con la mafia, Massoneria di cui Gigliotti era il rappresentante ufficiale.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Quello che ha fatto il massone Frank B. Gigliotti per le ADI

 

Passiamo ora ad esaminare quello che Frank Bruno Gigliotti ha fatto per le Assemblee di Dio in Italia secondo quello che abbiamo potuto trovare.

 

Preparò ed inviò all'Ambasciatore d'Italia una memoria a favore del Movimento Pentecostale

 

Innanzi tutto, come abbiamo visto, Frank Gigliotti scrisse una memoria difensiva del Movimento Pentecostale che inviò all'Ambasciatore Alberto Tarchiani da consegnare al Governo Italiano. Ve la propongo qua di seguito in lingua inglese come apparve sul The Pentecostal Evangel del 8 febbraio del 1947, seguita dalla lettera personale che sempre Gigliotti inviò all'ambasciatore ('An Appraisal of the Pentecostal Movement', in The Pentecostal Evangel, 8 Febbraio 1947, pag. 6-7, 11 - vedi foto).

Tenete presente che questa memoria aveva come titolo 'La libertà religiosa in Italia', ma sul The Pentecostal Evangel apparve con il titolo 'Una valutazione del Movimento Pentecostale' (An appraisal of the Pentecostal Movement). E poi considerate che a Dicembre del 1947 erano state già stampate ben 10 milioni di copie di questo scritto, e che era stato tradotto in una decina di lingue (San Diego Union, 6 Dicembre 1947, pag. 13 - vedi foto).

This copyrighted article, together with the accompanying letter, is reproduced by special permission exactly as it appeared in the January issue of "The Chaplain," the monthly publication of the General Commission on Army and Navy Chaplains. It is entitled, "Religious Liberty in Italy," and is written by Frank B. Gigliotti, D.D., minister of the Presbyterian Church in La Mesa, Calif. It is a report on the Pentecostal movement in America, prepared for the Italian Ambassador to the United States, the Honorable Alberto Tarchiani.

IN the matter of the statement of the Pentecostal faith in Italy, there may exist the impression that this group is an importation from the United States and that someone is advancing money and material resources for its propagation. Let me state frankly from the beginning that this is not according to the fact, as I have gone into this matter from the roots up.

From the information that I am able to gather, the movement seems to have started spontaneously in Italy and the United States at approximately the same time which came about as follows:

Many of the Italian Evangelicals both in the United States and in Italy, feeling very zealous towards God and with the thought that men and women should dedicate and consecrate themselves more fully to lives of service to their fellow men in the spirit of Christian piety and charity, began to have a deep conviction within the established Evangelical churches themselves that there was something of a 'do-nothing' attitude on the part of many of the local congregations and they were not receiving the blessing which was due and available to them.

For this reason it seems that in various regions of Italy including Piedmonte, Abruzzi, Rome, Genoa, Naples, Calabria, Sicily and others, there began to rise up leaders, each without knowledge of the others, preaching and teaching a more fully consecrated and victorious life in Christ. People in small congregations in the mountains of the Abruzzi's were having the same experience as people in small congregations in Sicily. They did not know of each other's existence. They had no correspondence or physical contact. Coincidentally, the same thing was taking place in the United States among the hundreds of Italian Evangelical congregations of the various denominations such as the Presbyterians, Baptists, Methodists, Lutherans, etc., into which thousands of Italians had gone because on the one hand they had been terribly neglected by the Roman Catholic Church, and on the other hand the Evangelicals churches were the only ones that had shown any interest in their behalf by establishing classes for the teaching of reading and writing and for their social and material betterment. Consequently, when many of these people returned to Italy, they told of the phenomenal manifestation and the spiritual blessings they had received and found that in Italy there had been a similar spiritual regeneration among many of their friends and relatives.

In deliberating on these facts, many Italian Protestant leaders, including myself and Dr. Fama, have come to the conclusion that this a true and definite manifestation of God, just as He manifested Himself in Italy through Peter Waldo in 1170, St. Francis of Assisi in 1227, Savonarola and Giacomo Da Fiore (il profeto Calabrese) and many others down through the centuries.

Now, naturally, as these people came in contact with each other, they shared their religious experiences and found that they had had an overwhelming outpouring of the Holy Spirit which caused a deep, religious emotional manifestation which some of us believed for a long time to be an uncontrolled religious fanaticism, but which we have now come to realize and know and to respect as a definite manifestation of God in and through our people. I have seen people from all social strata here in the United States, both Italians and Americans, who used to lie and cheat and steal and some who were the most desperate characters turn to the most beautiful, consecrated, serviceable Christian life through their contact and sharing of this experience with the people of the Pentecostal faith.

My dear Ambassador Tarchiani, as you know, I am pretty much of a hard-headed analyst and because of my training and education and years of experience in dealing with religious and world problems, I have studied this whole picture quite thoroughly before accepting it as a manifestation of God, and now I have come to the very definite conclusion that the people of the Pentecostal groups are acting as a torch, making light for even some of the larger denominations. To quote Bishop Paul Barber of the European Area of the Methodist Episcopal Church and former President of Duke University, 'If the large, established Evangelical denominations do not catch the fire of our Pentecostal brethren, it will not be long before they are history and the Pentecostal will be the living church'. I would also like to quote the statement made to me by the Honorable Jonathan Daniels, former secretary to President Roosevelt, last November in his home in Raleigh, North Carolina. We had spent a whole evening discussing the Pentecostal movement as it has now grown through the South and Southwest and also throughout the United States which he concluded with these words, 'Frank, in my judgment, the Pentecostals are becoming the foremost Evangelicals in the United States in carrying the torch of freedom and courageously taking up where the old, established churches have been prone to let down because of their formality and their great wealth'.

THE PENTECOSTAL CHURCHES IN THE UNITED STATES

(1) As far as I have been able to ascertain, the Pentecostal churches have grown throughout the United States to where they have more than 6000 churches mostly united under the name of 'Assembly of God' and are part of the National Association of Evangelicals. Among these are more than 300 churches and 200 missions where the services are conducted mostly in the Italian language with bi-lingual services for the young people. Some of these Italian churches have as many as 1000 to 1500 members.

(2) The United States Government, in recognizing their importance throughout the war, gave them an assignment of 35 chaplains.

(3) There are over 5106 ordained ministers, 3406 licentiates and exhorters.

(4) This movement has been growing and spreading rapidly and at this time it is impossible to ascertain the actual membership. The only thing we can say on this matter is that they have thousands of growing and progressing churches and missions. I have attended services in large, prosperous churches where there were more than from 1000 to 2000 members present.

At the Italian Pentecostal Church in Camden, New Jersey where a rally was held for Italian relief and which was attended by Baron Quinto Quintieri while in this country, and where a large sum of money was raised for relief and tons of clothing promised, Baron Quintieri told me that he estimated over a thousand people being present. All of these were Italians of the Camden, New Jersey area.

(5) As to their social classification, the movement originally started with the more humble folk, but today I now a number of former government officials and ministers of the established denominations who have gone into the ministry of the Pentecostal church. For instance, the Pastor of the Assembly of God Pentecostal Church of Dallas, Texas (i.e. the largest one there) has a tabernacle that holds more than 3000 people and it is usually filled. This man is a former secret service executive of the United States Government of the higher echelon and he is one of the most able and consecrated ministers that I know.

I could go on and enumerate such instances, but I feel that their almost phenomenal growth is more indicative of their importance and again quote Jonathan Daniels in this statement to me by saying he believed that 'within the next ten years they (the Pentecostals) would possibly lead in number of the Evangelical Churches in the United States'. After visiting many of their churches - and they are American, Hungarian, Polish, Swedish, Italian and every nationality - one is impressed by the fact that their meetings are filled with men and women and young people in all walks of life. In these groups there actually is no social caste or line of demarkation. They actually practice Christianity very much on the same basis as the early Apostolic church and in my judgment they do it simply, honestly and industriously.

(6) There was a time when they were not given much importance among the Evangelical denominations, but today they are considered one of the most fervent and active of the Evangelical Churches of the United States, and they are highly respected for their zeal and consecration and their piety by other Evangelicals.

(7) Regarding selection and nomination of pastors, this is done on the same basis upon which it is done in the larger Evangelical denominations in the United States - the Baptists, the Congregationalists and other denominations. The pastors are selected first as deacons, and after serving as deacons, they serve as elders and then, as elders, they may be ordained by the local congregation exactly in the same form as it is done in the Baptist Church. This ordination is then recognized by the Presbyters that form the various Presbyteries and Regional Jurisdictions in about the same way the Presbyterians of the United States, of Great Britain and Scotland function.

(8) The services are conducted in about the same way in which the early Christian church conducted theirs. They begin with the singing of hymns and then have prayer. They then have testimonies of their religious experiences and this is conducted in the simplest and most sincere of Christian manner. At this time various individuals request prayer for their problems both spiritual and material. This is followed by preaching of the Gospel and the sermon is brought by the ordained Minister, or in his absence, one of the elders of the church. After the sermon there is a time of prayer, the singing of another hymn and the service is concluded with the benediction.

The prayers are pretty much spontaneous on the part of individuals who feel they want to pray audibly and it is to be noted here that during the prayer services many of these people show a religious ardor and fervor which to the person who is not antagonistic will exemplify the Psalmist's exhortation to "make a joyful noise unto the Lord" and will soon make itself manifest that it is truly of God. They are very fervent and ardorous and do cry out to God but not nearly in the way that I have seen the people of Southern Italy cry out at religious manifestations of the Roman Catholic Church. I have never seen them abuse their bodies or lick floors with their tongues or beat their backs with pieces of wooden staves as I have seen the excited people at Roman Catholic services in Italy and in Mexico and in other Latin-American countries. They do at times speak in tongues that to the average person who is unwilling to listen, seems rather strange, but as manifested in the early Church, it is the fulfillment of the manifestation promised in the Bible, Book of Acts of the Apostles. In Acts 2:1-4:

"And when the day of Pentecost was now come, they were all in one place. And suddenly there came from heaven a sound as of the rushing of a mighty wind, and it filled all the house where they were sitting. And there appeared unto them tongues parting asunder, like as of fire, and it sat upon each of them. And they were all filled with the Holy Spirit, and began to speak with other tongues, as the Spirit gave them utterance".

"While Peter yet spake these words, the Holy Spirit fell on all them that heard the word. And they of the circumcision that believed were amazed, as many as came with Peter, because that on the Gentiles also was poured out the gift of the Holy Spirit. For they heard them speak with tongues, and magnify God. Then answered Peter, Can any man forbid the water that these should not be baptized, who have received the Holy Spirit as well as we? And he commanded them to be baptized in the name of Jesus Christ. Then prayed they him to tarry certain days" Acts 10:44-48.

"And when Paul had laid his hands upon them, the Holy Spirit came on them; and they spake with tongues, and prophesied" Acts 19:6.

You undoubtedly remember that my father-in-law, Dr. Agide Pirazzini, was possibly one of the greatest philologists in America having taught Hebrew, Greek and the Oriental languages at the Biblical Seminary in New York for thirty years. He told me on more than one occasion he had heard these people actually speaking Aramaic, the language which Jesus spoke, and I personally, believe this to be so after having heard them myself and seen them with my own eyes. I am giving you this lengthy explanation on this subject because as far as I am personally concerned, this was my great stumbling block in understanding the Pentecostal people. I did not believe or could not intellectually conceive how this phenomenon was possible; I now believe it with all my heart.

ALTAR CALL: At certain times there is a call to dedication and consecration to a fuller Christian life which is called an "altar call". The members of the congregation, as well as new converts, kneel in prayer at their seats or gather at the altar and pray for individual problems, or problems of the congregation or the church as a whole.

WATER BAPTISM: Water baptism is administered to those who have confessed and accepted Christ as their Lord and Saviour and as their leader. The water baptism is held to be a seal of external consecration to those who have believed that the Lord Jesus Christ is the Saviour of the world and their personal Redeemer. This baptism is performed by immersion.

BAPTISM OF THE HOLY SPIRIT: The Pentecostal people, as well as all Evangelical churches, believe that the Baptism of the Holy Spirit is sent of God as a gift upon those who have fully consecrated their lives to Christ. It is a heavenly manifestation showing Divine approval and a gift that proceeds from God to those who are true believers in the full teaching of the complete Gospel. The Pentecostal Church teaches that the Baptism of the Holy Spirit is not poured out on every one unless specifically sought for or that God, for some particular reason of His own, desires to baptize with this special sign which is used by the recipients as a testimony and as a guide in their walk after Christ. This special benediction is poured out by God, in His wisdom, upon those who are worthy to receive this gift. This is substantiated by the teachings of the Holy Scriptures:

"And I knew him not; but he that sent me to baptize in water, he said unto me, Upon whomsoever thou shalt see the Spirit descending, and abiding on him, the same is he that baptizeth in the Holy Spirit" John 1:33.

"If ye love me, ye will keep my commandments. And I will pray the Father, and he shall give you another Comforter, that he may be with you for ever; even the Spirit of truth; whom the world cannot receive, for it beholdeth him not, neither knoweth him; ye know him; for he abideth with you, and shall be in you. I will not leave you desolate: I come to you" John 14:15-18.

"These things have I spoken unto you, while yet abiding with you. But the Comforter, the Holy Spirit, whom the Father will send in my name, he shall teach you all things, and bring to your remembrance all that I said unto you" John 14:25,26.

(9) The Italian Pentecostal Church of the United States known as the Evangelical Christian Pentecostal Churches of the United States and Foreign Lands is under the leadership of the Reverend Quirino Grilli, President, Reverend Dominick Lisciandrello, Segretary and Reverend Joseph Beretta, Treasurer. These brethren, together with Reverend Mario DiBello and others, conduct radio programs both on the East and West Coasts over a number of radio stations, every Sunday, out of Albany, N.Y., Syracuse, N.Y., New York City, and on the West Coast from San Diego, California, which reaches the Pacific West on a 50.000 watt station. The comments that I have heard from the American and the Italian listeners to these programs has been very, very, favorable. They are doing an excellent work with song and worship and education. This has a tremendous culture value because there are thousands of our people who have no other means of listening to the Italian language than on this radio program and use this means of furthering their religious, primarily, and also their cultural and social advancement.

(10) You will also find that the Italian Pentecostal Church publishes two periodicals - Il Faro, published on the East Coast and La Voce nel Deserto published on the West Coast.

Let me go back just one moment and say that I believe very definitely that their physical or psychological manifestations are not the most important points to be considered in this case. Now, as to the objection that the Pentecostals praise God and pray with a loud voice, this was a common practice among early Christians and the disciples themselves as exemplified in the Gospel according to St. Luke, chapter 19, verses 37 through 40:

"And as he was now drawing nigh, even at the descent of the mount of Olives, the whole multitude of the disciples began to rejoice and praise God with a loud voice for all the mighty works which they had seen: saying, Blessed be the King that cometh in the name of the Lord: peace in heaven, and glory in the highest. And some of the Pharisees from the multitude said unto him, Teacher, rebuke thy disciples. And he answered and said, I tell you that, if these shall hold their pace, the stones will cry out".

The important thing is that the people who have become associated with the Pentecostal church of our own people, i.e., the Italo-Americans, have become better citizens. They have become more industrious and many of them ceased to be drunkards and thieves and liars - they have become good fathers and good husbands and good neighbors. They have adopted a personal cleanliness which was not commonly practiced among the people of the humbler groups and they have given of themselves to helping others with a piety and a charity that would make many a person humbly proud to be able to follow their example.

DECLARATION OF PRINCIPLES

I would like to call to your attention the clause of the United Nations Charter which guarantees religious liberty to all members of the United Nations. The Charter states, in part, that no country shall be admitted to membership in the United Nations unless it guarantees the freedom of religious worship to its nationals and to minority groups living within its borders. (This was written into the United Nations Charter at the instigation of the American Committee for Religious Liberty in Italy)

You will further note that Part II - Political Clauses, Section I - General Clauses, Article XIV of the Peace Treaty with Italy states very definitely:

'Italy shall take all measures necessary to secure to all persons under Italian jurisdiction without distinction as to race, sex, language or religion, the enjoyment of human rights and of the fundamental freedoms, including the freedom of expression, of the press and publication, of religious worship, of political opinion and of public meeting'.

This definitely was written to include the Pentecostals and all other religious groups attempting to exercise freedom of conscience, worship and religion in Italy.

I would like to assert here that toleration is not acceptable to us. We do not want the word toleration to appear in the Italian Constitution as it refers to those of the Protestant faith, for toleration signifies that a superior force is condescending to those of minority groups or to others in allowing them certain privileges. It is not privilege or license that we are requesting, but co-equality. Among free men there is co-equality and not mere toleration!

The Protestant forces of the United States want to do everything possible to co-operate with the people of Italy, but we shall insist upon the fulfillment on the part of the Italian government of these sections of both the United Nations Charter and the Peace Treaty. If it becomes necessary, we are ready to use every means at our disposal for its enforcement.

We consider absolute religious freedom definitely one of the cardinal principles for which the second World War was fought as stated specifically in the Atlantic Charter, and both its subsequent declarations of Yalta and Potsdam. These guaranteed to the people of Italy, and of the world, the freedom of religious exercise, the principle which we hold to be the sacred and inalienable right of every human being, i.e., to worship God according to the dictates of his conscience without any interference or coercion on the part of any organized group, be it ecclesiastical or lay.

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Lettera di Gigliotti all'Ambasciatore:

My dear Ambassador Tarchiani:

Having taken the appropriate time to gather the information which you requested of me in connection with the Pentecostal movement and its workings in the United States and how it functions, I now have sufficient material to hand over to you for transmittal to the Italian government.

You will remember that I called your attention at the very beginning of our discussion on this matter of religious liberty for Italy that I am not a Pentecostal, but that I have been for more than twenty-five years a Minister of the Presbyterian Church. My interest in this matter is based purely upon the consideration that, I feel, it will be to the greatest interest of the Italian nation to have absolute freedom of religion and conscience, without any interference whatsoever with the individual's right to worship God according to the dictates of his own conscience.

I have been asked by the American Committee for Religious Freedom in Italy of which Dr. Charles W. Fama is National President, by the National Committee of Americans for Religious Emancipation of which United States Senator Olin D. Johnston is President, and by the Pentecostal Group headed by the Reverend Dominick Lisciandrello (this latter group being known as the Evangelical Christian Pentecostal Churches of the United States and Foreign Lands) to take the responsibility for preparing this brief and making proper petitions to the Italian government and to the government of the United States on this matter.

I am giving you this preparatory statement so that you may not be under the misapprehension that I represent one group or another - in reality I am only working with the three above mentioned Committees, receiving no compensation or remuneration for my labors.

Respectfully submitted,

Frank B. Gigliotti, D.D.

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A proposito di questa memoria è interessante inoltre sapere che circa tre anni dopo che fu pubblicata sulla rivista The Chaplain, Frank Gigliotti scrisse all'editore di questa rivista dicendogli le seguenti cose:

'Un tre anni fa, voi pubblicaste su THE CHAPLAIN il mio articolo 'La libertà religiosa in Italia'. Alcuni dei vostri lettori possono essere interessati a questi fatti: Abbiamo autorizzato un pò più di 16 milioni di ristampe, dagli otto ai dieci milioni in Inglese. L'articolo è stato tradotto in Spagnolo, Portoghese, Tedesco, Francese, Italiano, Cinese, Svedese, Norvegese, e viene riferito che qualcuno lo sta traducendo in Russo. Mi risulta anche che è stato tradotto in Jugoslavo. Ai lettori potrebbe far piacere sapere pure che è stato questo articolo pubblicato sul THE CHAPLAIN, usato come memoria davanti all'Assemblea Costituente Italiana, che ha reso possibile scrivere dentro la Costituzione Italiana i tre articoli sulla Libertà di Associazione, sulla Libertà di Riunione, e sulla Libertà del Culto Religioso. Questi provvedimenti costituzionali sono stati molto utili al Cristianesimo Evangelico in Italia' (Frank Gigliotti in The Chaplain, Maggio-Giugno 1950, vol. 7, no. 3, pag. 40 - vedi foto).

Dunque da queste parole di Frank Gigliotti si apprende che furono stampate circa 16 milioni di copie del suo scritto sulla libertà religiosa in Italia, e non è una cosa da poco questa; che esso fu tradotto anche in Italiano; che esso fu utilizzato come memoria dinnanzi all'Assemblea Costituente in Italia e che contribuì a far scrivere nella Costituzione gli articoli che sanciscono la libertà di associazione, di riunione e di religione, che come sappiamo furono molto utili ai Pentecostali (come anche agli altri Evangelici) in Italia. Viene perciò spontaneo domandare alle ADI come mai non pubblicarono su Risveglio Pentecostale un così importante documento scritto a loro favore, dato che non ci risulta che lo abbiano mai fatto, e perchè non ne fanno alcun accenno nei loro libri ufficiali.

La nota scritta da Frank B. Gigliotti all'editore della rivista The Chaplain di Maggio-Giugno 1950

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

La memoria scritta da Frank B. Gigliotti apparsa su The Pentecostal Evangel (8 Febbraio 1947, pag. 6)

 Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

 

La memoria scritta da Frank B. Gigliotti apparsa su The Pentecostal Evangel (8 Febbraio 1947, pag. 7)

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

La memoria scritta da Frank B. Gigliotti apparsa su The Pentecostal Evangel (8 Febbraio 1947, pag. 11)

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

La notizia apparsa sul San Diego Union a Dicembre 1947, secondo cui del libretto 'La Libertà religiosa in Italia' scritto da Gigliotti ne erano state stampate 10 milioni di copie ed aveva già avuto delle traduzioni in alcune lingue

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Lanciò minacce contro l'Italia e i preti che erano negli USA

 

Nella memoria scritta e inviata da Frank B. Gigliotti per conto delle ADI all'Ambasciatore Alberto Tarchiani - che in base alle date in cui fu pubblicata sulla rivista 'The Chaplain' e 'The Pentecostal Evangel' dovrebbe essere stata inviata all'ambasciatore presumibilmente agli inizi del 1947 o al massimo verso la fine del 1946 - che vi ricordo Gigliotti scrisse su incarico del massone Charles Fama che era il presidente del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia, Comitato su cui fecero pressione nel 1946 le Assemblee di Dio in Italia, verso la fine troviamo delle parole minacciose che ho deciso di tradurvele affinchè vi rendiate conto con quale tono Gigliotti concluse quella memoria a favore dei Pentecostali d'Italia rappresentati a quel tempo da Umberto Gorietti.

La parte conclusiva si intitola 'Dichiarazione di Principi' e inizia con Gigliotti che richiama l'attenzione dell'ambasciatore sulla clausola della Carta delle Nazioni Unite che assicura la libertà religiosa a tutti i membri delle NU, che fu scritta per istigazione del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia; poi Gigliotti passa a dire che la clausola del Trattato di Pace in cui si comanda all'Italia di assicurare a tutti i suoi cittadini la libertà di culto fu scritta per includere i Pentecostali e tutti gli altri gruppi religiosi, e poi afferma: 'Vorrei affermare qua che la tolleranza non è accettabile per noi. Non vogliamo che la parola tolleranza appaia nella Costituzione Italiana in riferimento a quelli della fede Protestante, perchè la tolleranza indica che una forza superiore sta condiscendendo a quelli dei gruppi minoritari o ad altri nel permettergli certi privilegi. Non è un privilegio o un permesso che noi stiamo richiedendo, ma co-eguaglianza. Tra uomini liberi c'è coeguaglianza e non semplice tolleranza! Le forze Protestanti degli Stati Uniti vogliono fare tutto il possibile per cooperare con il popolo Italiano, ma noi insisteremo sull'adempimento da parte del governo Italiano di queste parti sia della Carta delle Nazioni Unite che del Trattato di Pace. Se diventerà necessario, noi siamo pronti ad usare tutti i mezzi a nostra disposizione per la sua applicazione. Noi certamente consideriamo che l'assoluta libertà religiosa sia uno dei principi cardini per cui è stata combattuta la Seconda Guerra Mondiale come è dichiarato specificatamente nella Carta Atlantica, e nella sue successive dichiarazioni di Yalta e Potsdam. Queste hanno assicurato sia al popolo d'Italia, e del mondo, la libertà dell'esercizio religioso, il principio che noi riteniamo essere il diritto sacro e inalienabile di ogni essere umano, cioè adorare Dio secondo i dettami della sua coscienza senza alcuna interferenza o coercizione da parte di qualsiasi gruppo organizzato, sia esso ecclesiastico o laico' (The Pentecostal Evangel, 8 Febbraio 1947, pag. 11). E difatti nella Costituzione Italiana in riferimento alle minoranze religiose non fu introdotta nè la parola tolleranza e neppure il verbo tollerare! Peraltro questo modo di parlare e ragionare di Gigliotti, cioè il fatto di minacciare le autorità governative di qualche cosa in caso non venga concessa la libertà religiosa, era caratteristico anche delle Assemblee di Dio in Italia, infatti in una lettera firmata da Umberto Gorietti (ma con su impressi i nomi dei membri del Comitato Esecutivo delle ADI) e mandata al Capo del Governo Alcide De Gasperi, e ai capi dei partiti politici italiani il 10 Dicembre 1947 le ADI affermano tra le altre cose: 'Siamo pronti ad agitare la pubblica opinione di tutto il mondo - tramite i nostri Fratelli all'estero - se non ci sarà concessa la desiderata libertà, promessa a grandi lettere dalla Nuova Costituzione'. Che dire? Proprio un modo anticristiano di parlare e ragionare. Peraltro in questa stessa lettera, il Comitato Esecutivo delle ADI ci tenne a far presente al Capo del Governo la consistenza numerica delle Chiese ADI in tutta Italia, e la loro continua crescita, e la loro recente affiliazione alla 'Federazione delle nostre Chiese in America' da cui - le ADI dicevano - 'noi riceviamo - e ne riceveremo ancora di più nel prossimo futuro - un forte aiuto spirituale e materiale'. Questo giusto per inquadrare meglio lo spirito con cui le ADI si rivolgevano alle autorità governative! Loro, che ricordiamo dicono sempre che non vogliono fare polemica con nessuno!

Nel Gennaio del 1950 Frank Gigliotti dichiarò pubblicamente che i Protestanti d'America avrebbero dichiarato guerra all'Italia se non fossero cessate le persecuzioni contro i Protestanti. Ecco l'articolo dal titolo 'I protestanti non sopporteranno nuove persecuzioni in Italia' che apparve su L'Unità il 15 Gennaio 1950, e che conferma ciò: 'Il reverendo Frank Gigliotti, ministro presbiteriano di Lemon Grove (California) ha dichiarato che se non verrà posto fine alla persecuzione dei protestanti italiani «i protestanti americani dichiareranno guerra al governo italiano», egli ha aggiunto che questa «è ultima cosa» che i protestanti americani vogliono fare, poichè non desiderano danneggiare il popolo italiano. Egli afferma inoltre di avere le prove di ben 56 casi di persecuzione contro i protestanti italiani avvenuti l'anno scorso. Il rev. Gigliotti ha riferito ad un giornalista che il rev. Umberto Gorietti, capo dei protestanti italiani, è stato arrestato 18 volte per il solo fatto di avere predicato la parola di Dio. Il 17 gennaio prossimo i maggiori delegati dei protestanti americani si riuniranno per concordare l'azione da svolgere, prenderanno parte alla riunione anche un certo numero di deputati e senatori. Il Gigliotti ha dichiarato a tale proposito: «Insisteremo perchè il governo italiano pubblichi una nota chiarificatrice diretta a tutti i suoi prefetti, nella quale venga posto in rilievo che l'articolo 19 della Costituzione sulla libertà religiosa deve venir applicato» (pag. 5 - vedi foto).

L'Unità, 15 Gennaio 1950, pag. 5

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Nel settembre del 1952, in seguito a delle persecuzioni che delle Chiese Protestanti avevano ricevuto in Italia, ci fu un incontro al Dipartimento di Stato in America con una delegazione che comprendeva Frank Gigliotti, Alvin Johnson dell'International Religious Liberty Association, e Frank Yost del Committee on Religious Liberty. Gigliotti condannò pubblicamente 'una dittatura clericale' in Italia e consigliò che gli Stati Uniti sottoponessero ad una rappresaglia i preti cattolici Italiani che erano in America (cfr. Domenico Roy Palmer, 'For the Cause of Christ Here in Italy'. Evangelical America's Holy Mission in Italy and the Cultural Ambiguities of the Cold War. Diplomatic History 29 (4) September 2005, pag. 645).

Ecco da che spirito era animato il 'reverendo' Frank Gigliotti su cui le ADI fecero tanto affidamento, l'uomo che mandò 'una chiara memoria' all'ambasciatore Alberto Tarchiani, memoria che vi ricordo fu pubblicata in milioni di copie e diffusa negli USA e in altre nazioni. E memoria che gli editori del Pentecostal Evangel apprezzarono molto scrivendo una breve nota alla fine di essa. Si rimane veramente sconcertati nel leggere certe cose. Ma non dimenticatevi che Gigliotti era un 'uomo secondo il cuore delle ADI' ossia un uomo per cui il fine giustificava i mezzi.

 

Scrisse a Gaetano Salvemini

 

Gaetano Salvemini (1873-1957) è stato uno storico e politico italiano, conosciuto soprattutto per le sue intense lotte a favore della libertà, della giustizia e della democrazia. Lo storico Pierpaolo Lauria ha detto di Salvemini: 'Giustizia, libertà e democrazia sono le tre stelle polari del suo pensiero politico fin dalle origini: non è un caso che scegliesse “Tre Stelle” come uno dei suoi pseudonimi giornalistici [....] Profuse quindi il massimo dell’impegno nell’evitare l’ingerenza della Chiesa nello Stato, denunciandola ai sette venti ogni volta che ne fiutava i loschi tentavi; d’altro canto lo Stato doveva restare nel proprio orto, senza prevaricare in quelli altrui, ficcando il naso e intromettendosi nelle questioni della Chiesa: “Libera chiesa in libero stato”, dunque.' (Pierpaolo Lauria, 'Gaetano Salvemini: fino alla fine controcorrente' in MicroMega, 7 febbraio 2012 - http://temi.repubblica.it/micromega-online/gaetano-salvemini-fino-alla-fine-controcorrente/).

Nato a Molfetta nel 1873, laureato in lettere, Gaetano Salvemini aderì quando era ancora molto giovane al Partito socialista. Nel 1911 uscì dal Psi e fondò con l'economista e politico Antonio De Viti de Marco (1858-1943) il settimanale «L’Unità». Nel 1919 fu eletto deputato e fin dai primi tempi si oppose al disegno politico di Mussolini. Nel 1925, insieme ai fratelli Rosselli, fondò «Non mollare», il primo giornale clandestino antifascista. Dopo un arresto da parte della polizia fascista, si rifugiò in Francia dove partecipò alla nascita del Movimento «Giustizia e libertà». Nel 1934 emigrò negli Stati Uniti dove insegnò nella prestigiosa Università di Harvard.

E mentre Salvemini si trovava negli Stati Uniti, Frank B. Gigliotti gli scrisse due volte (la corrispondenza tra i due è in lingua inglese).

Gigliotti scrisse una prima lettera a Salvemini il 18 luglio 1946, assieme alla quale gli mandò un assegno con una offerta per la scuola di Pisa - offerta che Gigliotti chiamò 'l'obolo della vedova' (widow's mite). In questa lettera gli parla della libertà religiosa, come anche della persecuzione in atto in Italia contro i Pentecostali infatti gli dice: 'Ora, se gli italiani devono essere liberi di pensare e di trovare la loro propria via, allora essi devono essere liberi di adorare. Non so se tu sei a conoscenza del fatto che recentemente un numero di nostri ministri di culto Protestanti sono stati molestati, ostacolati e persino gettati in prigione supponendo che essi stavano violando le leggi del concordato. In allegato c'è una copia della lettera che è appena arrivata recentemente dall'Italia ed anche la copia fotostatica di uno dei nostri ministri di culto imprigionato per avere semplicemente predicato il Vangelo di Cristo. L'accusa è lanciata contro i Pentecostali che essi sono così emozionalmente e mentalmente costituiti che disturbano la pace e l'equilibrio mentale delle persone con cui sono in contatto'. E poi Gigliotti gli spiega che secondo lui se è permesso ai Cattolici Romani nel Sud Italia - cosa che lui ha personalmente visto - camminare sulle loro ginocchia battendosi con bastoni di legno fino a sanguinare dalle loro schiene durante la funzione del venerdì santo, se è loro permesso di leccare il pavimento del luogo di culto dietro istigazione di qualche ardente prete o monaco della Chiesa Cattolica Romana, che diritto e ragione hanno le gerarchie della Chiesa Cattolica Romana ad affermare che i Pentecostali diventano 'così emozionalmente disordinati che essi disturbano la pace pubblica'? E poi gli fa qualche altro esempio di comportamenti disordinati permessi ai Cattolici Romani nel Nuovo e nel Vecchio Messico e in molte parti della Spagna, e gli parla della commozione dei Napoletani quando succede 'il miracolo di San Gennaro' e 'la liquefazione del suo sangue', e gli dice: 'Ora, se questo privilegio è concesso ad un gruppo di persone perchè dovrebbe essere proibito ad altri?'.

Il 25 Luglio Salvemini risponde a Gigliotti, innanzi tutto ringraziandolo dell' «obolo della vedova» che lui dice 'è molto più accetto a Dio dei miliardi di Rockefeller', e poi gli dice: 'Sono pienamente d'accordo con te sulle relazioni tra Stato e Chiesa in Italia, e intendo fare tutto quello che posso per svegliare l'opinione su quell'argomento in Italia'. Poi Salvemini si lamenta del fatto che in Italia i Comunisti, i Socialisti e i Repubblicani non osano disturbare il Vaticano, e che in America il presidente Roosevelt mette la politica del Dipartimento di Stato al servizio di Pio XII, per cui le radici del problema sono in America. Salvemini se la prende pure con i Protestanti Americani, che secondo lui sono opportunisti ed hanno paura del Comunismo, e dice che fino a che il Dipartimento di Stato Americano appoggerà il Vaticano, tutte le loro parole non saranno altro che parole, parole, parole. Poi Salvemini ringrazia molto Gigliotti per avergli mandato i documenti sui 'Pentecostalisti', e conclude dicendogli: 'Scriverò ai miei amici in Italia e gli chiederò di sollevare delle proteste ...'.

L'altra lettera che Gigliotti scrisse a Salvemini risale al 26 febbraio 1947, e quindi poche settimane prima che Gigliotti e Fama partissero per venire in Italia. In questa lettera Gigliotti comunica a Salvemini che si recherà assieme a Charles Fama a Roma attorno al 16 marzo per la questione della libertà religiosa ed anche per quella dei diritti umani. Poi gli chiede se ci sono dei consigli che lui possa dare a lui e Fama. A quanto pare, Gigliotti mandò assieme a quella lettera anche una copia del suo scritto 'La libertà religiosa in Italia' (questo si deduce da una nota scritta a mano sulla lettera dattiloscritta), che come abbiamo visto Gigliotti aveva mandato all'ambasciatore Tarchiani.

A questa lettera, Salvemini rispose da Cambridge, nello stato del Massachusetts (dove c'è la Harvard University), con una lettera datata 1 Marzo 1947 in cui gli dice tra le altre cose di chiedere ai Protestanti e ai non-clericali in Italia di fornirgli fatti precisi sull'arroganza della Chiesa Cattolica Romana, che si manifesta 'grazie alla protezione del Governo Americano che a sua volta è governato dall'Arcivescovo Spellman. Poi quando avrai scoperto qual'è la reale situazione in Italia, tu devi persuadere i tuoi fratelli Protestanti in America ad essere più coraggiosi e coerenti' [1].

Salvemini tornò in Italia nel luglio del 1947 e per dieci anni proseguì le sue battaglie politiche e civili a favore della laicità dello Stato.

Peraltro, in base a quello che dice l'avvocato Giacomo Rosapepe, uno dei legali delle ADI, il Salvemini si era proposto di fare una pubblicazione sull'intolleranza religiosa in Italia, e per questa ragione aveva chiesto il materiale probatorio al Rosapepe relativo agli atti di intolleranza religiosa in Italia, il che Rosapepe fu lieto di fornirgli, ma a motivo di una infermità il Salvemini non potè farla, e quindi restituì quel materiale al Rosapepe raccomandandogli di curare lui stesso la pubblicazione, il che lui fece poi pubblicando il libro Inquisizione Addomesticata.

Ecco quanto scrive Giacomo Rosapepe a tale riguardo: 'Poche parole, infine, sulla genesi di questo libro. Rientrato in Italia dall'esilio, Gaetano Salvemini, sempre vigile difensore delle minoranze contro la prepotenza di chiunque - dal campo sociale a quello religioso - intendesse soffocare la libertà, volle incontrarmi e conoscere quale fosse la condizione degli evangelici nel nostro Paese. A Firenze, prima ed a Sorrento poi, ebbi così la possibilità di documentargli le continue intolleranze del potere esecutivo verso le minoranze religiose. Non dimenticherò mai una sua amara, paradossale battuta a proposito dei Pentecostali: «Se si nega ai tremolanti il diritto di tremolare, dove va a finire il mio diritto di non tremolare?». Egli la ripeteva spesso, e non mancava di criticare severamente il comportamento degli Americani nei confronti delle loro stesse missioni protestanti venute ad operare in Italia. Giudizi molto gravi egli dava sulla diplomazia degli Stati Uniti, che, diceva, è composta in gran parte dagli alunni dell'Università di Washington tenuta dai gesuiti. Con questa affermazione Salvemini cercava di spiegare la quasi totale assenza di reazioni delle sfere ufficiali statunitensi davanti agli atti che offendevano non solo la dignità del cittadino americano, ma la stessa sua cultura ed il suo patrimonio spirituale esprimentesi attraverso la propaganda protestante in Italia. Salvemini aveva ben visto il problema della continua crescente influenza dei cattolici in ogni campo della vita politica ed economica degli Stati Uniti, e riteneva che fosse necessario e urgente portare a conoscenza di quel mondo i sistemi usati dalle gerarchie ecclesiastiche cattoliche per impossessarsi delle leve di comando nei Paesi europei, ed in Italia in particolare. Quello di Salvemini era un grido appassionato e sincero, che venne sempre coperto in Italia dalla cortina di silenzio predisposta dalla Chiesa con il controllo delle più importanti fonti di informazioni. Ond'è che quando egli mi chiese - perchè voleva farne una pubblicazione - il materiale probatorio relativo agli atti di intolleranza religiosa in Italia, non esitai un momento a fargli avere quanto era in mio possesso sino al 1952. La sopraggiunta infermità non permise però a Salvemini di attendere personalmente al lavoro ed egli, dopo avermi restituito il materiale, mi raccomandò di curarne io stesso la pubblicazione. Egli sperava che alla pubblicazione fosse assicurata la massima diffusione possibile e soprattutto che attraverso di essa si potessero far conoscere al pubblico americano le violazioni alla libertà di coscienza perpetrate in Italia da un regime che si definisce democratico. Salvemini confidava sulla sensibilità del popolo protestante degli Stati Uniti verso questo problema e si augurava che la conoscenza di episodi di inciviltà e di intolleranza come quelli che andavano acquisendosi alla storia della giovane Repubblica italiana, avrebbe indotto il governo degli Stati Uniti e gli altri firmatari della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo a richiamare lo Stato italiano al rispetto di quella dichiarazione universale che, approvata il 10 dicembre 1948, avrebbe dovuto servire di guida a tutti gli Stati. E' quindi anche per adempiere ad un voto fatto a Salvemini che ho atteso al presente lavoro ...' (Giacomo Rosapepe, Inquisizione addomesticata, pag. 13-15).

Inoltre, in base a quello che dice Francesco Toppi, ex presidente delle ADI, Gaetano Salvemini scrisse sul 'Mondo' del 9 agosto 1952 un articolo dal titolo: 'I Protestanti in Italia' (Francesco Toppi, E mi sarete testimoni, pag. 92), ovviamente a favore di quest'ultimi.

[1] La corrispondenza tra Gaetano Salvemini e Frank Bruno Gigliotti è depositata presso l'archivio dell'Istituto Storico della Resistenza in Toscana, e ringrazio il professore Luigi Pepe per avermi dato l'autorizzazione ad averne una copia.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 
 
Fece scrivere una importante clausola del Trattato di Pace nel 1947 concernente la libertà religiosa in Italia

 

Frank Gigliotti ha contribuito a scrivere il Trattato di Pace con l'Italia, che è il trattato di pace fra l'Italia e le potenze alleate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947 tra la Repubblica Italiana e le potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, che mise formalmente fine alle ostilità. Ecco un articolo apparso su The Christian Science Monitor il 17 Aprile 1950, dove viene detto che Gigliotti è l'autore della clausola del Trattato di Pace che tratta la libertà religiosa.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

La clausola del Trattato di Pace di cui viene detto che Gigliotti fu l'autore è la seguente: 'L'Italia prenderà tutte le misure necessarie per assicurare a tutte le persone sotto la giurisdizione Italiana, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione, il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali, inclusa la libertà di espressione, di stampa e pubblicazione, di culto religioso, di opinione politica e di pubblica riunione' ('Italy shall take all measures necessary to secure to all persons under Italian jurisdiction, without distinction as to race, sex, language or religion, the enjoyment of human rights and of the fundamental freedoms, including freedom of expression, of press and publication, of religious worship, of political opinion and of public meeting' - Art. 15, Sezione I, Parte II, del Trattato di Pace). A proposito di questa clausola presente nel Trattato di Pace, è molto interessante quello che lo stesso Frank Gigliotti scrisse nella memoria mandata all'ambasciatore d'Italia negli USA Alberto Tarchiani: 'Questo fu certamente scritto per includere i Pentecostali e tutti gli altri gruppi religiosi che cercano di esercitare la libertà di coscienza, di culto, e di religione in Italia' (in The Pentecostal Evangel, 8 Febbraio 1947, pag. 11).

E' evidente dunque che la pressione che le ADI esercitarono sui massoni del Comitato per la Libertà Religiosa in Italia, portò a dei risultati molto significativi. Anche perchè in seguito - quando si dovette preparare la Costituzione - gli 'amici' di Gigliotti faranno proprio riferimento a questa clausola del Trattato di pace per far inserire gli articoli sulla libertà religiosa nella Costituzione. In altre parole, Gigliotti e i suoi fratelli massoni per far inserire nella Costituzione gli articoli che sanciscono la libertà di religione per tutti i cittadini fecero appello proprio a quella clausola del Trattato di pace dietro cui c'era la mano della Massoneria.

 

Fece scrivere gli articoli della Costituzione Italiana che assicurano la libertà religiosa

 

Quando parliamo di Frank Gigliotti, dobbiamo considerare che lui prima di tutto era un massone, e non un qualunque massone, ma il rappresentante della Massoneria americana, e che mentre (assieme al suo fratello massone Charles Fama) nel secondo dopoguerra perorava la causa delle Assemblee di Dio in Italia sia presso il Governo Italiano che quello Americano affinchè fosse concessa la libertà religiosa alle ADI, egli perorava anche la causa della Massoneria italiana, che come sappiamo fu anch'essa perseguitata dal Governo di Mussolini, tanto che durante il regime fascista molti massoni dovettero andare in esilio.

Alla fine tutti sappiamo che la libertà religiosa in Italia fu concessa alle minoranze religiose, ed essa fu messa nella Costituzione Italiana (che fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948), ma pochi sanno che Frank Gigliotti contribuì a scrivere proprio gli articoli della Costituzione che parlano appunto della libertà religiosa. E badate che questo avvenne dopo che le ADI fecero pressione sui massoni Italo-Americani affinchè si muovessero nei confronti del Governo italiano in loro favore, infatti le ADI fecero pressione sul Comitato per la libertà religiosa in Italia nel corso del 1946 mentre la Costituzione fu approvata il 22 Dicembre del 1947!

In occasione della morte di Frank Gigliotti nel settembre 1975, di lui fu scritto sull'edizione del Lemon Grove Review (25 Settembre 1975), che tra le sue più orgogliose imprese ci fu quella di avere aiutato a ristabilire la libertà costituzionale nella Costituzione Italiana oltre che la sua opposizione per 14 anni alla tirannia di Mussolini (Among his proudest achievements was helping to restore constitutional liberty to the Italian constitution and his 14-year opposition to the tyranny of Mussolini). Ma già mentre Gigliotti era in vita, questo veniva detto di lui infatti su The Christian Science Monitor del 17 Aprile 1950 (vedi foto), venne detto che ha contribuito a scrivere il Trattato di Pace con l'Italia e la Costituzione della Repubblica Italiana.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Gli articoli della Costituzione Italiana che il massone Frank Gigliotti ha contribuito a far scrivere sono il 17, 18 e 19, che trattano la libertà di riunione e di associazione e la libertà religiosa infatti questo è quello che viene detto sul sito della Loggia Garibaldi (http://garibaldilodge.com/) di cui era membro Frank Gigliotti. Si badi che Gigliotti viene chiamato 'uno dei Massoni che hanno aiutato a guidare la scrittura nella Costituzione Italiana dei tre articoli XVII-XVIII-XIX', perchè in effetti ce ne furono altri di massoni che diedero il loro contributo.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Nel libretto The Fabulous Frank Gigliotti - senza data, ma posteriore al 10 luglio 1950 - leggiamo poi che 'quale autore degli articoli sulla libertà religiosa nella Nuova Costituzione Italiana, Frank è impegnato in una battaglia per vederli applicati' (pag. 7). Questi tre articoli dicono quanto segue:

Art. 17. I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

Art. 18. I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

Art. 19. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

In che maniera il massone Frank Gigliotti ha potuto aiutare a scrivere questi tre articoli della Costituzione Italiana (in The Fabulous Frank Gigliotti viene detto addirittura che 'lui scrisse gli articoli 17, 18 e 19 per la nuova Costituzione Italiana', pag. 5)? Bene, è molto semplice, essendo che lui in quei giorni era una sorta di re in seno alla Massoneria Italiana e tra coloro che scrissero e approvarono la Carta Costituzionale c'erano molti massoni, lui li 'guidò' con la grande influenza che aveva (e pensiamo che abbia 'guidato' anche non massoni). Che ci fossero tanti Massoni nell'Assemblea Costituente, lo ha confermato pienamente Gustavo Raffi nel 2010 in una intervista pubblicata su affariitaliani.it (vedi foto) in cui - rispondendo all'onorevole Paola Binetti - afferma che al momento della stesura della Carta 'tra i settantacinque membri c'erano ben sette-otto massoni tra cui due gran maestri e in sede di assemblea costituente 1/3 del totale era composto da massoni. Senza contare che il presidente e padre della Costituzione Meuccio Ruini era massone, cosi come [il vice-presidente dell'Assemblea] Giovanni Conti'.

L'intervista al Gran Maestro del GOI, Gustavo Raffi

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Se dunque a questo ci aggiungiamo che Roberto Bracco, pastore ADI, afferma che 'nel 1947 hanno inizio in Italia i dibattiti alla Costituente; per l'occasione viene presentata una nostra memoria con l'esposizione della ingiusta posizione giuridica del Movimento e con la legittima rivendicazione dei diritti umani. Essa viene menzionata in alcune discussioni e la questione del Movimento Pentecostale viene presentata come la questione tipica relativamente alla libertà religiosa' (Risveglio Pentecostale, Anno 2, n° 2, Agosto 1947, pag. 12), ci pare che l'amico delle ADI, il massone Frank Gigliotti, tramite i suoi fratelli massoni abbia fatto non poco anche per le ADI. E non dimentichiamoci dell'incontro che Henry H. Ness, rappresentante delle Assemblee di Dio, aiutato dalla Massoneria, ebbe con Pio XII nel mese di agosto del 1947 (vedi più avanti), quindi prima che il testo definitivo della Costituzione della Repubblica italiana venisse votato il 22 dicembre 1947 (http://www.nascitacostituzione.it/02p1/01t1/019/index.htm). Per noi il quadro è completo e chiaro.

A conferma che Frank Gigliotti ha avuto un ruolo nella scrittura di quegli articoli della Costituzione Italiana, c'è un articolo apparso sul San Diego Union il 23 gennaio 1947 (vedi foto), in cui viene detto che il Dr. Frank Gigliotti ha ricevuto il giorno precedente una lettera che diceva che la commissione aveva approvato il 19 Dicembre 1946 l'emendamento da lui suggerito, emendamento che garantiva la libertà religiosa che era stato redatto da Gigliotti. Inoltre viene detto che il pastore presbiteriano Gigliotti crede che l'approvazione dell'emendamento equivale alla sua adozione da parte del Governo. E in effetti andando a vedere le sedute della Costituente sull'articolo 19 si legge che il 19 Dicembre 1946 'Il Presidente Tupini ricorda che la Sottocommissione ha approvato nella seduta di stamane un articolo in cui è detto: «Ogni uomo ha diritto alla libera professione delle proprie idee e convinzioni, alla libera e piena esplicazione della propria vita religiosa interiore ed esteriore, alla libera manifestazione individuale ed associata della propria fede, alla propaganda di essa e al libero esercizio privato e pubblico del proprio culto, purché non si tratti di religione e di culto implicanti principî o riti contrari all'ordine pubblico e al buon costume». Propone che questo articolo venga collocato nella prima parte che riguarda i principî dei rapporti civili.' (http://www.nascitacostituzione.it/02p1/01t1/019/index.htm). Il testo approvato fu in seguito elaborato e cambiato un pò, ma la sostanza rimase la stessa.

L'articolo sul San Diego Union con Gigliotti che legge il messaggio da lui ricevuto dall'Italia dal quale apprende che l'emendamento da lui suggerito per assicurare la libertà di religione è stato approvato dalla commissione costituzionale.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Ma non è finita qua, perchè Frank Gigliotti nel mese di Marzo del 1947 assieme al suo amico e fratello massone Charles Fama verrà in Italia, per aiutare 'personalmente' a scrivere questi articoli della Costituzione. Un articolo apparso sul San Diego Union il 17 luglio 1947 (vedi foto) dice infatti che 'avendo avuto successo nell'ottenere la libertà di riunione e di religione per l'Italia, il Dr. Frank Gigliotti è ritornato a casa sua a La Mesa, in Via El Capitan Drive 7903, dopo avere aiutato a scrivere ed emanare due articoli della Costituzione Italiana'. Gli articoli a cui si riferisce il giornalista in effetti sono tre, ossia gli articoli 17, 18 e 19, perchè questo si evince dal virgolettato sugli articoli attribuito a Gigliotti. E' interessante poi notare che Gigliotti afferma che oltre ad avere l'appoggio di 42 denominazioni Protestanti e dell'ordine Massonico, la loro causa ha ricevuto l'appoggio degli Ebrei Italiani e di molti dei grandi leaders liberali italiani. E per finire, viene detto che i due ecclesiastici - Gigliotti e Fama - hanno ricevuto delle lettere dall'ambasciatore Tarchiani che si è congratulato con essi per essere riusciti a realizzare la loro missione in Italia! E a tal proposito, vorrei far notare come Gigliotti e Fama, essendosi trattenuti in Italia fino a circa metà maggio del 1947, hanno avuto tutto il tempo per 'controllare' che i lavori della Costituente sugli articoli 17, 18 e 19 andassero nella direzione da loro voluta, infatti le discussioni su questi tre articoli terminarono a metà aprile 1947.

 

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Un'altra notizia che conferma che Gigliotti ha avuto un ruolo nella scrittura di una parte della Costituzione Italiana, di cui in Italia erano consapevoli ad alti livelli, c'è quest'altra notizia apparsa su The Pentecostal Evangel il 6 Ottobre 1957, secondo cui il Governo Italiano ritenne di avvertire Frank Gigliotti sull'applicazione di alcune decisioni prese da un importante organismo costituzionale italiano. Prestate molta attenzione alla notizia: 'Il Governo Italiano, attraverso il suo ambasciatore negli USA, ha informato un funzionario della National Association of Evangelicals che le decisioni del Supremo Consiglio di Stato (La Corte Suprema Italiana) che chiariscono l'Articolo 19 della Costituzione Italiana saranno considerate come base alla garanzia della libertà religiosa in Italia. La sezione è costruita per significare che chiunque può adorare secondo i dettami della coscienza, privatamente o collettivamente, e può propagare la sua religione senza permesso o interferenza della polizia. Questa dichiarazione è stata fatta al Dr. Frank B. Gigliotti, Vice-Presidente della Commissione dell'Evangelical Action della NAE'.

Perchè è molto importante questa notizia? Perchè conferma come il Governo Italiano non si era dimenticato delle pressioni che aveva ricevuto da Frank Gigliotti, e della sua collaborazione nello scrivere l'articolo 19 della Costituzione.

Ma io ritengo che la conferma maggiore sia questa, e cioè che nel 1970 lo Stato Italiano conferì a Gigliotti la medaglia dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Infatti in un articolo del 6 Ottobre 1970 apparso sul San Diego Union (pag. 3) si legge che 'il Dr. Gino L. Jannone, vice console d'Italia per San Diego, consegnerà al Dr. Gigliotti una onorificenza da parte del presidente della Repubblica Italiana, Giuseppe Saragat, che lo farà Cavaliere Comandante dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il Dottor Gigliotti sarà anche fatto Cavaliere Comandante dell'Ordine Militare e Ospedaliero di Santa Maria di Betlemme, un ordine religioso Cattolico. Il Dottor Gigliotti riceverà i premi in riconoscimento del suo aiuto nel mettere in piedi [o istituire] la Repubblica Italiana'. E nello stesso articolo, in cui c'è una foto del vice console italiano che mostra a Gigliotti la medaglia dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana che avrebbe ricevuto da lì a breve, Gigliotti afferma: 'Ho aiutato a scrivere gli articoli 17, 18 e 19 della Costituzione Italiana che trattano la libertà di riunione, di religione e di associazione'. Ecco l'articolo.

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L'articolo su The Pentecostal Evangel che fa presente la comunicazione del Governo Italiano ricevuta da Frank Gigliotti nel 1957

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Il Presidente dell'Assemblea Costituente era un massone

 

Per capire ora come la lunga mano della Massoneria abbia avuto un ruolo nella scrittura dell'articolo 19, che sancisce la cosiddetta 'libertà religiosa' dei cittadini e che recita così: 'Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume' dobbiamo entrare nell'Assemblea Costituente e nei suoi lavori. Capisco che ad alcuni possa risultare di difficile comprensione ciò, ma è indispensabile per capire come la Massoneria abbia avuto un ruolo di primo piano nella scrittura dell'art. 19.

Innanzi tutto, il presidente dell'Assemblea Costituente era Umberto Terracini (Comunista), e costui era un massone come viene detto sul sito Internet (http://www.democraziaradicalpopolare.it/) di “Democrazia Radical Popolare”, che è un movimento d'opinione fondato dall'esponente della massoneria Gioele Magaldi: 'Era Massone anche Umberto Terracini (importante esponente del PCI), Presidente dell’Assemblea Costituente'. Come peraltro erano massoni Giovanni Conti vice presidente dell'Assemblea Costituente, e Meuccio Ruini Presidente della 'Commissione dei 75' incaricata di redigere il testo costituzionale.

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Umberto Terracini presiederà la maggior parte delle sedute di discussione sull'articolo 19, quello che sancisce la libertà religiosa dei cittadini. Dico la maggior parte perchè alcune di esse e mi riferisco alle prime, furono presiedute da Umberto Tupini (Democrazia Cristiana) che quantunque non risulta massone, pure non era contro i Massoni. Infatti il giornalista Vittorio Messori dice nel suo libro Pensare la storia in merito alla formulazione dell'articolo 18 della Costituzione che proibisce le associazioni segrete: 'Ora: stando non solo alla Chiesa cattolica che, a partire dalla metà del Settecento sino alla Declaratio dell'ex Sant'Uffizio del 26 novembre 1983, ha lanciato in proposito centinaia di condanne; ma stando anche a una letteratura imponente e non di parte, la massoneria è il prototipo stesso della «società segreta», quella cui hanno aderito o cui si sono ispirati tutti coloro che cercavano parole e azioni occulte. Come può dunque avvenire che il Grande Oriente d'Italia abbia lo status di associazione, seppure «non riconosciuta» (come, del resto, partiti e sindacati), ma al contempo legittima, « non proibita» come ha ricordato, per difenderla, il presidente Francesco Cossiga? E’ una situazione che risale a un accordo che pochi conoscono e che fu stipulato ai tempi della Costituente. In quell'assemblea, le Logge contavano non pochi rappresentanti, la maggioranza dei quali riuniti sotto le bandiere del Partito d'Azione, dei socialisti, dei repubblicani (stando a un'interpretazione corrente, la foglia d'edera del Pri non è che la trasparente mascheratura della stella a cinque punte, l'emblema che la massoneria del post-Risorgimento volle anche sui baveri dei soldati e che, guarda caso, è rispuntata nello stemma della Repubblica). Fu proprio un repubblicano, il deputato Ugo Della Seta, dichiaratamente massone, che si oppose alla formulazione di quell’articolo 18 nella forma che poi passò. Temendo che dichiarare «proibite» sic et simpliciter le «associazioni segrete» significasse aprire la strada dell'incostituzionalità per la massoneria, nella seduta dell'aprile 1947 l'onorevole Della Seta presentò un emendamento in base al quale l'articolo veniva così riscritto: «Sono proibite quelle associazioni che, per tenere celata la propria sede, per non compiere alcun pubblico atto che accerti della loro esistenza, per tenere nascosti i princìpi che esse professano, devono considerarsi associazioni segrete e come tali incompatibili con un regime di libertà». Commenta uno specialista, il paolino don Rosario Esposito, insospettabile in quanto schierato per un dialogo il più aperto possibile tra cristiani e massoni, fautore anzi della «doppia appartenenza» a Chiesa e Loggia: «Della Seta proponeva intelligentemente delle esemplificazioni che avrebbero potuto indurre un osservatore superficiale a pensare che egli rendesse un servigio alla causa della libertà di associazione; in realtà, egli nominava tutte le caratteristiche delle società segrete e della massoneria in particolare, all'infuori di quella che sta maggiormente a cuore all'Ordine: il segreto sulle persone». Continua Esposito: «In base al testo proposto, la massoneria e qualsiasi società segreta sarebbero state definitivamente al sicuro da ogni sorpresa, poiché sarebbe bastata la comparsa in pubblico di un qualsiasi emblema, manifesto, dichiarazione, per sfuggire alla qualifica di società segreta». Ma democristiani e comunisti (allora organizzazioni, entrambe, di espressione popolare e diffidenti verso quel «partito dei signori» che vedevano nelle Logge) votarono compatti contro lo schieramento trasversale dei «fratelli» e l'emendamento non passò. Tuttavia, il dc Umberto Tupini, a nome della Commissione costituente, assicurò i massoni che, nell'interpretazione della Costituzione, ci si sarebbe attenuti a quanto essi proponevano: dunque, l'Ordine iniziatico non sarebbe stato considerato illegale. Ecco perché il Grande Oriente rende pubblico l'indirizzo della sua sede centrale (ma nasconde quelli di tutte le altre Logge, celate dietro dizioni come «Centro Studi» o «Istituto di ricerche»); ecco perché, almeno una volta l'anno, in genere per il 20 settembre [nde: anniversario della breccia di Porta Pia], affigge un manifesto che firma con il suo nome; ecco perché ha depositato un suo statuto — ma non il suo programma — presso il Tribunale di Roma. Tutto questo — come da accordi sottobanco del '47 — permette di sfuggire all'accusa di «segretezza». Ma segreti restano i nomi degli affiliati: ed è ciò che soprattutto conta. Rispondendo a un'ennesima interrogazione in proposito, anche ultimamente il ministro della Giustizia ha dovuto riconoscere una «difficoltà insuperabile, anche da parte del governo, davanti a entità organizzate che, formalmente non segrete, nella sostanza mantengono segreti gli elenchi degli iscritti». Un giurista, Claudio Schwarzenberg, in un libro prefato dallo stesso Gran Maestro delle Logge, replicava ai sospetti con parole sconcertanti: «Si dice che la massoneria è segreta perché non rivela i nomi dei fratelli: ciò può essere vero per i viventi (a meno che non intervenga richiesta dell'autorità giudiziaria), ma per i defunti, specie se illustri, è lo stesso Grande Oriente che pubblica le loro biografie... ». I morti, dunque, ma non i vivi! Inoltre, non risponde sempre a verità che gli elenchi siano esibiti a richiesta della magistratura. Per avere quelli della P2 (Loggia coperta, ma, checché si sia tentato di dire, per niente creazione abusiva di Licio Gelli bensì organo regolare del Grande Oriente sin dalla fine dell'Ottocento: e le tessere erano, tutte e sempre, firmate dal Gran Maestro) occorse un blitz militare in una villa di Arezzo. Così, resta d'attualità la constatazione di Benjamin Disraeli, il figlio di ebrei ferraresi divenuto primo ministro inglese dal 1874 al 1880: «Il mondo è governato da persone ben diverse da quelle immaginate da chi non conosce i retroscena» (Vittorio Messori, Pensare la storia, Edizioni Sugarco, Milano 2006, pag. 480-482 - grassetto e corsivo nel testo).

 

Uno dei relatori dell'art. 19 della Costituzione Italiana era un massone

 

In secondo luogo, i due relatori che proposero all'Assemblea i due articoli su cui furono avviate le discussioni erano Giuseppe Dossetti (Democratico Cristiano) e Mario Cevolotto (Democrazia del Lavoro). I due articoli proposti furono rispettivamente questi. Il 18 Dicembre 1946 Dossetti propose questo: «Ogni uomo ha diritto alla libera professione delle proprie idee e convinzioni, purché non contrastino con le supreme norme morali, con la libertà e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, con i principî dell'ordine pubblico», mentre Cevolotto propose il seguente articolo: «Tutti i cittadini, hanno diritto alla piena libertà di fede e di coscienza». Ma già il giorno dopo Dossetti su invito del Presidente presentò la formula definitiva del suo articolo che diceva: «Ogni uomo ha diritto alla libera professione delle proprie idee e convinzioni, alla libera e piena esplicazione della propria vita religiosa interiore ed esteriore, alla libera manifestazione, individuale ed associata, della propria fede, alla propaganda di essa, al libero esercizio, privato e pubblico, del proprio culto, purché non si tratti di religione o di culto implicante principî o riti contrari all'ordine pubblico e al buon costume». Le discussioni sugli articoli proposti dai Relatori in materia di libertà di opinione, di coscienza e di culto cominciarono sotto la presidenza di Umberto Tupini, e proseguirono dopo alcune sedute sotto quella di Umberto Terracini che era massone. Bene, Mario Cevolotto - come Umberto Terracini - era un massone, infatti lo storico Aldo Mola lo chiama 'il Fratello Mario Cevolotto' e lo definisce 'Presidente del Rito Simbolico Italiano' (Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 517,581).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 
L'intervento di un massone a favore dei Pentecostali durante le discussioni all'Assemblea Costituente sull'articolo 19

 

Il 26 marzo 1947, in merito all'Art. 19, l'Assemblea Costituente inizia la discussione generale del Titolo primo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti civili», e durante questa discussione interviene il socialista Luigi Preti - che era un importante esponente del PSLI - sull'argomento della libertà religiosa. Di questo Luigi Preti, viene detto peraltro che durante i lavori della Costituente partecipò attivamente alla redazione della Carta fondamentale della Repubblica.

Ecco l'intervento del Preti, per capire il quale però bisogna tenere bene a mente che l'articolo 19 come era stato proposto dal democristiano Giuseppe Dossetti diceva così: «Ogni uomo ha diritto alla libera professione delle proprie idee e convinzioni, alla libera e piena esplicazione della propria vita religiosa interiore ed esteriore, alla libera manifestazione, individuale ed associata, della propria fede, alla propaganda di essa, al libero esercizio, privato e pubblico, del proprio culto, purché non si tratti di religione o di culto implicante principî o riti contrari all'ordine pubblico e al buon costume».

 

'Presidente Terracini. È iscritto a parlare l'onorevole Preti. Ne ha facoltà.

Preti. Intendo limitare la mia trattazione all'argomento della libertà religiosa. Altri del mio gruppo, di me più competenti, hanno detto e diranno quale è il pensiero del Partito socialista dei lavoratori italiani in merito alle altre libertà tutelate nel titolo primo.

Si è, da meno di 24 ore, votato da una coalizione eterogenea di credenti e di miscredenti quell'articolo 7 della Costituzione, il quale...

Una voce al centro. Non vi sapete rassegnare!

Preti. ... il quale, attribuendo la sanzione statutaria ai Patti Lateranensi, non è certo atto a rassicurare in Italia e all'estero coloro che sono gelosi della libertà religiosa. È vero, bensì, che l'articolo 3 della Costituzione, in quanto afferma fra l'altro che i cittadini sono eguali dinanzi alla legge senza distinzione di opinioni religiose, pare ispirarsi al principio della libertà religiosa; ma esso non costituisce se non una premessa generica a quella chiara e specifica dichiarazione che solo nel titolo primo, ora in discussione, può concretarsi.

Del resto, l'accoglimento della proposta dell'onorevole Lucifero di rinviare a questo primo titolo il terzo comma dell'articolo 7, relativo alla disciplina delle confessioni religiose acattoliche, riesce, sotto questo aspetto, assai utile, in quanto concentra in un unico titolo tutte le disposizioni che concernono le minoranze confessionali e le loro libertà.

Se l'Assemblea non avesse votato l'articolo 7 — noi della sinistra democratica non lo abbiamo votato, e ne siamo fieri — e non ci trovassimo di fronte ai precedenti di un articolo 1 dello Statuto, affermante lo Stato confessionale — articolo il quale, andato in desuetudine nell'età liberale, fu richiamato in vigore nel 1929 — noi con un po' di buona volontà potremmo anche dirci contenti delle garanzie offerte dall'articolo 14 del progetto, le quali, da un punto di vista astratto, potrebbero forse essere atte a tranquillizzare le coscienze.

Ma con questi precedenti, e dopo che la votazione del 25 marzo ha turbato tante libere coscienze italiane e ha indubbiamente messo in allarme l'opinione pubblica delle Nazioni veramente democratiche,... (Commenti).

Una voce a destra. Questo lo dice lei.

Preti. Sì lo dico io, con piena convinzione. (Commenti). ... non possiamo dichiararci soddisfatti di quanto dispone il progetto di Costituzione in materia di libertà religiosa. Bisogna che dalla Carta costituzionale si possa chiaramente evincere che i culti non cattolici godranno domani di quella libertà effettiva, che ancora in questo momento — non dimentichiamolo — la legislazione loro nega. Tanto più che la Chiesa cattolica, in quanto si ritiene depositaria della definitiva verità, ha sempre creduto legittimo pretendere dallo Stato delle limitazioni alla libertà di coloro che essa considera i predicatori dell'errore. E se è vero che in più circostanze, sia in passato come di recente, la Chiesa si è mostrata umana e materna nei confronti di quelle confessioni religiose, le quali, come la israelitica, rinunciano a qualunque forma di proselitismo, tenacemente aggressiva essa è sempre stata nei confronti di quelle religioni che fanno del proselitismo un loro imperativo e in particolare nei confronti dei protestanti la cui predicazione è ritenuta, a ragione, più temibile, in quanto fondata su quei valori cristiani ai quali anche il Cattolicesimo si richiama.

Del resto la non liberale posizione della Chiesa — e a questo proposito io osservo che è difficile farsi liberale per ogni Chiesa o partito che creda di possedere la chiave definitiva della verità — è stata espressa, senza eufemismi, dal defunto Papa Pio XI all'indomani dei Patti Lateranensi, quasi a dare ad essi una interpretazione autentica. Disse in quell'occasione Pio XI: «Culti tollerati e ammessi. Non saremmo noi a fare questione di parole. La questione viene del resto non inelegantemente risolta distinguendo tra testo statutario e testo puramente legislativo, quello per se stesso più teorico e dottrinario e dove sta meglio «tollerati», questo inteso alla pratica e dove può stare pure «ammessi o permessi», purché ci si intenda lealmente, purché sia e rimanga chiaro e lealmente inteso che la religione cattolica è solo essa, secondo lo Statuto e i Trattati, la religione dello Stato, con la logica e giuridica conseguenza di una tale situazione di diritto costitutivo, segnatamente in ordine alla propaganda.

«Più delicata questione si presenta — prosegue Pio XI — quando, con tanta insistenza, si parla della non menomata libertà di coscienza e della piena libertà di discussione. Non è ammissibile che siasi inteso libertà assoluta di discussione, comprese cioè quelle forme di discussione che possono facilmente ingannare la buona fede di uditori poco illuminati e che facilmente diventano dissimulate forme di una propaganda non meno facilmente dannosa alla religione dello Stato e, per ciò stesso, anche allo Stato e proprio in quello che ha di più sacro la tradizione del popolo italiano e di più essenziale, la sua unità.

«Anche meno ammissibile — aggiunge Pio XI — ci sembra che si abbia inteso di assicurare incolume, intatta, assoluta libertà di coscienza; tanto varrebbe dire allora che la creatura non è soggetta al Creatore; tanto varrebbe legittimare ogni formazione, o piuttosto deformazione, delle coscienze anche più criminose e socialmente disastrose.

«Se si vuol dire che la coscienza sfugge ai poteri dello Stato, se si intende riconoscere, come si riconosce, che, in fatto di coscienza, competente è la Chiesa ed essa sola, in forza del mandato divino, viene con ciò stesso riconosciuto che in uno Stato cattolico le libertà di coscienza e di discussione debbono intendersi e praticarsi — e questa è la sua conclusione — secondo la dottrina e la legge cattolica».

Noi siamo certi che dei politici come l'onorevole De Gasperi e dei mistici come l'onorevole La Pira avranno della libertà una concezione più larga e più moderna; ma sta di fatto che, per la Chiesa, vi è una sola vera libertà: quella di assentire liberamente alla sua dottrina. La libertà dei non fedeli, come risulta dalle dichiarazioni di Pio XI, non è che l'errore, il quale si può prudentemente tollerare in omaggio al libero arbitrio umano, ma che bisogna isolare e rendere impotente.

Si spiega così come, con una Chiesa avente tale concezione della libertà, e con uno Stato dominato da un partito il quale, come tutti i partiti unici o aspiranti tali, conosceva solo la libertà di obbedire alle sue direttive, la condizione delle confessioni non cattoliche dedite al proselitismo non sia stata, dal 1929 in poi, delle più brillanti.

Le Chiese protestanti in particolare, qualche volta per sospetti politici, ma assai più sovente per pressioni ecclesiastiche, subirono non poche umilianti limitazioni della propria libertà, in base alla legislazione emanata a seguito dei Patti lateranensi.

L'articolo 5 della legge 26 giugno 1929 affermava che «la discussione in materia religiosa è pienamente libera»; ma nulla diceva in merito alla libertà di propaganda. A proposito della quale viceversa il relatore fascista alla Camera onorevole Vassallo osservava: «In seno alla Commissione si sono ricordati precedenti che pure hanno avuto un'eco nella stampa e nel Parlamento di audace, pretesa propaganda religiosa, da parte di qualche organizzazione protestante, i quali si sono dimostrati insidiosi verso l'unione e la saldezza delle forze spirituali e politiche».

E il Relatore al Senato, senatore Boselli, traendo le conclusioni, precisava che si intendeva, con la legge che si andava a votare, limitare proprio la propaganda dei protestanti. Affermava egli infatti, tra l'altro: «Se fosse vero che una perversa propaganda si aggiri fra le reclute militari, urgerebbe efficacemente reprimerla a salvaguardia della compatta unità religiosa del nostro popolo, unità che è parte somma dell'unità nazionale».

Non stupirà perciò se — cito un esempio ma potrei citarne altri — in data 30 aprile 1936 la Corte d'appello di Roma assolveva un padre gesuita, il quale, in Soriano del Cimino, istigava il popolo contro un venditore di Bibbie evangeliche e faceva dare al rogo tutti i libri sacri che lo stesso possedeva. Ed affermava la sentenza essere illegittimi in uno Stato cattolico la propaganda e il proselitismo evangelico.

Per soffermarmi su un'altra ingiusta disposizione, dirò dell'articolo 1 del regio decreto 28 febbraio 1930, che sottopone l'apertura di un tempio non cattolico al fatto che venga a soddisfare effettivi bisogni di importanti nuclei, dando così praticamente alla polizia la più ampia discrezionalità nel giudicare e nel decidere. Esso ha creato più d'una volta — e non sto qui a citare i casi — notevoli difficoltà agli evangelici italiani, a cominciare dai Valdesi, che pur hanno una tradizione plurisecolare nel nostro Paese.

Senza voler scendere al dettagliato esame delle disposizioni relative ai culti ammessi, dirò che in base ad esse nel Centro-Sud — sono cose non a tutti note — si arrivò a chiudere scuole confessionali protestanti, a proibire a pastori evangelici di esercitare il culto, ad allontanarli addirittura dalle località ove essi evangelizzavano.

E in mancanza di una specifica disposizione di carattere restrittivo, soccorreva sempre l'articolo 1 della legge sui culti ammessi, il quale, con la famosa clausola del «buon costume» e dell'«ordine pubblico» legittimava la più larga applicazione della legge di pubblica sicurezza. Specialmente le ragioni di «ordine pubblico» era facile crearle: bastava che un parroco accusasse i protestanti di mormorazioni antifasciste o, meglio, affermasse che non riusciva più a trattenere gli zelanti cattolici del paese, decisi ad assalire il propagandista evangelico, ed ecco che gli estremi di un intervento per ragioni di ordine pubblico erano creati.

I fatti palesemente incresciosi — noi lo ammettiamo — non furono frequentissimi; né si pretende qui drammatizzare in maniera eccessiva; ma la ragione principale va ricercata probabilmente, anzi certamente, nella circostanza che in Italia i protestanti non hanno mai svolto quella intensa propaganda che invece hanno svolto in altri Paesi pure cattolici. Sta però di fatto che l'unica setta protestante la quale si propose di svolgere una tenace ed attiva propaganda tra le plebi agricole del Mezzogiorno e delle Isole, e cioè la setta pentecostale, fu messa al bando nel 1935, per motivi di sanità pubblica, in relazione al testo unico di pubblica sicurezza ed alla legge sui culti ammessi, in quanto l'esaltazione che si impadronirebbe dei fedeli invocanti la discesa dello Spirito Santo sarebbe pregiudizievole alla salute degli stessi. Chissà allora che cosa avrebbe fatto il Governo se il miracolo di San Gennaro avesse avuto luogo nei templi protestanti!

Neppure dopo la liberazione (e notate questo, colleghi democristiani) questo divieto è stato tolto, tanto che proprio qualche giorno fa è stata ordinata la chiusura di un tempio in provincia di Trapani, che era stato riaperto dopo la liberazione: al quale proposito ha fatto anzi una interrogazione al Governo in questi giorni l'onorevole Gullo Rocco del nostro Partito. Il Governo afferma di attendere sempre i rapporti dell'ambasciatore Tarchiani, incaricato di espletare indagini in America, nazione di origine dei pentecostali, circa la serietà e la consistenza di questa setta. A dire il vero Tarchiani ha già risposto una prima volta favorevolmente, ma il Governo, poco acquisito all'idea di garantire scrupolosamente la libertà di culto, lascia passare il tempo. E all'estero questo lo si sa.

L'articolo 14 della Costituzione ha indubbiamente un merito: quello di affermare esplicitamente la libertà di propaganda religiosa. Ma ha il grave torto di sottoporre ancora l'esercizio dei culti acattolici alle famose limitazioni dell'ordine pubblico e del buon costume.

Si dirà, ex adverso, che è una clausola di stile. Ma sta di fatto che io ho diligentemente consultato le disposizioni in materia di tutte — credo — le carte costituzionali; sicché posso tranquillamente affermare che, in genere, questa clausola o la si trova nelle costituzioni vecchie del secolo scorso, oppure, salvo rare eccezioni, in quelle recenti a tinta conservatrice o addirittura totalitaria. Certo è che né gli Stati Uniti, né l'Inghilterra, né la Francia, né la Russia conoscono clausole limitative di questo genere.

Orbene, se è vero che, scrivendo la nuova Costituzione, dobbiamo in ogni momento e circostanza riferirci a quello che è avvenuto ieri, per meglio affermare la nostra volontà irrevocabile di tagliare i ponti con un passato che non deve più tornare, noi non possiamo adottare una formula di cui si servì il governo fascista, istigatori certi ambienti ecclesiastici, per legittimare i propri soprusi, e che domani — come all'estero, forse anche a torto, in questo momento si dubita — potrebbe eventualmente servire per consimili scopi.

Ormai l'articolo 7 è votato. Si faccia almeno tutto il possibile per evitare di vedere umiliata la Nazione di fronte al mondo intero, con il richiamo che dall'estero ci potesse essere fatto, domani, all'osservanza del famoso articolo 15 del Trattato di pace, che ci impone l'assoluto rispetto della libertà religiosa di tutti i cittadini.

Lasciamo stare dunque le ipocrite clausole dell'ordine pubblico e del buon costume. Ordine pubblico significa, in pratica, arbitrio di polizia; e la clausola del buon costume — a meno che non abbia lo stesso significato della clausola dell'ordine pubblico — è, per lo meno, offensiva nei confronti di un culto religioso. Se proprio dovessero diffondersi culti realmente contrari al buon costume, contro questi culti, che nulla in tal caso conserverebbero della dignità religiosa, lo Stato ha modo di intervenire a norma della legislazione penale.

Ma non basta, signori della Democrazia cristiana: bisogna anche trovare la maniera di affermare nel titolo primo della Costituzione, onde riparare a quello che per noi è il fallo dell'articolo 7...

Cingolani. Ma è la quarta volta che lo dice! È proprio inconsolabile! (Rumori — Commenti al centro).

Presidente Terracini. Onorevole Cingolani, lasci proseguire, per favore. (Rumori — Commenti a sinistra).

Micheli. È quattro volte che chiama in causa la Democrazia cristiana! Abbiamo il diritto di rispondere.

Preti. Onorevole Micheli, per favore non si agiti. Se no dicono che è addolorato anche lei di aver votato quel famoso articolo. (Si ride).

Micheli. Tutt'altro! Sono lieto di averlo votato. Non dica cose che non hanno senso! Questo è proprio voler fare i rompiscatole. (Rumori — Vivi commenti — Interruzione dell'onorevole Saragat).

Presidente Terracini. Mi sembra che si esageri, da tutte le parti in questo momento! Prego di non interrompere l'oratore.

Ruggiero. Chi esagera è l'onorevole Micheli, con le sue inammissibili espressioni!

Presidente Terracini. Onorevole Ruggiero, la richiamo all'ordine! (Proteste dell'onorevole Ruggiero — Commenti). Onorevole Ruggiero, la richiamo all'ordine per la seconda volta! Spero che si renda conto del valore di questo mio richiamo. Ella è troppo giovane di questa Assemblea: la prego di leggere il Regolamento della Camera. (Interruzione dell'onorevole Ruggiero).

Non prenda più la parola, prego.

Una voce a sinistra. È la legge della maggioranza!

Presidente Terracini. Non è la legge della maggioranza, perché i banchi sono dappertutto quasi vuoti. Prego anche lei di non interloquire. Mi sembra veramente che in fine di seduta troppi deputati perdano il senso del luogo dove si trovano. Da un piccolo incidente provocato da una frase scherzosa mi pare che si traggano conseguenze semi tragiche. Il che è veramente fuor di luogo.

Onorevole Preti, continui.

Preti. Bisogna trovare la maniera di affermare quell'eguaglianza di tutte le confessioni di fronte alla legge, che nel progetto si è del tutto dimenticata; tanto più che il terzo comma dell'articolo 7, secondo la proposta dell'onorevole Lucifero, votata ieri sera, è stato rimandato al titolo I.

Non dimentichiamo che gli acattolici, ma soprattutto i protestanti di tutto il mondo, guardano ansiosamente a noi e attendono almeno questo.

Noi socialisti, nel limite delle nostre possibilità, difenderemo fino all'ultimo questo concetto della parità di tutte le fedi, per mantenerci appunto fedeli a quella tradizione liberale del Risorgimento che considerò sempre la libertà religiosa la più sacra di tutte le libertà, come quella per cui si sacrificò nel corso della storia il maggior numero di martiri di tutte le nazioni e di tutte le lingue; quella tradizione che è sembrata offuscarsi nel triste compromesso di ieri.

In questo noi ci consideriamo eredi dei valori eterni del liberalismo, di quel liberalismo che la nuova scuola liberale, che ha per leader al Parlamento l'onorevole Corbino e per vice leader l'onorevole Lucifero, ha messo in soffitta confinandolo nel campo economico in funzione conservatrice; di quel vecchio liberalismo ottocentesco di cui ci ha recato l'ultima fiammella Benedetto Croce, che non è affatto comparso in quest'Aula quale evanescente ombra del passato — come ha detto ieri non molto felicemente l'onorevole Togliatti — ma che è venuto a rincuorarci alla vigilia della battaglia. Ed è venuto tra noi solo per questo, perché con il suo appoggio morale combattessimo con coerenza e con fede per la difesa del più vecchio ed attuale di tutti i valori, la libertà; e ciò appunto nell'atto in cui essa veniva insidiata, con la minaccia dell'articolo 7, in una delle sue più pure, anzi nella sua più pura estrinsecazione.

Proprio a questa libertà — permettetemi compagni comunisti l'osservazione — il progressista onorevole Togliatti nella votazione di ieri, mentre uno sparuto gruppo di discepoli di Croce — 4 o 5 — ha votato con noi, ha voltato le spalle. Né so che cosa ne avranno pensato i mani di Mazzini e di Cavour. (Commenti).

Comunque in materia di parità delle confessioni religiose siamo certi di avere al nostro fianco i comunisti, nello spirito dell'emendamento proposto dall'onorevole Giancarlo Pajetta nella seduta di ieri.

La decisione spetta ai democristiani.

Essi hanno colto ieri la vittoria, che più loro premeva, nel modo che noi sappiamo...

Cingolani. Nel modo parlamentare.

Presidente Terracini. Lei, onorevole Cingolani, è l'interruttore permanente quando si pongono questi problemi. Se non temessi che l'onorevole Tonello si offenda — ma so che è troppo spiritoso per offendersi — direi che gli fa il pendant. (Si ride).

Prosegua, onorevole Preti, non dimentichi l'ora anche lei.

Preti. Ma il Presidente De Gasperi ieri ha lasciato sperare che, nello spirito di quanto egli aveva dichiarato ai protestanti d'America, il suo Partito saprà comprendere tutte le esigenze delle minoranze religiose. Noi sappiamo che cominciate a dar prova oggi, signori della Democrazia cristiana, nella votazione di questo titolo, della vostra comprensione degli eterni diritti delle minoranze religiose.

Ricordate che, dando voi prova di intransigenza oggi, questa potrebbe ricadere domani su voi tutti. La libertà si vendica su coloro che in qualunque circostanza le abbiano mancato di fede. (Applausi a sinistra).

Da: La nascita della Costituzione. Le discussioni in Assemblea Costituente a commento degli articoli della Costituzione. A cura di Fabrizio Calzaretti a questa pagina http://www.nascitacostituzione.it/

Come avete potuto vedere, il socialista Luigi Preti fece un intervento a favore dei Pentecostali affermando: 'Sta però di fatto che l'unica setta protestante la quale si propose di svolgere una tenace ed attiva propaganda tra le plebi agricole del Mezzogiorno e delle Isole, e cioè la setta pentecostale, fu messa al bando nel 1935, per motivi di sanità pubblica, in relazione al testo unico di pubblica sicurezza ed alla legge sui culti ammessi, in quanto l'esaltazione che si impadronirebbe dei fedeli invocanti la discesa dello Spirito Santo sarebbe pregiudizievole alla salute degli stessi. Chissà allora che cosa avrebbe fatto il Governo se il miracolo di San Gennaro avesse avuto luogo nei templi protestanti! Neppure dopo la liberazione (e notate questo, colleghi democristiani) questo divieto è stato tolto, tanto che proprio qualche giorno fa è stata ordinata la chiusura di un tempio in provincia di Trapani, che era stato riaperto dopo la liberazione: al quale proposito ha fatto anzi una interrogazione al Governo in questi giorni l'onorevole Gullo Rocco del nostro Partito. Il Governo afferma di attendere sempre i rapporti dell'ambasciatore Tarchiani, incaricato di espletare indagini in America, nazione di origine dei pentecostali, circa la serietà e la consistenza di questa setta. A dire il vero Tarchiani ha già risposto una prima volta favorevolmente, ma il Governo, poco acquisito all'idea di garantire scrupolosamente la libertà di culto, lascia passare il tempo. E all'estero questo lo si sa'. Gullo Rocco era presidente del Partito Socialista Lavoratori Italiani, mentre Luigi Preti era vicesegretario (http://storia.camera.it/gruppi/partito-socialista-lavoratori-italiani-psli-01-02-1947-31-01-1948). Notate poi come Luigi Preti citò l'ambasciatore Tarchiani a cui - come abbiamo visto - Gigliotti aveva già mandato la sua memoria a favore dei Pentecostali - e che si era già espresso a favore dei Pentecostali.

E poi è da notare che Preti nel suo intervento andò contro le parole 'con i principî dell'ordine pubblico' contenute nella proposta dell'articolo come era stata fatta dal democristiano Dossetti (uno dei due relatori assieme al massone Mario Cevolotto). Poi quelle parole saranno tolte, e questa cosa fu importante perchè nella circolare Buffarini Guidi, che era ancora in vigore a quel tempo, veniva detto che il culto pentecostale 'estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale' e difatti il Preti nel suo intervento osservò che 'specialmente le ragioni di «ordine pubblico» era facile crearle: bastava che un parroco accusasse i protestanti di mormorazioni antifasciste o, meglio, affermasse che non riusciva più a trattenere gli zelanti cattolici del paese, decisi ad assalire il propagandista evangelico, ed ecco che gli estremi di un intervento per ragioni di ordine pubblico erano creati'. E così assieme ad altri fece togliere quelle parole dall'articolo.

Ebbene, Luigi Preti era un massone. Lo storico Aldo Mola nel suo libro Storia della Massoneria Italiana scrive infatti: '.... in una dotta ricostruzione storica della Massoneria romana e laziale dal dopoguerra al 1986, un altissimo e ottimamente informato dignitario giustinianeo asserì che, oltre alle cinque Officine romane dai nomi prestigiosi ('Adriano Lemmi', 'Giosuè Carducci', 'Wolfgang Amadeus Mozart', 'Aldebaran' e 'Giustizia e Libertà', di cui era Venerabile lo stesso Bellantonio), la fusione recò a Palazzo Giustiniani circa 200 Logge e 3500 Fratelli. Fra di essi spiccavano quelli di una Loggia coperta retta dal Venerabile Giorgio Ciarroca, alto funzionario della RAI, il quale, secondo taluni, aveva alla propria Obbedienza il senatore Cesare Merzagora, i generali Giuseppe Aloja e Giovanni De Lorenzo, gli onorevoli Giacinto Bosco, Marcello Saccucci e Caradonna, Eugenio Gatto, Luigi Preti, ....' (Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 744).

E proprio in quei giorni in cui c'erano le discussioni nell'Assemblea Costituente sull'articolo 19, il massone Frank Gigliotti era qui in Italia in quanto aveva lasciato gli Stati Uniti d'America alla volta dell'Italia il 17 marzo 1947! E' chiara la ragione di questa sua presenza qui in Italia proprio in quei giorni decisivi per la libertà religiosa in Italia: seguire e influenzare personalmente da vicino i lavori della Costituente tramite i suoi amici massoni e non massoni.

 

La pagina del libro Storia della Massoneria Italiana dove si dice che Luigi Preti era massone.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Luigi Preti apparteneva al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI, che in seguito diventò PSDI), fondato da Giuseppe Saragat nel gennaio del 1947 quando si era staccato dal PSI e che era sorto per opera della Massoneria e sovvenzionato da essa per mezzo di Frank Gigliotti. E sicuramente nel partito sapevano che la Massoneria americana con Frank Gigliotti aveva preso le difese anche dei Pentecostali, e quindi bisognava perorare la loro causa in Parlamento. In effetti a sentire Luigi Preti pare di sentire Frank Gigliotti.

Peraltro, Luigi Preti non era il solo massone tra i membri del PSLI che facevano parte dell'Assemblea Costituente.

 

Massoni presenti nella Costituente

 

Abbiamo visto prima che Gustavo Raffi ha affermato che nell'Assemblea Costituente (la lista dei Costituenti si può visionare sul sito http://legislature.camera.it/) 1/3 dei Costituenti erano massoni. Per cui dato che i Costituenti erano 556, i massoni erano circa 185. Gigliotti dunque potè contare su un cospicuo numero di suoi fratelli. Per esempio erano massoni questi (ho incluso quelli già citati fino a qua nel libro).

Arcaini Giuseppe, Democrazia Cristiana (Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 744 - da ora in avanti in questa sezione SDMI)

Basso Lelio, Partito Socialista Italiano (SDMI, pag. 718; cfr. Erasmo, Anno VI - Numero 1-2, 15-31 gennaio - 2005, pag. 12)

Bellavista Girolamo, Liberale (SDMI, pag 828)

Bencivenga Roberto, Fronte liberale democratico dell'uomo qualunque (SDMI, pag. 666)

Bonomi Ivanoe, Gruppo misto (SDMI, pag. 496)

Buonocore Giuseppe, Gruppo misto - indiziato di affiliazione massonica (SDMI, pag. 564)

Canepa Giuseppe, Partito Socialista Lavoratori Italiani (SDMI, pag. 397)

Caporali Giovanni Ernesto, Partito Socialista Lavoratori Italiani (Enrico Serventi Longhi, Alceste De Ambris. L'utopia concreta di un rivoluzionario sindacalista, Franco Angeli Editore, 2011, pag. 235).

Cevolotto Mario, Democrazia del Lavoro (SDMI, pag. 517, 581)

Chatrian Luigi, Democrazia Cristiana (SDMI, pag. 661)

Chiostergi Giuseppe, Partito Repubblicano Italiano (SDMI, pag. 610)

Conti Giovanni, Partito Repubblicano Italiano (SDMI, pag. 737,739)

Corbino Epicarmo, Liberale (SDMI, pag. 576, 577, 666)

Cuomo Giovanni, Liberale (SDMI, pag. 690)

Damiani Ugo, Gruppo Misto (SDMI, 691)

De Caro Raffaele, Liberale (SDMI, pag. 700)

Della Seta Ugo, Partito Repubblicano Italiano (SDMI, pag. 711)

Di Giovanni Eduardo, Partito Socialista Lavoratori Italiani (SDMI, pag. 467, 496)

Facchinetti Cipriano, Partito Repubblicano Italiano (SDMI, pag. 610)

Finocchiaro Aprile Andrea, Gruppo Misto (SDMI, pag. 563)

Fusco Giuseppe, Liberale (SDMI, pag. 666)

Gasparotto Luigi, Democrazia del Lavoro (da un rapporto OSS [OSS L 53227] sull’attività del generale Bencivenga per la creazione di una nuova loggia massonica)

Labriola Arturo, Unione Democratica Nazionale (SDMI, pag. 376)

Lucifero D'aprigliano Roberto, Liberale (SDMI, pag. 690)

Lupis Giuseppe, Partito Socialista Italiano (SDMI, pag. 825)

Mastino Pietro, Autonomista (SDMI, pag 521)

Modigliani Giuseppe Emanuele, Partito Socialista Lavoratori Italiani (SDMI, pag. 614)

Molè Enrico, Democrazia del Lavoro (SDMI, pag. 556)

Nitti Francesco Saverio, Unione Democratica Nazionale (SDMI, pag. 693)

Orlando Vittorio Emanuele, Gruppo Misto (SDMI pag. 308)

Pacciardi Randolfo, Partito Repubblicano Italiano (SDMI, pag. 644)

Pallastrelli Giovanni, Democrazia Cristiana (SDMI, pag. 414)

Paratore Giuseppe, Unione Democratica Nazionale (SDMI, pag. 436)

Pasqualino Vassallo Rosario, Democrazia del Lavoro (SDMI, pag. 316, 414)

Persico Giovanni, Partito Socialista Lavoratori Italiani, (SDMI, pag. 497)

Porzio Giovanni, Unione Democratica Nazionale, (11 gennaio 1945: rapporto OSS (OSS L 53227) sull’attività del generale Bencivenga per la creazione di una nuova loggia massonica (si fanno i nomi di Vittorio Emanuele Orlando, Giovanni Porzio, Enrico De Nicola, Arturo Labriola, Luigi Einaudi e Luigi Gasparotto tra gli aderenti) che ha lo scopo di mantenere i contatti con gli inglesi. “La loggia - si legge nel rapporto - seguirà le autorità inglesi e richiederà loro aiuti politici, economici e di guida; cosa che gli aderenti non potrebbero ottenere con i rispettivi partiti, se non esponendosi al rischio di essere accusati di farsi pagare dagli inglesi”.

Preti Luigi, Partito Socialista Lavoratori Italiani (SDMI, pag. 744)

Reale Vito, Unione Democratica Nazionale (SDMI, pag. 467)

Ruini Meuccio, Gruppo Misto (SDMI, pag. 305, 351)

Saragat Giuseppe, Partito Socialista Lavoratori Italiani, (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 16)

Sforza Carlo, Partito Repubblicano Italiano, ('Ma perché il Partito democratico si scalda tanto sulla massoneria?', in Corriere della Sera, 7 giugno 2010, pag. 28 - su http://archiviostorico.corriere.it/)

Terracini Umberto, Partito Comunista, (http://www.democraziaradicalpopolare.it/)

 

Frank Gigliotti sappiamo che con questi aveva dei rapporti diretti: Giuseppe Saragat, Carlo Sforza, Randolfo Pacciardi, e Lupis Giuseppe. Ma sicuramente ce ne erano altri.

 

L'importanza dell'articolo 19

 

Da quello che ha affermato lo stesso Frank Gigliotti, è stato lui a far scrivere l'articolo 19 della Costituzione Italiana. Nel libro The Fabulous Frank Gigliotti viene detto infatti che Gigliotti 'scrisse gli articoli 17, 18 e 19 per la nuova Costituzione Italiana, i quali garantiscono la libertà di religione, di stampa e di parola' (pag. 5).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

E questo articolo ha avuto un ruolo fondamentale nel prosieguo delle lotte delle ADI contro lo Stato Italiano per ottenere nel 1955 l'abrogazione della circolare Buffarini-Guidi che bandiva il culto dei Pentecostali, e quindi avere la strada spianata per ottenere nel 1959 il riconoscimento giuridico.

E difatti in un articolo dal titolo 'Gli evangelici irpini negli anni di Scelba' scritto dal professore Fiorenzo Iannino, dopo avere ricordato varie persecuzioni subite dagli Evangelici nell'Irpinia afferma: 'Le ultime note risalgono al 1952, quando si segnalava al ministro che gli evangelici della "Assemblea di Dio in Italia" erano in gran parte simpatizzanti e militanti dei partiti estremisti. L'evento più significativo risale al 17 ottobre: con tre sentenze, il pretore di Castel Baronia assolse alcuni pentecostali per aver tenuto riunioni a scopo di culto. Le decisioni del magistrato smentirono clamorosamente e definitivamente le precedenti attività repressive: la famigerata circolare fascista del 1935 venne (giustamente) considerata in palese contrasto con l'articolo 19 della Costituzione repubblicana' (http://www.ildialogo.org/Documenti/iannino.htm).

Anche Eugenio Stretti conferma ciò dicendo: 'La Corte di Cassazione, nell'udienza del 30 Novembre 1953, rilevò l'illegalità della circolare Buffarini-Guidi alla luce degli articoli 17 e 19 della Costituzione' ed ancora che nel dicembre 1954 'nel corso di una udienza con il Direttore generali degli affari di culto, le Assemblee di Dio appresero che il Ministero non riteneva più in vigore la famigerata circolare, ma che tuttavia non reputava necessario un provvedimento di revoca' (Eugenio Stretti, Il Movimento Pentecostale: le Assemblee di Dio in Italia, Editrice Claudiana, Torino 1998, pag. 57). Provvedimento di revoca che arrivò però l'anno dopo e precisamente il 16 Aprile 1955.

Praticamente, con l'entrata in vigore dell'articolo 19 il 1° gennaio 1948 era cominciata la fine della Buffarini-Guidi, che sarebbe sopraggiunta nel 1955, e le autorità preposte dovevano già prendere atto che anche i Pentecostali erano liberi di professare la loro fede sul suolo italiano perchè il loro culto non aveva riti contrari al buon costume, e quindi che anche i Pentecostali avevano diritto al cosiddetto riconoscimento giuridico, a condizione che si organizzassero in conformità all'ordinamento giuridico italiano perchè affinchè una organizzazione confessionale 'possa essere riconosciuta dallo Stato nella sua complessiva unità occorre che abbia manifestata la volontà di organizzarsi e si sia effettivamente organizzata quale corpo sociale' (Florenzo Dentamaro, La politica dei culti acattolici 1929-1979, Firenze 1979, pag. 75). Quindi l'accettazione nel 1954 da parte del Consiglio di Stato del ricorso inoltrato dalle ADI contro il Ministero dell'Interno nel 1952, non fu altro che un provvedimento che il Consiglio di Stato fu 'costretto' a prendere a cagione dell'articolo 19 della Costituzione Italiana che di fatto faceva decadere la circolare Buffarini-Guidi emanata contro i Pentecostali.

E che con l'articolo 19 della Costituzione Italiana - ripeto, entrato in vigore il 1° gennaio 1948 - era cominciata una 'nuova era' anche per i Pentecostali, se ne avvidero subito anche le ADI stesse, che infatti nell'ottobre 1948 inoltrarono al Ministero dell'Interno domanda a norma di legge per ottenere il riconoscimento giuridico, domanda a cui il Ministero dell'Interno preferì non rispondere per una ragione molto evidente ritengo io: perchè era stato lo stesso Ministero dell'Interno ad emanare nel 1935 la circolare Buffarini-Guidi, che considerava 'fuori legge' i Pentecostali in quanto secondo il Ministero il culto dei Pentecostali 'estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza', e quindi dato che l'articolo 1 sulla legge dei culti ammessi del 1929 diceva: 'Sono ammessi nello Stato culti diversi dalla religione cattolica apostolica e romana, purché non professino principi e non seguano riti contrari all'ordine pubblico o al buon costume', il Ministero dell'Interno non poteva dare il suo consenso all'erezione a ente morale delle ADI fino a quando rimaneva ufficialmente in vigore la circolare Buffarini-Guidi. Vi domando: come avrebbe potuto riconoscere ufficialmente come ente morale un gruppo di persone che ufficialmente considerava che seguissero 'pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza' e prerogativa fondamentale secondo la legge sui culti ammessi era che non professassero principi e non seguissero riti contrari all'ordine pubblico o al buon costume? Quindi è evidente che per accettare la domanda di riconoscimento giuridico delle ADI, il Ministero dell'Interno aveva prima bisogno di revocare la Buffarini-Guidi, e quindi preferì rimanere in silenzio. E da lì allora scattò da parte delle ADI il ricorso al Consiglio di Stato contro il Ministero dell'Interno, che ripeto - a mio avviso - non poteva non essere accettato visto come si erano messe le cose con l'approvazione della Costituzione Italiana.

Peraltro, nello stesso Ricorso presentato dalle ADI, gli avvocati delle ADI fecero giustamente appello ai principii fondamentali della Costituzione Italiana e quindi alla libertà religiosa per tutti i cittadini (sancita come abbiamo visto dall'articolo 19) - dal punto di vista giuridico - affermando che 'le giustificazioni date dalla pubblica Amministrazione degli innumerevoli arbitri da essa commessi, costituiscono soltanto lo schermo dietro il quale si nasconde la volontà dell’Amministrazione stessa di non osservare i precetti della legge e i principii fondamentali della nostra Costituzione e, se questa interpretazione dell’atteggiamento assunto dalla pubblica Amministrazione di fronte alla domanda della associazione ricorrente apparisse giustificata, - come dovrebbe apparire in base a quanto si è sopra esposto e dalla documentazione che sarà prodotta – non occorrerebbe aggiungere una sola parola per dimostrare il fondamento di questo motivo di ricorso, sotto il profilo della violazione di legge, nonché dell’eccesso di potere, nella forma dello sviamento. Viola la legge la pubblica amministrazione che non rispetta la libertà di religione dei cittadini e di chiunque, trovandosi nel territorio della Repubblica, ha diritto di godere di quel sommo bene che è la libertà. Incorre in eccesso di potere la pubblica amministrazione che, nell’esercizio delle proprie attribuzioni, si lascia dominare dallo spirito di intolleranza religiosa, sia esso determinato da un’errata concezione dei diritti della maggioranza o da una cieca incomprensione delle altrui credenze o, peggio, da ragioni di calcolo politico. …..’ (Ricorso delle «Assemblee di Dio in Italia» contro il Ministero dell’Interno – Direzione Generale dei Culti, pag. 15-16).

Anche il pastore ADI Rosario di Palermo, in occasione di una persecuzione ricevuta nel 1952, nel rispondere alle autorità fece appello all'articolo 19 della Costituzione. Ecco cosa leggiamo infatti in un articolo dal titolo 'Rosario di Palermo' scritto da Francesco Toppi ed apparso su Cristiani Oggi (2/1991): 'Rosario Di Palermo fu tra i tanti particolarmente preso di mira nel 1952 per le sue iniziative evangelistiche nel palermitano. Il 20 febbraio 1952 a Corleone e il 22 dello stesso mese a Campofiorito era stato diffidato a non esercitare nessuna attività religiosa. Ecco come descrive i fatti in una lettera a Umberto Gorietti, all'epoca Presidente delle "Assemblee di Dio in Italia":

'Iddio sia lodato. Caro e amato fratello Umb. Nello Gorietti. Pace a voi tutti. Vengo a formulare la presente per comunicarvi gli eventi che si manifestano in questa provincia di Palermo. Giorno 20 a Corleone e il 22 c.m., a Campofiorito sono stato diffidato verbalmente dalle autorità di P.S. a non espletare alcuna funzione religiosa appartenente al culto pentecostale, perché ammoniti secondo la circolare del 2 giugno 1929 n. 1159 (come potrai vedere dall'acclusa diffida rilasciatami per iscritto, dalla S.C.C. (Campofiorito). A questa diffida io risposi: Le leggi che regolano l'ordine nell'Italia non sono quelle del 2 giugno 1929, bensì quelle della Costituzione della Repubblica, che con l'art. 19 ammette tutte le religioni e le riconosce ugualmente dinanzi allo Stato, se poi sono venute fuori delle disposizioni informateci ufficialmente e non verbalmente. A tale proposta mi fu risposto: noi siamo esecutori della legge e non emanatori, questo lo deve il Ministero che ha emanato a noi dispaccio di comunicarvi quanto vi stiamo comunicando. Io risposi: Fintantoché le Autorità non mi daranno per iscritto tale comunicazione continuerò a svolgere la mia attività regolarmente. Il giorno 25 c.m., mentre stavo per aprire il culto in Campofiorito vennero i carabinieri con il loro comandante e mi invitarono a sciogliere la riunione, io mi rifiutai ritornando sulla proposta fattagli, il comandante mi rispose che ciò non era di sua competenza, allora io mi mossi per ritornare al mio posto ed aprire il culto, ma lui mi fermò e m'invitò a seguirlo in caserma, ed io senza alcuna replica feci, mentre i carabinieri restarono a mettere fuori i fedeli che ivi erano adunati. Giunti in caserma cominciò a studiare la cosa e m'invitò a sospendere le riunioni e lui m'avrebbe dato il documento da me richiestogli, io risposi affermativamente e così mi rilasciò il foglio di diffida sottofirmato che alla presente vi allego. Cari fratelli io ho insistito affinché ottenni per iscritto la diffida, ma ora voi date la mia lettera all'Avv. Rosapepe affinché solleciti al Ministero il ritiro di tale circolare e che venga espressamente data comunicazione al questore di Palermo per continuare noi il compito davanti al Signore. In attesa di vostre sollecite notizie vi bacio in Gesù Cristo nostro Capo, vostro fratello in fede. R. Di Palermo' (http://www.naiot.it/).

Ma affinchè comprendiate il meglio possibile l'importanza che ha avuto l'articolo 19 per le ADI (e ovviamente non solo per le ADI), vi sottopongo il commento fatto dall'avvocato delle ADI Giacomo Rosapepe ad una sentenza della Cassazione del 30 Novembre 1953 che non accolse il ricorso della Procura della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, contro la sentenza di assoluzione del Pretore di Teano (Caserta) nei confronti dei Pentecostali. Le sue parole fanno parte di una lettera che scrisse a Umberto Gorietti, e sono molto importanti.

'Caro Gorietti, «Nella travagliata vita del Movimento Pentecostale, ora denominato «Assemblee di Dio in Italia», la sentenza della Suprema Corte di Cassazione, del 30 novembre 1953, che qui di seguito si riporta nel testo integrale, rappresenta una tappa di eccezionale importanza.

E' la prima volta che la massima Autorità Giudiziaria della Repubblica ha dovuto pronunciarsi in ordine alle seguenti questioni giuridiche, riferite ai pentecostali:

a) se la circolare del Ministero degli Interni in data 9 aprile 1935, n. 600/159, con la quale si ordinava lo scioglimento delle associazioni pentecostali, debba ritenersi legittima e se, in casi di inosservanza da parte dei pentecostali del contenuto della circolare stessa, essi possono incorrere in sanzioni penali;

b) se le norme sui culti acattolici contenute nella legge 24 giugno 1929, n. 1159 e nel R. D. 28 febbraio 1930, n. 289, siano compatibili con i nuovi principi affermati dalla Costituzione in materia di libertà religiosa, ovvero se le dette norme, in quelle parti in cui contrastano con i principi costituzionali avanti espressi, debbano essere ritenute tacitamente abrogate.

La Corte di Cassazione è stata molto esplicita nella risposta al primo quesito ed ha affermato che la detta circolare per essere rimasto un ordine puramente interno, di direttive ai Prefetti, senza pubblicità nei confronti dei cittadini, non può essere invocata a giustificazione della sanzione prevista dall'art. 650 C. P. Pertanto non possono gli aderenti al Movimento Pentecostale essere denunciati alla Autorità Giudiziaria in riferimento alla detta circolare e ciò perchè essi non violano un provvedimento legalmente dato dall'Autorità per ragioni di giustizia, o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o di igiene.

Per quanto attiene alla seconda questione, abrogazione delle norme sui culti acattolici del 1929/30 a seguito dell'entrata in vigore della Costituzione, la Corte di Cassazione, valutando gli elementi di fatto portati al suo esame e riguardanti le pratiche di culto dei pentecostali, ha affermato che le stesse non sono contrarie al buon costume e, pertanto, gli aderenti al movimento pentecostale (o Assemblee di Dio in Italia) hanno il diritto di riunirsi, senza dare alcun preavviso all'Autorità, in luogo aperto al pubblico ed in luogo privato, e questo diritto discende dal coordinato disposto degli artt. 17 e 19 della Costituzione.

Il primo infatti di detti articoli avente carattere precettivo, afferma che i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi, e per le riunioni anche in luogo aperto al pubblico non è richiesto preavviso; deve, invece, darsi il preavviso alle Autorità in occasione di riunioni in luogo pubblico (piazza, strada ecc.).

Questo articolo, per affermazione della Corte, si applica anche alle riunioni di culto in riferimento alla norma dello art. 19 sopra richiamato, di natura non solamente programmatico, e che solennemente dichiara che «tutti i cittadini hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma.... e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purchè non si tratti di riti contrari al buon costume».

La decisione appresso trascritta non mancherà di essere di guida preziosa per tutti coloro che dovranno interessarsi al problema della libertà religiosa in Italia. Avv. Giacomo Rosapepe' (Risveglio Pentecostale, anno IX, Maggio 1954, pag. 3-4).

La sentenza della Corte di Cassazione a cui fa riferimento l'avvocato Rosapepe è la seguente:

'REPUBBLICA ITALIANA - IN NOME DEL POPOLO ITALIANO la Corte Suprema di Cassazione, Sezione III Penale ha pronunciato la seguente SENTENZA:

Sul ricorso proposto dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, contro CONSOLI FIORAVANTI di Francesco ed altri, avverso la sentenza 23 gennaio 1953 del Pretore di Teano che li assolveva perchè il fatto non costituisce reato della contravvenzione di cui all'art. 650 codice penale.

Visti gli atti, la sentenza denunziata ed il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere applicato Rosso;

Udito il difensore avv.to Rosapepe che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. D'Errico, che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.

Osserva in fatto:

In seguito a denunzia del comandante la stazione carabinieri di Riardo, Consoli Fioravanti, Occhicone Vito Antonio, Masiello Antonio, Di Nuzzo Alfredo, Jannucci Giovanni, Masiello Salvatore, Zappatella Nicolina, Massi Angela, tutti sorpresi nella casa rurale del terzo dei denunziati (Masiello Antonino) intenti al canto di inni religiosi di rito pentecostale, dopo la chiusura del tempio di tale setta adottata in via amministrativa il 10 ottobre precedente, venivano rinviati a giudizio dinanzi il Pretore di Teano per rispondere della contravvenzione di cui all'art. 650 cod. pen. per violazione della circolare del Ministero degli Interni in data 9 aprile 1935, n. 600, 159, diretta ai Prefetti, con la quale si ordinava lo scioglimento delle associazioni della setta, definita contraria all'ordine sociale.

Procedutosi al dibattimento, il Pretore di Teano con sentenza 16 febbraio 1953 proscioglieva tutti gli imputati dal reato loro ascritto perchè il fatto non costituiva reato. A sostegno della decisione rilevava il pretore non essere applicabile le sanzioni di cui all'art. 650 cod. pen. per la violazione di detta circolare del Ministero degli Interni, poichè questa non rientrerebbe fra i provvedimenti emessi per ragioni di ordine pubblico, giustizia, sicurezza pubblica e igiene, alla cui violazione soltanto si riferirebbero le sanzioni comminate dall'articolo comunque citato, e perchè alla circolare non era stata data alcuna forma di pubblicità nei confronti della generalità dei cittadini, trattandosi di provvedimento di carattere amministrativo interno, di direttive agli uffici dipendenti. Aggiungeva, poi, il pretore che il fatto accertato non poteva considerarsi sanzionato penalmente neanche sotto altri riflessi, in quanto era risultato trattarsi di riunione di nove persone in un'abitazione privata. Concludeva quindi il Pretore che neppure erano applicabili le sanzioni di cui all'art. 18 L.P.S., che richiede il preavviso all'autorità di P. S. per determinate riunioni, anche perchè tale articolo era stato modificato per effetto dell'art. 17 della Costituzione, norma precettiva di immediata applicazione, che limitava tale obbligo di preavviso alle riunioni in luogo pubblico.

Contro tale sentenza di proscioglimento ricorreva per cassazione il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere. Il ricorrente non disconosceva l'esattezza delle affermazioni del Pretore di Teano, nel senso che la circolare del 1935 del Ministro degli Interni del tempo, non costituisca provvedimento, la cui violazione sia punita ai sensi dell'art. 650 cod. pen. Assumeva, però, che il Pretore non aveva tenuto presente che gli imputati avevano continuato a esercitare il culto pentecostale senza autorizzazione, e anzi dopo che era intervenuta la chiusura del tempio già esistente in Riardo, con conseguente diffida da parte dei carabinieri.

Esercizio siffatto costituiva, secondo il ricorrente, violazione dell'art. 2 del decreto legge 28 febbraio 1930, n. 289, e dei susseguenti provvedimenti di chiusura del tempio e di diffida, e a dette violazioni era applicabile la sanzione del surriferito art. 650. codice penale.

Osserva in diritto:

Come si è precisato nella parte enunciativa, il Pubblico Ministero ricorrente non si duole che sia stata dal Pretore esclusa l'applicabilità della sanzione di cui all'art. 650 codice penale in relazione alla circolare del Ministero degli Interni del 9 aprile 1935, n. 600/158, con la quale circolare, diretta ai Prefetti del Regno, si ordinava lo scioglimento dell'associazione religiosa dei Pentecostali e la chiusura dei relativi templi ed oratori per l'affermato motivo che il culto da essi professato «si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all'ordine sociale e nocive alla integrità fisica e psichica della razza».

A tale uopo, basta brevemente osservare che, a prescindere da una qualsiasi indagine sulla legittimità di tale circolare in relazione all'organo emanante (Ministero dell'Interno) e sulla natura delle ragioni che la giustificano in relazione a quelle considerate dall'art. 650 cod. pen., mai per la sua violazione, quest'ultima norma sarebbe applicabile. Tale provvedimento, in conformità del resto alla natura degli altri provvedimenti del genere (circolari), è rimasto un ordine puramente interno, di direttiva agli organi dipendenti, senza qualsiasi pubblicità nei confronti dei cittadini, i quali, come questo Collegio costantemente ha deciso, non potevano pertanto incorrere in sanzioni penali in caso di inosservanza.

Ciò premesso, va considerato che il P. M. ricorrente si duole invece della mancata applicazione da parte del Pretore di Teano della sanzione dell'art. 650 cod. pen., in relazione ed altri divieti, e precisamente a quello generale dell'art. 2 del r.d.l. 28 febbraio 1930, n. 289, che assoggetta ad autorizzazione ministeriale i luoghi di esercizio dei culti non cattolici, e a quello specifico relativo alla precedente chiusura, da parte dei carabinieri in data 16 ottobre 1952, del preesistente tempio pentecostale di Riardo, dove in precedenza pubblicamente si riunivano quei fedeli, e alla conseguente diffida della stessa autorità.

Sul primo punto, la difesa degli imputati espressamente risolleva, con apposita memoria, la questione giuridica se le surriferite norme del citato r.d.l. del 1930 siano compatibili con i nuovi principii affermati dalla Costituzione sulla piena libertà di culto, ovvero siano stati abrogati immediatamente, per effetto dei su riferiti nuovi principii costituzionali (in particolare art. 8 e 19).

La questione è stata già risolta nel primo senso da questa Sezione con la sentenza 7 maggio 1953 n. 1522 P.M. c. Somamni, e nessun nuovo argomento a favore della contraria tesi è stato apportato in questo giudizio che determini una diversa decisione. D'altra parte, un approfondito riesame della questione stessa, è superfluo per il rilievo assorbente che comunque in relazione a detto art. 2 del r.d.l. del 1930 mai sarebbe applicabile nel caso in ispecie la sanzione di cui all'art. 650 cod. pen.

E' pacifica eccezione dottrinale e giurisprudenziale che nei provvedimenti la cui violazione è sanzionata ai sensi dell'art. 650 cod. pen. non rientrano quelli di carattere legislativo o regolamentare, eccetto che in essi l'art. 650 predetto sia espressamente richiamato quoad poenam, in caso diverso, se eventualmente un precetto o un divieto, formulato in una legge o in un regolamento, non fosse sanzionato, dovrebbe rispettarsi il principio generale per cui siffatto precetto non importa sanzione.

Peraltro, per quanto si riferisce al divieto contenuto nell'art. 2 del r.d.l. del 1930, non sarebbe esatto ritenere che nella norma manchi la sanzione alla sua violazione. E' duopo considerare che il legislatore dopo avere, nella prima parte dell'articolo in esame, riconosciuto la piena libertà delle cerimonie religiose di culti diversi dal cattolico se celebrate in luogo autorizzato al culto, alla presenza di ministro pure autorizzato, nell'ultima parte dello stesso articolo aggiunge: in caso diverso si applicano le norme per le riunioni pubbliche. E' inequivocabile pertanto il pensiero del legislatore, quanto chiara ne è la lettera della legge, nel senso che, per effetto della norma predetta, in caso di riunioni religiose in luogo non autorizzato si applica il sistema disposto per le riunioni pubbliche secondo le norme vigenti (art. 18 L.P.S.) con le conseguenti sanzioni in caso di inosservanza (pure art. 18 citato). Il richiamo a questo ultimo articolo era peraltro quod substantiam e non quoad poenam, sicchè anche per le riunioni religiose in luoghi non autorizzati doveva caso per caso accertarsi un carattere di pubblicità che richiedesse preventivo avviso. Sotto questo riflesso, può attualmente riconoscersi la sostanziale esattezza di quanto ha affermato il Pretore con la sentenza impugnata, rilevando che l'art. 18 L.P.S., il quale richiedeva il preavviso per riunioni in luogo sia pubblico che aperto al pubblico, ha subito radicale modifica per effetto dell'art. 17 della Costituzione, del quale questo Collegio ha con numerose sentenze riconosciuto la natura di norma precettiva di immediata applicazione. Infatti l'art. 17 della Costituzione ha sancito la necessità del preavviso solo per le riunioni in luogo pubblico, prescindendone per quelle in luogo aperto al pubblico.

Devesi, però, aggiungere che la libertà di riunione senza preavviso, ora più ampiamente riconosciuta dalla Costituzione, deve coordinarsi non soltanto con i limiti posti dal primo comma del citato articolo, e cioè che la riunione si svolga «pacificamente e senz'armi» (come questo Collegio non ha mancato di precisare colla sentenza Sezioni Unite 31 marzo 1951, n. 8, Guardigli), ma anche per quanto si riferisce alla materia religiosa, con la norma del successivo art. 19, che subordina la libertà dell'esercizio del culto, anche se in privato, alla condizione che non si tratti di atti contrari al buon costume. Nella specie, però, è da considerarsi che, se pur il Pubblico Ministero ricorrente accenna a particolari pratiche del rito dei Pentecostali che sarebbero contrarie al buon costume (ad es. baci tra i fedeli a l'inizio ed alla fine della cerimonia), tuttavia nè dalla sentenza impugnata nè dal verbale di sopraluogo dei carabinieri, i quali sorpresero nove persone intente al canto di inni, risulta che si compissero pratiche del genere.

In relazione alle precise modalità di fatto accertate dal Pretore anche circa la natura privata del luogo dove gli imputati si riunivano e alle pratiche ivi svolte, la esclusione di qualsiasi reato da parte del Pretore di Teano, nella fattispecie decisa, non merita alcuna censura.

Neanche, infatti, sempre in relazione a tali modalità accertate, potevasi riscontrare una violazione dell'art. 650 cod. pen. con riferimento ai precedenti provvedimenti amministrativi di chiusura del tempio pentecostale di Riardo.

A prescindere dall'indagine sulla legalità dei provvedimenti stessi e dalle sanzioni applicabili in caso di loro violazione, non è contestato che l'ordine di chiusura e così la conseguente diffida si riferissero all'esercizio del culto in quel tempio e, pertanto, nessuna influenza potevano avere per l'esercizio in privato del culto in diversa località (casa di rurale abitazione).

Per questi motivi, la Corte di Cassazione, letti ed applicati gli artt. 525 e seguenti codice procedura penale, rigetta il ricorso del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere contro la sentenza 23 gennaio 1953 del Pretore di Teano.

Così deciso in Roma 30 novembre 1953' (Risveglio Pentecostale, anno IX, Maggio 1954, pag. 4-7)

Ma proseguiamo. L'avvocato delle ADI Giacomo Rosapepe, nel suo libro Inquisizione addomesticata, parla di una assoluzione ricevuta dal pastore valdese Franco Sommani che era stato denunciato dal commissario di P.S. di Avola per avere aperto al pubblico un luogo di culto valdese, assoluzione contro cui ricorse il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Siracusa, ma il cui ricorso fu rigettato dalla Cassazione anche qui basando la sua sentenza sull'articolo 19 della Costituzione. Ecco le parole del Rosapepe:

'Nelle leggi del 1929-30 non c'è la sanzione penale? Ebbene il commissario di P.S. di Avola la crea e nell'aprile del 1951 denuncia al Pretore di Avola il pastore valdese Franco Sommani, per rispondere della contravvenzione prevista e punita dalla legge 24 giugno 1929, n. 1159 in relazione all'art. 1 del R.D. 28 febbraio 1930, per aver aperto al pubblico un tempio di rito evangelico valdese.

L'art. 1 del R.D. del 1930 per la verità non prevede alcuna contravvenzione e riesce veramente difficile capacitarsi della disinvoltura giuridica in virtù della quale quel funzionario presunse di poter imbastire una simile imputazione. Comunque il Pretore di Avola, avv. Giovannino Caldarella (un Pretore onorario) parò il colpo. In punto di diritto, nella sua sentenza, l'avv. Caldarella esaminò il contenuto dell'art. 19 della Costituzione nella sua lettera e nel suo spirito. In proposito egli scrive:

L'art. 19 della Costituzione italiana promulgata e pubblicata il 27 dicembre 1947, è norma precettiva di immediata applicazione (non soltanto programmatica) e quindi a chiunque è dato di poter professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, anche associata, e di farne propaganda con facoltà di esercizio, in privato e in pubblico, del culto. A questa affermazione perviene il decidente sia per la chiara dizione della norma sia per i princìpi informatori della norma stessa. I deputati dell'Assemblea costituente si erano preoccupati di porre in essere, sul piano del diritto, le espressioni politiche da essi usate dai balconi quando chiedevano al popolo il mandato parlamentare: conseguentemente cercavano di far passare sul piano della attuazione quei princìpi astratti professati e sbandierati. Uno di questi è quello della libertà intesa come estrinsecamente naturale della personalità umana sul piano pratico dell'attuazione, e non come principio filosofico-politico professato in astratto.

Da tale principio è permeata la Costituzione, la quale, come regina delle leggi, impone alle altre il rispetto delle proprie norme, intese non soltanto come programmazione di princìpi, ma come concreti precetti per una immediata applicazione pratica: invero sarebbe assurdo che possa trovare applicazione, nell'attuale ordinamento giuridico, la norma contenuta nelle leggi del 1929 e del 1930, citate in epigrafe, quando essa è in contrasto con quella di cui all'art. 19 (nonchè con quella dell'art. 8) della Costituzione; e ciò anche in armonia coll'art. 15 delle preleggi. E l'incompatibilità (o anche il contrasto) risalta dal principio informatore della Costituzione sulla libertà, che non era affatto lo stesso principio che ebbe ad informare i Patti lateranensi nonchè le leggi citate.

In base a tale premessa il Pretore di Avola mandò assolto il Sommani. Anche in questo caso, però, l'assoluzione, troppo completa sul piano logico, giuridico e costituzionale e quindi in grado di far sentire i suoi effetti sull'intero complesso problema dell'apertura di templi non cattolici, non veniva condivisa dal Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Siracusa. Questi ricorreva in Cassazione contro l'ardimentoso avvocato Caldarella, sostenendo che egli era caduto in errore nell'affermare l'incompatibilità delle leggi del 1929-1930 con i princìpi espressi negli articoli 8 e 19 della Costituzione. La terza sezione della Corte di Cassazione, che esaminò il ricorso, per la prima volta scrisse in sentenza che le norme di cui agli articoli 8 e 19 della Costituzione «senza dubbio non appartengono alla categoria delle norme semplicemente direttive». La Corte evitò accuratamente però di dichiarare l'incompatibilità di queste norme con le leggi sui culti non cattolici del defunto regime; e, dovendo pur trovare una dignitosa via d'uscita all'intricata questione, ripiegò sull'inesistenza della sanzione penale nell'art. 1 del decreto del 1930, e rigettò il ricorso della Procura di Siracusa. Ma, prima di giungere a questo, la Cassazione aggirò l'ostacolo mutando la fisionomia giuridica dell'episodio. Nel caso si trattava di una riunione religiosa, prevista e garantita dall'art. 19 della Costituzione, che afferma il diritto per tutti di «professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, ecc.»' (Giacomo Rosapepe, Inquisizione addomesticata, Editori Laterza, Bari 1960, pag. 113-115).

La svolta storica dunque per le Chiese ADI fu costituita dall'articolo 19 (assieme all'art. 17 e 18 ovviamente), e certamente non dall'accettazione del ricorso da parte del Consiglio di Stato. Ma le ADI astutamente fanno apparire le cose in maniera diversa, quasi che la libertà religiosa a cui esse anelavano venne con l'accettazione del loro ricorso, quando in effetti essa venne il 1° gennaio 1948 con l'entrata in vigore della Costituzione Italiana. E poi supponiamo che il Ministero dell'Interno avesse accettato subito la loro richiesta di riconoscimento giuridico ai sensi dell'articolo 2 della legge sui culti ammessi del 1929: che cosa avrebbero dovuto dire le ADI già nel 1948? Che finalmente dopo tanti anni di persecuzioni, essi grazie all'articolo 19 della Costituzione, che sanciva la libertà religiosa per tutti, avevano potuto ottenere immediatamente il riconoscimento giuridico. Quindi, lo ripeto, la svolta fu l'articolo 19 della Costituzione Italiana; e la Buffarini-Guidi a partire dal 1 Gennaio 1948 costituì semplicemente un intoppo 'burocratico' e un pretesto per alcuni per continuare a perseguitare i Pentecostali: tutto qua. Niente di che stupirsi.

Ma chi fece scrivere l'articolo 19 - che sanciva la libertà religiosa - a cui si appellarono gli avvocati delle ADI nel loro ricorso contro il Ministero dell'Interno nel 1952? Il massone Frank Gigliotti e i suoi fratelli massoni, che fecero pressione sul governo De Gasperi. Ovviamente con il placet di Pio XII che seguì con molto interesse i lavori della Costituente, e che alcuni mesi prima che la Costituzione fosse promulgata si era incontrato con Henry H. Ness, il rappresentante delle Assemblee di Dio.

Frank B. Gigliotti dunque ha contribuito non poco a far conseguire la libertà religiosa ai Pentecostali in Italia. In questo annuncio apparso sul San Diego Union del dicembre 1950, di Gigliotti viene detto infatti che ha dato un forte contributo nel liberare i Pentecostali e non solo loro ma anche i Battisti, i Presbiteriani ed altri gruppi in Italia.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 
Una precisazione necessaria: la libertà religiosa non è il riconoscimento giuridico

 

Voglio tornare su un punto di fondamentale importanza, per far capire la differenza che c'è tra la libertà religiosa e il riconoscimento giuridico, perchè forse a tanti nelle ADI questa differenza non è per niente chiara in quanto per loro l'avere ottenuto il riconoscimento giuridico equivale ad avere ottenuto la libertà religiosa. Sul sito 'In Italia' per esempio alla voce 'Libertà di religione' si legge:

'La Costituzione italiana, all’art. 19, riconosce in modo ampio la libertà di religione. Essa viene intesa come libertà di fede religiosa per evidenziare il diritto di ogni individuo di professare la propria fede e di farne propaganda. La libertà di religione viene intesa inoltre come libertà di pratica religiosa, perchè comporta il diritto di esercitarne in privato o in pubblico il culto, cioè di svolgere e di prendere parte a preghiere e riti religiosi. Questa seconda libertà trova un unico limite: non deve trattarsi di riti religiosi contrari al buon costume. La disciplina della libertà religiosa è collegata a diversi altri principi costituzionali: innanzitutto il principio di eguaglianza che vieta qualunque discriminazione tra gli individui a causa della religione professata. Nel primo comma dell’art. 8 della Costituzione si afferma infatti che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”. [....] cui la libertà religiosa, riconosciuta e garantita dalla nostra Costituzione, non è riservata ai soli cittadini, ma, in quanto diritto inviolabile della persona, spetta a tutti gli uomini. La nostra Costituzione, garantisce anche la libertà di non professare alcuna fede, di non essere oggetto di propaganda religiosa e di non essere obbligato a partecipare a pratiche di culto, e di poter modificare la propria appartenenza a una determinata confessione religiosa. A tal proposito va ribadito che i principi di libertà dei diritti della persona non possono essere violati nel nome di alcuna religione. [....] Una evidente rilevanza per la libertà religiosa presentano, infine, anche le disposizioni costituzionali in tema di libertà di riunione articolo 17, di libertà di associazione articolo 18 e di libertà di manifestazione del pensiero articolo 21. Il principio stabilito dall’articolo 8 – ossia, quello della eguale libertà di tutte le confessioni religiose – rappresenta uno dei pilastri dell’ordinamento giuridico italiano che si basa sul sistema del pluralismo delle confessioni religiose e sulla libertà religiosa, individuale e collettiva. .....' (http://www.initalia.rai.it/).

Dunque, con l'entrata in vigore della Costituzione Italiana il 1 Gennaio 1948, dobbiamo affermare che anche i Pentecostali ottennero la cosiddetta libertà religiosa che gli era stata negata a partire dal 1935.

Vediamo ora cosa è il riconoscimento giuridico, e lo spiegheremo con queste parole che si trovano sul sito Centro Di Servizio al Volontariato San Nicola: 'Il riconoscimento giuridico consiste nel conseguimento della personalità giuridica attraverso l’iscrizione nel relativo registro delle persone giuridiche istituito presso le prefetture. Tale riconoscimento comporta i seguenti effetti:

- autonomia patrimoniale dell’associazione, con la conseguenza che gli amministratori avranno responsabilità limitata (laddove invece nelle associazioni non riconosciute gli stessi rispondono personalmente e solidalmente delle obbligazioni contratte)

- possibilità di acquisire beni immobili a titolo gratuito, accettare donazioni ed eredità, conseguire legati (possibilità esclusa per le associazioni non riconosciute)

- possibilità di fruire di agevolazioni fiscali.

Per conseguire il riconoscimento è necessario che lo scopo dell’associazione sia definito e lecito, che il patrimonio sia adeguato alle finalità che intende perseguire e che l’atto costitutivo e lo statuto contengano indicazioni precise in ordine alla denominazione, alla sede ed all’ordinamento interno; in particolare, nello statuto dovranno essere disciplinate le modalità di costituzione e di funzionamento degli organi ed indicati i poteri attribuiti ai loro componenti. Infine, dovranno essere disciplinate le modalità di estinzione dell’associazione e di devoluzione del patrimonio.

Il riconoscimento si ottiene presentando alla prefettura nella cui provincia è stabilita la sede dell’associazione apposita domanda sottoscritta dal fondatore o da coloro ai quali è conferita la rappresentanza, allegandovi copia autentica dell’atto costitutivo e dello statuto. E’ inoltre necessario dimostrare la consistenza del patrimonio attraverso idonea documentazione da allegare alla domanda. Entro 120 giorni dalla presentazione della domanda, il prefetto, verificato il possesso dei su indicati requisiti, provvede all’iscrizione. Per le associazioni che operano nelle materie attribuite alle competenze delle regioni e le cui finalità statutarie si esauriscono nell’ambito di una sola regione, la domanda di riconoscimento può essere presentata alla regione, presso cui è istituto apposito registro regionale' (http://www.csvbari.com/).

Come potete dunque vedere, la libertà religiosa - presente in Italia dal 1 Gennaio 1948 - permette a tutte le Chiese Evangeliche sul territorio Italiano 'di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto' (art. 19), il che significa che possono radunarsi liberamente per offrire il culto a Dio e possono anche evangelizzare le persone; mentre il riconoscimento giuridico permette a quelle Chiese Evangeliche che lo hanno ottenuto di fare delle cose che quelle che non lo hanno non possono fare, e cioè hanno la 'possibilità di acquisire beni immobili a titolo gratuito, accettare donazioni ed eredità, conseguire legati (possibilità esclusa per le associazioni non riconosciute)' e la 'possibilità di fruire di agevolazioni fiscali'. Ma per avere il riconoscimento giuridico - che non è obbligatorio richiederlo - occorre organizzarsi come ordina di fare lo Stato con un presidente, un consiglio, un atto costitutivo e uno statuto ecc. e quindi occorre calpestare la Parola di Dio. Lo Stato quindi nel dopoguerra concesse alle Chiese Pentecostali la libertà religiosa e di propaganda ma non a condizione che esse si organizzassero e quindi non a condizione che si dessero uno statuto e un regolamento interno, perchè per avere questa libertà ciò non fu e non è richiesto dalla Costituzione. Lo Stato invece richiede l'organizzazione, e quindi lo statuto e il regolamento, per concedere il riconoscimento giuridico a quelle Chiese che vogliono averlo.

Peraltro vorrei far notare un paradosso enorme: i Massoni in Italia una volta ottenuta la libertà religiosa che gli era stata negata da Mussolini, non cercarono il riconoscimento giuridico, e difatti il Grande Oriente d'Italia è conosciuto dallo Stato ma non riconosciuto, in quanto non ha personalità giuridica. Nell'ordinamento giuridico italiano il G.O.I. quindi ha lo status delle associazioni non riconosciute (articolo 36 del Codice Civile) - e perciò non ha personalità giuridica e non è eretto a ente morale. Questa cosa deve fare riflettere molto, ma veramente molto i sostenitori del riconoscimento giuridico nelle ADI, perchè mentre i Massoni hanno rifiutato qualsiasi interferenza dello Stato, le ADI hanno permesso allo Stato di ingerirsi nei loro affari interni in cambio del riconoscimento giuridico perdendo in questa maniera la libertà spirituale che è in Cristo Gesù. Dice bene la Scrittura: "... i figliuoli di questo secolo, nelle relazioni con que’ della loro generazione, sono più accorti de’ figliuoli della luce" (Luca 16:8).

Ma le ADI perchè volevano così tanto ottenere il riconoscimento giuridico immediatamente dopo il varo della Costituzione? Perchè loro pensavano che ottenendo il riconoscimento giuridico avrebbero evitato di pagare le tasse sui locali di culto, infatti Giacomo Rosapepe quando si recò negli USA nel 1953 - quindi prima che il ricorso fatto dalle ADI fosse accettato e che essi ottenessero il riconoscimento giuridico - si lamentò pubblicamente presso le Assemblee di Dio USA della tassazione a cui erano sottoposti i locali di culto delle ADI, e disse che 'le Assemblee di Dio non sono legalmente riconosciute dal Governo Italiano, e perciò esse non sono esenti dalla tassazione come altre chiese' (The Pentecostal Evangel, 18 Ottobre 1953, pag. 2 - vedi foto). Addirittura il Rosapepe disse davanti al Consiglio Generale delle Assemblee di Dio USA che 'sta cercando di ottenere un trattato di reciprocità tra il Governo Americano e il Governo Italiano affinchè la proprietà che le Assemblee di Dio hanno comprato in Italia possa essere esente dalla tassazione' (The Pentecostal Evangel, 27 Settembre 1953, pag. 16 - vedi foto).

Gli articoli apparsi sul The Pentecostal Evangel con le lamentele di Giacomo Rosapepe, avvocato delle ADI.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Il commento dell'avvocato delle ADI Giacomo Rosapepe alla sentenza della Corte di Cassazione del 30 Novembre 1953, e a seguire la sentenza stessa.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Le pressioni massoniche su Alcide De Gasperi e le rassicurazioni da lui date

 

Ma proseguiamo il nostro discorso sul coinvolgimento dei massoni nella promulgazione della Libertà religiosa in Italia. E' fuor di dubbio che i protestanti d'America che nel dopoguerra lottavano per la libertà religiosa in Italia, a dirigere i quali c'erano i massoni, si fecero sentire da Alcide De Gasperi quando questi visitò l'America nel Gennaio 1947, mentre l'Assemblea Costituente preparava la Costituzione della Repubblica Italiana. E De Gasperi li aveva rassicurati, in quanto Giuseppe Brusasca, democristiano, sottosegretario agli Esteri in quasi tutti i governi De Gasperi, ebbe a dichiarare questo episodio che risale al gennaio 1947: «A New York, nel gennaio 1947, una delegazione di pastori protestanti gli chiese quale sarebbe stato il trattamento della Costituzione della Repubblica italiana per le confessioni non cattoliche. La risposta che egli dette fu di piena soddisfazione per tutti i convenuti. Uno di essi particolarmente soddisfatto lasciò uscire gli altri e si congedò da De Gasperi dicendogli: “Presidente, domani lei farà la sfilata d’onore sulla Quinta Strada; dopo la cattedrale di San Patrizio vedrà un piccolo tempio: in esso al suo passaggio un pastore protestante pregherà Dio perché protegga il cattolico capo del governo italiano... » (http://www.30giorni.it/articoli_id_4157_l1.htm).

La delegazione di pastori protestanti che incontrò De Gasperi a New York nel Gennaio del 1947, era formata da sette pastori che rappresentavano il Federal Council of the Churches of Christ in America (il Consiglio Federale delle Chiese di Cristo negli USA) che peraltro era fortemente colluso con la Massoneria. Essa era composta da Robert Warren Anthony; Roswell P. Barnes, Robbins W. Barstow, il vescovo metodista Bromley Oxnam, Frederick L. Fagley, O Frederick Nolde, e George P. T. Sargent. Come potete vedere, tra di essi troviamo un potente massone, ossia il vescovo metodista Bromley Oxnam che fu il presidente del Federal Council of Churches dal 1944 al 1946 e che era un 32° del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Quei Protestanti lo incalzarono sulla libertà religiosa per i Protestanti in Italia, e discussero con lui degli aiuti all'Italia. Era presente all'incontro anche l'ambasciatore italiano negli USA Alberto Tarchiani. In un memorandum quei pastori affermarono: 'I provvedimenti per la libertà religiosa nella nuova costituzione costituiranno un gran fattore nel determinare l'attitudine del nostro popolo verso l'Italia. A causa del nostro interesse nello sviluppo dell'ordine internazionale e nella promozione del rispetto per i diritti dei nostri fratelli Protestanti in Italia, noi seguiremo diligentemente gli eventi nella vostra nazione' (cfr. The Berkshire County Eagle, 15 Gennaio 1947, pag. 25; The New York Times, 15 Gennaio 1947 - vedi foto). Dunque da parte di quei Protestanti fu esercitata pressione su De Gasperi, con questa minaccia velata: 'Se non concederai la piena libertà religiosa ai nostri fratelli Protestanti, scordati gli aiuti americani per la ricostruzione dell'Italia'!

Peraltro, lo stesso ambasciatore Alberto Tarchiani era pienamente consapevole di questa 'minaccia' da parte americana, infatti il giorno stesso che De Gasperi arrivò negli Stati Uniti per chiedere aiuti per la ricostruzione dell'Italia, cioè il 5 Gennaio 1947, Tarchiani lo fece subito presente questo ai membri della delegazione italiana negli USA, infatti afferma: 'Stimo mio dovere avvertire nel modo più esplicito, perchè non vi siano equivoci o illusorie aspettazioni, che l'aiuto americano è indissolubilmente coordinato con lo sviluppo della legislazione e della pratica democratica in Italia. Movimenti rivoluzionari, di destra e di sinistra, e forme dittatoriali farebbero cessare ogni intervento amichevole degli Stati Uniti nei nostri riguardi. L'America, per quanto ho potuto intendere e mi consta, non vuole immischiarsi nello svolgersi della nostra politica interna, ma non darà aiuti a nessun governo che non proclami e rispetti i principi della più aperta democrazia ...' (Alberto Tarchiani, America-Italia: Le dieci giornate di De Gasperi negli Stati Uniti, pag. 30-31).

I due articoli che confermano la pressione su De Gasperi da parte di una delegazione di protestanti nel gennaio 1947

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

A proposito di quell'incontro avuto da Alcide De Gasperi nel Gennaio 1947 (precisamente il giorno 13) a New York con quei rappresentanti del Consiglio Federale delle Chiese negli USA è molto interessante quello che dice l'ambasciatore Alberto Tarchiani nel suo libro America-Italia: Le dieci giornate di De Gasperi negli Stati Uniti: 'Il Presidente sta ancora un paio d'ore in piedi, ad accogliere omaggi e a rispondere ai complimenti e agli auguri. Verso le 7, all'albergo, riceve i rappresentanti del Concilio Federale delle Chiese Protestanti, che gli presentano un 'memorandum' di apprezzamento, di saluto, di augurio per l'opera sua in Italia e in America, e gli domandano di adoperarsi a che la libertà religiosa e intellettuale sia da noi stabilita e assicurata non solo in principio, ma nella pratica. De Gasperi spiega quali siano le garanzie costituzionali progettate, e certamente adottate in seguito, per la libertà di culto e di pensiero. Dà ogni assicurazione per il rispetto effettivo della legge, che sarà la più ampia possibile, ammettendo l'esercizio di ogni credo ispirato ad ideali ed a pratiche che non turbino l'ordine pubblico e non offendano la decenza. Il Vescovo e i pastori che rappresentano le denominazioni cristiane in America si dichiarano profondamente soddisfatti delle parole del Presidente e dello spirito di sana umanità ed equità da cui è animato. Accennando al rispetto per la Chiesa Cattolica in questo paese, e alle relazioni di buon vicinato che hanno con essa, esprimono i più ardenti voti per l'Italia, che hanno aiutata ed intendono aiutare, sia con le opere di assistenza, sia con la solidarietà spirituale. Il colloquio, ispirato a concetti e sentimenti elevati, e alle più oneste e franche intenzioni pratiche, ha dato al Primo Ministro un'altra sensazione di questa complessa e diversissima America. Un'esperienza fuggevole purtroppo - perchè tutte le brevi ore del Presidente sono vertiginose, - ma anch'essa utile per la conoscenza diretta di persone e di problemi che, dalla lontana e un pò isolata Italia, non si possono vedere sinteticamente chiari. Ci sono state qui polemiche circoscritte e azioni quasi ufficiali delle supreme autorità protestanti per assicurare la libertà religiosa in Italia, e impedire il ripetersi di certi lievi e passeggeri incidenti avvenuti nel Sud della penisola. Mi sono spesso occupato della questione, con attivo scambio di carte tra Washington e Roma, e molte telefonate in America. Una breve, leale conversazione con De Gasperi, ha dato subito ai rappresentanti del Concilio l'impressione netta della buona fede e della volontà di bene, senza meschinità e senza secondi fini. Nei limiti della legge, la più comprensiva possibile ai nostri giorni, i culti avranno libertà piena d'azione, tanto se saranno seguiti dalla immensa maggioranza, quanto se saranno praticati da piccole minoranze di italiani' (Alberto Tarchiani, America-Italia: Le dieci giornate di De Gasperi negli Stati Uniti, pag. 112-113).

Ritengo che le parole dell'ambasciatore descrivano molto bene come andarono le cose. Peraltro notate come i rappresentanti del Consiglio Federale ci tennero a far presente a De Gasperi che le Chiese Protestanti in America avevano buoni rapporti di vicinato con la Chiesa Cattolica Romana, come dire insomma che non si doveva preoccupare per l'Italia perchè anche là sarebbe stata la stessa cosa. E difatti a distanza di decenni possiamo vederli questi buoni rapporti di vicinato tra la Chiesa Cattolica Romana e le Chiese Evangeliche in Italia, comprese quelle delle ADI.

Anche il 20 Marzo 1947 De Gasperi tranquillizzerà i Protestanti Americani, affermando: 'Ai protestanti d'America daremo una nuova assicurazione che la piena libertà e la piena eguaglianza è garantita a tutte le minoranze religiose' (La Stampa, 3 Aprile 1947, pag. 3).

Inoltre poco tempo dopo, cioè nell'Aprile 1947, mentre Frank Gigliotti e Fama erano in Italia, essi incontrarono De Gasperi (dopo avere incontrato Carlo Sforza, il Ministro degli Affari Esteri, che era massone e che fu quello che gli suggerì e organizzò l'incontro con De Gasperi) per presentargli varie questioni riguardanti la libertà religiosa ma con particolare insistenza, specialmente da Gigliotti, la questione del Movimento Pentecostale, e a tal riguardo ricevettero promettenti assicurazioni.

Su un articolo del St. Petersburg Times del 30 Aprile 1947 (vedi foto), dove si parla di questo viaggio in Italia dei due, viene detto tra le altre cose che Gigliotti e Fama hanno riferito ai giornalisti che De Gasperi ha confermato il suo obbiettivo di dare a tutte le fedi la libertà di culto e di essere compiaciuti dell'attitudine di De Gasperi, il capo del Governo Italiano, in quanto egli è stato veemente nel denunciare la persecuzione contro i Pentecostali e ha chiesto a Fama e Gigliotti di fare in modo che i loro leaders gli riportassero direttamente qualsiasi molestia futura. Oltre a ciò, l'articolo afferma che Gigliotti e Fama hanno incontrato il Ministro dell'Interno Mario Scelba per cercare l'implementazione delle assicurazioni date dal Primo Ministro del Governo. Viene poi detto che i due si sono opposti all'inclusione dei Trattati Lateranensi e del Concordato del Laterano nella Costituzione Italiana, e ad un articolo della Costituzione che proibisce le società segrete e quindi è contro la Massoneria. I due poi dissero che De Gasperi aveva loro promesso che fino a che sarebbe stato lui a capo del Governo, lo Stato Italiano non avrebbe dichiarato alcuna guerra alla Massoneria! A proposito di questa pubblica protesta di Gigliotti e Fama contro l'inclusione dei Patti Lateranensi nella Costituzione Italiana (tramite l'art. 7, che era stato approvato dalla Costituente il 25 Marzo 1947), che portarono avanti durante il loro soggiorno in Italia, è interessante notare che il Vaticano reagì tramite l'Osservatore Romano il 16 aprile 1947, contestando a Fama e Gigliotti il diritto di accreditarsi come rappresentanti ed interpreti dei correligionari americani, ed esortandoli a lasciare che gli italiani risolvessero da sè i propri problemi religiosi (cfr. Mario Casella, Giornali Cattolici e Società Italiana, Edizioni Scientifiche Italiane, 1994, pag. 188).

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Quindi come potete vedere i due massoni, mentre peroravano la causa dei Pentecostali peroravano anche quella dei Massoni! D'altronde essi avevano giurato in loggia di aiutare e assistere i massoni in tutto il mondo. Ma questo alle ADI non interessava nulla!

Ora, De Gasperi non partecipò direttamente ai lavori della Costituente, ma li seguì molto da vicino, e sebbene dall'esterno, contribuì con la forza delle sue idee e l'autorevolezza delle sue proposte, a determinare il contenuto della Costituzione. Tanto è vero che nella seduta del 25 Marzo 1947 tenne un importante discorso all'Assemblea Costituente dal titolo 'Stato e Chiesa' in cui disse tra le altre cose questo:

'DE GASPERI. E veniamo alla questione delle minoranze. È stato parlato di menomazione morale di minoranze religiose. Noi, se è necessario, al momento opportuno siamo disposti a votare con voi per togliere dal codice penale qualsiasi umiliazione alle minoranze. (Applausi al centro).

Riguardo ai cosiddetti culti minoritari, aggiungo che non solo aderisco al pensiero di devozione e di ammirazione per le vittime delle minoranze, sia israeliti, sia valdesi, pensiero espresso dall'onorevole Pajetta Gian Carlo, ma dico che questo non è un pensiero di tolleranza, di collaborazione con le minoranze che mi viene in questo momento per ragioni di opportunità, ma è mia profonda convinzione.

L'onorevole Calamandrei si è riferito al mio viaggio in America e alle dichiarazioni che ho fatto, o che avrei fatto, al direttorio delle Chiese protestanti o delle Chiese non cattoliche. Difatti, in una riunione importante, questi venerandi signori mi espressero la loro preoccupazione, chiedendo se noi intendevamo di inserire nella Costituzione la garanzia della libertà religiosa per il culto delle minoranze. E poi aggiungevano, con molta cortesia, alcune obiezioni riguardo al trattato, dicendo: ma, come fate a garantirci questa libertà? Ed io ho detto, e mi pareva in quel momento essere interprete, più di quello che non sono, del paese: badate, in Italia vi sono molti che criticano sia il contenuto sia l'origine del trattato; però esso ha rappresentato la chiusura di un periodo che è costato all'Italia tante umiliazioni e tante rovine, e anche coloro che non sono d'accordo voteranno e accetteranno.

Una voce a sinistra. No, no. (Commenti).

DE GASPERI. Mi sono sbagliato se ho abbondato; però credo di averlo fatto con senno politico, ed aggiungo che oggi ai protestanti d'America deve giungere la nostra nuova assicurazione che in quest'articolo e nell'articolo 16 è garantita piena libertà, piena eguaglianza, e che non vi è da temere, da parte nostra, nessuna persecuzione, nessun ritorno ai tempi superati.

I Patti lateranensi tengono conto della realtà storica, ma non limitano la libertà per i non cattolici.

Alla fine della discussione, un venerando pastore, rettore di una chiesa vicina, che si vedeva dal grattacielo, mi disse: «Ho sentito il suo discorso. Quando passa dinanzi a quella chiesa ricordi che là dentro c'è un'anima che prega per lei e per l'Italia». Ho sentito profonda commozione da questa promessa di preghiera che andava al Padre comune da uno che non è legato dal vincolo di religione con la Chiesa cattolica. E mi sono detto, perché è la verità, che tollerante è e deve essere chi crede. Lo scettico non dà nulla, non sacrifica nulla del suo per la convivenza sociale e per la carità cristiana. (Applausi al centro - Commenti a sinistra - Interruzione dell'onorevole Tonello). Credo solo di poter pronunciare con la stessa forza le convinzioni mie che sono venute non soltanto dalla educazione familiare, ma attraverso una lotta per riconquistare la fede, e venute soprattutto dall'esperienza di uomo politico e di uomo di Stato. Su questa esperienza fatta qui e in altri paesi mi sono fatta la convinzione che senza la fede e senza la morale evangelica le nazioni non si salvano, siano o non siano socialiste. (Vivissimi applausi al centro e a destra - Commenti a sinistra).

TONELLO. Cosa c'entra questo col Vangelo? (Commenti - Rumori).

DE GASPERI. Amici, siamo in un momento di grande solennità e di grande responsabilità che non può venire menomato da qualche benevola interruzione dell'amico Tonello; siamo in un momento in cui noi costituenti della Repubblica italiana dobbiamo votare nell'interesse della nazione e nell'interesse della Repubblica. Dobbiamo votare in modo che sia fatto appello al mondo libero degli Stati, al mondo che anche io so e dico che ci guarda. Il mondo che ci guarda si preoccupa che qui si crei una Costituzione di uomini liberi; il grande mondo cattolico si preoccupa che qui la Repubblica nasca in pace e in amicizia col pontefice romano, il quale durante la guerra rivendicò la dignità umana contro la tirannia e stese le mani protettrici sui perseguitati di tutte le nazioni e di tutte le fedi e in modo particolare su coloro a cui si è riferito l'amico Lami Starnuti. (Vivissimi applausi al centro - Interruzioni a sinistra).

Amici, si è accennato qui alla comunanza che ci ha uniti nel momento del combattimento tra uomini di diversi partiti e qui ci sono parecchi che con me hanno trascorso un periodo insieme nel sottosuolo, come si usava dire. Ma c'è un fatto ancora più grandioso, ed è che nei momenti più difficili, nei momenti delle persecuzioni, soprattutto il Capo della religione cattolica ci ha aiutato a salvare protestanti e israeliti. Ma c'è ancora di più: in certi conventi erano ammassati e nascosti cattolici, protestanti ed ebrei insieme. Si trovavano uniti la sera, nei momenti tragici e nei momenti delle minacce, da una preghiera suprema che è quella del Padre nostro comune. Questa è la nostra forza: se in Italia creeremo una norma di tolleranza per tutti, ma soprattutto una norma in cui si riconosca questa paternità comune che ci protegge e che protegga soprattutto la nazione italiana. (Vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra)' (http://www.degasperi.net/ - A. De Gasperi, Discorsi parlamentari, Roma, Camera dei Deputati, 1985, Vol. I, pag. 229-234).

E quindi De Gasperi contribuì ad inserire la libertà religiosa per le minoranze religiose in Italia, mantenendo così le assicurazioni date ai protestanti in America prima e poi personalmente ai massoni Gigliotti e Fama, e per fare questo - pur essendo lui un cattolico - entrò un pò in conflitto con il punto di vista del Vaticano che era ancora improntato al confessionalismo di Stato in materia di rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica, e concesse al Vaticano meno di quello che quest'ultimo avrebbe voluto fosse introdotto nella Costituzione Italiana. Questo è confermato da una lamentela che fece il De Gasperi personalmente al nunzio papale in Italia mentre al Parlamento si discutevano gli articoli della Costituzione. Rivela questa lamentela l'informatissimo gesuita Giovanni Sale nel suo libro Il Vaticano e la Costituzione: '.... De Gasperi si lamentò con il nunzio in Italia, mons. Borgongini Duca, che alcune posizioni della Santa Sede in materia di libertà religiosa, di Stato confessionale e di difesa a oltranza del Concordato, in particolare di quelle norme considerate da molti anacronistiche, sarebbero state difficilmente difendibili in un'assemblea composta per buona parte da partiti sia di sinistra sia di destra non troppo disposti ad accogliere il punto di vista cattolico. Non si può ottenere interamente - disse con estrema franchezza De Gasperi al Nunzio - tutto ciò che la Chiesa chiede in materia di religione, «non si può non ammettere la libertà di pensiero, la libertà di coscienza, la libertà di religione' (Giovanni Sale, Il Vaticano e la Costituzione, Jaca Book, 2008, pag. 151). Il che equivaleva a dire che non solo i Protestanti, ma anche i massoni dovevano avere la libertà religiosa!

Anche perchè c'era la pressione degli Americani - ossia della Massoneria americana con a capo l'agente della CIA Frank Gigliotti, dico io - e quindi bisognava ammettere certe cose a favore delle minoranze religiose, come per esempio la libertà di propaganda che il Vaticano non voleva che fosse inclusa nell'articolo 19 (che nel progetto di Costituzione era l'articolo 14). Fu lo stesso De Gasperi a dire questo a Borgongini Duca, nunzio vaticano in Italia, durante un incontro al Viminale, infatti in una relazione di questo importante prelato, che porta la data del 5 Marzo 1947, leggiamo: 'Dopo di ciò, ho preso io l'offensiva, incominciando dall'articolo 14 del Progetto di Costituzione, il quale afferma «la libertà di propaganda della propria fede religiosa». Ho richiamato i precedenti della legislazione italiana per infrenare il proselitismo delle sette, che costituisce un'insidia alla fede altrui in Italia, ove non abbiamo bisogno di missioni protestanti per conoscere il Vangelo. Ho citato il caso degli orfani di padre e di madre, che diverranno preda dei ricchi pastori, come la poveraglia ignorante, che si venderà al primo venuto. Ho accennato al caso del proselitismo nelle caserme tra le reclute militari e simili. Ho sostenuto che non si può lasciare nel Progetto la libertà di proselitismo; non si deve far nascere il caso di coscienza, posto che si esige (art. 51) «un giuramento di fedeltà alla Costituzione». Un cattolico non potrà giurare fedeltà ad un documento, che contiene errori ed eresie. Il Presidente ha preso alcuni appunti su quanto venivo dicendogli. Mi ha confessato che veramente anche il Trattato di Pace con l'Italia (Partie II - Clauses Générales art. 15) nell'enumerazione delle varie libertà non è elencata esplicitamente la libertà di proselitismo. Quando egli mi ha detto che purtroppo l'Italia si trova sotto la pressione alleata e che certe ammissioni bisogna tollerarle ed intenderle come meglio si può secondo retta dottrina, gli ho risposto con le parole, che disse S. Agostino ai cattolici, i quali, mantenendo la propria fede, si accomodavano alla terminologia dei pagani: «fidem teneant linguam corrigant». Una Costituzione che porta la firma di 207 deputati democristiani, non deve contenere errori di dottrina' (Giovanni Sale, op. cit., pag. 252-253). E quindi le proteste e le pressioni messe in atto dalla massoneria portarono dei frutti evidenti a favore della libertà religiosa in Italia.

D'altronde De Gasperi riteneva che la Massoneria era «il terzo partito invisibile», e aveva coniato il seguente motto: 'Sapere che esiste, ma non parlarne mai e avere almeno due ministri massoni nei governi che si formano' - motto con cui ha risposto l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga nel suo libro Fotti il Potere alla domanda: 'Presidente, la massoneria è in grado di influenzare la politica?' - per indicare che la Massoneria può sempre tornare utile e quindi è meglio allearsi con essa che evitarla o guerreggiarla. E difatti De Gasperi nei suoi governi di ministri massoni ne ebbe. Facciamo degli esempi.

Nel suo primo governo (10 dicembre 1945- 1 luglio 1946) ebbe Mario Cevolotto come ministro dell'Aeronautica; Luigi Gasparotto come Ministro per l'Assistenza Postbellica; Epicarmo Corbino come Ministro del Tesoro; Manlio Brosio come Ministro della Guerra; Enrico Molè come Ministro della Pubblica Istruzione.

Nel secondo governo (13 luglio 1946- 28 gennaio 1947), ebbe Cipriano Facchinetti come Ministro della Guerra; e Epicarmo Corbino come Ministro del Tesoro. A proposito di Cipriano Facchinetti, nell'ottobre 1946 scelse l’Inno di Mameli - scritto dal massone Goffredo Mameli - come inno per il giuramento delle Forze Armate e da lì rimase poi come Inno provvisorio della nuova Repubblica fino ad oggi.

Nel Terzo Governo (2 febbraio 1947 - 31 maggio 1947) ebbe Luigi Gasparotto come Ministro della Difesa, e Carlo Sforza come Ministro Affari Esteri.

Nel Quarto Governo (31 maggio 1947 - 23 maggio 1948) ebbe Carlo Sforza agli Affari Esteri; Cipriano Facchinetti al Ministero della Difesa; Cesare Merzagora come Ministro del Commercio con l'Estero; Guido Corbellini, Ministro dei Trasporti; Randolfo Pacciardi e Giuseppe Saragat come Vicepresidenti del Consiglio dei ministri.

 

Il Vaticano e l'articolo 19

 

Il gesuita Giovanni Sale nel suo libro Il Vaticano e la Costituzione - di cui viene detto in una recensione che 'orienta nuova luce sull'opera svolta dai costituenti in un serrato e anche duro confronto con esponenti della stessa Civiltà Cattolica e della Segreteria di Stato vaticana', ed in effetti è così perchè questo libro è corredato da documenti di parte Vaticana che hanno un grande valore storico - fa chiaramente comprendere come i costituenti dietro le quinte dovettero 'fare i conti' con il Vaticano nello scrivere la Costituzione. Vaticano che però se è vero da un lato tentò anche in tema di libertà religiosa di far scrivere gli articoli costituzionali secondo il suo punto di vista, dall'altro dovette arrendersi e accontentarsi perchè oltre un limite il Vaticano non potè fare a causa dell'opposizione che incontrò nell'Assemblea, opposizione che ovviamente venne anche dai massoni. Per esempio, il Vaticano avrebbe gradito che nell'articolo 19 non fosse concessa la libertà di propaganda a tutte le confessioni religiose, ma alla fine - sotto la pressione degli Americani - essa fu approvata e quindi quell'articolo così formulato fu accettato con difficoltà in Vaticano. Comunque, bisogna dire, che il Vaticano sostanzialmente si mostrò d'accordo che lo Stato Italiano concedesse la libertà religiosa alle minoranze religiose. Ma vediamo di riassumere i movimenti del Vaticano in quei giorni in merito alla libertà religiosa per i 'culti ammessi' che veniva discussa dalla Costituente.

Innanzi tutto va detto che l'articolo 19 (che nel progetto di Costituzione era l'articolo 14) faceva parte di un gruppo di 11 articoli preparati dal democristiano Dossetti, che li fece innanzi tempo visionare alla Segreteria di Stato del Vaticano e dalla quale ricevette un sostanziale gradimento.

Il Sale infatti afferma: 'L'attenzione per i diritti della persona, e quindi anche per il diritto alla libertà religiosa, si coglie negli articoli presentati dall'on. Dossetti sotto il titolo Libertà di opinione, di coscienza e di culto. Questi facevano parte di un progetto più allargato, composto di 11 articoli, che aveva come scopo di far rientrare la materia della libertà religiosa e dei rapporti fra Stato e Chiesa in quella più generale dei rapporti tra lo Stato e gli altri ordinamenti giuridici primari. In tale progetto erano sintetizzate la scienza e la cultura giuridica di Dossetti su tale importante materia; va però ricordato che esso, come risulta dalla documentazione di parte ecclesiastica, fu redatto tenendo anche presente il punto di vista dell'autorità vaticana, che visionò tali articoli prima che fossero presentati nella prima sottocommissione della Costituente' (Giovanni Sale, op. cit., pag. 149), a cui l'autorità vaticana diede parere favorevole in quanto il Sale riferisce una relazione della Segreteria di Stato datata 18 novembre 1946 in cui è scritto: 'Questa mattina è venuto in Segreteria di Stato l'On. Dossetti [....] che mi ha portato i qui uniti documenti ove [...] ha formulato gli articoli che i democristiani intenderanno proporre e difendere in proposito [...]. Domattina l'On. Dossetti tornerà in Segreteria di Stato per ricevere le opportune direttive', e poi nella relazione del giorno seguente è scritto: 'Questa mattina è ritornato in Segreteria di Stato l'On. Dossetti. Gli ho detto che sostanzialmente gli articoli proposti sono stati giudicati buoni. Gli ho fatto presente i piccoli rilievi a cui si accenna nell'Appunto' (Ibid., pag. 149). Su questa ultima circostanza del ritorno del Dossetti alla Segreteria di Stato, il Sale in un altra parte del libro la riporta così: 'Questa mattina - è scritto in una Nota vaticana del 19 novembre 1946 - è ritornato in Segreteria di Stato l'on. Dossetti. Gli ho detto che, sostanzialmente, gli articoli proposti sono stati giudicati buoni (ciò dopo aver parlato, naturalmente, con l'Ecc.mo Superiore). Gli ho, poi, fatto presenti i piccoli rilievi a cui si accenna nell'appunto. L'on Dossetti ha ringraziato. L'on Dossetti si è incontrato anche con S.E. Rev.ma Mons. Tardini, dal quale ha avuto le opportune direttive. Si è rimasti intesi che i membri democristiani della prima sottocommissione presenteranno e difenderanno tali articoli. L'on. Dossetti ha assicurato che tempestivamente informerà la Segreteria di Stato su le eventuali difficoltà che i membri democristiani avessero da incontrare nella discussione' (Ibid., pag. 41).

Nel progetto dossettiano in materia di libertà religiosa si leggeva: '«Ogni uomo ha diritto alla piena esplicitazione della sua vita religiosa, interiore ed esteriore, individuale e associata, della sua fede, al libero esercizio, privato e pubblico, del culto seguito, purchè non si tratti di religione o di culto implicante principi o riti contrari all'ordine pubblico e al buon costume». In altra parte è scritto: «Ogni uomo ha diritto alla libera professione (e propaganda) della propria fede religiosa nei limiti dell'ordine pubblico del buon costume e delle leggi». Nello stesso testo però si leggeva pure che, fermi restando i principi della libertà di coscienza e dell'eguaglianza religiosa dei cittadini, «la religione cattolica, religione della grande maggioranza del popolo italiano, è la religione dello Stato»' (Ibid., pag. 149-150).

Il Sale dice a proposito del progetto di Dossetti: 'Nel suo progetto costituzionale Dossetti cercava di conciliare il punto di vista laico sul tema della libertà di coscienza e di religione, con quello «confessionale», voluto dalla Santa Sede e da buona parte della gerarchia cattolica: ciò facendo egli in qualche modo tentava una sorta di quadratura del cerchio. Di fronte ai costituenti laici e di sinistra, si faceva garante dell'autonomia e della non ingerenza degli ordinamenti giuridici (Chiesa Cattolica compresa) e quindi della laicità dello Stato; davanti all'autorità ecclesiastica, di cui in questi mesi era l'interlocutore privilegiato, invece, egli si accreditava come campione dell'ortodossia e difensore degli interessi della Chiesa. In ogni caso egli cercò in tutti i modi di fare da tramite, o «da ponte», tra due mondi culturali diversi, anzi antagonisti e rivali: la sintesi che egli riuscì ad operare (nel suo progetto degli 11 articoli), nonostante alcune ambiguità e contraddizioni ..... ci sembra in definitiva l'unica possibile in quel momento storico. In ogni caso il coraggioso tentativo operato dal costituente democristiano di conciliare dottrina cattolica (con tutto ciò che questo significava) e pensiero moderno fu certamente positivo e di fatto diede i suoi primi risultati già nella redazione «materiale» del testo costituzionale nella materia dei diritti delle persone' (Ibid., pag. 150-151). Dunque il Vaticano giudicò tutto sommato positivo il progetto di Dossetti. E diede ordine di seguire la discussione in tema di libertà religiosa, come risulta da un appunto della Segreteria di Stato del 29 Marzo 1947, inviato da Domenico Tardini al cardinale Angelo Dell'Acqua: 'Il Santo Padre raccomanda di seguire la discussione su i culti ammessi, e sugli altri punti che interessano la Chiesa' (Ibid., pag. 139). Certo, il Vaticano avrebbe preteso di più, ma poi alla fine dovette accontentarsi. E così alla fine l'articolo 19 fu accettato dall'Assemblea Costituente in questa formula: 'Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume'.

Diciamo quindi che i movimenti della Massoneria messi in moto da Frank Gigliotti in tema di libertà religiosa ebbero successo, perchè comunque sia la sua ombra fu ben presente sia nella Costituente che in Vaticano dove peraltro risulta che durante la guerra Pio XII stesso aveva stabilito mediante Gigliotti dei rapporti forti con i servizi segreti americani. E anche se il Vaticano non rimase soddisfatto al cento per cento, alla fine ne venne fuori piuttosto bene agli occhi dei Protestanti visto che la Democrazia Cristiana votò a favore di quell'articolo. Certo, va pure detto che anche dopo che la Costituzione Italiana sancì la libertà religiosa per tutte le confessioni, per alcuni anni ci furono ancora delle vessazioni e persecuzioni contro i Protestanti, come chiusure di locali di culto e altre manifestazioni di intolleranza, ma poi arrivò il tempo che finirono. Perchè con gli articoli sulla libertà religiosa della Costituzione, era di fatto cominciata una 'nuova era' per i Protestanti in Italia. E questo grazie alla Massoneria e al Vaticano, con cui quindi i Protestanti in Italia sono chiamati a stare in pace, già a stare in pace!

 

Gigliotti fece allacciare l'acqua alla casa di Enrico Marin, pastore delle Assemblee di Dio e sollecitato si mosse in favore delle ADI in altre circostanze

 

Francesco Toppi nel suo libro E Mi Sarete Testimoni nel raccontare delle persecuzioni verificatesi contro credenti negli anni 1948-1952, menziona quella che subì Enrico Marin, che Toppi stesso definisce 'un pioniere del Movimento pentecostale nell'Italia del Nord e soprattutto del Veneto' (pag. 96):

'Si verificarono dei casi che hanno dell'incredibile. Il primo, quello del 6 aprile 1950, quando da parte della Giunta Municipale del Comune di Cavaso del Tomba (Treviso) venne negata la concessione di acqua potabile per uso domestico al pastore italo americano Enrico Marin, con la motivazione che il suddetto esercitava 'nel paese il culto pentecostale, che, oltre ad essere proibito dallo Stato Italiano, urta il sentimento cattolico della stragrande maggioranza del popolo di questo Comune' (pag. 91).

Ora, Toppi non dice che poi l'acqua fu allacciata a Enrico Marin, come neppure chi fu colui che fece sì che Enrico Marin avesse la concessione dell'acqua potabile. Non sappiamo se Toppi lo sapesse, comunque dato che noi lo abbiamo scoperto, lo diciamo.

Ebbene fu il massone Frank Gigliotti, che scrisse all'allora Ministro della difesa Randolfo Pacciardi (che era un noto massone il quale nel 1938 aveva ottenuto il 30° grado del Rito Scozzese, e che era entrato nel Governo come Ministro della Difesa su pressione del gruppo dell'OSS facente capo a Frank Gigliotti - http://www.fondazionecipriani.it/Scritti/appunti.html), che subito si premurò a rimediare al male fatto dal sindaco di quel paese trevigiano.

Ecco il testo della lettera che il massone Pacciardi inviò al suo fratello massone Gigliotti il 10 Luglio 1950:

'Caro Gigliotti, ho ricevuto la tua lettera datata 14 Giugno concernente il signor Enrico MARIN che vive a Cavaso del Tomba, Italia, ed ho subito dato ordini alle Autorità interessate, in maniera da rimediare al male fatto dall'arbitraria e iniqua azione decisa dal Sindaco di quella comunità. - Tu puoi essere sicuro che la faccenda sarà sistemata nella maniera migliore, non solo per motivi di umanità, ma poichè la libertà della fede religiosa è chiaramente offerta e promulgata per atto di Costituzione della Repubblica Italiana. - Mentre ti ringrazio per la tua gentile informazione, ti prego di rivolgerti a me liberamente per qualsiasi questione di questo tipo che possa sorgere, e io sarò molto felice di rimuovere qualsiasi difficoltà o fraintendimento che sia implicato.- Colgo l'opportunità per mandarti i miei saluti più calorosi. Sinceramente tuo. R. Pacciardi'.

Ora, vi domando fratelli: 'Ma se per una questione minima, come l'allacciamento dell'acqua ad una casa negata ad un pastore delle Assemblee di Dio, fu contattato subito Gigliotti e lui subito si mise in moto per far risolvere subito la questione riuscendoci, non pensate che Gigliotti venisse contattato in quel tempo ogni qual volta si verificava una persecuzione contro dei pastori o delle Chiese delle Assemblee di Dio per fare qualcosa'?

E difatti non era la prima volta che Gigliotti si muoveva - sollecitato ovviamente dalle ADI - presso le autorità italiane o quelle americane in favore dei Pentecostali perseguitati in Italia. Vi faccio due esempi.

Il primo risale ad Aprile 1947. Sul Lewiston Evening Journal del 29 Aprile 1947 (vedi foto), viene detto tra le altre cose che Gigliotti e Fama sono andati a Palermo, dove si sono recati per fare delle investigazioni sulla notizia che 10 Chiese Pentecostali (Assemblee di Dio) sono state chiuse sotto le leggi repressive lasciate dal Fascismo, e che i due hanno dichiarato che intendono continuare la loro battaglia negli USA se non riceveranno delle assicurazioni soddisfacenti dal Governo Italiano.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Il secondo risale al 1948. Ecco cosa si legge in un articolo apparso sul Review and Herald del 22 Aprile 1948: 'Un gruppo Protestante Americano guidato dal Rev. Frank B. Gigliotti, un funzionario del Citizens United for Religious Emancipation, ha depositato presso l'Ambasciata Italiana a Washington D.C., una protesta formale contro una supposta persecuzione di minoranze Protestanti in Italia. Citando un recente attacco contro una riunione Pentecostale all'aperto vicino Roma, la protesta dichiarava che 'noi abbiamo raggiunto il limite della nostra pazienza. Noi siamo costretti, nel nome di un Protestantesimo libero unito, a denunciare queste cose e renderle pubbliche affinchè il giudizio di uomini liberi possa decidere e condannare'.

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Ma Gigliotti si recò persino al Dipartimento di Stato Americano a protestare contro le persecuzioni ricevute dalle Assemblee di Dio, infatti il 9 maggio del 1950 - quindi quando il caso Marin non era stato ancora risolto - a capo di una delegazione di pastori protestanti (A.G. Yuppa, presidente della Chiesa Pentecostale Universale; Ellis McGoy, rappresentante della Chiesa di Cristo del Texas; Clyde W. Taylor, Segretario Nazionale degli Affari della National Association of Evangelicals; D.G. Scott, Rappresentante del Consiglio Generale delle Assemblee di Dio USA), Gigliotti si recò da John D. Hickerson, che era l'assistente Segretario di Stato per presentare una formale protesta documentata anche da foto di alcune persecuzioni ricevute da pastori e chiese delle Assemblee di Dio (nonchè di altri Protestanti). Ecco la foto di quell'importante incontro.

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Nella formale protesta consegnata all'Assistente Segretario di Stato, Gigliotti fa riferimento alla persecuzione subita da alcune Chiese pentecostali in Sicilia di cui Gigliotti e Fama poterono accertarsi personalmente durante la loro permanenza in Italia nella primavera del 1947; al caso di Enrico Marin, predicatore delle Assemblee di Dio, a cui il sindaco non voleva concedere l'acqua potabile alla sua casa; e poi il caso del pastore pentecostale Cosimo Caruso, proveniente dalla città di Detroit, il quale assieme a sua moglie avevano comprato un locale di culto a Rosarno (RC), che però a motivo della persecuzione nel febbraio 1948 non riuscirono a dedicare (sul sito della Chiesa ADI di Reggio Calabria si parla di questi eventi che coinvolsero i coniugi Caruso - http://www.adi-rc.org/).

Di questa veemente protesta ne diede notizia il 10 maggio del 1950 l'Unità tramite un articolo dal titolo 'I protestanti lamentano nuove persecuzioni in Italia': 'Washington, 9. - Una delegazione di cinque pastori protestanti si è recata oggi al Dipartimento di Stato per rinnovare la protesta contro le persecuzioni dei protestanti in Italia. Guidati dal reverendo Frank Gigliotti, di Lemon Grove (California) essi hanno presentato dichiarazioni legalizzate da notai e copie di documenti intesi a dimostrare che i lanci di pietre e le percosse contro i protestanti continuano e si sono estesi all'Italia settentrionale. La delegazione ha conferito per 55 minuti con il direttore generale per le relazioni con le Nazioni Unite al Dipartimento di Stato, John Hickerson. Durante il colloquio, i pastori protestanti hanno consegnato a Hickerson una lettera con la quale si sollecita il Dipartimento di Stato a prendere qualsiasi misura necessaria per far sì che il governo italiano rispetti le garanzie costituzionali relative alla libertà religiosa. Nella lettera i pastori affermano che le popolazioni italiane agitate dai preti locali stanno perseguitando i missionari americani e gli italiani che cercano di abbracciare la fede protestante' (pag. 5). Ecco la foto dell'articolo.

L'Unità, 10 Maggio 1950, pag. 5

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La lettera firmata da Frank B. Gigliotti presentata all'Assistente Segretario di Stato John Hickerson nel maggio del 1950. Lettera presente nel libretto The Fabulous Frank Gigliotti a pag. 13-14

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La lettera del ministro Randolfo Pacciardi inviata a Frank Gigliotti sul caso Enrico Marin. Lettera presente nel libretto 'The Fabulous Frank Gigliotti' a pag. 16.

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Io credo che questi episodi dovrebbero dunque fare riflettere molto seriamente i fratelli che frequentano Chiese ADI sulla collaborazione che venne ad instaurarsi in quel tempo tra le ADI e il massone Frank Gigliotti, collaborazione che credo sia ampiamente dimostrata.

 

 

Esponenti delle Assemblee di Dio assieme a massoni

 

Umberto Gorietti e altri esponenti delle Assemblee di Dio in bella posa con i massoni: la prova visiva della collusione delle ADI con la Massoneria

 

In questa foto scattata negli USA nel 1948 e apparsa sull'organo ufficiale delle Assemblies of God USA The Pentecostal Evangel (7 Agosto 1948, pag. 11 - le scritte dei cognomi sono mie), potete vedere nel mezzo l'ambasciatore italiano negli USA Alberto (non Umberto come riportato erroneamente su The Pentecostal Evangel) Tarchiani (che era massone e a cui tempo prima Frank Gigliotti aveva fatto arrivare per conto delle ADI una memoria difensiva dei Pentecostali ed una sua lettera personale), e alla sua destra e sinistra i massoni Gigliotti e Fama, e vicino a quest'ultimo Umberto Gorietti allora presidente delle Assemblee di Dio in Italia (ADI). Ci sono anche Dominic Lisciandrelli (Dominick Lisciandrello) e Anthony Piraino, come anche Alexander Mauriello, importanti esponenti del ramo italiano delle Assemblee di Dio che era sorto nel Gennaio del 1948 a Syracuse (New York) e che operava in maniera simile ad un distretto all'interno delle Assemblee di Dio USA (cfr. Heritage, 2010, vol. 30, pag. 39-40). Ma di massoni in questa foto ce ne sono altri due che sono i 'reverendi' Angelo Di Domenica (vedi più avanti la prova che era un massone) e Francis J. Panetta.

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Ora, quelli che avete visto nella foto formavano un comitato che era sorto a seguito del viaggio di Umberto Gorietti negli USA nel 1948, infatti il massone Frank Gigliotti, sotto la medesima foto che lui ha messo in bella mostra nel suo libretto The Fabulous Frank Gigliotti a mò di trofeo per mostrare una delle tante 'imprese' in cui lui ebbe un ruolo di primo piano, ha scritto: 'Comitato del National Association of Evangelicals degli Stati Uniti fa appello all'Ambasciatore Alberto Tarchiani a Washington D.C. sulla persecuzione dei Protestanti Italiani' (pag. 6).

Dunque, di questo comitato, che intraprese passi rilevanti presso l'ambasciatore italiano negli USA, oltre ai massoni Frank Gigliotti e Charles Fama c'erano ben quattro esponenti delle Assemblee di Dio italiane. Veramente inquietante la cosa, perchè qui c'è proprio la dimostrazione visiva di come le Assemblee di Dio pur di raggiungere il loro obbiettivo non si sono fatti alcun scrupolo a dare la loro mano d'associazione a dei massoni, che vi ricordo per l'ennesima volta avevano giurato di aiutare e assistere i massoni di tutto il mondo e quindi di procacciare il bene della Massoneria che noi sappiamo è una istituzione diabolica che si prefigge di distruggere il Cristianesimo. Evidentemente per le ADI 'il fine giustifica i mezzi', come per i Gesuiti! Che scandalo!

 

 

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Voglio inoltre che sappiate che questo Comitato prima di recarsi dall'Ambasciatore italiano negli USA, si era recato presso il Dipartimento di Stato Americano dove aveva avuto un colloquio con Samuel Reber, che era l'Assistente Segretario per gli Affari Politici presso il Dipartimento di Stato. Durante quel colloquio fu elaborato un programma in connessione con l'Articolo 15 del Trattato di Pace con l'Italia (che vi ricordo fu firmato a febbraio del 1947, e la cui clausola sulla libertà religiosa contenuta appunto nell'Articolo 15 aveva come autore il massone Frank Gigliotti). Samuel Reber offrì al comitato 'la più grande cooperazione', viene detto su The Pentecostal Evangel (7 Agosto 1948, pag. 11).

A proposito di questi importanti e proficui incontri diplomatici, su Risveglio Pentecostale ne venne data notizia in questa maniera: '..... il fratello Gorietti, approfittando del suo viaggio negli Stati Uniti, ha opportunamente provocato un'azione di carattere diplomatico. Assieme ad alcuni fratelli ed ai rappresentanti di varie denominazioni Evangeliche, fra i quali il noto Mr. Taylor, rappresentante di 54 denominazioni Evangeliche, fra cui le Assemblee di Dio, ha avuto un lungo colloquio presso il Dipartimento di Stato degli S. U. con il segretario di S. E. il signor Marshall. Al termine del colloquio, che si è svolto in forma particolarmente cordiale, il fratello Gorietti ha ricevuto le più ampie assicurazioni di interessamento a favore del riconoscimento giuridico del nostro movimento. Successivamente il fratello Gorietti e i rappresentanti che lo accompagnavano sono stati ricevuti dal nostro Ambasciatore a Washington, Sig. Tarchiani. Anche da lui hanno avute incondizionate promesse di interessamento. Non è improbabile quindi la sollecita realizzazione dei legittimi diritti del Movimento Pentecostale' (Risveglio Pentecostale, Anno III, 1948, n° 3, pag. 15). Come potete vedere, non sono stati messi tutti i nomi dei componenti di quel comitato, e la ragione mi pare ovvia.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

La pagina del The Pentecostal Evangel del 7 Agosto 1948 in cui c'è la foto di Umberto Gorietti e altri esponenti delle Assemblee di Dio con i massoni Frank Bruno Gigliotti, Charles Fama, Angelo di Domenica e Francis J. Panetta.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Lo screenshot preso da Google dalla rivista massonica The New Age Magazine (Volume 52, 1944), in cui oltre a Charles Fama (32°) e Frank B. Gigliotti (3°), appare anche Angelo Di Domenica (3°).

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Anthony Piraino - che abbiamo visto nella foto con l'ambasciatore - fu un importante esponente delle Assemblee di Dio che contribuì molto al consolidamento della denominazione ADI. Nella prima foto sotto lo vediamo con Roberto Bracco, Francesco Toppi, ed altri importanti esponenti delle Assemblee di Dio degli anni 50, per la cerimonia della 'posa della prima pietra' per la Scuola Biblica delle ADI a Roma. Nella seconda foto, con Piraino si vedono A. Perna e Roberto Bracco, sempre sul sito della futura Scuola Biblica.

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Il viaggio 'segreto' di Umberto Gorietti dal suo amico massone Frank Gigliotti

 

Nel 1958 Gorietti si recò negli Stati Uniti, e mentre si trovava là, nei primi di Ottobre si recò a San Diego in California (San Diego dista una decina di chilometri da dove abitava Gigliotti) per partecipare ad una conferenza di un giorno con Frank Gigliotti per parlare di come poteva essere osservata la libertà religiosa offerta nella Costituzione Italiana. Ecco l'articolo del giornale San Diego Union dell'8 Ottobre 1958 che conferma questo. Tutte cose note al grande pubblico quindi di allora, e badate che era risaputo pubblicamente che Gigliotti era un massone.

 

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Francesco Toppi, nel suo libro Umberto Gorietti, di questo viaggio di Gorietti a San Diego non ha detto niente, facendo credere peraltro che Gorietti durante quel suo viaggio fu solo in Nord America e in Canada, infatti afferma: 'Nel 1958 visitò di nuovo il Nord America. Prima di partire, scriveva: «Ambasciatore del ringraziamento dell'Opera, visiterò le nostre chiese sorelle del Nord America e del Canada ....». In quella occasione partecipò al Convegno Mondiale Pentecostale di Toronto in Canada ....' (Francesco Toppi, Umberto Gorietti, ADI-Media, 2004, pag. 74 - vedi foto). Questo è stato d'altronde il modo di agire delle ADI sin dall'inizio, nascondere ai fratelli tante cose. E così nessuno seppe che Gorietti era andato in California (che è uno Stato situato nell'ovest degli Stati Uniti d'America) per partecipare ad una conferenza assieme al massone e agente della CIA Frank Gigliotti.

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Considerate quindi che Gorietti si incontrò con il massone Gigliotti dopo dieci anni da quando lo aveva incontrato durante il suo primo viaggio negli USA nel 1948, il che mostra come i due si erano tenuti in contatto negli anni, persino dopo che il ricorso delle ADI contro il Ministero dell'Interno era stato accettato nel 1954. E non poteva essere altrimenti. E siamo persuasi che i contatti tra le ADI e Gigliotti siano in qualche maniera continuati anche dopo il 1958.

 

Dominick Lisciandrello, importante esponente delle Assemblee di Dio, rende onore al suo amico massone Frank Gigliotti

 

Dominick Lisciandrello, che prima abbiamo visto in quella foto del 1948 dall'ambasciatore Tarchiani assieme a cinque massoni tra cui Frank Gigliotti, era un esponente di spicco delle Assemblee di Dio, infatti nel gennaio del 1948 fu eletto segretario dell'Italian Branch of the Assemblies of God (IAG), ossia della Sezione Italiana delle Assemblee di Dio (Heritage, volume 30, 2010, pag. 39-40). In un articolo apparso sul San Diego Union il 30 Ottobre 1947 (foto a sinistra) viene detto che il Dr. Frank B. Gigliotti a La Mesa è stato l'ospite d'onore ad una festa di compleanno a sorpresa data recentemente da un gruppo di 40 ospiti e tra i presenti per salutarlo c'era anche il rev. Dominick Lisciandrello. E' evidente dunque che c'era un'amicizia tra i due. E in effetti i due si conoscevano da tempo e collaboravano, infatti in un articolo sul San Diego Union del 18 Maggio 1946 (foto a destra) viene detto che a La Mesa, durante un incontro serale presso l'abitazione del dottor Frank B. Gigliotti si è formata la Italian Evangelical Ministerial Association della California del Sud, e il reverendo D. Lisciandrello è stato eletto presidente, e Gigliotti segretario.

 

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Roberto Bracco in azione con i massoni Frank Gigliotti e Charles Fama

 

In un articolo scritto da Philip A. Megna dal titolo 'Opposition in Italy' apparso su The Pentecostal Evangel il 24 Maggio 1947, ma che è una corrispondenza dalla Sicilia del 9 Aprile 1947, si legge che a motivo della chiusura di alcuni locali di culto di Chiese Pentecostali, Gigliotti e Fama assieme ai pastori di Roma inoltrarono formale protesta alle autorità. Ecco cosa dice il Megna: 'Perciò, assieme ai Dottori Gigliotti e Fama, e i pastori di Roma, abbiamo deciso di presentare una forte protesta ai funzionari contro questa ingiustizia di chiudere alcune delle nostre chiese Pentecostali' (pag. 7 - vedi foto). E tra i pastori di Roma, c'era anche Roberto Bracco che era pastore della Chiesa Pentecostale. Facciamo presente che proprio in quel mese di Aprile del 1947 Gigliotti e Fama erano in Italia, e quindi ...

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Sul Chicago Tribune c'è una conferma che Roberto Bracco fu coinvolto in questa azione intrapresa con i massoni Fama e Gigliotti. Infatti in un articolo del 9 Aprile 1947 dal titolo 'Italy Ordered Church Closed, Sicilian Says' il giornalista afferma che un certo John Alba, un evangelista americano di New York, arrivato in Italia nel 1946 per continuare un'opera missionaria, dopo aver organizzato la comunità pentecostale di Trapani, aprì un locale di culto a Borgo Annunziata il 25 Gennaio 1947. Il 23 Marzo però gli fu intimato per ordine del ministero dell'interno di chiudere il locale di culto. Quando Alba protestò contro quell'ordine, il capo della Polizia, un certo Larosa, gli consigliò di affrontare la faccenda direttamente con il ministero dell'interno, che Alba 'fece attraverso la comunità Pentecostale di Roma, che portò la faccenda all'attenzione del dottor Charles Fama di New York e del reverendo Frank Gigliotti di La Mesa, California, che erano allora a Roma per fare delle indagini sulla distribuzione degli aiuti' (pag. 17 - vedi foto).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 
I massoni coinvolti negli aiuti alle Chiese delle Assemblee di Dio in Italia

 

Nel libro E Mi Sarete Testimoni di Francesco Toppi leggiamo quanto segue: 'Un altro avvenimento significativo si verificò proprio nel 1945. Ci riferiamo alla costituzione del 'Comitato evangelico per la distribuzione dei soccorsi in Italia', proposto dall' 'Evangelical Committee for Relief in Italy', che aveva lo scopo di provvedere all'equa distribuzione degli aiuti fra tutti i credenti di fede evangelica colpiti dalla catastrofe della guerra. Le comunità pentecostali furono anch'esse invitate ad inviare un proprio rappresentante. Per la prima volta il Movimento pentecostale veniva ufficialmente considerato parte integrante del mondo evangelico. Questo implicito riconoscimento da parte delle altre chiese 'storiche' spianò la strada ad un rapporto di azione unitaria per la libertà religiosa del nostro Paese' (pag. 74 - vedi foto).

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

E chi dirigeva l'Evangelical Committee for Relief in Italy? I massoni, infatti il presidente era il massone Charles Fama, che abbiamo visto era anche il presidente dell'American Committee for Religious Freedom in Italy (vedi l'articolo sul Daily Boston Globe del 3 Aprile 1947 che conferma ciò).

Anche Frank Gigliotti era un importante esponente dell'Evangelical Committee for Relief in Italy (Comitato Evangelico per il Soccorso in Italia), in quanto in un articolo del Christian Science Monitor viene detto che lui e Fama lo rappresentano e in un altro che ne sono membri (The Christian Science Monitor, 9 e 30 Aprile 1947).

L'articolo del Daily Boston Globe del 3 aprile 1947

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

I due articoli tratti dal Christian Science Monitor del 9 e 30 Aprile 1947.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

In un articolo del 13 Aprile 1947 apparso su L'Unità - edizione piemontese - dal titolo 'Se non ci fossero i comunisti ...., ma la verità è un'altra' viene detto che in Italia ci sono due eminenti americani giunti 'allo scopo di organizzare e controllare la distribuzione dei soccorsi americani nel nostro territorio. I dottori in filosofia e scienze sociali Charles Fama e Frank B. Gigliotti' che vengono anche definiti 'portavoce ufficiali della repubblica stellata' (pag. 4 - vedi foto).

L'articolo apparso su L'Unità il 13 Aprile 1947 in cui si parla di Fama e Gigliotti

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

E' interessante notare che nell'articolo del Christian Science Monitor del 9 Aprile 1947, viene detto che un 80 per cento degli aiuti americani mandati in Italia sono di origine Protestante, e che Gigliotti e Fama hanno avvertito che rifiutando di concedere piena e incondizionata libertà ai Protestanti e agli Ebrei, l'Italia metterà in pericolo qualsiasi ulteriore aiuto proveniente dall'America ('Protestants and Jews Press Religious Rights in Italy', in The Christian Science Monitor, 9 Aprile 1947). Questo ovviamente mostra ancora una volta il potere che avevano Gigliotti e Fama.

Quindi a dirigere gli aiuti per le Chiese Evangeliche in Italia - comprese quelle delle Assemblee di Dio in Italia - c'erano i massoni Fama e Gigliotti. Nei quadri dirigenziali dell'Evangelical Committee for Relief in Italy c'era anche un altro massone, vale a dire il pastore presbiteriano P. J. Zaccara, che era membro della Loggia Garibaldi No. 542 di New York (di cui era membro anche Frank Gigliotti), e che era assieme a Charles Fama presidente dell'American Committee for Religious Freedom in Italy. Lo Zaccara verrà in Italia per organizzare la distribuzione degli aiuti alle Chiese. Sarà poi premiato dal Presidente della Repubblica Italiana per la sua opera umanitaria di assistenza in Italia durante e dopo la seconda guerra mondiale (cfr. Kenneth D. Miller & Ethel P. Miller, The People are the city, The Macmillan Company, New York 1962 pag. 186).

In un articolo del The Harlem Valley Times del 30 Novembre 1967 (vedi foto), viene detto di Patrick Zaccara - oltre che era un massone - che durante la seconda guerra mondiale fu fatto Presidente Nazionale del Comitato per il Soccorso in Italia (National Chairman of the Committee for Relief to Italy), e che mentre si trovava in Italia mise in piedi un Comitato per ricevere e distribuire tutti i beni mandati dall'America.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

A proposito di Patrick Zaccara e la sua opera assistenziale in Italia verso le Chiese Evangeliche durante e dopo la seconda guerra mondiale, va detto che egli assieme ad altri due delegati fu mandato in Italia nella primavera del 1945 con il sostegno del Consiglio Federale delle Chiese di Cristo in America e rappresentava il National Evangelical Committee for Relief in Italy, come si può vedere da questo articolo apparso il 29 Settembre 1945 sul The Herald Statesman.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

E chi era il presidente del Consiglio Federale delle Chiese di Cristo in America proprio in quei giorni? Il vescovo metodista G. Bromley Oxnam (1891-1963), che fu presidente del Federal Council of Churches dal 1944 al 1946, il quale era un massone a quel tempo del 32° grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato (cfr. William R. Denslow e Harry S. Truman, 10,000 Famous Freemasons from K to Z, Volume 3, pag. 299). Non c'è che dire dunque, la Massoneria americana ha avuto un ruolo di primo piano negli aiuti che durante e dopo la guerra sono arrivati qui in Italia dall'America, e di cui hanno beneficiato anche le Chiese Pentecostali delle neonate ADI.

Locandina del 1944 in cui il Comitato Nazionale Evangelico per il Soccorso in Italia invita a dare vestiti, coperte, lenzuola ed altre cose per gli Evangelici che erano rimasti vittime della guerra e quindi si trovavano nel bisogno. Tra i dirigenti c'erano i massoni Charles Fama (che nella locandina è A. Fama perchè talvolta si presentava anche come Charles A. Fama) Patrick Zaccara e Angelo Di Domenica (funzionari nazionali), e Francis J. Panetta (segretario), ma non escludiamo che ce ne fossero altri tra quelli menzionati. Notate anche Lisciandrello delle Assemblee di Dio che era tra i dirigenti nazionali.

 

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In un articolo apparso sul New York Times il 21 Aprile 1960, dal titolo 'L'Italia conferisce un'onorificenza ad un Massone', viene detto: 'Il reverendo dottore P. J. Zaccara, assistente direttore esecutivo della Mission Society di New York City, ieri ha ricevuto la medaglia e l'encomio che lo ha stabilito un Ufficiale dell'Ordine al Merito dell'Italia. Il Dottor Zaccara, che è anche Gran Cappellano dei Massoni dello Stato di New York, ha ricevuto il riconoscimento presso il Consolato Generale d'Italia, 690 Park Avenue. Il ministro Protestante è stato onorato per 'il servizio meritorio nell'aiutare i bisognosi d'Italia e per avere aiutato in questa maniera a cementare le relazioni tra l'Italia e gli Stati Uniti'. Nella II Guerra Mondiale egli fu a capo del National Evangelical Committee for Relief to Italy'.

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Henry H. Ness e le sue frequentazioni massoniche

 

Henry H. Ness, il noto pastore delle Assemblee di Dio USA venuto in Italia nel dopoguerra per convincere le chiese Pentecostali a darsi una organizzazione (e difatti fu sotto la sua spinta e influenza che si costituirono le ADI), frequentava ambienti filo-massonici, infatti teneva discorsi presso i Kiwanis club, che assieme ai Rotary e Lions club sono dei club filo massonici in quanto promuovono i principi e gli ideali della massoneria, e difatti le logge massoniche reclutano massoni in mezzo a questi club come anche ci sono tanti massoni che entrano in questi club. Si consideri per esempio che il presidente del Kiwanis International nel 1955 fu Jackson A. Raney, che era un massone. Ecco due annunci da un giornale di Seattle, dove risiedeva Ness, che confermano ciò:

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Ma Ness frequentava anche ambienti massonici, infatti teneva dei discorsi anche nei Shrine club, che sono club appartenenti a Shriners International che si definisce una fraternità di Massoni, e difatti per farne parte bisogna essere almeno Maestri massoni (a quel tempo però per farne parte bisognava avere completato il Rito Scozzese o il Rito di York, e quindi i componenti erano tutti di altissimo grado nella Massoneria). Ecco un annuncio sul Seattle Daily Times che attesta ciò.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 
Frank B. Gigliotti teneva discorsi in mezzo alle Assemblee di Dio USA

 

In questa locandina apparsa sul San Diego Union del 2 agosto 1947, quindi dopo il suo ritorno dall'Italia, viene annunciato che il 3 agosto, alle tre del pomeriggio parlerà Frank Gigliotti presso il Berean Tabernacle di San Diego, mentre la sera alle 7 e 30 parlerà il Sovrintendente delle Assemblee di Dio della California del Sud.

 

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In quest'altra locandina apparsa sul San Diego Union nel mese di Novembre, viene annunciato da parte della Prima Chiesa delle Assemblee di Dio che domenica sera parlerà Frank Gigliotti, e si raccomanda di non perderselo.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

 

In questa foto del 5 luglio 1950, Frank Gigliotti parla sulla libertà religiosa a circa 4000 persone, appartenenti alle Assemblee di Dio USA, durante il Campeggio di Salem in Oregon (The Fabulous Gigliotti, pag. 15).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

E' evidente che qualcuno vedendo ciò si domandi se Frank Gigliotti fu fatto parlare anche in seno alle Assemblee di Dio in Italia. A questa domanda non possiamo dare una risposta certa, ma possiamo dire che non è per niente da escludere una cosa del genere, visto che nelle ADI alcuni anni fa hanno fatto parlare persino un prete da un pulpito per dare un saluto ai presenti in occasione della dedicazione di un locale di culto.

E poi ricordatevi che Frank Gigliotti aveva il titolo di 'reverendo', e quindi se si considera che lui in mezzo alle ADI si presentava come 'un reverendo americano schierato a favore delle ADI per fargli avere la cosiddetta libertà religiosa' ed aveva la raccomandazione di Gorietti e Bracco, non è proprio difficile immaginare che abbia parlato anche qui in Italia in seno a qualche chiesa. D'altronde, se Giorgio Spini, che stimava la massoneria - pur non essendo massone - fu fatto predicare in alcune comunità ADI, perchè non dobbiamo pensare che abbiano permesso di fare la stessa cosa anche al 'favoloso' Frank Gigliotti?

 

Henry H. Ness: il rappresentante delle ADI che, aiutato dalla Massoneria, incontrò Pio XII per chiedergli la fine della persecuzione contro le ADI

 

L'incontro con Pio XII

 

 

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Henry H. Ness (1894-1970) era un pastore americano delle Assemblee di Dio USA molto conosciuto ai suoi giorni, che era pastore della Chiesa Hollywood Temple Full Gospel Assembly di Seattle (ora Calvary Christian Assembly - http://www.ccassembly.org/) e che aveva peraltro fondato anche il Northwest Bible Institute di Seattle.

Durante il 5° Convegno pastorale Nazionale 'ADI' a Roma del 1946, Ness aveva molto insistito, quale rappresentante delle Assemblee USA, che le Chiese Pentecostali si dessero una organizzazione come voleva il Governo affinchè potessero ottenere il riconoscimento giuridico. Roberto Bracco, infatti, ha scritto in La verità vi farà liberi: 'Il secondo elemento può essere indicato nell'arrivo proprio durante il convegno del 1946 del fr. H. Ness, di Seattle che all'epoca era esponente non secondario delle Ass. of God degli Stati Uniti. Questo fratello, pastore di una grande comunità e direttore di una Scuola biblica fondata da lui stesso, era non soltanto assertore convinto dell'organizzazione, ma anche generoso e disinteressato consigliere per costituirla. Il paradosso fu proprio accentuato dalla contemporanea presenza in quel convegno degli esponenti dell'inorganizzazione e dell'organizzazione e cioè dei fratelli Di Nicola e Ness; purtroppo la presenza e la parola del secondo prevalse su quella del primo e l'organizzazione incominciò la sua marcia' (dalla versione on line qui http://www.lanuovavia.org/faq2_bracco_roberto_1.html).

Negli anni '40 Ness fece alcuni viaggi in Italia, ed anche in Europa, per avere incontri con autorità politiche e religiose del tempo per invitarle a fare qualcosa per far concedere la cosiddetta libertà religiosa ai Pentecostali in Italia. Henry Ness peraltro faceva parte del comitato esecutivo dell'International Council for Christian Leadership (ICCL), infatti sul The Pentecostal Evangel del 4 Dicembre 1948, viene detto che Henry Ness 'ha trascorso nove settimane in Europa viaggiando sotto gli auspici dell'International Council for Christian Leadership' (pag 10), e quindi Ness viaggiava rappresentando l'ICCL, che era una organizzazione anti-comunista nata nel gennaio 1947 a Zurigo per opera del pastore metodista Abraham Vereide (1886-1969), il quale voleva che la sua organizzazione 'adempisse il suo obbiettivo attraverso contatti tra le persone che fossero personali, fiduciosi, informali e non pubblicizzati'. E poi questa organizzazione collaborava strettamente con i servizi segreti americani. Non solo, l'ICCL era anche fortemente collusa con la massoneria infatti Nathaniel Leverone, che fu il presidente del National Committee Christian Leadership dal 1944 fino al 1950, era un massone (cfr. Harry S. Truman & William R. Denslow, 10,000 Famous Freemasons from K to Z Part Two, Kessinger Publishing's Rare Reprints, 2004, pag. 81). Non c'è che dire: questo Ness si trovava proprio nella posizione giusta per le ADI!

Nel suo libretto Il Battesimo con lo Spirito Santo: che cos'è? che fu pubblicato nel 1962, Henry Ness afferma che ha avuto una udienza personale con l'allora papa Pio XII. Le sue parole sono queste: 'In uno dei miei viaggi a Roma, fui invitato dall'Ambasciatore Americano ad una udienza privata con il defunto Papa Pio XII. Alla conclusione dell'udienza che durò 30 minuti, gli diedi la mia personale testimonianza della mia esperienza della nuova nascita e della ricezione del battesimo con lo Spirito Santo, incluso il parlare in lingue' (http://www.faithwriters.com/article-details.php?id=28884&fb_source=message - On one of my trips to Rome, I was invited by the American ambassador to a private audience with the late Pope Pius XII. At the conclusion of the thirty-minute audience, I gave him my personal testimony of my born again experience and of receiving the baptism with the Holy Spirit, including the speaking in tongues).

Questo incontro di Ness con Pio XII fu riportato sia dal The Pentecostal Evangel che dal The Apostolic Faith, i quali aggiungono un particolare importante, cioè che Ness parlò con il papa della libertà religiosa e della persecuzione nel mondo. Che significa questo? Che Ness si recò in udienza dal papa per chiedergli la cosiddetta libertà religiosa per i Pentecostali in Italia, e quindi la cessazione delle persecuzioni. Il fatto che lui poi gli abbia dato la sua testimonianza, non deve trarre in inganno, perchè non fu quella la vera ragione per la quale Ness si recò dal papa. Infatti prima Ness affrontò gli argomenti che gli stavano a cuore far presente al papa, e poi alla fine gli diede la sua testimonianza personale. E poi è interessante la maniera in cui lui cominciò per raccontare la sua testimonianza: '..... Benchè io non sia Cattolico, so che sono salvato, che sono un figlio di Dio ....', come dire insomma: 'Voi siete salvati e figli di Dio, ma lo siamo pure noi anche se non siamo Cattolici Romani ...' (The Pentecostal Evangel, 25 Ottobre 1947, pag. 10). Ness avrebbe invece dovuto esortarlo a ravvedersi e a credere nell'Evangelo, e parlargli di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire, come fece Paolo con il governatore Felice (Atti 24:24-25). Ma d'altronde lui era andato là per altre ragioni, e difatti gli editori del The Pentecostal Evangel, dopo avere riferito brevemente di questo evento, scrissero: 'Non possiamo noi pregare che Dio possa parlare al cuore del papa, mostrandogli la verità, e pregare che il colloquio del Fratello Ness possa beneficiare i Pentecostali d'Italia e di altre nazioni Cattoliche nella loro lotta per la libertà religiosa?' (Ibid., pag. 10).

Per quanto riguarda la data di questo incontro, esso si svolse l'8 agosto del 1947, in quanto la notizia di questo suo incontro apparve sull'Osservatore Romano - l'organo ufficiale del Vaticano - il 9 agosto 1947, tra le informazioni in prima pagina in questa maniera: 'Il Santo Padre ha ricevuto in speciali udienze .... il Dott. Henry H. Nesh' (vedi foto - non è da escludersi che il fatto che abbiano messo 'Nesh' al posto di 'Ness' sia stato un errore volontario). Da tenere presente che l'edizione quotidiana in italiano dell'O.R. è pubblicata in serata, con la data del giorno successivo, ecco perchè la data dell'udienza è quindi da considerarsi l'8 agosto. E' interessante poi notare che proprio in quei giorni (4-14 agosto), Henry H. Ness tenne degli Studi Biblici presso il locale di culto della Chiesa ADI di Roma, a cui parteciparono tanti conduttori di Chiesa (Risveglio Pentecostale, N° 2, pag. 18-19). Quindi tra uno Studio Biblico e l'altro, Ness ....

 

La foto dell'Osservatore Romano del 9 Agosto 1947 con la notizia della speciale udienza di Henry H. Ness con Pio XII, con sotto alcuni ingrandimenti.

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Sul Seattle Daily Times la notizia dell'udienza di Ness con Pio XII venne data il 19 Agosto 1947, come si può vedere qua. In questo articolo dal titolo 'Un Pastore ha un udienza con il Papa' si legge tra l'altro che il Dr. Ness ha parlato con il Papa della persecuzione religiosa e l'attitudine anti-Protestante di Franco e del Governo Spagnolo.

 

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Sul The Pentecostal Evangel del 13 Settembre 1947 gli editori annunciarono la notizia in questa maniera: 'Il Pastore Henry H. Ness di Seattle, Washington, ci ha mandato un cablogramma dall'Italia: 'Udienza privata. trenta minuti con Papa Pio XII. Argomenti: Condizioni religiose, economiche e politiche, presenti e future' (The Pentecostal Evangel, 13 Settembre 1947, pag. 13 - vedi foto). Notate come nel cablogramma non è per niente accennata la sua testimonianza resa a Pio XII perchè lui non andò dal papa per parlargli della salvezza in Cristo e per esortarlo a ravvedersi ma per parlare di altro, e cioè in particolare della persecuzione cattolica contro i Pentecostali affinchè terminasse!

 

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Questo incontro avvenne dunque dopo che ha cominciato a muoversi la Massoneria italo-americana con Frank Gigliotti e Charles Fama in favore dei Pentecostali Italiani rappresentati da Umberto Gorietti. E a conferma che ciò sia stato il frutto di manovre massoniche, c'è il fatto che Ness dice di essere stato invitato ad avere quell'udienza con il papa dall'Ambasciatore Americano in Vaticano che era Myron Taylor, perchè Ness sul suo incontro con Pio XII ha affermato anche: 'La mia udienza con Papa Pio XII è stata interessantissima. Mi ha concesso trenta minuti, che secondo l'assistente di Myron Taylor, è stato il più lungo colloquio nella sua esperienza. Ho parlato con il Papa della questione della persecuzione religiosa' (The Pentecostal Evangel, 11 Ottobre 1947, pag. 11 - vedi foto). E Myron C. Taylor (1874-1959), che fu ambasciatore USA in Vaticano dal 1939 al 1950, era un attivo massone! E non solo, Taylor era anche usato dall'OSS per reggere la rete di spionaggio anglo americano che stava in Vaticano. Il giornalista storico Ezio Costanzo dice infatti: 'In una serie di documenti riservati dell'OSS, datati 1944, il Vaticano venne definito, per la sua posizione di «sacra neutralità», un vero e proprio «covo dello spionaggio anglo-americano». Un «rifugio» magnificamente retto dall'ambasciatore americano presso la Santa Sede, Myron Taylor, nominato sin dal 1939' (Ezio Costanzo, Mafia & Alleati. Servizi segreti americani e sbarco in Sicilia, da Lucky Luciano ai sindaci «uomini d'onore, pag. 122). E come abbiamo visto prima, Frank Gigliotti faceva parte dell'OSS in quanto era un suo agente.

Myron Taylor con Pio XII il 15 marzo 1940 (http://www.holocaustchronicle.org/staticpages/192.html)

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Qualcuno allora dirà: 'C'entra qualcosa anche qui Frank Gigliotti forse?' Certamente, e non poteva essere altrimenti, infatti secondo Peter Tompkins, un agente segreto americano, durante la guerra Pio XII stesso aveva stabilito dei rapporti forti con i servizi segreti americani, e lo aveva fatto tramite proprio il massone Frank Gigliotti! Questo è riportato nel libro Portella della Ginestra: la strage che ha cambiato la storia d'Italia, in questi termini: 'Sempre secondo P. Tompkins, Pio XII aveva instaurato, durante la guerra, saldissimi rapporti con i servizi segreti americani; ciò era potuto avvenire per 'merito' di un prete italo americano, Frank Gigliotti, che aveva già 'operato' in Italia, quale agente dell'OSS prima dello scoppio della guerra ...' (Angelo La Bella & Rosa Mecarolo, Portella della Ginestra: la strage che ha cambiato la storia d'Italia, pag. 110 - Gigliotti viene chiamato 'prete' perchè alcuni scrittori italiani chiamano così i pastori protestanti). E nel libro Storia segreta della Sicilia si legge che il Vaticano fu un 'alleato occulto ma fondamentale nelle operazioni dell'Oss in Italia' in quanto c'è un riferimento al Vaticano in un documento segreto in cui viene detto: 'Utilizzando vari canali (diretti e clandestini), è stato possibile reperire informazioni accessibili solo presso il Vaticano, informazioni che riguardavano l'Italia e altre potenze straniere. Simili infiltrazioni sono state messe in atto anche presso la casa regnante dei Savoia e il governo Badoglio' (Giuseppe Casarrubea, Storia segreta della Sicilia, pag. 211). E' evidente dunque che Frank Gigliotti in qualche maniera aveva accesso quale agente segreto dell'OSS prima e poi della CIA anche alle alte gerarchie del Vaticano. Può esserci dunque anche dietro l'udienza che Pio XII concesse a Henry Ness l'ombra del massone Frank B. Gigliotti? E' probabile, visto il personaggio. Di certo c'è quella della Massoneria e della CIA. E poi si consideri che Pio XII (1939-1958) fu il papa che si aprì al dialogo con la Massoneria. Infatti il professor Adolfo Morganti del Gris (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa) diocesano di Rimini, in un convegno tenutosi ad Acquaviva Picena nel 2009 ha affermato nella sua relazione 'Massoneria e Chiesa cattolica' che «fu soprattutto Pio XII ad aprire un dialogo con la Massoneria e, di fatto, i contatti tra le due entità diventarono prassi» (http://www.rivieraoggi.it/2009/05/04/72498/chiesa-e-massoneria-un’aspra-rivalita-annullata-dal-comunismo/). E difatti è significativa la coincidenza che proprio con la salita al soglio pontificio di Pio XII, il presidente americano Roosevelt, che era un massone di alto grado, stabilì le relazioni diplomatiche con il Vaticano, che erano state ufficialmente ignorate a partire dal 1867. E il primo ambasciatore americano al Vaticano fu il ricchissimo industriale Myron C. Taylor (1874-1959), che era un attivo massone! Tenete presente poi che Henry Ness nei suoi viaggi in Europa rappresentava oltre che l'International Committee for Christian Leadership anche la National Association of Evangelicals (Oakland Tribune, 18/9/1946, pag. 2), di cui era un membro importante Frank Gigliotti tanto da essere anche il portavoce di questa Associazione (cfr. For the cause of Christ in Italy, pag. 639), e quindi i due si conoscevano. Oltre a ciò, è interessante sapere che il presidente americano Harry Truman, che ripeto era un massone del 33°, conferì a Taylor nel 1948 una medaglia al merito, e nella lettera che accompagnò questo premio affermò: 'Come diplomatico, il Sig. Taylor è stato il Rappresentante Personale di due Presidenti degli Stati Uniti presso Sua Santità il Papa con il grado di Ambasciatore. In molte missioni presso Sua Santità e altri leaders nella Chiesa e nello Stato attraverso l'Europa egli ha operato diligentemente con uomini di buona volontà in sforzi paralleli per promuovere la pace e la concordia tra le nazioni fatte a pezzi dalla gelosia, l'odio e la cattiva volontà e migliorare la miseria che inevitabilmente segue come conseguenza della guerra' (http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=13101). Quindi Myron Taylor fornendo a Henry Ness l'opportunità di avere una udienza con Pio XII, non fece altro che contribuire a rappacificare la Chiesa Cattolica Romana con le Chiese Pentecostali delle Assemblee di Dio in Italia. E dobbiamo dire che questo rappacificamento si è realizzato, infatti le ADI non guerreggiano più contro le eresie e le superstizioni della Chiesa Cattolica Romana, e a sua volta la Chiesa Cattolica Romana non li disturba più e non li perseguita più. Sono diventati proprio amici ormai, si può dire. La guerra è finita, o meglio le ADI l'hanno fatta finire, e quindi adesso ci sono buoni rapporti di vicinato tra il Papato e le ADI, a tal punto che alcuni anni fa, il pastore della Chiesa ADI di Matinella, durante il culto di dedicazione del nuovo locale di culto, invitò sul pulpito il prete per dare un saluto ai presenti! Ed era presente anche il presidente delle ADI Felice Antonio Loria, che subito dopo l'intervento del parroco, che proclamò delle menzogne, non si scompose per niente, ma tenne la sua predicazione come se niente di grave fosse accaduto. Perchè questo? Perchè ormai tra Chiesa Cattolica Romana e ADI la pace è fatta. A sentirli parlare dal pulpito i pastori delle ADI, pare che la Chiesa Cattolica Romana non esiste proprio in questa nazione.

Ho parlato poco fa degli stretti rapporti tra l'OSS (poi CIA) e il Vaticano. A conferma di ciò, c'è questa foto (presa dal libro Vatican Assassins scritto da Eric Jon Phelps) che ritrae William Joseph Donovan (1883-1959), il fondatore e capo dell'OSS (di cui faceva parte il 'reverendo' Frank Gigliotti in quanto membro della «Squadra Italiana dell'OSS»), in visita a Pio XII per ricevere la medaglia dell'Ordine Pontificio di San Silvestro Papa e Martire, che è un premio dato a quei cattolici che si sono dedicati attivamente alla vita della Chiesa Cattolica Romana, in particolare distinguendosi nell'esercizio delle proprie abilità professionali e nelle varie arti. Donovan collaborava dunque con l'ambasciatore americano Myron Taylor tramite cui il pastore Henry Ness ottenne l'udienza con Pio XII.

 

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Ma torniamo all'udienza di Henry Ness con Pio XII, perchè vogliamo fare anche notare che si tenne pochissimi giorni prima del 6° Convegno Nazionale tenutosi a Napoli dal 16 al 18 Agosto 1947, al quale partecipò lo stesso Ness, Convegno che fu una pietra miliare per la costituzione dell’organizzazione ‘Assemblee di Dio in Italia’, infatti dato che per il riconoscimento giuridico delle Chiese Pentecostali in Italia era necessario un documento da qualche associazione consorella all’estero, preferibilmente americana, che fosse riconosciuta giuridicamente nella sua nazione, documento che garantisse i fini e la serietà delle chiese italiane, fu accettata la certificazione offerta dalle Assemblies of God degli Stati Uniti. Ecco quanto fu deliberato: ‘1. ‘Le Assemblee Pentecostali Italiane, riconosciuta l’urgente necessità di regolarizzare la propria posizione giuridica, e constatato che l’unico mezzo attualmente a disposizione del Movimento è quello dell’affiliazione a fratellanze straniere, accettano l’affiliazione cristianamente offerta dalle Assemblee di Dio degli Stati Uniti; 2. Un apposito statuto regolerà i rapporti tra le due organizzazioni ed assicurerà la più ampia indipendenza all’opera d’Italia; 3. Il Movimento resta, come nel passato, in comunione fraterna con tutti quei movimenti che perseguono la stessa mèta’ (paragrafo I). ‘L’Opera Pentecostale Italiana, in conseguenza di quanto sopra assume il nome di ‘Assemblee di Dio in Italia’ (Atti del 6° Convegno, paragrafo II). In quel Convegno peraltro fu eletto un Comitato esecutivo formato da Umberto Gorietti che era presidente, Roberto Bracco segretario, Aurelio Pagano tesoriere, e Vincenzo Federico e Francesco Testa consiglieri.

Dunque Henry Ness, come rappresentante ufficiale delle Assemblee di Dio in Italia, si recò prima da Pio XII per allearsi con il Vaticano e fare cessare quindi la persecuzione, e poi partecipò al Convegno pastorale ADI di Napoli durante il quale le ADI si costituirono ufficialmente ed accettarono l'affiliazione offerta dalle Assemblee di Dio USA. Molto inquietante questa coincidenza, veramente molto inquietante!

 

Una parte degli atti di quel Convegno ADI, quelli appunto che ho citato sopra.

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Peraltro l'incontro di Ness con il Papa si tenne in un periodo particolare. Innanzi tutto quando ancora contro i Pentecostali si verificavano in diversi parti d'Italia atti di persecuzione e di intolleranza da parte delle autorità istigate dalla Chiesa Cattolica Romana, che venivano giustificati tramite la circolare Buffarini-Guidi che era ancora in vigore; e poi alcuni mesi prima che la Costituzione Italiana fosse approvata dall'Assemblea Costituente, infatti la Costituzione della Repubblica italiana - che è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano - fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata il 27 dicembre 1947 e poi entrò in vigore il 1º gennaio 1948: e nella Costituzione, che in quei giorni era ancora in via di formazione, c'erano alcuni articoli che trattavano la libertà religiosa per le minoranze religiose - che comprendeva anche la libertà di propaganda - a cui il Vaticano come naturalmente anche le ADI erano particolarmente interessati.

E' chiaro quindi che l'udienza di Henry H. Ness con Pio XII proprio in quei giorni, fu molto importante per le Assemblee di Dio in Italia, perchè mi pare evidente che l'obbiettivo di Ness fu quello di chiedere a Pio XII una mano (per far cessare la persecuzione contro i Pentecostali in Italia) e tranquillizzarlo perchè sicuramente le ADI non avrebbero costituito una minaccia contro i Cattolici Romani perchè il loro scopo - e queste sono parole che Ness rivolgeva pubblicamente ai Cattolici Romani - non era quello di fargli cambiare religione. E difatti con il passare del tempo dobbiamo riconoscere che molti che sono entrati a far parte delle ADI hanno cambiato solo locale di culto e apparenza, perchè sono rimasti spiritualmente dei cattolici romani, e l'ecumenismo e lo spirito ecumenico che sta avanzando sempre di più anche nelle ADI questo lo testimonia. Peraltro, quelli che invece nelle ADI si convertono veramente dal cattolicesimo a Cristo, e cominciano a riprovare pubblicamente con forza e franchezza il cattolicesimo, il papato, l'idolatria, e le superstizioni papiste, vengono rimproverati e tenuti alla larga perchè considerati pericolosi. Ho saputo per esempio che negli anni 60-70 in Sicilia alcuni credenti che nella loro semplicità dicevano ai cattolici durante l'evangelizzazione 'ignoranti e duri di cuore lasciate i vostri preti e parrocchie e convertitevi all'Iddio vivente e vero', furono rimproverati dalle ADI! Che cosa è questo se non il frutto di questo patto scellerato stipulato di nascosto tra le ADI e la Chiesa Cattolica Romana (nemica acerrima della salvezza che è in Cristo, che ha le mani grondanti del sangue dei santi) tramite Henry Ness?

L'articolo apparso su The Pentecostal Evangel dell'11 Ottobre 1947 dal titolo 'Aiutando i fratelli a Roma' a firma di Henry H. Ness, in cui il Ness afferma di avere parlato con Pio XII di persecuzione religiosa, e definisce la sua udienza con Pio XII 'una interessantissima udienza', e ci crediamo, diciamo noi.

 

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Ma vorrei aggiungere qualcosa d'altro. In Italia naturalmente questo incontro di Ness con il papa è stato tenuto rigorosamente nascosto alle Chiese Pentecostali in Italia, mentre in America addirittura veniva pubblicizzato nelle locandine delle conferenze di Henry H. Ness. In una di queste, da lui tenuta il 25 Novembre del 1947 nell'auditorium di una scuola, leggiamo infatti: 'Il reverendo Ness è appena ritornato dall'Europa. In Italia gli è stata concessa UNA UDIENZA DI TRENTA MINUTI CON PAPA PIO XII ....' (The Oregonian, 22 Novembre 1947, pag. 5).

 

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In Italia è come se non fosse mai avvenuto quindi, quando invece è avvenuto e siamo persuasi ha avuto un ruolo fondamentale nella storia delle ADI. Sia Roberto Bracco che Francesco Toppi, nei loro scritti, non ne parlano minimamente. E questo credo debba far riflettere molto seriamente i membri delle ADI sul modo di comportarsi dei pastori ADI. Almeno in America le Assemblies of God ne diedero notizia, ma qua in Italia silenzio di tomba. Ma è giunta l'ora che tutti sappiano queste cose, che vanno a disonore di tutto il Movimento Pentecostale Italiano, e in particolare delle Assemblee di Dio americane e italiane.

In particolare, Roberto Bracco in un suo articolo in inglese dal titolo 'Dedication of Church in Rome', concernente la dedicazione del locale di culto di Via dei Bruzi a Roma avvenuta nell'Ottobre 1949, pubblicato sul The Pentecostal Evangel nel Dicembre 1949, nell'elencare coloro a cui le Assemblee di Dio esprimono la loro gratitudine, cita sì Henry Ness, ma omette di parlare del suo importante incontro con Pio XII. Ecco la parte: 'Un posto speciale nella nostra lista appartiene anche a Henry H. Ness di Seattle, che non solo ci ha dato la visione dell'obbiettivo che noi ora abbiamo raggiunto, ma ci ha fornito consigli e aiuti pratici per mezzo dei quali noi abbiamo raggiunto l'obbiettivo. Negli ultimi quattro anni egli ha compiuto dei viaggi annuali a Roma per condurre delle conferenze Bibliche e degli incontri evangelistici, e per incontrarsi a nostro favore [n.d.e. cioè delle Assemblee di Dio in Italia] con dei funzionari del governo, affinchè noi potessimo avere più libertà religiosa. Egli ci ha anche aiutato nell'organizzazione delle Assemblee di Dio in Italia' (The Pentecostal Evangel, 10 Dicembre 1949, pag. 10 - vedi foto).

L'articolo in inglese di Roberto Bracco sulla dedicazione del locale di culto di via dei Bruzi a Roma nel 1949, apparso su The Pentecostal Evangel del Dicembre 1949. Si tenga presente che - come viene detto sul sito della Chiesa ADI di via di Bruzi - 'in quell’occasione la predicazione della Parola di Dio fu portata dal Dott. Henry Ness, interpretato da Eliana Rustici' (http://www.adiroma.it/).

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Com'è possibile che un incontro così importante di Ness - forse il più importante - che in quegli anni era il rappresentante ufficiale delle Assemblee di Dio americane e praticamente anche di quelle Italiane nei rapporti con le autorità politiche e religiose, incontro storico per un pastore pentecostale nel secondo dopoguerra, sia stato occultato dai dirigenti ADI alla fratellanza? Proprio quell'incontro che sicuramente a Roma ebbe dei risvolti importanti per l'obbiettivo delle Assemblee di Dio? La ragione è chiara: una tale notizia avrebbe scandalizzato la fratellanza e fatto gridare allo scandalo. Ecco dunque in che maniera le ADI hanno ottenuto la fine della persecuzione e la libertà religiosa, confidando nella Massoneria e nel Vaticano, e non confidando in Dio e in risposta alle preghiere come vorrebbero farci invece credere. E sia chiaro che tutto ciò ha avuto sia da subito che nel corso del tempo delle gravissime conseguenze sulle Assemblee di Dio in Italia, che tuttora vediamo con i nostro occhi. Vi siete mai domandati come mai i pastori ADI dal pulpito, dalle radio e dalla televisione non predicano esplicitamente contro l'idolatria (anzi la incoraggiano infatti Toppi ha affermato: 'Fanno bene quelli a mettere le immagini di Gesù sulla croce, di tutti gli altri, perché sono morti per loro e ce devono avere il ricordo davanti se no se lo dimenticano, ma tra noi Gesù è qui, è vivente! non c’è bisogno della fotografia! Egli è in mezzo a noi’ - Dalla predicazione dal titolo ‘L’imminenza del Suo ritorno’, tenuta durante il XVII Convegno Pastorale tenutosi a Castelvolturno (NA) nell'aprile 2002 e che è visionabile integralmente su Youtube a questo indirizzo http://youtu.be/f84WFlOnbXY), le superstizioni e le tante eresie di perdizione della Chiesa Cattolica Romana, ed evitano persino di nominare la Chiesa Cattolica Romana (la chiamano infatti 'religione tradizionale'), e non dicono ai Cattolici Romani 'Uscite e separatevi dalla Chiesa Cattolica Romana'? Ecco la ragione. Adesso capisco perchè anni fa un noto pastore ADI disse ad un anziano di chiesa: 'Non si può più predicare come 50 anni fa!', perchè le ADI sono debitrici al Vaticano per quello che hanno ottenuto, e quindi si comportano di conseguenza. 'Niente polemica, nessuna controversia con la Chiesa Cattolica Romana, mi raccomando', questa è la direttiva impartita ai pastori ADI dai vertici. E vi siete mai domandati perchè le ADI non hanno mai condannato la Massoneria, emettendo una dichiarazione ufficiale che condanni la doppia appartenenza e preveda l'espulsione di coloro che sono sia membri di Chiesa che massoni? Perchè le ADI sono debitrici alla Massoneria, che dall'America si è mossa in forza per aiutarle e che ovviamente ha smosso quella Italiana in loro favore.

 

Quando le Assemblee di Dio si allearono con il Vaticano contro il comunismo

 

Ma Ness non si incontrò con Pio XII solo per chiedergli la fine delle persecuzioni per le neonate ADI, ma anche per contrarre a nome delle Assemblee di Dio con Pio XII, e quindi con il Vaticano, una alleanza per combattere il comunismo. Traccerò brevemente la situazione di allora affinchè comprendiate la cosa.

C'era in America la paura che in Italia il comunismo potesse avanzare e prendere il sopravvento, e quindi l'America tramite i suoi agenti segreti faceva di tutto per ostacolare e frenare i comunisti. C'era una guerra sotterranea contro i comunisti da parte degli agenti segreti americani che era spietata. Tanto è vero che come abbiamo visto nel luglio del 1947, Frank Gigliotti, agente segreto della CIA, incontrò in America Giuseppe Saragat, e gli confidò di avere recentemente incontrato il bandito Salvatore Giuliano e di 'condividere l'uso dell'illegalità e della violenza impiegate da Giuliano contro i comunisti'.

Anche la Massoneria si opponeva ai comunisti, infatti nella primavera del 1946, secondo un documento dell'Office of Strategic Service (OSS), il servizio segreto americano che sarebbe poi diventato la CIA, il presidente americano Harry Truman, massone di alto grado, si appellò alle logge operanti in Italia 'affinchè non permettano l'infiltrazione ai vertici dell'Italia di comunisti al servizio del materialismo'; e la dichiarazione di princìpi adottata nel 1948 dalla Conferenza dei Grandi maestri americani, tra le altre cose, affermava: «La massoneria aborre il comunismo come ripugnante alla sua concezione della dignità della personalità individuale, distruttivo dei diritti fondamentali che sono la Divina Eredità di tutti gli uomini e nemico della dottrina massonica fondamentale della fede in Dio», e difatti la Serenissima Gran loggia nazionale degli Alam (con sede a Roma in via Lombardia, di cui era Gran maestro Pier Andrea Bellerio), per poter conseguire nel novembre del 1948 il riconoscimento da parte della Circoscrizione massonica sud degli USA dovette sottoscrivere anche quel principio anticomunista (cfr. Gianni Rossi & Francesco Lombrassa, In nome della «Loggia»: le prove di come la massoneria segreta ha tentato di impadronirsi dello Stato italiano: i retroscena della P2, pag. 21-22).

Altra cosa che bisogna tenere presente è che il Vaticano era un centro di spionaggio americano contro i comunisti, e questo era potuto accadere tramite sempre il solito Frank Gigliotti, e quindi chi reggeva questo centro al Vaticano era l'allora ambasciatore massone Myron Taylor.

A questo punto diciamo anche che il 6 Agosto 1947 il presidente americano Harry Truman, massone come Myron Taylor e Frank Gigliotti, aveva scritto a Pio XII una lettera in cui sostanzialmente lo invitava ad allearsi con il popolo americano contro il comunismo e il papa fu lieto di accogliere l'invito visto che nel dopoguerra anche al Vaticano il comunismo preoccupava molto, infatti 'la preoccupazione principale del Papa - riassumeva Myron Taylor nel dicembre 1944 - è la diffusione del comunismo in Europa e in Italia' (Ennio Di Nolfo, Vaticano e Stati Uniti 1939-1952 [Dalle carte di Myron C. Taylor], Franco Angeli Editore, Milano 1978, pag. 66); e in un documento segreto del Luglio 1946 si legge: 'Mercoledì 19 giugno, il papa ha ricevuto in udienza privata monsignor Primo Principi e monsignor Giulio Guidotti, esperti finanziari della Santa Sede. Il tema della riunione era il pericolo che potrebbe gravare sulle proprietà indirette della Chiesa in Italia, nel caso la neonata repubblica applicasse i programmi finanziari redatti dal Pci e nel caso il ministro delle finanze del nuovo governo fosse un comunista. Al contrario delle proprietà dirette, in Italia le proprietà indirette non godono di speciali prerogative: verrebbero considerate proprietà comuni e soggette alle leggi finanziarie che regolano la proprietà privata, secondo le misure prese dal governo' (in Giuseppe Casarrubea, Storia segreta della Sicilia, pag. 190); e difatti l'organo ufficiale del Vaticano 'L'Osservatore Romano' nel secondo dopoguerra combattè il comunismo richiamando continuamente la inconciliabilità tra comunismo e cristianesimo 'sia nei suoi interventi polemico-difensivi, sia in quelli più propriamente propositivi e formativi' (Mario Casella, Giornali Cattolici e Società Italiana, pag. 72), e indirizzava i suoi favori e le preferenze verso la Democrazia Cristiana.

Questa lettera fu pubblicata sull'Osservatore Romano, e tra le altre cose Truman diceva a Pio XII: 'La guerra ha dimostrato che tutte le persone, senza badare a divergenze di confessioni religiose, riescono a unire i loro sforzi per la preservazione e il mantenimento dei principi di libertà, di moralità e di giustizia. Esse devono unire i loro sforzi per ottenere una pace durevole, [...]. Dobbiamo aver fede nel trionfo inevitabile della verità e della onestà; fede che l'umanità possa vivere in libertà, e non nelle catene della falsità e neppure in quelle di una collettivista organizzazione delle loro vite; fede così piena che darà energia a tutti gli uomini per costruire con tenacia un migliore mondo sociale ordinato nel dominio di se stessi [....]. La nostra meta comune è di risvegliare e rinvigorire la fiducia dell'uomo di raggiungere gli eterni valori già nella nostra generazione, nonostante gli ostacoli che esistono o possono sorgere sul cammino'; e con la lettera di Truman l'Osservatore Romano pubblicò anche la risposta di Pio XII datata 26 agosto in cui il capo del Vaticano espresse la sua soddisfazione e il suo ringraziamento 'per questa nuova testimonianza del desiderio e del proposito di una nazione grande e libera di consacrarsi, con la sua caratteristica fiducia e generosità, al nobile compito di rafforzare le basi di quella pace, a cui anelano tutti i popoli della terra' (L'Osservatore Romano, 1-2 Settembre 1947). Una parte di quella lettera di Truman fu pubblicata anche da La Stampa (29 Agosto 1947).

E proprio in quel tempo, precisamente nel mese di Settembre 1947, alcuni importanti pastori protestanti si incontrarono con Pio XII nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo. Quindi la loro udienza seguì di poco quella di Ness. Di questa udienza di questi pastori con Pio XII ne parlò L'Unità, che tra le altre cose fece sapere che uno di loro di nome Norris (John Franklyn Norris 1877-1952) aveva dichiarato 'di approvare completamente la linea di condotta espressa dalle lettere fra il presidente Truman e Pio XII' e poi che 'dinnanzi a questa grande crisi del mondo, cattolici e protestanti sono alleati e nessuno compromette il rispetto dovuto alle proprie credenze nella guerra contro il comunismo ateo e materialista. Se il comunismo trionfasse, non ci sarebbero più nè cattolici nè protestanti' (L'Unità, 6 Settembre 1947, pag. 1 - vedi foto). Per molti Protestanti di allora quindi il Comunismo era un nemico peggiore del Cattolicesimo, e quindi andava combattuto alleandosi con i Cattolici Romani.

L'articolo de L'Unità sull'incontro dei pastori protestanti con Pio XII nel settembre 1947

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Questa alleanza tra Cattolici e Protestanti contro il comunismo era peraltro l'obbiettivo che il presidente americano Truman si era proposto di raggiungere in Europa tramite l'ambasciatore Myron Taylor. Ascoltate quanto si legge nel libro Pio XII tra guerra e pace: 'Le potenze vincitrici, alla fine del conflitto, credettero di dover escludere la Santa Sede dalle grandi decisioni del dopoguerra, e di privarla di un peso politico internazionale. Nondimeno, essa era considerata strumento ancora utile ai fini politici degli Stati democratici, soprattutto degli Stati Uniti, e specialmente nella lotta al comunismo. Si è già detto che proprio in questo campo, ad avviso di Washington, avrebbe dovuto giocarsi il ruolo decisivo della Chiesa cattolica in quella 'guerra fredda' che, nell'universalismo dei valori americani, era anche una guerra 'per' la religione. A tal fine, e non solo per seguire le elezioni italiane del 18 aprile 1948, era stata concepita la nuova missione affidata dal presidente americano Truman a Myron Taylor, cui prima si accennava. Taylor avrebbe dovuto propugnare in Europa una sorta di 'ecumenismo antibolscevico' tra le varie Chiese cristiane. L'ambasciatore italiano in Vaticano, Meli Lupi di Soragna, ricavava in proposito le seguenti impressioni: Tanto da frasi di Myron Taylor come da altri accenni di mons. Montini ho poi desunto che il sig. Taylor ha portato al Santo Padre ed alla Segreteria di Stato nuovi incitamenti perchè la Chiesa Cattolica prosegua, con tutte le sue forze, in una lotta a fondo contro il comunismo: non solo per quanto riguarda l'Europa, ma anche nei rispetti dell'Asia (specie della Cina) e dell'America del Sud, dove il comunismo è attivissimo. Sembra che il Governo americano, pur essendo soddisfatto della posizione assunta dal Vaticano, tema che un buon successo delle elezioni italiane abbia a calmarne l'ardore. Myron Taylor è venuto dunque in Italia per incitare la Santa Sede (e probabilmente cenni in tal senso sono nel messaggio di Truman) a perseguire anche dopo le elezioni, anzi ad estendere sempre più in senso mondiale la politica anticomunista e a persuadere che conviene alla Chiesa di Roma cercare, su questo terreno della lotta contro il nemico del cristianesimo, la massima possibile unità d'azione con le altre confessioni cristiane' (Matteo Luigi Napolitano, Pio XII tra guerra e pace. Profezia e diplomazia di un papa (1939-1945), Editore Città Nuova, 2002, pag. 257-258).

 

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Myron Taylor e Pio XII (notate la posa delle mani di Myron Taylor, che è una posa massonica)

Articolo sul Long Beach Independent del 6 Settembre 1947 in cui si parla dell'udienza concessa da Pio XII ai pastori J. Frank Norris, J.B. Vick, Luther Peak, e Wendell Zimmerman. L'udienza fu considerata una delle più importanti nella storia della Chiesa e parte di una campagna per una crociata dei Cristiani contro il comunismo ateo.

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Come si inserisce Henry H. Ness in questa alleanza dei Protestanti con i Cattolici Romani per combattere il comunismo? Innanzi tutto va detto che lui stesso ebbe a dire che con Pio XII ebbe a parlare della situazione politica di allora e di quella futura, e quindi in quel discorso fu inevitabile che parlassero della minaccia comunista. E poi dovete tenere a mente che Henry Ness era in viaggio come rappresentante anche dell'International Council for Christian Leadership (ICCL) - organizzazione anti-comunista appoggiata dalla CIA di cui faceva parte sia il suo amico barone Von Blomberg che il massone Frank Gigliotti anticomunista fino alle midolle - nonchè come rappresentante della NAE (National Association of Evangelicals), che rappresentava in America decine di denominazioni (tra cui anche le Assemblee di Dio che ne facevano parte) e che era fortemente anticomunista anch'essa. E quindi siamo persuasi che Henry Ness in quell'occasione trascinò le Assemblee di Dio ad allearsi con il Vaticano in quella guerra politica contro il comunismo, perchè anche per le Assemblee di Dio in quel momento storico il comunismo era più pericoloso del Cattolicesimo, e credo che ancora oggi le cose non siano cambiate: basta sentirli parlare. Ovviamente le Assemblee di Dio in Italia dovettero seguire le Assemblee di Dio USA, ma loro la loro guerra politica anticomunista la condussero con 'discrezione' in segreto (incitando privatamente a votare DC o qualche altro partito anticomunista), come sanno fare molto bene in tante altre loro guerre carnali, senza dare all'occhio pubblicamente come invece facevano le Assemblee di Dio USA (vedi foto più avanti).

Ora, per confermarvi come le ADI combattono il comunismo quasi senza farsene accorgere, vi propongo alcune parole di commento di Francesco Toppi, ex presidente delle ADI, su queste parole scritte negli Atti degli apostoli: "E la moltitudine di coloro che aveano creduto, era d’un sol cuore e d’un’anima sola; né v’era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era comune tra loro" (Atti 4:32), in particolare sulla seconda parte del versetto. Qualcuno dirà: 'Ma che c'entrano queste parole degli Atti con il comunismo? C'entrano perchè i comunisti prendono a sostegno della loro ideologia anche il principio adottato dagli antichi discepoli di avere ogni cosa in comune, come si può vedere da questo screenshot preso dal sito http://www.comunismo.info/.

 

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Ecco perchè è piuttosto facile quando si evangelizzano i comunisti, sentirsi dire che anche i discepoli di Gesù erano comunisti perchè misero assieme i loro beni!

Ascoltate adesso cosa afferma Francesco Toppi: ‘Un altro esempio molto citato è quello dell’entusiastico esperimento della chiesa di Gerusalemme, quando ‘…. tutto era comune fra loro’ (Atti 4:32). Quei cristiani attendevano con così tanto ardore l’imminente ritorno di Cristo che avevano smesso di lavorare. Esaminati, però, i mezzi di sussistenza, dovettero tutti tornare alle proprie attività secolari, eccezion fatta per gli apostoli ingaggiati a tempo pieno nella missione. Infatti, in seguito non si parlerà mai più di ‘comunanza dei beni’, ma di offerte per sostenere l’opera missionaria cristiana’ (Francesco Toppi, A Domanda Risponde, Vol. II, ADI-Media, Roma 2004, Seconda Ediz., pag. 35-36). Fu dunque un errore quello di mettere in comune i beni, errore prodotto dalla errata convinzione che il ritorno di Cristo fosse imminente, e difatti sempre Toppi facendo un paragone tra i primi Pentecostali Italiani in America e gli antichi discepoli del Signore afferma che ‘era tale l’attesa dell’imminente Ritorno del Signore e l’urgenza di raggiungere con il messaggio dell’Evangelo il maggior numero degli italiani dovunque vivessero, che tutto il resto era considerato superfluo. Avevano commesso, nel loro fervore, lo stesso errore temporale dei discepoli di Gesù, i quali il giorno dell’ascensione del Signore avevano interpretato come l’attesa di giorni le parole degli angeli: ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto ed elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo ….. Così avevano messo in comune i loro beni nell’attesa del Suo ritorno. Nei momenti di grande fervore spirituale si fanno degli errori simili, ma poi lo Spirito Santo illumina sulle Scritture ed allora si scopre che quando nel Nuovo Testamento si parla di ‘ultimi giorni’ bisogna ricordare che ‘per il Signore un giorno è come mille anni e mille anni sono come un giorno’ (Francesco Toppi, Luigi Francescon, ADI-Media, Roma 2007, pag. 59).

Questo insegnamento è falso. Non è affatto vero infatti che i credenti della Chiesa primitiva avevano smesso di lavorare perchè aspettavano da un giorno all’altro o in brevissimo tempo il ritorno di Cristo perchè essi sapevano che il Suo ritorno non era imminente. Come facevano a saperlo? C’erano gli apostoli con loro che li ammaestravano e gli dicevano che quel giorno sarebbe venuto solo dopo che si sarebbero adempiuti determinati avvenimenti e segni. A tale riguardo si leggano il capitolo 24 di Matteo, il capitolo 13 di Marco e il capitolo 21 di Luca per capire quale era l’insegnamento che gli apostoli per lo Spirito rivolgevano ai santi di Gerusalemme.

E diciamo pure che gli apostoli non poterono interpretare le parole degli angeli: “Questo Gesù che è stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto andare in cielo” (Atti 1:11) nella maniera che dice Toppi, perché poco prima Gesù aveva detto loro: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8). Come avrebbero infatti potuto pensare di rendere testimonianza alla resurrezione di Cristo in Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria, e fino alle estremità della terra, nell’arco di non molti giorni? E’ assurdo solo pensarlo. E come avrebbero potuto interpretare le parole degli angeli in quella maniera, quando Gesù aveva detto loro che la fine verrà quando il Vangelo sarà stato predicato in tutto il mondo, secondo che disse: “E questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine” (Matteo 24:14)? Anche qui è assurdo solo pensarlo. Toppi invece non solo lo pensa ma lo dice pure, dimostrando così ancora una volta di non conoscere le Scritture.

E poi si tenga anche presente che la Scrittura dice che “ogni anima era presa da timore” (Atti 2:43) il che esclude che dei credenti timorati di Dio potessero lasciare il loro lavoro per mettersi ad aspettare il ritorno di Cristo. Ma poi che senso avrebbe avuto lasciare il lavoro per aspettare il ritorno di Cristo? Non potevano forse aspettarlo continuando a lavorare come sempre?

Ma oltre a ciò è impensabile una simile cosa sapendo che essi attendevano del continuo all’insegnamento degli apostoli che erano uomini pronti a riprendere e a stroncare sul nascere una simile tendenza. Ma allora a che cosa era dovuta questa comunanza dei beni praticata da quei credenti? Essa era dovuta all’amore di Dio che era stato sparso nei loro cuori per lo Spirito, amore che li spingeva a mettere in comune con gli altri i beni che essi possedevano. Proprio quello che manca oggi purtroppo nella maggior parte delle Chiese. Oh piacesse a Dio che in seno alle Chiese di Dio qui in Italia ci fosse quell’amore genuino che regnava in seno alla Chiesa di Gerusalemme dopo la Pentecoste! Che meraviglioso sarebbe vedere di nuovo dei fratelli mettere a disposizione dei loro fratelli quello che hanno e non chiamare più ‘mio’ quello che essi hanno!

Ora, sia chiaro che qui non si è voluto difendere il comunismo - perchè sappiamo bene che il comunismo è una ideologia diabolica che rigetta Dio e il Suo Vangelo e che spinge a perseguitare ferocemente i cristiani come è avvenuto nei paesi dell'Est Europeo e avviene in Cina - ma si è voluto dimostrare con quanta 'discrezione' ed 'eleganza' le ADI combattono il comunismo, arrivando persino a sprezzare e rigettare quello che fecero i discepoli antichi, cioè la messa in comune dei loro beni, che rimane nella storia un esempio di vita cristiana piena di amore verso il proprio fratello, solo perchè viene preso dai comunisti a sostegno del comunismo. E ancora una volta le ADI si sono messe contro i giusti e gli umili di cuore.

 

Articoli apparsi su The Pentecostal Evangel proprio nei mesi successivi all'incontro di Henry H. Ness con Pio XII, che provano che le Assemblee di Dio erano coinvolte in una guerra politica contro il comunismo e i comunisti. I titoli parlano chiaro 'Il Comunismo negli USA' (4 Ottobre 1947), 'Niente Cristiani Comunisti' (11 Ottobre 1947), 'L'antidoto per il Comunismo' (21 Febbraio 1948), 'Come combattere il comunismo' (1 Maggio 1948).

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Locandina apparsa sul Seattle Daily Times nel Marzo del 1949, che pubblicizza un importante conferenza in un teatro organizzata da Henry H. Ness per l'International Council for Christian Leadership. Tra gli oratori anche il suo amico Barone Frary Von Blomberg, importante esponente dei Cavalieri di Malta; e Fred Squire (1904-1962) predicatore pentecostale che nel 1947 (o 1946) aveva fondato l'International Bible Training Institute di Burgess Hill (Inghilterra) che peraltro è l'Istituto Biblico che frequentò nel 1948 Francesco Toppi, e 'che ha rappresentato il modello su cui è stato poi organizzato l'Istituto Biblico Italiano (I.B.I.)' (Francesco Toppi, E Mi Sarete Testimoni, pag. 120) che è la Scuola Biblica delle ADI. Il tema della conferenza dice tutto: 'L'Europa oggi e come può essere liquidato nella maniera migliore il Comunismo'. Osservate poi la presenza di ben otto stelle massoniche!

 

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Incontri con importanti prelati della Chiesa Cattolica Romana

 

Abbiamo visto prima che Henry H. Ness nell'agosto del 1947 incontrò Pio XII, ma Ness durante i suoi viaggi in Europa si incontrò con altri importanti prelati del Vaticano. Infatti durante il suo viaggio fatto nel 1948, in cui era accompagnato dal barone Blomberg, che come vedremo in seguito era un importante esponente dell'Ordine dei Cavalieri di Malta che è un'organizzazione 'massonica' controllata dal Vaticano, si incontrò con il Nunzio Papale in Spagna e con 'Monsignore' Domenico Tardini (Walla Walla Union Bulletin, 25 Marzo 1949, pag. 2 - vedi foto). E' interessante notare che la rivista delle ADI Risveglio Pentecostale quando annunciò la venuta di Ness in Italia nel 1948 scrisse: 'Il fr. H. H. Ness è giunto in Italia per compiere una importante e delicata missione a favore della libertà religiosa' (Risveglio Pentecostale, 1948, Anno III, n° 4, pag. 2 - vedi foto). Già, 'una missione delicata e importante', come quella che aveva compiuto nel 1947, ma di cui i dirigenti ADI ovviamente tennero nascosti ai fratelli i particolari, perchè scandalosi e vergognosi. Ed avevano persino la sfacciataggine di chiamare quello di Henry Ness un 'lavoro cristiano' (Ibid., pag. 2).

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A sinistra un annuncio sul Seattle Daily Times di 'un incontro per tutte le fedi' presso il Moore Theater di Seattle in cui parlerà Ness, del quale viene detto è appena tornato da una missione nell'interesse della libertà religiosa ed ha incontrato tra gli altri 'Monsignor' Tardini, Segretario di Stato papale nel Vaticano, e Myron C. Taylor l'ambasciatore americano in Vaticano (che era un massone). A destra l'articolo sul Walla Walla Union Bulletin citato sopra. Notate come il tutto fosse di dominio pubblico.

 

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A sinistra Pio XII e a destra Domenico Tardini, nominato cardinale nel 1958. Henry Ness incontrò tutti e due - il primo nel 1947 e il secondo nel 1948 - durante 'il suo lavoro cristiano' come lo hanno chiamato le ADI.

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Foto presa da: http://sipastorangelicvs.blogspot.it/2011/07/centenario-del-cardenal-domenico.html

Nell'articolo sul Walla Walla Union Bulletin, il Tardini (1888-1961) viene chiamato 'segretario di Stato', ma in effetti ancora non lo era, in quanto lui fu nominato Segretario di Stato nel 1958. Ma già dal 1935 collaborava pure con la Segreteria di Stato, e all'epoca del suo incontro con Ness il Tardini era un importante membro della Segreteria di Stato Vaticana, precisamente era Segretario per gli affari straordinari della Segreteria di Stato. Peraltro Tardini fu quello che diede 'le opportune direttive' (da una nota di A. Dell'Acqua del 19 novembre 1946 citata da Giovanni Sale in Il Vaticano e la Costituzione, pag. 208) al deputato democristiano Giuseppe Dossetti, che fu quello che presentò alla Costituente l'articolo 19 sulla libertà religiosa in Italia; e quello che in un appunto del 29 Marzo 1947 al 'monsignor' Angelo Dell'Acqua scrisse: 'Il Santo Padre raccomanda di seguire la discussione su i culti ammessi, e sugli altri punti che interessano la Chiesa' (Giovanni Sale, Il Vaticano e la Costituzione, pag. 139). Quindi il Tardini era un prelato che aveva rapporti molto stretti con Pio XII, infatti era uno degli amici più intimi di Pio XII e considerato un suo fedele collaboratore.

A proposito della Segreteria di Stato Vaticana in quegli anni, è interessante notare che vi lavorò Arturo Carlo Jemolo, l'illustre giurista che fece parte del gruppo di tre avvocati che presentarono per conto delle ADI ricorso nel 1952 al Consiglio di Stato. Infatti un documento rilasciato dalla Segreteria di Stato Vaticana nel 1944 attesta che Jemolo «presta servizio all'Ufficio Informazioni presso la Segreteria di Stato di Sua Santità nella Città del Vaticano», e il documento porta la firma del Capo Ufficio, Alessandro Evreinoff, Vescovo titolare di Pionia (cfr. Arturo Carlo Jemolo: vita ed opere di un italiano illustre, a cura di Giorgia Cassandro - Alessia Leoni - Fabio Vecchi, Jovene Editore, Napoli 2007, pag. 29).

Ebbero degli effetti positivi questi incontri con Pio XII e i suoi prelati? Sì, infatti sul giornale Chicago Daily Tribune del 21 Marzo 1949 (vedi foto), Gorietti fece sapere che 'la pressione esercitata da uomini di Chiesa americani ha portato il Governo qui ad assumere un'attitudine più tollerante verso i Pentecostali ...'. Ovviamente, gli 'uomini di Chiesa americani' che fecero pressioni sul governo Italiano furono soprattutto Frank Gigliotti e Charles Fama, ma a queste pressioni va aggiunta 'l'alleanza segreta' stipulata dalle Assemblee di Dio con il Vaticano perchè fu grazie anche a questa alleanza che la situazione delle Chiese ADI andò via via migliorando dal loro punto di vista.

 

 Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 
Le ADI difendono il metodo apolemico di Henry H. Ness; e ci credo!

 

Nelle ADI c'è un motto molto conosciuto 'niente controversia, niente polemica'. Motto che era affermato con forza anche nel dopoguerra, e difatti in un articolo apparso su Risveglio Pentecostale del 1947, che traeva spunto da una frase detta da Henry Ness durante una sua predicazione evangelistica tenuta il 10 agosto 1947 a Roma presso il Teatro Planetario (cfr. Risveglio Pentecostale, n° 2, pag. 18,19), venne ribadito con forza.

Ascoltate cosa fu scritto su Risveglio Pentecostale, di cui al tempo era direttore Roberto Bracco e quindi le seguenti parole esprimono anche la sua convinzione: 'Rileviamo da «La Luce» del 15 Novembre la simpatica segnalazione della riunione di evangelizzazione tenuta a cura della Chiesa Pentecostale nella sala del Planetario. Una frase della segnalazione stessa ci offre la possibilità di illustrare, attraverso una precisazione, una delle più significative caratteristiche del nostro Movimento. Precisazione, quindi, che esulando nel modo più assoluto dal campo polemico, vuole solo giungere a far conoscere meglio l'attività dei pentecostali. La frase è la seguente: Uno degli oratori asserì una parola che non si è soliti udire dai pentecostali: 'Noi non siamo qui per dirvi di cambiare di religione ....». Essa dice che, facendo eccezione alla regola seguita ordinariamente dai pentecostali, gli evangelisti del Planetario presentarono il loro messaggio spirituale senza ricorrere alla polemica o all'acre apologetica. Noi precisiamo che il metodo apolemico seguito dal Dott. Ness e dal Pastore Parli si inquadra nel metodo generale rigorosamente seguito da tutti i movimenti pentecostali. La frase infatti pronunciata dal Dott. Ness, e che è stata implicitamente encomiata per il suo contenuto evangelico, non è originale. Esso è una specie di «slogan» del Movimento Pentecostale non perchè i pentecostali si muovevano nell'ambito di direttive prestabilite, ma perchè, ripetiamo, il metodo evangelistico evita intenzionalmente la polemica e la controversia. Non è ignoto che il Movimento Pentecostale mantiene costantemente al centro della propria attività l'evangelizzazione e non è ignoto che i risultati conseguiti in ogni nazione, non escluse quelle nelle quali ha dovuto subire e subisce delle vessazioni, sono stati dei più lusinghieri; ma forse non è noto che questo graduale sviluppo del proprio lavoro cristiano è stato reso possibile sopratutto dalla cura con la quale i pentecostali si sono sempre astenuti dall'attaccare o dall'offendere in qualsiasi modo i sentimenti religiosi e le credenze dommatiche delle varie popolazioni evangelizzate. In tutte le riunioni di evangelizzazione, i pentecostali hanno esplicitamente o implicitamente dichiarato: «Noi non siamo qui per dirvi di cambiare di religione ...» perchè in esse la predicazione è stata tenuta fuori da tutti i motivi polemici che potevano essere determinati in rapporto all'ambiente. Le nostre chiese curano continuamente riunioni di evangelizzazione nei locali di culto e in luoghi pubblici; ed anche a Roma, oltre a quella del Planetario, ne sono state tenute moltissime nei locali gentilmente offerti dalla Chiesa Metodista e all'aperto in varie piazze e strade: queste ultime in collaborazione con un gruppo di fedeli della Chiesa Battista. In tutte queste riunioni viene rispettato un metodo che è una parola d'ordine per i pentecostali: niente controversia, niente polemica. Noi non vogliamo che gli uomini sostituiscano la loro religione con quello che noi o altri potrebbero presentare loro - e questa dichiarazione è esplicita nella nostra predicazione - ma vogliamo che essi conoscano il Cristo, si convertano a Lui e facciano quindi quanto verrà loro suggerito dalla nuova personalità che acquisteranno in Dio per l'Evangelo. Anzi noi riteniamo che se tutti gli evangelici, anziché perdersi in controversie tanto sterili, quanto nocive, accentrassero tutto lo slancio evangelistico nella predicazione del Cristo della salvezza, vedrebbero crollare le ostilità e le resistenze offerte dai pregiudizi umani; i quali vengono invece inaspriti e fortificati quando sono attaccati sul terreno della polemica. Noi rivendichiamo quindi a tutta la Chiesa Pentecostale il metodo apolemico e ci reputiamo felici dell'ottima occasione offertaci da «La Luce» per illustrare un dettaglio che merita di essere conosciuto da tutti. Con Cristiani saluti. LA REDAZIONE' («Lettera aperta a 'La Luce'», Risveglio Pentecostale, 1947, n° 4, pag. 13).

Un articolo veramente vergognoso e scandaloso che denota come al solito una grande ignoranza della Parola di Dio come anche tanta arroganza, caratteristiche tipiche purtroppo del Movimento Pentecostale, e che già a quel tempo erano evidenti. Peraltro questo parlare è un parlare massonico, infatti come ho detto innanzi nelle Costituzioni della Massoneria c'è pure la seguente regola: '.... ancor più debbono evitarsi le controversie religiose, ....' (VI, 2).

Quello che però vorrei dire qui è questo. Ci credo che Henry Ness usava un metodo apolemico, come lo definisce il redattore di Risveglio Pentecostale! E come avrebbe mai potuto predicare in polemica contro le eresie e le superstizioni della Chiesa Cattolica Romana, quando peraltro proprio Ness due giorni prima (già, perchè Ness aveva incontrato Pio XII l'8 Agosto!) aveva incontrato Pio XII, a cui aveva chiesto di avere pietà dei suoi fratelli delle Assemblee di Dio e far sì che cessassero le persecuzioni contro di essi? Sarebbe stato un controsenso per Ness fare polemica con la Chiesa Cattolica Romana dopo essere andato da Pio XII per ottenere da lui o per mezzo di lui un grande favore, come quello della cessazione della persecuzione cattolica contro i Pentecostali in Italia: non vi pare? E quelli di Risveglio Pentecostale, con in testa il direttore Roberto Bracco, sapevano molto bene come stavano le cose, e cioè che le ADI erano in quel tempo - diciamo così - in trattativa 'segreta' con il Vaticano affinchè facesse cessare le persecuzioni papiste contro i Pentecostali. Ma si sono ben guardati Bracco e compagnia di far sapere queste cose ai fratelli. E poi dobbiamo leggere che il dottor Ness seguiva il metodo apolemico che è il metodo generale rigorosamente seguito da tutti i movimenti pentecostali, compreso quindi quello Italiano! Che ipocriti! Ma è evidente il motivo per cui Ness, Bracco e gli altri seguivano questo metodo: per non dare fastidio al Vaticano, per non creare ostacoli di nessun genere ai movimenti segreti massonici che Gorietti e Bracco e altri avevano messo in moto per ottenere la cosiddetta libertà religiosa e la cessazione delle persecuzioni contro i Pentecostali. Che tutti sappiano queste cose, e vadano a gridare in faccia e pubblicamente un potente 'Ravvedetevi e convertitevi dalle vostre vie malvage' a quei pastori ADI ed anche non ADI che difendono e approvano l'operato malvagio di questi uomini che hanno indotto tante Chiese a partire dal dopoguerra a camminare per sentieri tortuosi.

 

La notizia su The Pentecostal Evangel - 13 Settembre 1947, pag. 13 - del cablogramma mandato da Henry H. Ness in cui parla della sua udienza privata con Pio XII

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

L'incontro tra Henry H. Ness e Pio XII su The Pentecostal Evangel del 25 Ottobre 1947 a pag. 10

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

  

L'incontro tra Henry H. Ness e Pio XII su The Apostolic Faith dell'aprile 1948

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Un articolo apparso sul Walla Walla Union Bullettin il 2 Novembre 1949 che mostra come Henry H. Ness parlasse pubblicamente alle Chiese in America della sua udienza con Pio XII e che la cosa apparve pure su riviste non Cristiane.

 

 Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Lo scandaloso articolo su Risveglio Pentecostale in cui si difende il metodo apolemico di predicare di Henry H. Ness

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

La fine orribile che ha fatto Henry H. Ness

 

Come abbiamo visto, il pastore Henry H. Ness, appartenente alle Assemblee di Dio USA, era colluso con la Massoneria e con la CIA e si diede da fare affinchè le Chiese Pentecostali in Italia uscissero dalla persecuzione, e in vista di ciò spinse le Chiese a darsi un'organizzazione di tipo gerarchico e perciò a dotarsi di uno Statuto che annullava la Parola di Dio e contrastava e contristava lo Spirito Santo e - quale autorevole rappresentante delle Assemblee di Dio - fece alleare le ADI con il Vaticano che è un nemico della croce di Cristo. Henry H. Ness trascinò quindi le Chiese a calpestare la Parola dell'Iddio vivente. Su un tale uomo ribelle quindi non poteva che abbattersi il giudizio di Dio. E il giudizio venne, infatti Henry Ness ebbe un orribile ed incurabile tumore al cervello, ma non morì di quel tumore, ma morì uccidendosi.

Questo è quanto racconta Glen D. Cole (1933-2012) - che è stato pastore del Trinity Life Center di Sacramento (California), e Sovrintendente del Distretto del Nord California-Nevada delle Assemblee di Dio dal 1997-2003 - in questo articolo dal titolo When Someone Takes His Own Life ossia 'Quando qualcuno si toglie la propria vita'. Ecco le sue parole: 'Ricordo la morte-suicida del Dottor Henry Ness, il fondatore del Northwest College e il pastore del Calvary Temple di Seattle per anni. Un grande uomo di Dio, nei suoi ultimi anni egli ebbe un orribile tumore al cervello che non potè essere curato. Dei terribili mal di testa lo spinsero alla medicazione, ecc. Un giorno entrò nel suo ufficio, prese una pistola e la fece finita' (http://121tools.com/Suicide/when-someone-takes-his-own-life.html - I remember the suicide-death of Dr. Henry Ness, founder of Northwest College and pastor of Calvary Temple in Seattle for years. A great man of God, in his later years he had a horrible brain tumor that could not be cured. Terrible headaches drove him to medication, etc. One day he stepped into his office and took a gun and ended it all.).

Peraltro, vi ricordo che la Bibbia dice che un credente se si ammazza si rende colpevole di un omicidio, in questo caso però non uccide il suo prossimo ma se stesso cosa questa che egli non può fare perché solo Dio ha il diritto di togliergli la vita, e degli omicidi la Scrittura dice che non entreranno per le porte della Nuova Gerusalemme secondo che è scritto: “Beati coloro che lavano le loro vesti per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte nella città! Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna” (Apocalisse 22:14-15). La loro parte quindi sarà lo stagno ardente di fuoco e di zolfo che è la morte seconda (cfr. Apocalisse 21:8). Tra coloro che nella Bibbia fecero questa brutta fine, ci fu pure Giuda Iscariota, il traditore, secondo che è scritto: "Allora Giuda, che l’avea tradito, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì, e riportò i trenta sicli d’argento ai capi sacerdoti ed agli anziani, dicendo: Ho peccato, tradendo il sangue innocente. Ma essi dissero: Che c’importa? Pensaci tu. Ed egli, lanciati i sicli nel tempio, s’allontanò e andò ad impiccarsi" (Matteo 27:3-5).

Che dire? Questo deve servire di severo monito a tutti quelli che nelle ADI, e non solo nelle ADI, pensano di potersi ribellare alla Parola di Dio inducendo altri a farlo e poi rimanere impuniti.

Peraltro, tra i personaggi fondamentali che furono coinvolti nella storia delle ADI in quel periodo, c'è stato un altro suicida: Giacomo Rosapepe, il legale delle ADI che presentò il ricorso delle ADI al Consiglio di Stato contro il Ministero dell'Interno, che si uccise nel 1978 (cfr. http://www.bibelotlibri.it/dettaglio.php?sorgente=stessoargomento&pag=1&libro=62657).

Certo che queste morti di questi due uomini che hanno avuto un ruolo chiave nella nascita delle ADI fanno riflettere molto ... il savio di cuore.

 

Sia fatta la volontà di Frank Gigliotti e della CIA

 

Come abbiamo visto prima, dopo che l'agente segreto della CIA nonché massone Frank B. Gigliotti nel 1960 fece restituire la sede storica di Palazzo Giustiniani al Grande Oriente d'Italia, nel 1961 fu eletto Gran Maestro del GOI il valdese Giordano Gamberini, agente della CIA anche lui, il quale ovviamente dovette adempiere le condizioni che aveva posto Gigliotti alla Massoneria Italiana per avere il riconoscimento della Massoneria USA, e quindi consentire la formazione di logge massoniche americane extraterritoriali, il che era in aperto contrasto con le norme massoniche. Ma Gigliotti, quale agente della CIA e rappresentante della massoneria americana, poteva imporre anche queste cose. Ma oltre a ciò Giordano Gamberini dovette anche mettersi in moto per trovare un accordo con la Chiesa Cattolica Romana e la DC, e quindi dovette bandire l'anticlericalismo dalla massoneria, perchè questa era la volontà di Gigliotti e della CIA in quanto la loro politica anticomunista prevedeva ciò. Ecco cosa dice il senatore Sergio Flamigni: 'Così, poichè la politica anticomunista e antisocialista di Gigliotti e dei servizi segreti americani prevedeva di adeguare gli orientamenti della Massoneria italiana alla necessità di un accordo con la Chiesa e la Democrazia Cristiana, il Gran maestro Gamberini si adoperava per mettere al bando l'anticlericalismo presente tra le fila massoniche, e avviava incontri con padre Rosario Esposito (storico della Massoneria) e col gesuita Giovanni Caprile; ne seguiva una campagna per affermare la non inconciliabilità tra fede cattolica e Massoneria, campagna alla quale prendeva parte attiva anche Elvio Sciubba (uomo di fiducia della massoneria USA e dei servizi segreti americani)' (Sergio Flamigni, Trame Atlantiche, pag. 364). E in quest'ottica si spiega anche la collaborazione del massone Gamberini alla stesura della Bibbia Concordata nel 1968 di cui Gamberini tradusse il Vangelo secondo Giovanni. Fu un abile 'diplomatico' che riuscì in questa maniera a far rimuovere dal nuovo Codice Canonico la scomunica papale applicata esplicitamente alla Massoneria.

A conferma di questo atteggiamento massonico nuovo nel dopoguerra segnalo altri due esempi. Il primo è quello del massone Ugo Della Seta che sul foglio repubblicano, nell'agosto del 1945, in un articolo intitolato 'Rispetto ai sacerdoti', manifestò turbamento per alcune scritte contro i preti apparse sui muri di Roma. Il Della Seta, prendendo spunto da una scritta («Abbasso il clero!») apparsa sui muri di Roma, scrisse infatti: «Non sappiamo esprimere, non sappiamo abbastanza quale sia stato, nel leggere, il nostro turbamento. Abbiamo sentito come vacillare le fondamenta morali sulle quali intendiamo innalzare quella Repubblica, per cui tanto lottiamo ed a cui demmo, come daremo, tutta la nostra fede». Secondo il Della Seta, se da un lato era vero che tra i preti non mancava qualcuno meritevole di biasimo, dall'altro «non ne può essere coinvolta tutta una classe di cittadini che, già rispettabili in sè pel carattere della loro missione e già benemeriti non pochi nella lotta per la giustizia e per la libertà, non possono non essere considerati nostri fratelli nella grande opera per la riedificazione morale e civile della patria», e poi diceva: «Offendere i Sacerdoti è offendere il sentimento religioso di quanti a tale chiesa appartengono. Offendere il sentimento religioso è offendere il sentimento morale di quanti, credenti o non credenti, hanno fede ancora in taluni principi fondamentali di educazione civile». Il Vaticano, tramite il suo organo ufficiale «L'Osservatore Romano» mostrò di apprezzare le parole del Della Seta, facendo dei commenti favorevoli. (cfr. Mario Casella, Giornali Cattolici e Società Italiana, pag. 62). E pensare che Giuseppe Garibaldi, il 'Primo Massone d'Italia', soleva dire: «Il grido di ogni italiano, dalle fasce alla vecchiezza deve essere: guerra al prete»!!

Il secondo è quello del massone Ivanoe Bonomi, il quale parlando al Consiglio Nazionale di Democrazia del Lavoro nel febbraio del 1946, pronunciò parole di vivo apprezzamento sul conto della Democrazia Cristiana e del Cristianesimo. Il Bonomi infatti affermò: «Il partito democratico-cristiano - mi si consenta di dirlo - rappresenta più che un partito: esso è un vasto movimento popolare accogliente elementi diversi collegati strettamente da un vincolo religioso e illuminati dal sentimento e dalla fede cristiana. Noi ci inchiniamo reverenti a questa luminosa fede che certo non può trovare nemici in coloro che - pur estranei alle file della democrazia cristiana - apprezzano l'alto e decisivo contributo che il cristianesimo ha dato e darà alla civiltà del mondo». Anche in questo caso, il Vaticano mostrò apprezzamento e lodò Bonomi. (cfr. Mario Casella, op. cit., pag. 63).

Ora, questo certamente riguarda la Massoneria Italiana, ma riguarda anche le Assemblee di Dio in Italia. Mi spiego. E' evidente che tramite Frank Gigliotti nelle ADI entrarono i servizi segreti americani, e non solo tramite Gigliotti ma anche tramite Henry H. Ness perchè quest'ultimo faceva parte del comitato esecutivo dell'International Council for Christian Leadership (ICCL), che era una organizzazione anti-comunista che collaborava strettamente con la CIA. Per cui mi pare molto evidente che i servizi segreti americani in una maniera o nell'altra hanno dato un indirizzo alle ADI nel dopoguerra. Volenti o nolenti le ADI hanno dovuto conformarsi alla volontà della CIA - che era di fare alleare non solo la Massoneria ma anche le Chiese Pentecostali con il Vaticano contro il comunismo che avanzava - e quindi hanno dovuto cercare di stipulare un accordo con la Chiesa Cattolica Romana, e per fare questo ovviamente dovevano eliminare anche loro dal loro mezzo l'anticlericalismo. E non è forse quello che è avvenuto? Che cosa hanno fatto le Assemblee di Dio proprio tramite Henry Ness, il pastore che nel dopoguerra ha incitato le Chiese Pentecostali ad organizzarsi, quando costui ha incontrato Pio XII e i prelati Tardini e Cicognani, se non mettersi d'accordo con il Vaticano e fare quindi pace? E naturalmente questa pace con il Vaticano è costata l'eliminazione dell'anticlericalismo dalle fila delle ADI. E difatti esso è sparito con il tempo, e difatti adesso chi si permette di riprendere pubblicamente i prelati della Chiesa Cattolica Romana per le loro eresie e superstizioni che insegnano al popolo, dalle ADI è considerato uno 'scostumato' e un 'maleducato'. E di coloro che si comportano così nei confronti dei prelati papisti, le ADI si vergognano e con essi non vogliono avere nulla a che fare.

A partire dunque da Frank B. Gigliotti e Henry H. Ness in avanti, i dirigenti delle ADI hanno messo in moto in seno alle ADI un'azione volta ad instaurare dei buoni rapporti di vicinato con la Chiesa papista. Buoni rapporti che oggi sono comprovati da questi fatti.

● L’ex presidente delle ADI Francesco Toppi molti anni addietro ha collaborato in una certa misura alla traduzione della Bibbia interconfessionale ‘La Parola del Signore’ [Bibbia TILC (La Parola del Signore. Traduzione interconfessionale in lingua corrente, TILC), 1976 NT, 1985 intera Bibbia, con revisione NT 2001, edita LDC-ABU)], che è frutto di un lavoro di collaborazione interconfessionale tra cattolici e protestanti, infatti il suo nome compare tra i Consulenti stabili evangelici per il Nuovo Testamento. Ecco tutti i collaboratori del Nuovo Testamento di quella Bibbia: Traduttori: a) - cattolici: Carlo Buzzetti, Carlo Ghidelli; b) - evangelici: Bruno Corsani, Bruno Costabel. Revisori: a) - cattolici: Giovanni Canfora, Mario Galizzi, Carlo Maria Martini, Renzo Petraglio; b) - evangelici: Otto Rauch, Alberto Soggin. Consulenti stabili: a) - cattolici: Sofia Cavalletti, Settimio Cipriani, Paolo De Benedetti, Franco Festorazzi, Enrico Galbiati, Massimo Giustetti, Michele Pellegrino, Maria Vingiani; b) - evangelici: Piero Bensi, Luciano Deodato, Edoardo Labanchi, Fausto Salvoni, Luigi Santini, Francesco Toppi.

● Un pastore ADI ha partecipato il 15 Settembre del 2007, in occasione della 2a Giornata per la Salvaguardia del Creato, alla Liturgia della Parola, presso la ‘Chiesa della Madonna delle Grazie’ - Viale Papa Giovanni XXIII – Bergamo, infatti alla seguente pagina http://www.chiesacattolica.it/cci_new/pagine/1439/2%5EGiornataCreato2007.doc si legge che vi hanno presieduto: Eparca George Valescu (Chiesa Ortodossa Romena in Italia), Monsignor Gianni Carzaniga (Parrocchia Chiesa S. Maria Immacolata delle Grazie), Monsignor Patrizio Rota Scalabrini (Delegato Vescovile per l’Ecumenismo), Pastore Salvatore Ricciardi (Comunità Evangelica di Bergamo), Pastore Emanuele Monticella (Chiesa Evangelica Pentecostale di Capriate - BG)’ Quest’ultimo è il pastore della Chiesa ADI di Capriate. Nella pagina del sito cattolico hanno scritto ‘Monticella’ al posto di ‘Manticello, ma è Emanuele Manticello, anche perché ho parlato con lui e mi ha confermato la sua presenza a quell’incontro.

● In data 17 Ottobre 2009, presso il nuovo locale di culto della Chiesa ADI di Matinella (SA), di cui è pastore Renato Mottola, si è tenuto un culto di dedicazione del nuovo locale di culto. Tra gli altri erano presenti Antonio Felice Loria, presidente delle ADI (che poi ha predicato), il sindaco e il prete di Matinella che si chiama Carlo. Al prete è stata data la parola, ed ha portato questo discorso: ‘Pace a voi tutti riuniti qui nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, che è la nostra speranza e che è la nostra salvezza. Sono un po’ commosso e un po’ emozionato perché non è un momento ufficiale questo per me, ma è innanzi tutto riconoscere qui che lo Spirito del Signore ci ha convocati, che lo Spirito del Signore è nei nostri cuori, che lo Spirito del Signore ci porta avanti sulla strada diversa, ma verso di Lui, ed è questo che colma il mio cuore di commozione e anche di gioia. E per cui con questo proprio sentimento, di questa nostra comune fede, di questo nostro essere convocati tutti dallo Spirito in cammino verso la nostra speranza, verso la nostra salvezza, il nostro Signore Gesù Cristo, vi abbraccio tutti con grande gioia e con grande commozione e fraternità, Amen’. Al seguente indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=sDWrKjyrZRs potrete vedere e ascoltare l’intervento del prete.

● Tommaso Fiorentini, pastore della chiesa ADI di Gallipoli, ha partecipato alla ‘Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani’ tenutasi dal 18 al 25 gennaio 2012 presso il Monastero ss. Trinità (delle Clarisse Cappuccine) di Alessano (provincia di Lecce).

Questa è la dimostrazione pratica che l'anticlericalismo è stato bandito dalle ADI. E potrei proseguire con tanti altri atteggiamenti da parte dei pastori ADI nei confronti del Vaticano, che fanno chiaramente capire che ormai la pace è fatta, e un accordo si è trovato. Ecco perchè la Chiesa Cattolica Romana non perseguita le Chiese delle ADI.

Vorrei concludere dicendo che quando la Chiesa rifiuta di riprendere e confutare pubblicamente i prelati della Chiesa Cattolica Romana per le loro eresie e superstizioni ciò significa che ha deciso di non seguire le orme del fondatore e capo della Chiesa, Cristo Gesù, il quale invece riprese pubblicamente e con ogni franchezza quelli che sedevano sulla cattedra di Mosè per la loro malvagità e ipocrisia che impedivano alle anime di entrare nel regno dei cieli. Ecco infatti cosa disse Gesù agli scribi e ai Farisei: "Ma guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché serrate il regno de’ cieli dinanzi alla gente; poiché, né vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché scorrete mare e terra per fare un proselito; e fatto che sia, lo rendete figliuol della geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non è nulla; ma se giura per l’oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi, poiché qual è maggiore: l’oro, o il tempio che santifica l’oro? E se uno, voi dite, giura per l’altare, non è nulla; ma se giura per l’offerta che c’è sopra, resta obbligato. Ciechi, poiché qual è maggiore: l’offerta, o l’altare che santifica l’offerta? Chi dunque giura per l’altare, giura per esso e per tutto quel che c’è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che l’abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste son le cose che bisognava fare, senza tralasciar le altre. Guide cieche, che colate il moscerino e inghiottite il cammello. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché nettate il di fuori del calice e del piatto, mentre dentro son pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, netta prima il di dentro del calice e del piatto, affinché anche il di fuori diventi netto. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaion belli di fuori, ma dentro son pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia. Così anche voi, di fuori apparite giusti alla gente; ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché edificate i sepolcri ai profeti, e adornate le tombe de’ giusti e dite: Se fossimo stati ai dì de’ nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti! Talché voi testimoniate contro voi stessi, che siete figliuoli di coloro che uccisero i profeti. E voi, colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? Perciò, ecco, io vi mando de’ profeti e de’ savî e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città, affinché venga su voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figliuol di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l’altare" (Matteo 23:13-35).

Le ADI dunque hanno deciso di non seguire le orme di Gesù Cristo, e incitano gli altri a non seguirle, ma Dio di certo non le terrà per innocenti, perchè così facendo si sono macchiati di una grave colpa. E il loro disprezzo verso coloro che nell'evangelizzare i cattolici romani dicono loro con ogni franchezza come stanno le cose - li chiamano infatti 'scostumati' e 'maleducati', pensate un pò -, è proprio il sintomo della grande corruzione morale e spirituale che ormai impera nelle ADI, dove il male viene chiamato bene, e il bene male, e di conseguenza i malvagi vengono trattati come se avessero fatto l'opera dei giusti, e i giusti invece come se avessero fatto l'opera dei malvagi. E siate sicuri di questo, che nel disprezzare questi fratelli essi disprezzano Cristo: guai a loro dunque!

 

Attenzione quindi agli agenti della CIA infiltrati nelle Chiese

 

Studiando la storia delle Assemblee di Dio nel dopoguerra, non si può non vedere oltre l'infiltrazione della massoneria nella Chiesa, anche l'infiltrazione della CIA, perchè Frank Gigliotti oltre che massone era un potente agente della CIA, che però si presentava nelle Chiese come pastore protestante ed anche paladino della libertà religiosa, e quindi era insospettabile. In America, Gigliotti era peraltro segretario della Italian Evangelical Ministerial Association della California del Sud, sorta nel Maggio 1946 proprio a casa di Gigliotti, e di cui era presidente il reverendo Dominick Lisciandrello che poi due anni dopo circa diventerà segretario dell'Italian Branch of the Assemblies of God (IAG); e soprattutto un importante funzionario della NAE (National Association of Evangelicals), che rappresentava in America decine di denominazioni tra cui anche le Assemblee di Dio che ne facevano parte e nelle quali lui si trovava a suo agio parlando anche in seno a diverse Chiese delle Assemblee di Dio. C'è poco da fare, uno dei più potenti agenti della CIA nel dopoguerra si infiltrò nelle Chiese, ed operò ovviamente seguendo e facendo seguire le direttive della CIA per le Chiese Pentecostali negli USA e qui in Italia in quel periodo. Anche il pastore delle Assemblee di Dio Henry H. Ness, così tanto elogiato dalle ADI per la sua opera a favore delle ADI, benchè non ci risulta che fosse un agente della CIA - ma confesso che non mi sorprenderei se un giorno scoprissi che lo era - operò seguendo le direttive della CIA perchè l'organizzazione religiosa che lui rappresentava - ossia l'International Council for Christian Leadership (ICCL) - e sotto i cui auspici compì i suoi viaggi (dal 1947) in Europa, collaborava strettamente con la CIA (http://insider-magazine.org/ChristianMafia.htm). E quindi le Assemblee di Dio in Italia si sono trovate ad essere spiate e 'pilotate' dalla CIA. Questi fatti non possono essere presi per niente alla leggera, perchè di sicuro se la CIA aveva i suoi agenti o collaboratori nell'ambiente protestante e pentecostale in quel tempo li possiede anche ora, o comunque ha persone che travestite da Cristiani collaborano con la CIA. Ed infatti una persona che ha lavorato per la CIA per trenta anni, in una intervista alla giornalista Pamela Rae Schuffert, alla domanda della giornalista: 'Non è forse vero che ogni Chiesa ed istituzione Cristiana in America è infiltrata dalla CIA?', ridendo ha risposto: 'E' vero .... non c'è ne è UNA SOLA che non sia infiltrata dalla CIA ad un livello maggiore o minore ....' (http://americanholocaustcoming.blogspot.it/2011/10/cia-infiltration-into-americas-churches.html). Questa infiltrazione si spiega con il fatto che la CIA vuole dirigere le Chiese e le Istituzioni Cristiane verso il Nuovo Ordine mondiale, e poi mai dimenticarsi della lotta della CIA contro il comunismo nella quale cerca di far alleare anche oggi come nel dopoguerra Cattolici Romani ed Evangelici. Quindi massima attenzione, fratelli.

 

 

E le ADI si appoggiarono ad un importante esponente dell'Ordine dei Cavalieri di Malta, che è intrecciato con la Massoneria

 

Su The Pentecostal Evangel del 4 Dicembre 1948 in un articolo dal titolo 'C'è Maggiore Libertà in Italia', si legge tra le altre cose: 'I credenti Italiani stanno godendo di molta più libertà che nel passato per tenere i culti', riferisce Henry H. Ness, dopo la sua terza visita in Europa quest'estate. 'In effetti, nelle città più grandi non c'è alcuna persecuzione. Le Assemblee di Dio in Italia stanno compiendo grandi progressi, e le benedizioni del Signore sono sopra di esse in una maniera marcata'. [....] Il Barone William Frary Von Blomberg si è unito al Fratello Ness a Roma, ed assieme si sono consultati con leaders politici e religiosi d'Italia, continuando i loro sforzi per ottenere la completa libertà religiosa per tutti i Protestanti, e specialmente per le Assemblee di Dio [...] L'ultima tappa del loro viaggio è stata Lisbona, in Portogallo, dove il Fratello Ness e il Barone Von Blomberg sono stati ricevuti da Sua Maestà, Re Umberto d'Italia; dal Re Carol di Romania; e da alcuni alti funzionari. Il Fratello Ness sente che è stato posto un buon fondamento per un lavoro futuro relativamente all'assicurazione di una maggiore libertà religiosa ai Protestanti d'Europa' (pag. 10- vedi foto).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Come si può vedere, già nel 1948 i movimenti massonici a favore delle ADI stavano portando i loro frutti, infatti in base alle parole di Ness nelle città italiane più grandi di fatto la persecuzione non c'era. Altra cosa da tenere ben presente è che nel viaggio accennato nell'articolo tra i leaders religiosi incontrati da Henry Ness ci furono 'Monsignor' Domenico Tardini della Segretaria di Stato in Vaticano, e il Nunzio papale in Spagna, mentre tra i leaders politici ci fu anche Myron C. Taylor l'ambasciatore americano in Vaticano (che era un massone).

Ma quello che vorrei rimarcare di questo articolo, è l'apparizione nella storia delle ADI del Barone William Frary Von Blomberg (vedi foto), che permise a Henry Ness di parlare con re e altre autorità del tempo per far avere alle Assemblee di Dio la completa libertà religiosa e questo perchè allora in Italia essendo ancora in vigore la circolare Buffarini-Guidi c'erano alcuni fenomeni di discriminazione verso i Pentecostali. Questo Barone fu presente in Italia nel 1948 al Convegno Nazionale ADI che si tenne nel mese di agosto a Catania durante il quale portò anche lui un messaggio (cfr. Risveglio Pentecostale, Anno III, 1948, n° 5, pag. 8)

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Foto da: http://www.hampton.lib.nh.us/hampton/biog/baronyankee19661066.htm

Chi era costui? Era un personaggio estremamente importante in quei giorni, che aveva rapporti diretti e personali con tanti potenti della terra. Durante la II guerra mondiale ebbe degli incontri anche con Hitler, Hess e Goebbels, cosa questa da lui riferita nel 1942 presso un Rotary Club in America durante un suo discorso che fece infuriare i presenti perchè arrivò a dire che le truppe Naziste erano ben disciplinate ed incapaci di commettere atrocità! (vedi le foto degli articoli di giornali). Blomberg faceva parte del Consiglio di amministrazione dell'International Council for Christian Leadership (ICCL), organizzazione anti-comunista di cui faceva parte anche Henry Ness. Ed era anche membro del Sovrano Ordine di San Giovanni, Cavalieri di Malta, e non un membro qualsiasi perchè era autorizzato a concedere a chi voleva lui (cioè a chi lui considerava essere uno che volesse operare per la pace tra i popoli e le religioni) la Stella o Croce d'Oro dell'Ordine per conto dell'Ordine dei Cavalieri di Malta. Come si può leggere in questo articolo di George Michael (http://www.thegavel.net/lead3.html).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

I Cavalieri di Malta sono una delle più antiche e prestigiose istituzioni cavalleresche esistenti. A differenza di tutti gli altri ordini cavallereschi, esso è allo stesso tempo un ordine religioso della Chiesa Cattolica Romana, un ordine cavalleresco ed un'istituzione ospedaliera e caritativa, e che gode di personalità giuridica internazionale.

Leo Zagami, ex-membro della Loggia P2 di Montecarlo ed ex-Illuminati, a proposito di questo ordine dice quanto segue: ..... il Vaticano ha assolutamente manipolato la II Guerra Mondiale a proprio vantaggio, ed ha anche fatto in modo che, ad esempio, la Corona svedese, e la Svezia non fossero mai toccate durante la II Guerra Mondiale. Ciò avvenne perché il ‘Johanniter Order’, che rappresenta in pratica i Cavalieri di Malta svedesi, era una struttura che dipendeva dalla Germania fino al 1946, per cui, nel corso della II Guerra Mondiale, la Svezia stessa rappresento’ in segreto un’alleata della Germania, tramite questa ‘Commandery’ (Quartier Generale) dei Cavalieri di Malta, che, in ogni caso, dipendeva comunque dal Vaticano. I Cavalieri di Malta hanno sempre avuto il controllo dei paesi protestanti appunto tramite queste confraternite che sono in effetti i “loro” Cavalieri di Malta Riformati (Riforma protestante), i quali sono articolati in un vero e proprio network, definito come “Alleanza dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme” (Giovanni il Battista), e tramite tale ‘Alleanza’ viene “concessa” ad ogni Monarca o Sovrano, all’interno del proprio paese, la possibilita’ di gestire un Ordine specifico dei Cavalieri di Malta che è segretamente manipolato dal Vaticano. Tuttavia, allo stesso tempo, tale Ordine è in apparenza soggetto soltanto al Sovrano di quel dato paese, al Monarca. In realta’, le cose non stanno affatto così, perché in realta’ lo stesso Capo Supremo dei Cavalieri di Malta risiede tradizionalmente a Roma, ha il suo Sovrano Magistero in Via Condotti 68, che è appunto il luogo in cui tale quartier generale è ubicato a Roma, quello di tale Ordine, che è comunemente conosciuto come S.M.O.M. Il Sovrano Militare Ordine di Malta è da sempre alla guida dei servizi di intelligence del Vaticano, ed i suoi membri hanno alle spalle una lunga storia come operatori dell’intelligence vaticana. Essi rappresentano il servizio di punta dell’intelligence, ed al momento il capo Supremo di tale Ordine è Andrew Willoughby Ninian Bertie [1], che è nato il 15 Maggio del 1929, è quindi un uomo piuttosto anziano, ma si tratta dell’attuale 78°, ed inoltre del 3° Gran Maestro dell’Ordine di nazionalita’ britannica, che è tra l’altro il cugino della Regina (d’Inghilterra), mentre la Regina stessa è a capo, naturalmente, del British Commandery con il proprio Ordine di Saint John, per cui è anch’essa connessa a tale network, che, come ho detto, mira a presentare i paesi protestanti come (indipendenti), ed in un certo senso devono apparire indipendenti, ma in realta’ sono sempre e comunque soggetti al Vaticano tramite questo sistema di Monarchi o Sovrani, i quali sono connessi tramite le linee di sangue, ma anche in relazione al fatto che queste stesse linee di sangue siano state “benedette” dal Vaticano, con continuita’ nel tempo, in numerose forme. Il fatto che tali linee di sangue siano controllate dal Vaticano è un fatto che è assolutamente centrale, e queste ultime lavorano collaborando nel quadro del lavoro di intelligence che i Cavalieri di Malta conducono, sempre tenendo presente gli altri Ordini che lavorano comunque per conto del Vaticano. Recentemente, ho ascoltato persone parlare, nei media alternativi, di Nathaniel Mayer Victor Rothschild, che è stato egli stesso un importantissimo membro dei Cavalieri di Malta e che ha sempre svolto attivita’ di intelligence per conto del Vaticano. Mi è addirittura capitato di ascoltare, nei media alternativi, qualcuno affermare che egli sia stato una spia sovietica, insomma, si tratta di affermazioni ridicole. Questo personaggio era il Barone Victor Rothschild, era ovviamente un uomo del Vaticano, un orgoglioso membro di questi Ordini Cavallereschi, i quali, grazie al fatto di beneficiare di speciali denominazioni (status giuridico) in tutto il mondo, principalmente perché si tratta di entita’ sovrane in base al Diritto Internazionale, elemento che implica una serie di diritti e di benefici fiscali che forniscono una vasta serie di possibilita’ operative a questi criminali che sono parte degli Illuminati e che giocano sull’elemento caritatevole per coprire una serie di altri elementi. In effetti, ufficialmente, i Cavalieri di Malta sono una “Associazione Caritatevole”, mentre in realta’ includono personaggi come quelli con cui io stesso lavoravo, quali Licio Gelli, Ezio Giunchiglia e tutti i diversi personaggi che facevano parte della P2, che è stata una fondamentale ‘Commandery’, in un certo senso, anche perché la stessa Loggia di Montecarlo rappresenta in realta’ una ‘Commandery segreta’ dei Cavalieri di Malta e…' (http://connessionecosciente.wordpress.com/)

[1] Andrew Bertie è morto il 7 febbraio 2008 e al suo posto ora c'è Matthew Festing che è stato eletto Principe e Gran Maestro dell’Ordine di Malta l’11 marzo 2008 dal Consiglio Compito di Stato del Sovrano Ordine.

 

Dunque, i Cavalieri di Malta sono oltre che dipendenti dal Vaticano (sotto stretto controllo dei Gesuiti), anche collusi con la Massoneria e difatti tra i suoi membri ci sono molti massoni ed anche non pochi Illuminati (a conferma di ciò si veda questa parziale lista di membri dei Cavalieri di Malta sul sito 'Bible Believers' - http://www.biblebelievers.org.au/kmlst1.htm). A conferma di questo legame tra Cavalieri di Malta e Massoneria, ecco quello che dice il giornalista Ferruccio Pinotti: 'Secondo Pio XII, i Cavalieri di Malta erano la longa manus della massoneria in Vaticano, tanto che formò una commissione incaricata di sciogliere l'Ordine. Che si salvò grazie alla morte del Pontefice tradizionalista e all'avvento di Giovanni XXIII, un Papa accusato di simpatie «massoniche» che approvò le costituzioni dell'Ordine decretando la fine della commissione. Quindi i Cavalieri di Malta sono sempre stati percepiti come uno snodo importante tra la finanza massonica e quella vaticana' (Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 415). Peraltro, nei Cavalieri di Malta negli anni '40 c'erano anche non pochi agenti segreti americani.

Ecco il Barone Frary Von Blomberg nel 1976 vestito da Cavaliere di Malta

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Anche i Cavalieri di Malta quindi operano in vista del raggiungimento del Nuovo Ordine Mondiale. E difatti il Barone Von Blomberg aveva come obbiettivo proprio un nuovo ordine mondiale, infatti nel febbraio 1952 ebbe ad affermare: 'E' troppo tardi per le persone per discutere se essi sono Protestanti o Cattolici. Essi devono lavorare assieme [nde: contro il comunismo, perchè il Barone era questo che si proponeva per sua stessa ammissione]. Le persone all'estero stanno pregando per un risveglio mondiale della Cristianità. Un tale risveglio potrebbe offrire la scintilla di cui c'è bisogno per ri-unire il mondo' ('It's too late for people to argue about whether they are Protestant or Catholic. They must work together. People abroad are praying for a world revival of Christianity. Such a revival could provide the spark needed to re-unite the world.' http://www.hampton.lib.nh.us/hampton/biog/baronvonblomberg.htm).

Non sorprende dunque sapere che nel 1957 il Barone William Frary Von Blomberg ebbe un ruolo fondamentale nella creazione della World Fellowship of Religions (Comunione Mondiale delle Religioni), che come disse il mistico indiano Kirpal Singh (1894-1974) - che ne fu il primo presidente e che nel 1962 fu il primo dei 'non cristiani' a ricevere la Stella d'Oro dell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme (Cavalieri di Malta), proprio dal Barone Frary Von Blomberg - ha come scopo quello 'di portare assieme tutti i figli di Dio mentre rimangono nella loro religione' (http://sant-kirpal-singh.org/). A proposito della prima conferenza del WFR, tenutasi a Nuova Delhi nel 1957, va detto che vi partecipò Pandit Jawaharlal Nehru, il primo ministro dell'India che fece un breve discorso in cui approvò gli scopi e gli ideali del WFR. Poi, Kirpal Singh richiese al Barone von Blomberg di accettare il Segretariato, cosa che lui fu ben lieto di accettare. Più tardi il Barone sarà eletto co-presidente del WFR.

Ma c'è dell'altro da dire su questo Barone, e cioè che nel 1955 il falso profeta Kirpal Singh lo iniziò alla Scienza dell'Anima, che è una teoria della filosofia indiana che lui insegnava e che afferma che come uomini noi siamo tutti uno, e Dio è all'interno di ogni uomo, del suo io, e per entrare in contatto con Dio quindi bisogna cercarlo al proprio interno con l'aiuto di un Maestro. E questa sarebbe una vecchia verità che di tanto in tanto dei Maestri hanno insegnato, tra i quali Gesù, Maometto, e poi anche Kirpal Singh, che si considerava un perfetto Maestro! Quindi tutti gli uomini, siano essi Buddisti, Mussulmani, Induisti, Cristiani, fanno parte tutti di una stessa famiglia. Anche Gesù, in quanto parte di questa lista di Maestri, diceva: 'L'intera l'umanità è la mia famiglia'! Ecco quali diavolerie insegnava questo Kirpal Singh, e che furono abbracciate dal Barone von Blomberg! (http://www.kirpalsingh-teachings.org/).

Per il Barone sostanzialmente, Gesù Cristo non era altro che uno dei Maestri che ha insegnato agli uomini come cercare e trovare Dio!

Quando dunque si sente dire che il Barone si convertì al Vangelo (nel 1948), bisogna assolutamente diffidare di questa sua conversione, perchè questo Barone ha tutte le caratteristiche di un falso convertito infiltratosi nell'ambiente Evangelico Pentecostale, e questo lo dico anche perchè nel resoconto dell'iniziazione alla Scienza dell'Anima che ricevette questo Barone si legge quanto segue: 'Ha detto che praticamente conosce tutto di tutte le religioni, ma non aveva mai visto la luce interna o il suono interno e perciò voleva l'iniziazione' (http://www.ruhanisatsangusa.org/tours/55/SS55_11.htm - He said he know practically everything about all religions, but had never seen the inner light or sound and so wanted initiation). Ed oltre a ciò in un intervista al Barone apparsa sul New York Times egli viene definito 'un cattolico romano' ('Yankee Baron With a Mission' in New York Times, 28 Settembre 1965). E non poteva essere altrimenti, visto che l'Ordine dei Cavalieri di Malta a cui apparteneva il Barone von Blomberg era un ordine cattolico! E quindi il pastore pentecostale Henry Ness viaggiava con un elemento molto pericoloso per la Chiesa dell'Iddio vivente e vero, e lo riuscì a introdurre anche in mezzo alle Assemblee di Dio in Italia dove lo accolsero come un fratello!

Voglio ora dire qualcosa sull'l'incontro che Ness ebbe con il re Umberto d'Italia in Portogallo. Qualcuno si domanderà come mai si rese necessario quell'incontro. Bene la ragione è perchè Re Umberto II (1904-1983), ultimo Re d'Italia, era un cattolico praticante ed estremamente fervente e in ottimi rapporti con il Vaticano. Infatti alcuni giorni prima che il re Umberto II andasse in esilio in Portogallo (il re lasciò l'Italia il 13 giugno 1946) fu aiutato economicamente da Pio XII, in quanto ricevette un cospicuo prestito in contanti di vari milioni di Lire dell’epoca, concesso nell’ultima visita a Umberto II da Pio XII, la sera del 7 giugno 1946. Prestito, che fu elargito, per provvedere alle prime necessità dell’esilio, e fu consegnato in un pacchetto dallo stesso Pio XII al Ministro della casa reale, marchese Falcone Lucifero con questo messaggio: - Lo consegni al re. La provvidenza pensa che sarà molto utile -.

 

 

In questa foto presa dal Citizen of India del 14 Settembre 1962, potete vedere il Barone Von Blomberg dare al falso profeta Kirpal Singh la stella d'oro dell'Ordine di Malta.

 

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 Una conferenza di tutte le religioni tenutasi a Düsseldorf (Germania) nel Giugno 1963, in cui erano presenti il barone Von Blomberg e il suo intimo amico Kirpal Singh. Blomberg è in fondo alla vostra destra. Sarebbe lui il barone convertito all'Evangelo di cui parla Risveglio Pentecostale che viaggiava con Henry Ness e che era presente al Convegno Nazionale ADI del 1948!

 

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Agosto 1963: il barone von Blomberg e Kirpal Singh hanno un'udienza con Paolo VI. I due viaggiavano spesso assieme per cercare di unire tutte le religioni.

 

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I delegati che parteciparono negli anni '60 ad una World Religion Conference a Nuova Delhi, tra i quali al centro il Barone Blomberg con al suo fianco il suo amico e fratello Kirpal Singh!

 

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Articolo di giornale apparso sul Syracuse Post Standard del 27 Marzo 1965 in cui si parla della Conferenza Mondiale delle Religioni tenutasi a Nuova Delhi nel 1965, in cui fu fatto un appello affinchè tutte le persone che credono in un Essere Supremo 'forgino collegamenti spirituali di unità', e in cui il Barone ebbe ad incitare tutti i leaders religiosi a cercare una comprensione maggiore, e 'lavorare assieme verso la pace mondiale, trovare maniere per affrontare gli urgenti problemi mondiali, e manifestare tolleranza gli uni verso gli altri' e poi disse che la presenza a quella Conferenza di Cristiani, Ebrei, Mussulmani, Induisti, Gianisti, Buddisti, e rappresentanti di altre religioni, hanno reso l'assemblea una 'Nazioni Unite delle Religioni'.

 

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L'articolo apparso sul Dunkirk Evening Observer il 13 Novembre 1942 e quello sul Pittsfield Berkshire Evening Eagle il 16 Novembre 1942, in cui vengono riportate le sconcertanti parole del Barone Von Blomberg, pronunciate in un Rotary Club e quindi in seno ad una associazione filo massonica, secondo cui le truppe naziste erano incapaci di commettere atrocità!

 

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L'articolo su Risveglio Pentecostale in cui viene riportata la presenza del Barone Von Blomberg al Convegno Nazionale ADI di Catania nel 1948. Blomberg viene fatto passare per 'convertito all'Evangelo' ma in effetti era un cattolico romano che diventò discepolo del falso profeta Kirpal Singh.

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Una voce fuori dal coro

 

E' interessante notare che in quegli anni in mezzo a tutti questi movimenti intrapresi sia dalle Assemblee di Dio in Italia che quelle negli USA, che si proponevano di fare appello alle autorità governative e a quelle religiose per far smettere la persecuzione contro le Chiese Pentecostali in Italia, si levò ufficialmente una voce contraria a queste iniziative durante una conferenza mondiale pentecostale. Questo lo riporta la rivista Heritage delle Assemblee di Dio Usa, infatti nel resoconto della Terza Conferenza Mondiale delle Chiese Pentecostali tenutasi nel 1952 a Londra - alla quale erano anche presenti in rappresentanza delle ADI Umberto Gorietti, Paolo Arcangeli, Vincenzo Federico e Francesco Toppi - viene detto che la mattina del 2 Luglio si discuteva su 'La libertà religiosa e la persecuzione' e 'la delegazione dall'Italia commuove tutti i cuori' e dopo che un fratello Inglese espresse la volontà che la Conferenza mandasse immediatamente una delegazione al Cardinale della Chiesa Cattolica Romana, la Conferenza decise di stabilire un Comitato di tre membri, assieme ad una Assemblea Consultiva di altri quattro membri, per presentare rimostranze formali a nome dei Movimenti Pentecostali Mondiali agli appropriati dipartimenti di Governo; ma dopo di ciò viene detto che un delegato affermò che noi dovremmo sopportare la persecuzione senza fare alcun tentativo di mitigarla tramite approcci all'autorità costituita (Heritage, Vol. 22, n° 1, Primavera 2002, pag. 12 - vedi foto). Ma naturalmente quelle parole sagge non furono ascoltate. Provo ad immaginare con quale spirito possano essere state prese quelle parole dagli 'illustri' delegati italiani conoscendo lo spirito delle ADI!

 

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Sull'alleanza delle ADI con la massoneria nel secondo dopoguerra per uscire dalla persecuzione

 

Voglio tornare e insistere sul coinvolgimento della massoneria nelle vicende delle Assemblee di Dio in Italia nel dopoguerra - coinvolgimento che si prefiggeva la fine della persecuzione contro le ADI - perchè lo ritengo molto importante, e voglio fare a tale riguardo cinque considerazioni.

La prima considerazione che voglio fare è la seguente. E' fuori dubbio che le ADI, nel secondo dopoguerra, tramite il presidente Umberto Gorietti (spalleggiato da Roberto Bracco che era il segretario, Aurelio Pagano che era il tesoriere, e Vincenzo Federico e Francesco Testa che erano consiglieri), si sono appoggiate alla massoneria al fine di ottenere la cosiddetta libertà religiosa. Come è anche fuori dubbio che dei massoni sono penetrati in mezzo al Movimento Pentecostale proprio tramite i dirigenti delle ADI. Frank Gigliotti per esempio, è stato in mezzo a Chiese Pentecostali in Italia ed ha avuto contatti con pastori pentecostali. Questo si evince anche da un suo rapporto pubblicato dalle Assemblee di Dio USA nell'aprile 1948 (The Pentecostal Evangel, 24 Aprile, 1948, pag. 9 - vedi foto).

 

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Gigliotti dice infatti nel suo rapporto che lui ha visto e sentito personalmente i fratelli italiani predicare Cristo in tempo e fuori tempo, sotto la persecuzione fascista, e poi afferma anche: 'Sento che il popolo Cristiano in America dovrebbe sapere che il Fratello Gorietti, il leader del Movimento Pentecostale in Italia, è stato in prigione diciotto volte a causa di Cristo ....'. E' evidente dunque che Gigliotti è stato accolto in seno a diverse Chiese Pentecostali, ed ha avuto dei rapporti personali con dei pastori, tra cui Umberto Gorietti. Se si considera dunque che quel falso fratello Gigliotti - che si presentava come pastore evangelico - oltre che un esponente di spicco della massoneria americana, era anche un agente della CIA, nonché amico di mafiosi, la cosa non può che rattristare e turbare profondamente. E siamo persuasi che dal momento che le ADI si sono appoggiate ai massoni, nelle ADI è entrato lo spirito massonico, che è uno spirito diabolico. Peraltro questo modo di comportarsi firmato ADI fa chiaramente capire che le ADI sono disposte e pronte a mettersi con gli infedeli - ossia i nemici di Dio, perchè i massoni sono tali - per realizzare i loro obbiettivi, il che mostra il loro carattere spirituale ribelle.

La seconda considerazione è questa. Abbiamo visto che il massone Frank Bruno Gigliotti quando si mobilitò a favore della Massoneria Italiana per farle ottenere il riconoscimento di quella americana e recuperare Palazzo Giustiniani (recupero che avvenne nel 1960), impose delle condizioni alla Massoneria Italiana. Tra le condizioni che Gigliotti aveva posto al GOI per avere il riconoscimento della Massoneria USA e quindi disporre dell'appoggio americano per riavere quel Palazzo c'era quella 'di consentire la formazione in Italia di Logge americane extraterritoriali' (cfr. Mario Guarino e Fedora Raugei, Gli anni del disonore, pag. 46 - 47), nonchè il riconoscimento di una loggia segreta siciliana, come dice il giornalista Antonio Nicaso: 'Gigliotti aveva un tale peso da costringere la massoneria italiana - appena riemersa dopo le ostilità del fascismo - ad accogliere tra le proprie fila la loggia segreta del principe palermitano Alliata di Monreale in cambio della restituzione di Palazzo Giustiniani' (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 525). Ora, abbiamo visto che i massoni Frank Gigliotti e Charles Fama - su pressione delle ADI - si misero in moto per aiutare le ADI, e tra i due il più potente era Gigliotti che era anche amico di mafiosi. La spontanea domanda che uno si fa a questo punto è: Che cosa si sono detti in segreto o in privato i dirigenti delle ADI con il massone e agente CIA Frank Gigliotti, che le Chiese delle ADI devono sapere? Domandiamo questo perchè da un personaggio come Gigliotti - come anche dai dirigenti ADI - c'è da aspettarsi di tutto. Comunque sia, siamo pienamente persuasi che le ADI appoggiandosi ai massoni siano cadute nel laccio della Massoneria, e quindi nel laccio del diavolo. E che sia così, lo si avverte a livello spirituale.

La terza considerazione è la seguente. E' evidente che tramite Frank Gigliotti, Gran Maestro onorario del GOI, si è venuto ad instaurare un legame spirituale tra la Massoneria e le ADI, e difatti sia Luigi Preti, che era massone, che il partito PSLI (poi PSDI) di Giuseppe Saragat sorto per opera della Massoneria, hanno appoggiato le ADI. E siamo persuasi che questo appoggio massonico ha continuato nel tempo. E questa cosa inquieta molto, come inquieta molto anche il fatto che ad un certo punto in Italia il posto di Frank Gigliotti fu preso dal massone Licio Gelli. Giudicate voi.

La quarta considerazione è questa. E' evidente che quando dei pastori agiscono come hanno agito Gorietti, Bracco e tutti gli altri, che hanno cercato l'appoggio della Massoneria e del Vaticano per uscire dalla persecuzione, ciò significa che essi sono dei RIBELLI perchè violano dei comandamenti della Parola: il primo è quello di riporre la propria fiducia in Dio, secondo che è scritto nei Salmi: "O voi che temete l’Eterno, confidate nell’Eterno!" (Salmo 115:11), e il secondo quello di non riporla nell'uomo, secondo che è scritto: "Non confidate nei principi, né in alcun figliuol d’uomo, che non può salvare" (Salmo 146:3). Ma ve li immaginate gli apostoli andare a fare pressioni sulle autorità politiche o religiose del loro tempo, per implorarle di far smettere la persecuzione contro di loro? O cercare l'appoggio di individui strani e collusi con la malavita o con fazioni politiche dell' 'opposizione' per cercare di uscire dalla persecuzione? Io neppure me li immagino fare una cosa del genere, anche perchè essi si rallegravano di essere reputati degni di essere vituperati e perseguitati per il nome di Cristo e si compiacevano nelle persecuzioni che subivano a cagione di Cristo perchè sapevano che quando erano deboli allora erano forti e la potenza di Cristo si manifestava in loro (cfr. Atti 5:40-41; 2 Corinzi 12:10). Ecco perchè non cercarono mai di fare pressioni sulle autorità di allora o di cercare il loro favore per uscire dalla persecuzione, anzi sopportarono con pazienza le sofferenze. Ma nelle ADI la Parola viene rigettata. Mentre viene accettata la massima antibiblica 'aiutati che Dio ti aiuta' che significa 'mettiti a confidare nell'uomo, e poi vedrai che Dio interverrà', che poi nella pratica si manifesta col ricorrere ad ogni mezzo pur di raggiungere il proprio obbiettivo perchè per costoro 'il fine giustifica i mezzi'. E nelle ADI si alleerebbero persino con il diavolo in persona pur di raggiungere i loro obbiettivi 'a maggior gloria di Dio', in quanto oltre allo spirito massonico, c'è quello gesuita!

La quinta considerazione è collegata alla precedente, e cioè alla sopportazione delle sofferenze. Leggendo il libro degli atti degli apostoli, che documenta la storia della Chiesa nel primo trentennio dopo l'assunzione di Gesù in cielo, non si può non vedere che i santi furono perseguitati ed anche duramente. Anche leggendo le epistole si può vedere chiaramente questo. I santi erano perseguitati da quelli di fuori, perchè il mondo avvertiva che essi non facevano parte del mondo, perchè testimoniavano del mondo che le sue opere erano malvage, e allora li perseguitava. Come si comportarono i santi servitori di Cristo verso di loro? Cosa fecero per i santi? Quali parole rivolsero loro? Cercarono forse di contattare le autorità politiche o religiose del tempo per far smettere la persecuzione contro i santi? No, semmai li esortarono a sopportare le sofferenze con pazienza, a rallegrarsi in mezzo ad esse, e a perseverare nella fede, e li elogiarono per il fatto che partecipavano alle sofferenze di Cristo. Ecco le loro parole.

L'apostolo Paolo ai santi di Roma: "siate .....pazienti nell’afflizione" (Romani 12:12); ai santi di Filippi: "Soltanto, conducetevi in modo degno del Vangelo di Cristo, affinché, o che io venga a vedervi o che sia assente, oda di voi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo assieme d’un medesimo animo per la fede del Vangelo, e non essendo per nulla spaventati dagli avversarî: il che per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi, di salvezza; e ciò da parte di Dio. Poiché a voi è stato dato, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo voi la stessa lotta che mi avete veduto sostenere, e nella quale ora udite ch’io mi trovo" (Filippesi 1:27-30); ai santi di Tessalonica: "E voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la Parola in mezzo a molte afflizioni, con allegrezza dello Spirito Santo; talché siete diventati un esempio a tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. .... Poiché, fratelli, voi siete divenuti imitatori delle chiese di Dio che sono in Cristo Gesù nella Giudea; in quanto che anche voi avete sofferto dai vostri connazionali le stesse cose che quelle chiese hanno sofferto dai Giudei .... Perciò, non potendo più reggere, stimammo bene di esser lasciati soli ad Atene; e mandammo Timoteo, nostro fratello e ministro di Dio nella propagazione del Vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste afflizioni; poiché voi stessi sapete che a questo siamo destinati. Perché anche quando eravamo fra voi, vi predicevamo che saremmo afflitti; come anche è avvenuto, e voi lo sapete. Perciò anch’io, non potendo più resistere, mandai ad informarmi della vostra fede, per tema che il tentatore vi avesse tentati, e la nostra fatica fosse riuscita vana. Ma ora che Timoteo è giunto qui da presso a voi e ci ha recato liete notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto che serbate del continuo buona ricordanza di noi bramando di vederci, come anche noi bramiamo vedervi, per questa ragione, fratelli, siamo stati consolati a vostro riguardo, in mezzo a tutte le nostre distrette e afflizioni, mediante la vostra fede; perché ora viviamo, se voi state saldi nel Signore .... noi stessi ci gloriamo di voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che voi sostenete. Questa è una prova del giusto giudicio di Dio, affinché siate riconosciuti degni del regno di Dio, per il quale anche patite. Poiché è cosa giusta presso Dio il rendere a quelli che vi affliggono, afflizione; e a voi che siete afflitti, requie con noi, quando il Signor Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza" (1 Tessalonicesi 1:6-7; 2:14; 3:1-8; 2 Tessalonicesi 1:4-9); a Timoteo: " soffri anche tu per l’Evangelo, sorretto dalla potenza di Dio .... Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù .... soffri afflizioni" (2 Timoteo 1:8; 2:3; 4:5).

Lo scrittore agli Ebrei: "Ma ricordatevi dei giorni di prima, quando, dopo essere stati illuminati, voi sosteneste una così gran lotta di patimenti: sia coll’essere esposti a vituperio e ad afflizioni, sia coll’esser partecipi della sorte di quelli che eran così trattati. Infatti, voi simpatizzaste coi carcerati, e accettaste con allegrezza la ruberia de’ vostri beni, sapendo d’aver per voi una sostanza migliore e permanente. Non gettate dunque via la vostra franchezza la quale ha una grande ricompensa! Poiché voi avete bisogno di costanza, affinché, avendo fatta la volontà di Dio, otteniate quel che v’è promesso" (Ebrei 10:32-36).

Giacomo disse agli eletti: "Fratelli miei, considerate come argomento di completa allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia appieno l’opera sua in voi, onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti ..... Prendete, fratelli, per esempio di sofferenza e di pazienza i profeti che han parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiam beati quelli che hanno sofferto con costanza. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e avete veduto la fine riserbatagli dal Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso. .... C’è fra voi qualcuno che soffre? Preghi." (Giacomo 1:2-4; 5:10-11,13).

Pietro disse ai santi: "Nel che voi esultate, sebbene ora, per un po’ di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove, affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo; il quale, benché non l’abbiate veduto, voi amate; nel quale credendo, benché ora non lo vediate, voi gioite d’un’allegrezza ineffabile e gloriosa, ottenendo il fine della fede: la salvezza delle anime ..... Poiché questo è accettevole: se alcuno, per motivo di coscienza davanti a Dio, sopporta afflizioni, patendo ingiustamente. Infatti, che vanto c’è se, peccando ed essendo malmenati, voi sopportate pazientemente? Ma se facendo il bene, eppur patendo, voi sopportate pazientemente, questa è cosa grata a Dio. Perché a questo siete stati chiamati: poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme; egli, che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode; che, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; che, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente; ..... E chi è colui che vi farà del male, se siete zelanti del bene? Ma anche se aveste a soffrire per cagion di giustizia, beati voi! E non vi sgomenti la paura che incutono e non vi conturbate; anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto; avendo una buona coscienza; onde laddove sparlano di voi, siano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo. Perché è meglio, se pur tale è la volontà di Dio, che soffriate facendo il bene, anziché facendo il male. .... Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasiché vi avvenisse qualcosa di strano. Anzi, in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevene, affinché anche alla rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi giubilando. Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi! perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi. Nessun di voi patisca come omicida, o ladro, o malfattore, o come ingerentesi nei fatti altrui; ma se uno patisce come Cristiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Iddio portando questo nome. Poiché è giunto il tempo in cui il giudicio ha da cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, qual sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al Vangelo di Dio? E se il giusto è appena salvato, dove comparirà l’empio e il peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio, raccomandino le anime loro al fedel Creatore, facendo il bene " (1 Pietro 1:6-9; 2:19-23; 3:13-17; 4:12-19).

Alla luce di quanto dice la Scrittura, quindi, e raffrontando il comportamento dei santi uomini di Dio con quello dei pastori delle ADI nel dopoguerra, dobbiamo dire che c'è un abisso tra i due comportamenti. A proposito: ma vi risulta che mentre Saulo da Tarso devastava la Chiesa e metteva in prigione i santi, e alcuni di loro venivano messi a morte a motivo di Cristo, gli apostoli o gli anziani delle Chiese si mobilitarono per presentare le loro formali proteste alle autorità del tempo, per far cessare la persecuzione contro la Chiesa ed ottenere 'la libertà religiosa'? A noi non risulta. E vi risulta forse che quando l'apostolo Pietro fu messo in carcere, gli apostoli e gli anziani delle Chiese si mobilitarono contro le autorità politiche e religiose del tempo, per fare pressione su di esse per indurle a far liberare Pietro? A noi non risulta, ma risulta che la Chiesa si mise a pregare fervidamente per Pietro (Atti 12:5), e Dio rispose loro liberando Pietro mediante un angelo! Ma nel caso dei pastori delle ADI, ci troviamo davanti a uomini che hanno deciso di non seguire le orme dei santi antichi. Ecco perchè questa netta differenza comportamentale.

Che quadro desolante e sconcertante! E' veramente triste sapere che le Chiese Pentecostali ad un certo punto hanno cominciato a non reputare più un onore essere reputate degne di essere perseguitate a motivo di Cristo, e si sono appoggiate ai massoni per uscire dalla persecuzione, e che peraltro questo appoggio da loro ricercato con tutte le loro forze è stato tenuto nascosto dai pastori alla fratellanza. Ma ora la loro ribellione è manifesta e rimarrà come un marchio di infamia per loro. E badate che la ribellione alla Parola di Dio si paga caramente con Dio, e difatti le ADI sono cadute nel laccio degli uomini, ed hanno perso la libertà spirituale, già proprio la libertà spirituale che Cristo ci ha comprato con il suo sacrificio, loro l'hanno persa in cambio della fine della persecuzione o meglio dell'ottenimento della cosiddetta libertà religiosa. E chi non vede questo? Solo un cieco può non vederlo. E purtroppo di ciechi ce ne sono tanti, soprattutto nelle ADI.

Qui dunque le cose perverse agli occhi di Dio sono diverse, e sono collegate e intrecciate tra di esse. E sono cose gravissime, che non rimangono impunite da Dio. Qui ci troviamo davanti a chiese che hanno rigettato la Parola di Dio, coprendo e giustificando questo loro rigetto con abili sofismi, che purtroppo tanti hanno accettato. Questi ribelli infatti parlano della cosiddetta libertà religiosa, e della lotta da loro intrapresa nel secondo dopoguerra per ottenerla. Ma io dico: 'Ma quando mai i santi antichi organizzarono o promossero proteste pubbliche contro le autorità politiche o religiose del loro tempo perchè ricevevano torti e persecuzioni e vessazioni a motivo della loro fede in Cristo, facendo pressioni di svariato genere su di esse per ottenere la fine della persecuzione nei loro confronti?' E perchè mai quindi oggi i santi dovrebbero intraprendere questa lotta in quelle nazioni dove vengono perseguitati a motivo della loro fede? La verità è che questa lotta non fa parte del buon combattimento che noi discepoli di Cristo siamo chiamati a combattere, eppure le ADI presentano tutte le loro lotte intraprese nel dopoguerra per ottenere la fine della persecuzione nei loro confronti come il buon combattimento che ogni Cristiano in mezzo alla persecuzione dovrebbe intraprendere! Che stoltezza! E tutta questa loro lotta non è altro che la conseguenza del loro rigetto di compiacersi e rallegrarsi nelle afflizioni e persecuzioni a motivo di Cristo, e quindi 'il peccato originale' è proprio questo. Siamo quindi davanti a persone per le quali certe parti della Scrittura non valgono NULLA e le sprezzano, anzi se potessero le toglierebbero dalla Bibbia, tanto sono diventati ostinati e caparbi. E dato che Paolo diceva che chi sprezzava i suoi precetti - ma possiamo aggiungerci anche i precetti dati da Giacomo e Pietro - non sprezzava un uomo ma Dio, e tra questi precetti ci sono quelli che vi ho citato prima che riguardano l'afflizione e la persecuzione, possiamo dire che le ADI sprezzano Dio, ma riescono a coprire abilmente questo loro sprezzo. Ma Dio è giusto, ed ha promesso di avvilire quelli che lo sprezzano, e questo sappiamo è già avvenuto tante volte e continuerà ad avvenire. A Dio sia la gloria ora e in eterno. Amen.

 

 

Fred P. Corson, il famoso massone presente nella Commissione giunta in Italia nel 1947 della quale ha parlato Roberto Bracco

 

Nel succitato articolo di Roberto Bracco viene poi detto che nel Giugno 1947 giunse in Italia 'una commissione composta di pastori americani delegati dal Governo degli Stati Uniti e presieduta dal Dott. G. Pitt Beers, PER UNA INCHIESTA SULLA LIBERTA' RELIGIOSA IN ITALIA. Avviene un incontro in un albergo di Roma con i vari pastori delle comunità evangeliche della capitale, in rappresentanza delle diverse denominazioni cristiane. Il fratello Bracco espone crudamente la posizione del Movimento Pentecostale, mettendo chiaramente in evidenza che nonostante le ripetute assicurazioni generiche e particolari, esso è fino ad oggi privo di quelle libertà promesse dal Governo. La dichiarazione suscita vivo interesse nei numerosi membri della Commissione e vengono da tutti presi riferimenti e note per una relazione. Andando in macchina apprendiamo che sono in elaborazione nuovi solleciti presso i competenti esponenti del Governo per una rapida regolarizzazione giuridica del nostro Movimento' (Risveglio Pentecostale, Agosto 1947, pag. 13).

George Pitt Beers (1883-1970), era il segretario esecutivo della American Baptist Home Mission Society (lo fu dal 1934 al 1953), appartenente all'allora Convenzione Battista del Nord che aveva forti legami con la Massoneria (si consideri per esempio che Clarence A. Barbour, che ne fu presidente dal 1916 al 1917 era un massone, come anche Mattison B. Jones che ne fu presidente nel 1931).

La stessa Baptist Home Mission Society fino al 1937 fu finanziata in maniera massiccia dal 'massone' John D. Rockefeller, Sr. Fino alla sua morte avvenuta nel 1937, viene detto infatti che Rockefeller donò alla ABHM circa 7 milioni di dollari!

Interessante poi notare che verso la fine del mese di Febbraio 1947, quindi pochi mesi prima che venisse in Italia, George Pitt Beers si era recato con dei missionari battisti a visitare il presidente americano Harry Truman (http://www.trumanlibrary.org/) che era un massone di alto grado. La delegazione Battista era guidata da Asa Leonard Allen (1891-1969), membro del Congresso, che era un massone, appartenente all'Eastern Star Lodge N° 151 di Winnfield (http://www.la-mason.com/famous.htm), massone del Rito Scozzese e uno Shriner. Questo Allen era diacono della First Baptist Church di Winnfield, dove per oltre 30 anni fu un insegnante della Scuola Domenicale.

Ma c'è dell'altro, e cioè che in quella commissione di cui dice Bracco che giunse in Italia nel giugno 1947 per una inchiesta sulla libertà religiosa in Italia, c'era un famoso massone, che era il vescovo metodista Fred Pierce Corson (1896-1985), che nel libro 10.000 famous freemasons viene detto che nel 1947 era gran cappellano della gran loggia della Pennsylvania. Una delle sue dichiarazioni più famose dice: 'Good Masons make good churchmen' (http://www.masonicinfo.com/quotes.htm). Era anche un esponente dell'Ordine dei Cavalieri di Malta. Corson nel 1961 sarà eletto Presidente del Consiglio Mondiale Metodista, e nel 1962 fu un osservatore al Concilio Vaticano II. Di lui viene detto che ebbe diverse volte delle udienze private con dei papi.

A conferma che Fred Corson era un massone, c'è un articolo del Reading Eagle del 11 Ottobre 1956 (vedi foto), in cui viene detto che il vescovo Metodista Fred Pierce Corson era un massone del 33° grado e che il 17 Novembre terrà un discorso in occasione di una importante riunione massonica. Corson, viene sempre detto, apparteneva alla Cumberland Star Lodge No. 197 degli Antichi ed Accettati Massoni, e nel 1950 era stato fatto membro onorario del Supremo Consiglio, ed ancora che era gran cappellano della Gran Loggia della Pennsylvania e un past gran prelato della Commanderia della Pennsylvania dei Cavalieri Templari.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

A proposito poi della missione e della composizione della Commissione venuta nel giugno del 1947 in Italia, c'è da dire quanto segue. In base ad un articolo del Rochester Democrat and Chronicle del 15 Giugno 1947 (vedi foto), che evidentemente era molto informato, essa fece tappa a Roma due giorni durante un tour europeo (di 35 giorni) per conto del Dipartimento della Guerra degli USA per fare degli studi sui problemi delle forze armate americane di stanza in Germania e Austria, cosa questa che non si evince affatto dall'articolo di Bracco. Inoltre essa non era composta solo da pastori protestanti - come lascia intendere Bracco definendola: 'una commissione composta di pastori americani delegati dal Governo degli Stati Uniti e presieduta dal Dott. G. Pitt Beers' - ma anche da un prelato della Chiesa Cattolica Romana (James Henry Ambrose Griffiths, 1903-1964) e un rabbino ebreo (James G. Heller, 1892-1971).

 

L'articolo apparso sul Rochester Democrat and Chronicle del 15 Giugno 1947, che parla del tour di quella Commissione e della sua composizione.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

La pagina dell'articolo di Roberto Bracco 'La libertà del Movimento Pentacostale in Italia', dove parla della Commissione giunta in Italia nel 1947 (pag. 13)

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Arturo Carlo Jemolo, avvocato delle ADI, massone

 

Arturo Carlo Jemolo (1891-1981) è stato un illustre giurista e storico italiano che negli ultimi anni della sua vita fu anche consigliere politico molto ascoltato in Vaticano. Ecco in che maniera è entrato nella storia delle Assemblee di Dio in Italia. Il 12 Ottobre 1948, le ADI presentarono al Ministero dell’Interno la formale richiesta di riconoscimento giuridico dell’associazione come Ente di culto. Il 17 Gennaio del 1952, le ADI – vedendo che non arrivava nessuna risposta da parte del Ministero dell’Interno - notificarono al Ministero che trascorso un ulteriore termine di 90 giorni, il silenzio sarebbe stato interpretato come una risposta negativa. Il termine decorse e allora le ADI impugnarono il provvedimento e il 1 Giugno 1952 presentarono un ricorso al Consiglio di Stato contro il Ministero dell’Interno. Carmine Lamanna, pastore della chiesa ADI di Matera, afferma a tale riguardo: ‘Il Signore preparò la via, perché in difesa del movimento pentecostale si rivolsero al famoso giurista cattolico romano liberale dell’epoca, Arturo Carlo Iemolo che era un luminare in diritto ecclesiastico, assunse la nostra difesa, di fronte al Consiglio di stato’. Ecco alcuni stralci di questo ricorso:

‘…..Il silenzio può costituire una valida manifestazione della volontà della pubblica Amministrazione con la quale essa rifiuta di esercitare un potere che le è affidato, quando per l’esercizio di tale potere essa sia investita da una piena discrezionalità di valutazione, positiva o negativa. Ma quando invece la pubblica Amministrazione può per legge rifiutare di fare uso di un suo potere soltanto se ricorrono determinate condizioni negative che si oppongono all’esercizio del potere stesso, essa non ha la giuridica possibilità di emanare un provvedimento negativo se non dopo di avere accertato l’esistenza di quelle condizioni e se non rendendo conto dell’accertamento da essa compiuto. In questi casi il provvedimento della pubblica Amministrazione con il quale essa rifiuta di esercitare il proprio potere deve considerarsi illegittimo fino a che non sia dimostrato che sussistevano i presupposti in mancanza dei quali l’Amministrazione stessa è per legge tenuta a fare uso di quel potere. Questa è precisamente la situazione che si verifica nella specie, perché, per le ragioni sopra svolte, gli istituti dei culti ammessi hanno diritto ad ottenere il riconoscimento della personalità giuridica, sempre che non si verifichino determinate condizioni che ostino a tale riconoscimento. Onde il Ministero dell’Interno non poteva rigettare la domanda delle ‘Assemblee di Dio in Italia’, con il semplice silenzio mantenuto sulla domanda presentata al Ministero stesso, senza avere accertato che esistessero le condizioni che sole potevano giustificare il rigetto della domanda e senza dare espressamente atto delle risultanze di tali accertamenti …. Le giustificazioni date dalla pubblica Amministrazione degli innumerevoli arbitri da essa commessi, costituiscono soltanto lo schermo dietro il quale si nasconde la volontà dell’Amministrazione stessa di non osservare i precetti della legge e i principii fondamentali della nostra Costituzione e, se questa interpretazione dell’atteggiamento assunto dalla pubblica Amministrazione di fronte alla domanda della associazione ricorrente apparisse giustificata, - come dovrebbe apparire in base a quanto si è sopra esposto e dalla documentazione che sarà prodotta – non occorrerebbe aggiungere una sola parola per dimostrare il fondamento di questo motivo di ricorso, sotto il profilo della violazione di legge, nonché dell’eccesso di potere, nella forma dello sviamento. Viola la legge la pubblica amministrazione che non rispetta la libertà di religione dei cittadini e di chiunque, trovandosi nel territorio della Repubblica, ha diritto di godere di quel sommo bene che è la libertà. Incorre in eccesso di potere la pubblica amministrazione che, nell’esercizio delle proprie attribuzioni, si lascia dominare dallo spirito di intolleranza religiosa, sia esso determinato da un’errata concezione dei diritti della maggioranza o da una cieca incomprensione delle altrui credenze o, peggio, da ragioni di calcolo politico. …..’ (Ricorso delle «Assemblee di Dio in Italia» contro il Ministero dell’Interno – Direzione Generale dei Culti, pag. 11-12, 15-16).

Il ricorso fu accettato il 25 Maggio 1954. Quel giorno, secondo le ADI, fu un giorno di vittoria in cui trionfò la giustizia di Dio. Umberto Gorietti scrisse su Risveglio Pentecostale: ‘La giustizia di Dio ha trionfato. Date all’Eterno gloria e forza, date all’Eterno la gloria dovuta al Suo nome, cantate la gloria del Suo nome, perché ha risposto al nostro grido mentre eravamo in distretta e l’Iddio della nostra giustizia ci ha messo a largo esaudendo la nostra preghiera …. Il nostro ricorso al Consiglio di Stato è stato accolto. L’Amministrazione dello Stato, dopo tanti anni di ostracismo, aveva negato il riconoscimento del nostro Movimento, malgrado avessimo corredato la nostra pratica di tutte le necessarie documentazioni. Iddio ci ha reso giustizia e il generale organo consultivo dell’amministrazione centrale dello Stato ha riconosciuto i nostri diritti. Sia resa lode al Signore che ha piegato o guidato i cuori nella dirittura’ (Risveglio Pentecostale, n° 6, Giugno 1954, pag. 1). Va tuttavia fatto notare, che il professore Arturo Carlo Iemolo era un massone, infatti poche settimane prima che il ricorso fosse accettato, partecipò ad un Convegno nazionale massonico dove presiedette. Questo lo riporta l'autorevole storico della Massoneria Aldo Mola, che nel suo libro Storia della Massoneria Italiana, afferma: 'Nello stesso anno ebbe luogo in Roma il primo Convegno nazionale massonico dei professori e docenti universitari (1-2 maggio), aperto da Giunio Bruto Crippa e Ugo Della Seta e presieduto da un Fr Prof. C., seguito l'indomani dal Fr Prof. J.: iniziali identiche a quelle di Guido Calogero e di Arturo Carlo Jemolo, che ebbero parte eminente nella rivista La Cultura, direttamente finanziata dal Grande Oriente d'Italia' (pag. 711). 'Fr∴' messo prima di 'Prof. J.' porta a dire che Jemolo era massone, perchè si tratta dell' «uso massonico di abbreviare la parola Fratello» (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 38), e difatti l'ex massone francese Maurice Caillet afferma nel suo libro 'Sono stato massone': 'I politici erano ben circondati da quelli che chiamavamo i nostri «Fratelli tre punti», e il disegno di legge sull'aborto venne elaborato rapidamente'.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Oltre a ciò, il Grande Oriente si rivolse a Jemolo come avvocato per recuperare Palazzo Giustiniani. Dice a tale proposito lo storico Aldo Mola: '... vi fu anche la difesa degli interessi della Società Urbs (immobiliare del Grande Oriente) aspirante, nel secondo dopoguerra, a recuperare la proprietà di Palazzo Giustiniani: le tesi approntate da Arturo Carlo Jemolo ottennero moderata soddisfazione ... ' (Aldo A. Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 332). In sostanza, era avvenuto che 'il Demanio dello Stato, che durante il fascismo aveva espropriato senza indennizzo Palazzo Giustiniani, reclamò il possesso dell'edificio. Il Gran maestro Guido Laj si oppose alla restituzione dell'antica sede e la vertenza finì dinanzi al Tribunale Civile di Roma che, in primo grado, decretò ufficialmente il diritto del GOI al possesso del palazzo rinascimentale romano. In sede di appello, peraltro, la Corte condannò il Grande Oriente alla restituzione della sede occupata e al risarcimento allo Stato della somma di 140.000.000 di lire' (fonte: Wikipedia). Ma la cosa non si fermò lì, perchè la battaglia andò avanti, perchè i dirigenti del GOI si rivolsero al loro fratello americano Franck Gigliotti, che era un pastore protestante massone che l'OSS aveva inviato in Italia a preparare lo sbarco in Sicilia per mezzo della mafia e della massoneria, che - come dice il giornalista Antonio Nicaso - in cambio dell'appoggio della Massoneria USA impose al GOI il riconoscimento di una loggia segreta siciliana: 'Gigliotti aveva un tale peso da costringere la massoneria italiana - appena riemersa dopo le ostilità del fascismo - ad accogliere tra le proprie fila la loggia segreta del principe palermitano Alliata di Monreale in cambio della restituzione di Palazzo Giustiniani' (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 525), restituzione che avvenne in quanto 'gli americani iniziarono a operare pressioni affinchè la storica sede del Grande Oriente d'Italia, Palazzo Giustiniani, sequestrata dal regime fascista, fosse restituita alla massoneria. Il 7 luglio 1960, si svolse a Roma la cerimonia di riconsegna da parte del ministro delle Finanze Trabucchi, alla presenza dell'ambasciatore americano Zellerbach e di Gigliotti' (in Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 525 - A metà anni '80 però, dopo anni di battaglia, il Grande Oriente ha dovuto cambiare la sua sede andando alla Villa Medici del Vascello sul Gianicolo e lasciare il Palazzo al Senato - La Repubblica, 13 luglio 1985). A proposito poi del professore massone Ugo della Seta (1879-1958), che aveva aperto quel Convegno massonico, era 'vicino all'ambiente evangelico' in quanto aveva collaborato con il periodico evangelico Lumen de Lumine (cfr. Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 318, 327).

Massimo Teodori (giornalista, politico, scrittore e storico, che come ha affermato lui stesso in un intervento ha 'stabilito un rapporto chiaro ed aperto con la massoneria italiana e un’amicizia franca con il suo Gran Maestro' ) nel suo articolo 'Ma perché il Partito democratico si scalda tanto sulla massoneria?' apparso sul Corriere della Sera il 7 Giugno 2010, afferma: 'Ma qual è stato il rapporto della massoneria con le sinistre? I massoni vennero espulsi nel 1914 dal Partito socialista (e riammessi nel 1946), considerati filofascisti da Gramsci, condannati dalla Terza Internazionale di Stalin e poi messi al bando dal fascismo perché portavano con sé l'eredità liberale e democratica del migliore Risorgimento. Durante il ventennio l'antifascismo democratico fu intrecciato con una parte della massoneria in esilio: pochi ricordano massoni come i repubblicani Facchinetti e Pacciardi (ministri della Difesa), Carlo Sforza (ministro Esteri), i liberali come il ministro del Tesoro Soleri, i socialisti, giellisti e radicali Ugo Lenzi e Umberto Cipollone [1] (gran maestri), Francesco Fausto Nitti (amico di Turati), gli intellettuali Calogero e Jemolo che fiancheggiarono con la rivista La Cultura'. Anche qui Jemolo viene messo tra i massoni.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Da: archiviostorico.corriere.it/2010/giugno/07/perche_Partito_democratico_scalda_tanto_co_9_100607030.shtml

 

[1] Umberto Cipollone apparteneva al 'mondo protestante' (Fulvio Conti, La massoneria a Firenze. Dall'età dei Lumi al secondo Novecento, Bologna 2007, pag. 446) ed era un massone del 33° (cfr. Aldo Mola, Storia della Massoneria Italiana, pag. 520-521).

 

 

Leopoldo Piccardi, avvocato delle ADI, massone

 

Nel libro scritto da Francesco Toppi E mi sarete testimoni, troviamo scritto che quando le ADI fecero ricorso al Consiglio di Stato per ottenere il riconoscimento giuridico, si rivolsero oltre che al giurista Arturo Carlo Jemolo, anche all'avvocato Leopoldo Piccardi (1899-1974). Ecco cosa si legge: 'Nel 1948 [Umberto Gorietti] presentò domanda di riconoscimento della personalità giuridica delle Assemblee di Dio in Italia. Dinnanzi al rifiuto della pubblica amministrazione di accettare la domanda di riconoscimento il 1 giugno 1952 egli presentò regolare ricorso al Consiglio di Stato contro il Ministero dell'interno, Direzione Generale dei Culti, in persona del ministro On. Avv. Mario Scelba. Le ADI erano difese dagli eminenti giuristi Avv. Prof. Carlo Arturo Jemolo, Avv. Leopoldo Piccardi e dal legale dell'Ente, Avv. Giacomo Rosapepe' (Francesco Toppi, E Mi Sarete Testimoni, ADI-Media, Roma 1999, pag. 81). Quando poi naturalmente il ricorso fu accettato ci furono pubblici ringraziamenti verso questi avvocati, dalle pagine di Risveglio Pentecostale: 'La nostra riconoscenza vada anche allo stimatissimo prof. C.A. Jemolo, all'illustre Avv. L. Piccardi che hanno difeso i nostri diritti alla pubblica sessione con competenza professionale e con fede' (citato da Francesco Toppi in op. cit., pag. 103). Ora, vediamo chi fu Leopoldo Piccardi. Fu un politico italiano, un consigliere di Stato (nominato tale nel 1934), ed esponente del Partito Radicale e come tale si battè per l'introduzione del divorzio in Italia. Fu ministro dell'Industria e del Commercio nel I Governo Badoglio (per alcuni mesi nel 1943). A metà degli anni '50 divenne segretario del Partito Radicale assieme a Francesco Libonati e Adriano Olivetti. Il 6 novembre 1960 fu eletto consigliere comunale a Roma. Nel 1961 lo storico Renzo De Felice, nel corso delle sue ricerche sul razzismo in Italia, scoprì che Piccardi, in qualità di consigliere di stato, aveva partecipato nel 1938 e 1939 a due convegni giuridici italo-tedeschi sul tema 'Razza e diritto', destinati a gettare le basi delle leggi razziali. Le leggi razziali fasciste furono un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi (leggi, ordinanze, circolari, ecc.) che vennero varati in Italia fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana, rivolti prevalentemente – ma non solo – contro le persone di religione ebraica. Ciò creò gravi dissensi all'interno del partito, e una parte del partito condannò Piccardi e ne chiese le dimissioni dal Partito, che vennero date nel 1962.

In base a quanto dice Gianfranco Spadaccia [1] in un articolo dal titolo 'Ernesto Rossi, un radicale' presente sul sito di 'Radicali Italiani', Leopoldo Piccardi era massone. Infatti a proposito del 'caso Piccardi', afferma:

'Qualche mese dopo il secondo congresso, nel 1962, esplosero in maniera traumatica la rottura del forte sodalizio che aveva unito per oltre dieci anni Ernesto Rossi a Mario Pannunzio e la scissione del gruppo degli amici del Mondo (oltre a Pannunzio, Niccolò Carandini, Mario Paggi, Leone Cattani, Franco Libonati) dal Partito Radicale ma molti altri (fra questi Eugenio Scalfari, Leo Valiani, Giovanni Ferrara) presto li seguirono ritenendo che, senza Il Mondo e senza Pannunzio, la prosecuzione del Partito Radicale non avesse senso. A provocarle fu il “caso Piccardi”. Nelle sue ricerche sul razzismo in Italia Renzo De Felice scoprì gli atti di due convegno giuridici italo-tedeschi svoltisi uno in Italia e uno in Germania e destinati a preparare le basi delle leggi razziali. Al convegni avevano partecipato numerosi giuristi italiani e Leopoldo Piccardi, nella sua qualità di consigliere di stato, ne era stato tra i principali relatori. Lo scandalo fu grande perchè Piccardi era una personalità democratica di grande rilievo: massone, ministro nel primo governo Badoglio [N.D.E. il generale Pietro Badoglio era massone], aveva partecipato alla Guerra di Liberazione come ufficiale del Corpo dei volontari della Libertà e fatto parte di uno dei partiti del CLN, la Democrazia del Lavoro di Meuccio Ruini. Arrivato ai vertici della carriera amministrativa come presidente di sezione del Consiglio di Stato, era divenuto un avvocato di successo ed aveva condiviso con Pannunzio la leadership effettiva del Partito Radicale, dal 1955 al 1962. Aveva assunto una grande notorietà nel 1960 nel mondo politico e nella stessa sinistra italiana come animatore e presidente dei comitati unitari che guidarono nel paese il movimento contro il governo Tambroni. Il “caso Piccardi” poteva essere l’occasione di un dibattito molto serio sulle responsabilità degli intellettuali italiani e dell’intera classe dirigente che convisse con il fascismo di fronte a un atto così grave come l’allineamento di Mussolini alle politica antisemita di Hitler.In realtà fu solo l’occasione di una battaglia politica in cui la sinistra difese Piccardi come uno dei suoi esponenti mentre gli avversari del centrosinistra attaccavano in lui non tanto il relatore al convegno giuridico sulle leggi razziali quanto il fautore delle nuove alleanze politiche con i socialisti. Anche nel Partito Radicale dopo la giustificata e scandalizzata sorpresa per le rivelazioni di De Felice, nella condanna di Leopoldo Piccardi da parte di Pannunzio e del gruppo del Mondo non fu estranea la preoccupazione per la crescita nel partito da una parte delle posizioni che facevano capo alla sinistra radicale e dall’altra delle posizioni filo-socialiste. Nelle ultime amministrative prima della scissione i radicali si erano presentati quasi ovunque nelle liste del PSI, ed era un lento scivolamento non visto di buon occhio da Pannunzio e a cui anche la sinistra radicale sia pure per diverse ragioni si opponeva. In queste lotte interne sul “caso Piccardi”, Ernesto Rossi che si era trovato a collaborare con lui quotidianamente per anni soprattutto nella preparazione dei convegni degli Amici del Mondo, prese subito posizione a favore dell’amico: un uomo non poteva essere giudicato solo per un episodio per quanto grave della sua vita e il Piccardi che lui aveva conosciuto non era certamente il Piccardi che aveva partecipato a quei convegni italo-tedeschi e che vi aveva tenuto delle relazioni. La rottura fu inevitabile e Piccardi si avvalse della solidarietà dell’antifascista Ernesto Rossi a cui si aggiunse quella di Ferruccio Parri' (http://old.radicali.it/ - il grassetto è mio).

[1] Gianfranco Spadaccia, è stato tra i fondatori del Partito Radicale nel 1955, ed è stato segretario del Partito Radicale nel 1967, nel 1968, nel 1974, e 75,76, nonchè Senatore radicale dal 1979 al 1983. Deputato dall'83 all'86. Senatore dall'87 al 90. Quindi è qualcuno che conosce bene la realtà del Partito Radicale, di cui peraltro Leopoldo Piccardi ha fatto parte per alcuni anni.

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Un'ultima cosa, ma non meno importante, Leopoldo Piccardi al tempo in cui le ADI presentarono ricorso al Consiglio di Stato era anche Presidente Onorario del Consiglio di Stato. Così infatti viene definito su The Pentecostal Evangel del 31 Agosto 1952 (pag. 12 - vedi foto). Cosa questa confermata nel libro Il Consiglio di Stato nella storia d'Italia in cui viene detto che nel mese di Febbraio del 1946 'gli fu conferito il titolo onorifico di presidente di sezione del Consiglio di Stato' e poi viene definito 'Presidente onorario della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato' (Il Consiglio di Stato nella storia d'Italia, a cura di Guido Melis, Giuffrè Editore, Milano 2006, Tomo 2, pag. 1597, 1608).

La pagina del Pentecostal Evangel dove viene detto che Leopoldo Piccardi era il Presidente Onorario del Consiglio di Stato. Nell'articolo si parla di un incontro - a cui parteciparono Umberto Gorietti e Anthony Piraino per le Assemblee di Dio in Italia - tenutosi il 30 Marzo 1952 (quindi pochi mesi prima della presentazione del ricorso ADI al Consiglio di Stato) a Roma organizzato dal gruppo culturale 'La Consulta' il cui obbiettivo primario era la difesa dei diritti delle minoranze, e tra gli oratori oltre al Piccardi ci fu anche Arturo Carlo Jemolo l'altro avvocato delle ADI di cui abbiam parlato prima. Il ricorso delle ADI sarà poi accettato nel Maggio 1954.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

 

Luigi Preti, deputato massone, referente politico e portavoce delle istanze delle ADI al Parlamento

 

Abbiamo già parlato del socialista Luigi Preti (1914-2009), in occasione della scissione del Partito Socialista del gennaio 1947 quando come abbiamo visto fu tra coloro che seguirono Saragat nella scissione (provocata dalla Massoneria) e nella consequenziale nascita del PSLI (Partito Socialista dei Lavoratori Italiani), che poi diventerà PSDI; e in occasione delle discussioni sull'articolo 19 - che assicura la libertà religiosa alle minoranze religiose - dell'Assemblea Costituente quando lui intervenne in una seduta del Marzo 1947 e in quell'intervento parlò a favore dei Pentecostali (parole che sinceramente parevano dettate da Frank Gigliotti!).

Luigi Preti, lo ripetiamo, era un massone. Nel libro I Massoni in Italia infatti leggiamo: 'Anche a piazza del Gesù, come in tutte le massonerie del mondo, esisteva una loggia coperta, destinata a riunire i fratelli più in vista. Si chiamava Giustizia e Libertà [....]. Da qualche anno la Giustizia e Libertà era stata affidata a Giorgio Ciarrocca, direttore centrale della Rai, libero docente all'università di Roma. In quel forziere Ciarrocca aveva concentrato un materiale di primissima scelta. Franziskus König, arcivescovo di Vienna e cardinale, tra i prelati. Tra i politici: Giacinto Bosco, Marcello Simonacci, Eugenio Gatto, democristiani; Luigi Preti, socialdemocratico e perfino il dirigente comunista, speranza del partito, Gianni Cervetti.' (Roberto Fabiani, I Massoni in Italia, pag. 130-131).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Luigi Preti, dopo il 1947 continuò a perorare la causa delle ADI nel tempo, infatti il 28 ottobre 1952 (quindi alcuni mesi dopo che le ADI avevano presentato il loro ricorso al Consiglio di Stato contro il Ministero dell'Interno) in un suo intervento al Parlamento perorò anche lì la causa delle ADI.

Inquadriamo la circostanza in cui Luigi Preti parlò. 'Nei giorni 28 e 29 ottobre 1952 si svolge in Assemblea la discussione sullo stato di previsione della spesa del Ministero dell’interno per l’esercizio finanziario 1952-1953 (C. n. 2965). Nella seduta pomeridiana del 28 ottobre Preti affronta in particolare la questione delle minoranze religiose, sottolineando la necessità di abolire le remore frapposte dal regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289 («Norme per l’attuazione della legge 24 giugno 1929, n. 1159, sui culti ammessi nello Stato e per coordinamento di essa con le altre leggi dello Stato» ) all’esercizio dei culti non cattolici, in armonia col principio costituzionale della libertà di religione. Il provvedimento diverrà la legge 31 ottobre 1952, n. 1332.' (Luigi Preti: discorsi parlamentari 1947-1987, Camera dei Deputati, a cura di Angelo G. Sabatini, Roma 2010, pag. 283).

Ecco le parole di Preti:

'Le vicende della confessione pentecostale costituiscono il caso più noto di persecuzione religiosa. Nel 1931, la Chiesa pentecostale chiedeva e otteneva di essere «ammessa nel regno», ma successivamente una circolare del 1935 dava istruzioni ai prefetti, perché i gruppi pentecostali venissero sciolti e perché non fosse più ammesso il culto, considerato contrario all’ordine sociale e addirittura «nocivo all’integrità psichica e fisica della razza».

Ebbene, anche facendo riferimento alle disposizioni legislative fasciste, un culto si poteva proibire solamente per motivi di ordine pubblico e non per motivi di ordine sociale! Addirittura paradossale era poi la motivazione della integrità psichica e fisica della razza. Si diceva comunque che il culto pentecostale avrebbe costituito un pericolo in ragione della esaltazione che si impadronirebbe dei fedeli nella preghiera, quando essi attendono nei loro cuori la discesa dello Spirito Santo! Io non sono pentecostale, e non so quanto si esaltino questi fedeli, ma modestamente credo che anche i più fanatici non si esaltino più di certe donnette, quando assistono al miracolo di San Gennaro. (Commenti al centro e a destra). Non credo insomma che i pentecostali arrivino ad esaltarsi più di quanto non facciano i buoni cattolici in certi luoghi sacri e santuari celebri del cattolicesimo. Direi anzi che essi sono assai più composti e sereni, conoscendo il loro carattere.

Il motivo di questa proibizione è per altro evidente. La realtà è che i «pentecostali», a differenza di certe comunità protestanti, che tendono a vivere di «rendita», svolgevano, come svolgono, attivissima propaganda, non senza successo, specialmente tra i contadini meridionali.

Dopo la liberazione, con l’amministrazione degli alleati, i templi pentecostali vennero riaperti. Ma poi, quando il Governo italiano riprese l’esercizio delle sovranità, i divieti nuovamente fioccarono per i «pentecostali», e si ebbero chiusure di templi e numerosissimi arresti.

Ricordo di essermi occupato dei «pentecostali» nel 1947. Si diceva allora che il Governo, prima di decidere la reintegrazione dei «pentecostali», attendeva le notizie dal nostro ambasciatore negli Stati Uniti d’America, luogo d’origine di questa setta. Tarchiani attestò la serietà di questi pentecostali, che sono una rispettabilissima corrente religiosa. Ma, non ostante questo, la persecuzione è continuata.

È stato approvato l’articolo 19 della Costituzione; e pertanto, se prima era illegittima la pretesa di proibire il culto pentecostale, in seguito essa è divenuta addirittura anticostituzionale. Eppure, anche dopo l’approvazione della Costituzione si è continuato a proibire il culto pentecostale.

Nel settembre del 1949, il Ministero dell’interno confermava che il culto pentecostale non era ammesso in Italia, evidentemente perché danneggiava ancora la... integrità fisica e psichica della razza. Disponeva comunque il Ministero che, se dovevano ritenersi vietate le riunioni pubbliche, potevano però ammettersi le riunioni private, riconoscendo che proibire anche il culto privato avrebbe significato violare la Costituzione. Ma a che cosa serve, nel caso, ammettere le riunioni private, quando non si ammettono riunioni pubbliche?

Non dobbiamo dimenticare infatti il comma secondo dell’articolo 18 della legge di pubblica sicurezza, che così recita: «È considerata pubblica anche una riunione che, sebbene indetta in forma privata, tuttavia, per il luogo in cui sarà tenuta, per il numero delle persone che intervengono o per lo scopo o per l’oggetto di essa, ha carattere di riunione non privata». Con questo strano articolo, che può far diventare pubblica a giudizio del questore, ogni riunione privata, è facile far passare per pubbliche tutte le riunioni dei pentecostali che, per il fatto stesso di essere riunioni religiose, sono abbastanza numerose, e in realtà sono sempre private per modo di dire. Così i pentecostali hanno continuato a subire le angherie della polizia: sono continuate le persecuzioni e le proibizioni.

Citerò, per tutti, un caso assai significativo. Mi basta leggere una lettera dei fratelli pentecostali di Ferrazzano, paese del Molise, che dice: «Cari fratelli, vogliamo farvi sapere quello che è avvenuto il 15 giugno, perché preghiate per noi affinché il Signore convinca i nostri persecutori a desistere dai loro peccati e a lasciarci in pace ad adorare il nostro Signore e a predicare il suo nome benedetto. Il 15 giugno, mentre eravamo radunati per svolgere un servizio di culto, irruppero nei locali del culto degli agenti comandati da un commissario. Essi ci sequestrarono le bibbie e i libretti dei cantici e ci arrestarono tutti. Eravamo 34 fedeli, 11 fratelli e 23 sorelle. Ci caricarono su un camion e ci portarono al carcere minacciandoci con parole di ira. Ci trattennero in prigione per circa 24 ore. Mentre eravamo in carcere non abbiamo cessato di cantare e di pregare. Fratelli, pregate per noi». Non faccio commenti!

Un altro episodio che fa stupire, è quello avvenuto il 13 marzo 1952, quando il presidente di questi pentecostali signor Gorietti, si recò a Latina per faccende del suo culto. Ebbene, egli venne arrestato dagli agenti di pubblica sicurezza e trasferito immediatamente a Roma con foglio di via obbligatorio. Santo Dio, come se si fosse trattato di un malvivente o di una donna di malaffare!

I «pentecostali», a norma della legge del 1929, hanno chiesto l’erezione in ente morale della loro comunità: il che è cosa assolutamente diversa dal riconoscimento del culto, cioè dalla ammissione del culto nel nostro paese.

Evidentemente però essi hanno chiesto il riconoscimento giuridico della loro comunità come ente morale, nella speranza che il Ministero dell’interno approfittasse della circostanza, per riesaminare la loro posizione. Ebbene, il Ministero dell’interno non ha risposto che col silenzio amministrativo, documentando quindi la sua volontà di lasciare le cose come stanno.

Adesso i «pentecostali» hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, e il loro avvocato è il professore Jemolo, che mi sembra cattolico praticante, ed è comunque persona largamente stimata nel paese. Se egli ha assunto questa difesa, l’ha fatto anche in omaggio alla buona causa di questi perseguitati' (Luigi Preti: discorsi parlamentari 1947-1987, Camera dei Deputati, pag. 286-288)

Avete notato come era ben informato Luigi Preti sulle cose che concernevano le ADI? Mi pare dunque evidente che egli fosse il referente politico al Parlamento per le ADI. Cosa questa confermata indirettamente da quello che ha scritto Francesco Toppi, ex presidente delle ADI, sul numero 15-16 del 1990 della rivista Cristiani Oggi, quando traccia una biografia di Carmelo Crisafulli (http://www.naiot.it/biografie/CrisafulliCarmelo.htm):

'Carmelo Crisafulli è stato tra i sostenitori più decisi della necessità di ottenere a qualunque costo la libertà di esercitare liberamente il culto evangelico pentecostale. Infatti, fu dapprima favorevole nel 1946 alla necessità di una struttura nazionale e fu uno dei cinque membri eletti nel Comitato Missionario Ricostruzione e Beneficenza per le chiese della Sicilia. Nel 1947, assunse un ruolo preminente nella costituzione delle "Assemblee di Dio in Italia", riconoscendo che per "regolarizzare la propria posizione giuridica" questo era "l'unico mezzo ... a disposizione del Movimento ..." (Raccolta degli Atti delle Assemblee Generali, ADI, Roma, 1970, pag. 17). Le difficoltà apparentemente superate permisero la riapertura del locale di culto di Messina, come anche quelli di altre località, ma nonostante la richiesta ufficiale di riconoscimento delle Assemblee di Dio in Italia, si attese invano per anni l'abrogazione di quella iniqua circolare che si realizzerà soltanto nel 1955, dopo un lungo "braccio di ferro" tra le ADI e il Ministero dell'Interno. Così, ciclicamente, secondo le insistenze reiterate del clero locale, si manifestarono recrudescenze, intimidazioni, diffide e chiusure di locali di culto. Anche Carmelo Crisafulli e la Comunità di Messina furono di nuovo diffidati e minacciati. Si seguirono tutte le strade. Crisafulli si era fidato di un legale che notoriamente non faceva gli interessi della comunità e fu possibile liberarsene soltanto per il fraterno e tempestivo interessamento del prof. Giorgio Spini, allora residente a Messina. Il caso giunse in Parlamento con una interrogazione dell'On. Luigi Preti. Riportiamo per intero la lettera di risposta del Capo Gabinetto dell'allora Ministro dell'Interno.

Ministero dell'Interno - Gabinetto del Ministro. Roma, 10 febbraio 1953

All'On. avv. prof. Luigi Preti - Camera dei Deputati - Roma - Prot. n. 666/2600.

Oggetto: Interrogazione (n. 10248).

Urgentissima-raccomandata a mano.

La S.V. On/le ha presentato la seguente interrogazione, con richiesta di risposta scritta:

"Al ministro dell'interno, per sapere se non ritenga illegittimo il comportamento dei funzionari della questura di Messina, i quali hanno ripetutamente diffidato e minacciato l'operaio Carmelo Crisafulli, anziano della Chiesa pentecostale di Messina, per farlo desistere dal tenere riunioni religiose, e per sapere se non ritenga doveroso far cessare immediatamente questa forma persecutoria".

Si risponde:

L'esercizio del cosiddetto culto pentecostale non è ammesso in Italia, per la particolarità dei riti, i quali si sono dimostrati nocivi alla salute psichica e fisica degli adempti. Pertanto è da ritenersi legittima la diffida confermata dalla Questura di Messina nei riguardi del sig. Crisafulli Carmelo per l'astensione da qualsiasi attività ed in qualsiasi forma, in materia del predetto culto.

p. il Ministro F.to Bubbio

 

Luigi Preti presentò per conto delle ADI un'altra interrogazione al Ministro Scelba, precisamente il 2 Dicembre 1953, e questa volta a seguito di una sentenza della Corte di Cassazione del 30 novembre 1953 che rilevò l'illegalità della circolare Buffarini-Guidi, ma il Ministro questa volta non rispose (Eugenio Stretti, Il Movimento Pentecostale, pag. 57); evidentemente perchè si trovava in grande difficoltà a rispondere, visto il rilievo della Cassazione.

Peraltro, bisogna aggiungere anche che Luigi Preti promosse con forza sin dagli anni 50 al Parlamento le intese tra lo Stato e le Confessioni religiose non cattoliche. Ecco infatti cosa disse in un suo intervento del 13 ottobre 1953 (in cui peraltro difese di nuovo i Pentecostali). Prima però di presentarvelo, ecco una breve ma indispensabile premessa: 'Preti interviene nella discussione sui bilanci del Ministero di grazia e giustizia e del Ministero dell’interno per l’esercizio finanziario 1953-1954 (C. n. 73; C. n. 76). Rivolgendosi ad Amintore Fanfani, Ministro dell’interno nel I Governo Pella, Preti esorta il Governo ad attuare l’articolo 8 della Costituzione, che mira a regolamentare per legge i rapporti dello Stato con le confessioni religiose non cattoliche sulla base di intese con le relative rappresentanze. Il parlamentare ricorda episodi di vessazione nei confronti dei protestanti e, in particolare, una circolare del 19 maggio 1953 del Ministero dell’interno, diretta alla Tavola valdese, in cui viene negata alle confessioni religiose diverse dalla cattolica l’applicabilità dell’articolo 17 della Costituzione alle riunioni religiose, e in cui si sostiene la non precettività dell’articolo 19 della Costituzione medesima, relativo al diritto di professare liberamente la propria fede religiosa'.

Preti. L’articolo 8 della Costituzione dice che i rapporti delle confessioni religiose non cattoliche con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. È un articolo, onorevole Fanfani, che abbiamo insieme approvato nel 1947! Sono passati sei anni e ancora questa materia non è stata disciplinata per legge. È avvenuto per questa questione un po’ quel che si è verificato per la questione della regione: la si è sempre rinviata. Ma, mentre io posso comprendere i motivi per cui si è rinviata la regolamentazione legislativa del problema della regione (e il motivo è semplicissimo: alla Costituente si è fatta una topica e adesso si cerca di ripararla attraverso la desuetudine costituzionale), non vedo invece il motivo per cui non si debba riconoscere per legge questi rapporti delle confessioni religiose non cattoliche con lo Stato. Qui ci troviamo di fronte al Governo il quale dice ai protestanti (non parlo dei rapporti fra lo Stato e le comunità israelitiche che sono soddisfacenti): fate delle proposte specifiche, poi noi le esamineremo e quindi presenteremo il disegno di legge. Dall’altro lato i protestanti dicono: siccome l’articolo 8 della Costituzione parla di intese, noi vogliamo fare una specie di accordo, stabilito il quale si presenterà il disegno di legge al Parlamento. Questo disegno dovrebbe interpretare la comune volontà del Governo e delle confessioni evangeliche.

Io non voglio dire se abbia ragione il Governo o se abbiano ragione i protestanti. Come in molte cose la ragione sta forse a metà. Il Governo fino ad ora ha dimostrato una eccessiva suscettibilità, nel timore che le intese con le confessioni religiose non cattoliche fossero interpretate alla stregua di concordato; il che avrebbe potuto forse dar ombra alla Chiesa cattolica, timorosa che taluno pensi di poterla mettere sullo stesso piano delle altre confessioni religiose, le quali in Italia non hanno che alcune decine di migliaia di aderenti. Forse i protestanti sono stati eccessivamente timorosi, nel senso che non hanno avuto sufficiente fiducia nel Parlamento. Io credo infatti, che se il Governo avesse presentato un disegno di legge non soddisfacente (il che non era affatto impossibile), il Parlamento avrebbe finito col correggere il testo, dando alle confessioni religiose non cattoliche una legge soddisfacente sotto tutti i punti di vista.

Io ricordo di aver parlato in passato anche a tu per tu con coloro che reggevano il Ministero dell’interno e con coloro che li coadiuvano in sottordine, ed ho avuto l’impressione che non si avesse molta volontà di concludere su questa questione. Siccome l’attuale ministro Fanfani è un uomo dinamico e capace di risolvere molti problemi (e del resto non voglio fargli dei complimenti, perché gliene ha fatti già molti l’onorevole Cucco), vorrei sperare che egli volesse risolvere anche questo non difficile problema.

Se questa situazione di incertezza non generasse inconvenienti, potrei anche capire il rinvio, essendo io convinto che qualche volta l’assenza di leggi non è affatto inopportuna, come dimostra la prassi costituzionale e legislativa britannica. Ma purtroppo la mancanza di disposizioni legislative chiare ha potuto dar vita, negli anni del dopoguerra, a parecchie odiose vessazioni nei confronti degli evangelici. E non parlo di persecuzioni, per non drammatizzare i fatti.

Gli evangelici hanno scritto parecchi memoriali, come l’onorevole Fanfani certo saprà: l’ultimo, intitolato «Intolleranza religiosa in Italia nell’ultimo quinquennio», elenca a decine i casi di vessazione da parte di questori, commissari di pubblica sicurezza, ecc.. Si dirà che si tratta di piccole cose che riguardano poche persone; ma per chi guarda al principio delle libertà la quantità importa poco.

Per questi fatti, ci stiamo screditando all’estero, e specialmente nell’America del nord, che è in maggioranza protestante. Io non sono mai riuscito a capire la ragione della fobia dell’onorevole Scelba, persona indubbiamente dotata di senso democratico, per i protestanti. Egli era certamente convinto della impossibilità dei protestanti di insidiare il predominio religioso dei cattolici in Italia. Una tale insidia può essere insita, semmai, nel comunismo – che è pur esso una religione – e non certo negli evangelici che non hanno molti mezzi e che non fanno leva su certi sentimenti che trascinano le masse.

Non voglio ripetere le cose che, purtroppo inutilmente, ho detto l’anno scorso. In questa sede voglio limitarmi a leggere una lettera abbastanza recente del Ministero dell’interno, lettera che in nessun modo noi, come uomini credenti della libertà, potremmo approvare. È una lettera del 19 maggio 1953, diretta alla Tavola valdese, che si era lamentata di alcune persecuzioni a danno di evangelici della scuola valdese.

La lettera testualmente reca: «Con riferimento agli esposti in data 2 marzo e 16 marzo di codesta Tavola, si comunica che dagli accertamenti disposti è risultato che le riunioni di culto nei comuni di Ferentino e di Anagni» (dove dei protestanti erano stati anche un po’ maltrattati dalla popolazione locale) «sebbene tenute in casa privata, avevano luogo con carattere di pubblicità, per cui questo Ministero ha ritenuto e ritiene che l’articolo 17 della Costituzione non sia applicabile alle riunioni di culto in luogo aperto al pubblico. D’altra parte, anche l’articolo 19 della Costituzione medesima è stato dichiarato non precettivo da una sentenza in data 12 ottobre dalla Corte di cassazione. Per il ministro, firmato: Tartanona».

Io ritengo che le due affermazioni fatte in questa lettera, che è firmata da persona autorizzata dal ministero, e che ha un indubbio carattere di ufficialità, erano gravi e non possano essere assolutamente accettate. Si dice, dunque, che l’articolo 19 non sarebbe precettivo. L’onorevole Fanfani ha collaborato anch’egli, se non erro, alla redazione di questo articolo, giacché faceva parte della prima Sottocommissione. Esso reca: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la loro fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto purché non si tratti di riti contrari al buon costume». Con la scusa che questo articolo 19 non sarebbe precettivo, si sono indubbiamente compiute negli anni scorsi (e non so se si sia cambiato metodo negli ultimi due mesi: non potrei dirlo) delle azioni veramente riprovevoli. Potrei dire che, ad esempio, l’apertura dei templi e degli oratori protestanti è stata, sulla base di una disposizione fascista del 1929, sempre ostacolata. I protestanti fanno un ragionamento, che mi pare sia di buon senso. Essi dicono: tutti i cittadini italiani pagano le imposte per la costruzione di chiese cattoliche. Lo Stato ha approvato l’anno scorso una legge in proposito. Dal momento che la religione cattolica è la religione della maggioranza degli italiani, questa imposta la pagano anche i protestanti e gli ebrei.

Noi – essi dicono – non ci opponiamo, dato appunto che si tratta della religione professata dalla grande maggioranza degli italiani; ma, poiché paghiamo le imposte per l’apertura di chiese cattoliche, e nessuno si e mai sognato di chiedere il permesso per aprire tali chiese (ed è perfettamente giusto che sia così), perché anche a noi non viene concesso di aprire locali di culto, quando vogliamo e dove vogliamo? Se si trattasse del culto bramanista, potrei anche capire che potessero esservi dei timori.

Faralli. Non è affatto immorale il culto bramanista.

Preti. Non ho detto che sia immorale; ma ho menzionato il culto bramanista, poiché potrebbero venire a rappresentarlo in Italia anche persone non in grado di dare certe garanzie. E quindi si potrebbe spiegare la diffidenza del Governo. Ma qui si tratta del culto evangelico, di un culto quindi che si può mettere sullo stesso piano di quello cattolico.

Che dunque si cerchi ancora di impedire l’apertura di templi della religione evangelica è semplicemente, a mio avviso, inammissibile. Per quanto concerne poi la propaganda scritta, anche qui si cerca di impedire che i protestanti diffondano i loro manifesti e le loro pubblicazioni.

Una volta sono state sequestrate delle casse di Bibbie, e non so per quanto tempo sono rimaste ferme in un porto. E potrei citare molti esempi, se non temessi di tediare l’onorevole Fanfani e i colleghi. Per quanto concerne le conferenze religiose dei protestanti, anche qui continui contrasti e continui intralci. Per esempio, l’anno scorso a Padova accadde un fatto che destò un notevole scalpore.

Infine bisogna accennare, per quanto brevissimamente, alla setta dei pentecostali, setta la quale viene ancora perseguitata (questa sì, viene perseguitata) dal Ministero dell’interno, sulla base di una circolare del 1935 di Buffarini-Guidi, la quale affermava che questo culto religioso nuoceva all’integrità fisica e psichica della razza. Il termine «razza» è stato adesso cancellato dal vocabolario per ovvie ragioni; eppure, nonostante ciò, si è continuato a fare uso di questa vecchia circolare la quale, in sostanza, contrasta con la Costituzione. La Costituzione non ammette i culti che siano contrari al buon costume; ma l’integrità psichica e fisica della razza non ha niente a che fare col buoncostume. Si è tirata fuori la scusa che i pentecostali si esaltano, quando partecipano alle loro cerimonie religiose; ma, per quanto si possano esaltare, non credo che questa esaltazione possa portare ad inconvenienti così gravi, da preoccupare lo Stato italiano e da fargli addirittura violare la Costituzione!

Con la circolare che ho prima citato, del Ministero dell’interno, si afferma poi che l’articolo 17 non è applicabile alle riunioni religiose. Dice l’articolo 17: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica».

Io penso che negare l’applicabilità dell’articolo 17 della Costituzione (che si applica anche ai partiti politici) alle confessioni religiose diverse dalla cattolica non significhi interpretare in maniera retta e con spirito liberale la Costituzione della Repubblica italiana. In questi ultimi anni sono stati vittime di queste vessazioni perfino i valdesi, i quali in passato erano stati sempre rispettati, anche perché, come tutti sanno, essi sono in Italia da parecchi secoli e non hanno mai dato fastidio a nessuno, dimostrandosi sempre degli ottimi cittadini prima dello Stato sabaudo, poi dello Stato italiano.

Tutti conoscono la Chiesa valdese, tutti sanno che la Chiesa valdese dà tutte le garanzie che si possono richiedere, dal punto di vista dell’ordine pubblico, del buoncostume e via dicendo.

Eppure anche le cerimonie della Chiesa valdese sono state disturbate. Non voglio più oltre attardarmi su questi argomenti. Vorrei solamente chiedere all’onorevole Fanfani di voler esaminare questo problema in maniera che, entro qualche mese, possa essere presentata al Parlamento quella legge che – secondo l’articolo 8 della Costituzione – è indispensabile. E non venga, poi, domani il Ministero dell’interno a dire che gli evangelici fanno delle difficoltà, che essi non si vogliono mettere d’accordo, che si intestardiscono su questioni formali. Io credo che, se il ministro dell’interno parlerà loro con molta franchezza e con molta sincerità, si riuscirà a risolvere il problema in sede ministeriale. Dopo di che, finalmente, avremo anche una legge per le confessioni religiose acattoliche; legge che darà modo a noi tutti di sentirci tranquilli per quanto concerne il rispetto delle minoranze religiose in Italia. Ripeto che io mi rendo conto della esiguità numerica di queste minoranze religiose; ma la questione di principio non deve assolutamente essere ignorata dai ministri dello Stato democratico. La repubblica democratica indubbiamente ha molti difetti, come è ovvio che accada di ogni regime. Vi sono però delle macchie che potrebbero essere facilmente cancellate senza spendere miliardi, ma dando solamente prova di una maggiore buona volontà. Ed io spero che il ministro dell’interno darà prova di questa buona volontà e risolverà finalmente questo annoso problema, facendo cessare subito le vessazioni, in ossequio allo spirito e alla lettera della Costituzione, e varando poi una legge veramente liberale. (Applausi)' (Luigi Preti: discorsi parlamentari 1947-1987, Camera dei Deputati, pag. 341-345).

Termino, per farvi capire l'importanza che aveva questo uomo politico, con le parole del professore Angelo Scavone, docente di Diritto Costituzionale presso l'Università degli Studi di Bologna: ''Luigi Preti non è stato soltanto uno degli esponenti di maggiore rilievo del partito socialdemocratico, che egli fondò aderendo alla storica scelta di campo di palazzo Barberini nel gennaio del 1947. Preti, come Saragat ed altri illustri padri costituenti è stato anche uno dei maggiori esponenti di una più vasta area politica e culturale che, benché poco coesa e rappresentativa soltanto di circa un quarto dell’elettorato italiano, ha sempre svolto un ruolo determinante nella difesa della democrazia costituzionale e nella promozione della modernizzazione economica e sociale dell’Italia. Si tratta di quell’area che, sinteticamente, può essere definita di “democrazia laica”, che, sin dalla fase costituente, ha accomunato i partiti socialdemocratico, liberale e repubblicano ed alla quale, dopo l’abbandono del frontismo e la svolta guidata da Bettino Craxi, può essere ricondotto anche il partito socialista italiano. Luigi Preti è stato uno dei più brillanti e moderni interpreti politici di questo importantissimo orientamento culturale della democrazia italiana' (http://www.socialdemocraticieuropei.it/).

 

 

Giorgio Spini, amico della Massoneria Italiana, e il suo aiuto alle ADI nella stipulazione dell'Intesa con lo Stato

 

Giorgio Spini (1916-2006), il noto storico Metodista, è entrato nella storia delle ADI in quanto fu dalle ADI messo a capo della delegazione che doveva rappresentare le ADI nella Commissione di studio istituita nel 1985 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri 'per valutare le richieste delle Assemblee di Dio in Italia in vista della predisposizione del progetto di intesa' (cfr. Francesco Toppi, E Mi Sarete Testimoni, pag. 148-149).

Giorgio Spini nacque a Firenze nel 1916. Negli anni della sua giovinezza, precisamente tra i sedici e i diciotto anni, fu influenzato notevolmente dalla lettura della Collana pubblicata dalla casa editrice Doxa, che era una piccola casa editrice fondata dal Battista massone Giuseppe Gangale dopo che il regime fascista gli aveva fatto chiudere nel 1927 la rivista Conscientia in quanto essa con il tempo era diventata una rivista politica che combatteva il fascismo. E così tra il 1927 e il 1933 la Doxa pubblicò una collana di Storia, religione, filosofia, per un totale di una trentina di titoli. Dice Spini: '.... Doxa arrivò a quel ragazzo che ero io allora e il ragazzo potè passare ore e ore febbrili a divorarsi tutti quei libri eccitanti, difficili, fuori dal comune .... Doxa fu per me l'irruzione di un fiotto di luce nel buio ....' (Giorgio Spini, La strada della Liberazione, Claudiana Editrice, Terza Edizione, 2003, pag. 37, 38).

Il giovane Spini entrò a far parte di un gruppo di intellettuali protestanti di cui la guida era il teologo e pastore valdese Giovanni Miegge, seguaci della teologia della crisi di Karl Barth (1886- 1968) e ammiratori della lotta contro il nazismo portata avanti in Germania da Barth e dalla Chiesa confessante.

Laureatosi nel 1937 a 21 anni presso la facoltà di Lettere di Firenze, a 22 anni insegnava già come supplente presso un liceo classico di Firenze, e a 23 anni vinse il concorso nazionale per professore di scuole medie superiori. Nel 1939 ricoprì la sua prima cattedra presso l'Istituto magistrale di Pistoia.

Negli anni Trenta le organizzazioni protestanti giovanili, in particolare l'ACDG (Associazioni Cristiane dei Giovani), ossia l'YMCA italiana che come abbiamo visto aveva dei legami con la Massoneria, gli permisero di fare dei viaggi all'estero. Tra questi viaggi spicca quello che il giovane Spini fece in India dove fu mandato nel 1937 come rappresentante dell'ACDG italiane a partecipare al Congresso mondiale delle organizzazioni interconfessionali YMCA che si tenne a Mysore (cfr. Ibid., pag. 80).

Nel Giugno del 1941 fu chiamato a fare il servizio militare. In caserma ci restò circa un anno, dal giugno 1941 al giugno 1942, come soldato, caporale, allievo sergente e allievo ufficiale. Poi fu fatto sottotenente, e fu assegnato al VII Reggimento genio con sede principale a Firenze, e mandato a prendere servizio in un battaglione accantonato a Pescia (cfr. Ibid., pag. 91).

Nel 1942 Giorgio Spini aderì al Partito d'Azione. Racconta così la sua adesione: '... a mettermi in contatto ci pensò Giorgio Peyronel, che era pure militare in un reparto di artiglieria in partenza per la Corsica. Riuscì a farsi dare una licenza prima dell'imbarco, mi raggiunse e mi portò 'L'Italia Libera', uscito allora clandestinamente a Milano. «Ti vanno queste idee?» mi chiese quando ebbi scorso quel giornaletto. «Certamente» risposi. «Allora posso dire che stai anche tu con noi?». «Certamente». Fu così, molto per le spicce, che aderii anch'io al Partito d'Azione' (Ibid., pag. 93).

Il Partito d’Azione era nato, o meglio rinato, nel Giugno del 1942, in quanto trasse il nome dall'omonimo partito fondato dal 'massone' Giuseppe Mazzini nel 1853 e sciolto nel 1867. Le sue radici affondano nel movimento clandestino antifascista di Giustizia e Libertà (1929-1940) e difatti tra i fondatori del Partito d'Azione ci furono diversi militanti del movimento Giustizia e Libertà, movimento che ebbe tra i suoi fondatori dei massoni, come dice lo storico Aldo Mola: 'Tra i fondatori di Giustizia e Libertà, alcuni - e non dei meno fervidi, se non proprio dei più costanti, quali Cipriano Facchinetti e Raffaele Rossetti - erano massoni' (Aldo Alessandro Mola, 'La Massoneria e «Giustizia e Libertà», in AA.VV., Il Partito d'Azione dalle origini all'inizio della resistenza armata, Atti del Convegno [Bologna, 23-25 marzo 1984] promosso dalla F.I.A.P. e dall'Istituto di Studi Ugo La Malfa, Archivio trimestrale, 1985, pag. 313), per cui esisteva contiguità tra la Massoneria e quel Movimento, e difatti sempre Aldo Mola afferma: '.... anche il «mito» della contiguità fra la Libera Muratoria e il movimento che si dette per insegna l'emistichio del massone Giosuè Carducci, non fu del tutto campato in aria; esso, anzi ebbe un fondamento di verità, molto più corposo di quanto lascino intendere l'affiliazione massonica di un certo numero di fondatori di GL e la ripetuta convergenza sulle stesse trincee, per gli stessi ideali, contro gli stessi avversari' (Ibid., pag. 316).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Il simbolo del Partito d'Azione: notate le due stelle a cinque punte

 

Il 25 Luglio 1943 cadde il regime fascista di Benito Mussolini. Giorgio Spini era in quei giorni ricoverato in ospedale militare per un principio di tubercolosi, e quando apprese dalla radio la notizia dice: 'Allora un gruppetto di noi ricoverati scappò dalla gabbia e andò a far baccano per le strade, reclamando pace immediata con gli Alleati e guerra ai tedeschi' (Giorgio Spini, op. cit., pag. 94).

A Mussolini, succedette il maresciallo Pietro Badoglio, che fu a capo di due governi, il primo durò dal 25 luglio 1943 al 17 aprile 1944, mentre il secondo dal 22 aprile all'8 giugno 1944.

La sera del 9 settembre 1943 - ossia il giorno dopo che la radio italiana divulgò il messaggio del maresciallo Badoglio nel quale il capo del governo comunicava che l’Italia aveva 'chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate' e che la richiesta era stata accolta, per cui nel giro di poche ore ciò si trasformò in una tragedia per centinaia di migliaia di soldati italiani abbandonati a se stessi - Giorgio Spini e altri con lui si riunirono nella casa di uno dei dirigenti del Partito d'Azione, un certo Mario Alberto Rollier (che era un professore di chimica di Milano che teneva stretti contatti con l'antifascista e massone Lelio Basso) dove presero la decisione di resistere con le armi ai tedeschi e ai fascisti.

Spini parla con entusiasmo di questa decisione di aderire al Partito d'Azione e alla lotta armata contro i fascisti: 'Finalmente scoprivamo una posizione politica italiana che ci era possibile abbracciare in piena coerenza con la nostra fede cristiana e con il nostro retaggio specifico protestante! Per me almeno, ma credo anche per altri, fu con un senso di liberazione che facemmo quella scelta di campo politico. Ero un figlio del ghetto, vissuto nell'isolamento in cui dovevamo vivere per forza, noi evangelici, nell'Italia littoria e cattolica, assillati da un senso quasi tormentoso della nostra «alterità». Per la prima volta, potevo sentirmi simile ad altri miei connazionali. Il giorno in cui la scelta politica si tradusse in partecipazione alla lotta armata, quel senso di liberazione si accrebbe e - paradossalmente - divenne quasi gioioso. C'era da rischiare la pelle, è vero, ma si rischiava insieme al popolo, che adesso potevamo dire «nostro» senza riserva. Davanti a noi c'era la speranza - l'illusione, si vide poi, ma allora non lo sospettavamo - di un'Italia radicalmente rinnovata, e liberata dai suoi vizi secolari: un'Italia che avrebbe dovuto essere tutta diversa da quella di Mussolini, e per questo avviata a diventare parte di una Europa unita, libera e civile. A noi, proprio a noi che per tanto tempo avevamo brancolato nel buio fra le rovine, toccava la missione esaltante di lavorare e ricostruire in forme nuove la civiltà crollata un giorno sotto i colpi della barbarie. Non potevamo non sentirci trascinare da un'ondata di gioia, malgrado gli orrori che ci attorniavano da ogni parte' (Ibid., pag. 97).

Queste parole di Spini fanno capire semplicemente una cosa, che non aveva capito proprio niente di cosa significa seguire e servire Cristo. Ma come si fa ad affermare di avere abbracciato il Partito d'Azione in piena coerenza con la fede cristiana, quando una simile decisione significava mettersi a fare qualcosa a cui noi Cristiani non siamo proprio chiamati? Ma di quale fede cristiana parla Spini? Di quella che si era fatto lui su misura, ovviamente, ma non di quella vera di cui parla la Scrittura. Addirittura lui dice che il giorno in cui la scelta politica si tradusse in partecipazione alla lotta armata, quel senso di liberazione si accrebbe e divenne quasi gioioso. Senso di liberazione? Ma liberazione da che? Ciance solo ciance, di qualcuno che non aveva proprio capito cosa significa seguire e servire Cristo. Decidere di partecipare alla lotta armata contro degli esseri umani significa andare ad uccidere o cercare di uccidere altri consimili, e quindi è qualcosa che un vero Cristiano ripugna con tutto se stesso per piacere al suo Signore e Salvatore. Io che ho fatto il servizio militare, in tempo di pace però a differenza di Spini, ma lo feci sbagliando perchè avrei dovuto scegliere il servizio civile, ma purtroppo a quel tempo non avevo ancora capito il male che c'era nel fare il servizio militare; io dico, posso testimoniare che man mano che passavano i giorni crebbe in me un senso di repulsione verso tutto quello che mi circondava, in particolare verso le armi, che detestavo solo vedere. E questo perchè mi resi sempre maggiormente conto di quanto fosse incompatibile il servizio militare con la mia fede in Cristo e la dottrina di Dio. Non vedevo l'ora che quel servizio militare finisse, e quando finì provai un enorme senso di liberazione, perchè per me era stato un peso enorme da portare. Ecco perchè nel leggere le suddette parole di Spini non ho potuto non indignarmi. E' vero che poi a Spini gli sarà affidato un servizio di Intelligence e non di combattente, ma quando lui prese quella decisione pensava proprio ad andare a fare un servizio di combattente!

Peraltro, anche se svolse un servizio di intelligence, Spini fu diverse volte vicino alla morte, o come dice lui 'era capitato qualche volta di sentirmi passare il soffio della morte vicino' (Ibid., pag. 220). E racconta diversi episodi a tale riguardo che fanno capire chiaramente che l'Iddio vivente e vero volle preservarlo dalla morte. A cosa attribuisce lui l'essere scampato alla morte? Alla fortuna, infatti afferma: 'Potrei raccontare anche altri episodi ma bastan questi per dire che ho avuto sempre una sfacciatissima fortuna' (Ibid., pag. 222). Paiono le parole di un ateo queste, non di un Cristiano che vive in comunione con Dio e che sa discernere la sua voce e la sua opera. Ma così ragionava e parlava Giorgio Spini.

Durante la guerra, vista la sua conoscenza dell'inglese fu mandato a Bari, all'ufficio stampa del Comando Supremo. Là conobbe due ufficiali scozzesi che avevano il compito di gestire Radio Bari e di controllare l'ufficio stampa del Comando Supremo. Questi due scozzesi trasformarono Radio Bari 'nella voce dell'Italia antifascista dei CLN', e tra coloro che furono fatti parlare alla radio ci fu anche Giorgio Spini, sotto falso nome però, cioè con il nome di Valdo Gigli. Dopo un pò di tempo, però, dietro richiesta di Spini, egli fu mandato al fronte dell'VIII Armata con una unità delle loro forze speciali, denominata PWB Combat Team.

Nell'estate del 1944, un reparto di indiani dell'VIII Armata britannica trovò nel castello di Montegufoni in un salone seminterrato tanti quadri antichi. Per capire qualcosa di quei quadri vecchi, fu chiamato Giorgio Spini, che accertò essere dei quadri di grandissimo valore, in quanto appartenevano a Paolo Uccello, Giotto, e Botticelli, e così Spini li fece mettere in salvo. Di Botticelli c'era la Primavera, e a tale riguardo Spini nel ricordare i suoi pensieri che aveva trascritto su un taccuino afferma: 'Ero stanco, stanco da morire: ma non solo per via delle notti con poco sonno sulla nuda terra e delle giornate con troppe fatiche. Ero stanco di tante distruzioni, tanti morti, tanta bestialità insensata. Ma nella testa intorpidita dalla stanchezza tornava ad affacciarsi quella figura stupenda, intravista a Montegufoni: la Primavera del Botticelli. E un altro pensiero mi si affacciava nella mente: se è vero, come dicono, che la patria è ciò per cui vale la pena morire, allora la mia patria è la Primavera' (Ibid., pag. 155-156).

Vale la pena morire per la patria? Morire per una tela del Botticelli? Ma queste non sono parole di un Cristiano, perchè un vero Cristiano afferma che vale la pena morire per Cristo (e quindi per la causa del Vangelo, che è quella di portare il Vangelo agli uomini affinché siano salvati dal peccato e dalla perdizione eterna) e per i suoi eletti (ossia per fare loro il bene ordinato da Dio), e certamente nè per la patria terrena, cioè per liberare un popolo dal dominio di un altro popolo o da un despota, e men che meno per un quadro del Botticelli. Ma questo era Giorgio Spini.

L'11 Aprile del 1945 - poco prima che finissero le operazioni militari in Italia quindi - sposò Annetta Petrucci.

Finita la guerra, intraprese una prestigiosa carriera universitaria che lo porterà a insegnare nelle Università di Messina e Firenze e, negli Stati Uniti, ad Harvard, alla University of Wisconsin e alla University of California - Berkeley nonché a diventare presidente dell'Istituto Socialista di Studi Storici e condirettore della 'Rivista Storica Italiana'.

Spini si è occupato di storia europea e nordamericana del Seicento, in particolare delle correnti spirituali religiose e antireligiose, della storia cinquecentesca del principato mediceo e di Firenze dopo l'Unità d'Italia nonché dei rapporti tra il Risorgimento italiano e i movimenti protestanti europei e statunitensi senza tralasciare le origini del socialismo.

Ecco alcune delle sue opere più conosciute: Autobiografia della giovane America (1968), Storia dell'età moderna (1990), Risorgimento e protestanti (1989), Italia liberale e protestanti (2002), e Italia di Mussolini e Protestanti (2006).

Metodista, fu membro della Tavola Valdese - l'esecutivo della Chiesa Valdese e Metodista - e si adoperò in favore della cosiddetta libertà religiosa. Ha lavorato al Patto di integrazione tra la Chiesa Metodista e Valdese (1979) nonché alle trattative per l’Intesa tra la Chiesa Valdese e la Repubblica italiana (1984), come anche alle trattative per l’Intesa tra le Assemblee di Dio in Italia e lo Stato (1988). Tra i molti riconoscimenti, nel 2000 ricevette dal Presidente Ciampi (che lui peraltro aveva conosciuto durante la guerra quando Ciampi era un giovane ufficiale, e che secondo Licio Gelli 'era massone, faceva parte - quando era giovane - della loggia Hermes di Livorno, una loggia del Grande Oriente. Questo è stato detto anche da tanti «fratelli»' [Ferruccio Pinotti, Fratelli d'Italia, pag. 140]) l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2004 il Sindaco di Firenze gli conferì la massima onorificenza cittadina, ossia il 'Fiorino d'Oro'.

Giorgio Spini stimava e appoggiava la Massoneria, infatti nel corso di un convegno della Massoneria tenutosi a Firenze nel 2005 (in occasione del bicentenario della Loggia Massonica Grande Oriente d’Italia) spese delle belle parole sulla Massoneria.

Sulla rivista Erasmo, rivista ufficiale del Grande Oriente d'Italia, in merito alla partecipazione di Spini a quel convegno massonico [1], leggiamo infatti quanto segue:

'Significativo l’intervento fuori programma del grande storico Giorgio Spini che ha dichiarato di aver particolarmente gradito l’invito a partecipare al convegno in virtù della sua ultradecennale attività a sostegno dell’importanza storica della Libera Muratoria. Atteggiamento, questo, da lui definito degno di nota perché espressione di un non massone. Lo studioso, appartenente alla Chiesa Evangelica Valdese, ha dichiarato al pubblico di ritenere opportuno l’accostamento dei termini “Massoneria” ed “Evangelismo”. “Esiste, in merito, – ha detto – tutta una corrente operativa e culturale. Consentitemi di ricordare il nome di Petroni, massone e di confessione evangelica, che fu martire delle galere pontificie”. “Grande importanza deve essere poi attribuita – ha aggiunto – alla Massoneria dell’esilio con la linea di continuità massonica rappresentata dai nostri esuli che mantennero, contro la tirannide, un’opposizione di elevata spiritualità e coerenza, carattere peculiare, nei secoli, del massonismo universale. Fra i tanti vorrei ricordare Francesco Fausto Nitti, antifascista e massone”. A questo proposito Spini ha ricordato il recente convegno realizzato a Genova su “Gli evangelisti e la Resistenza” in cui il figlio di Nitti, Joseph, ha tenuto una relazione sulle attività politiche del padre che fu compagno di fuga dei fratelli Rosselli da Lipari e comandante di un’unità operativa repubblicana nella guerra civile spagnola. “Sottolineo – ha concluso Spini – che benché le Logge, ahimè, cessassero la loro attività in Italia durante gli anni della dittatura, dolorosi per tutti, vi fu all’estero un’attività di altissimo valore politico e morale”. Il Gran Maestro Gustavo Raffi ha ringraziato calorosamente lo storico per il suo intervento ricordando, nelle sue conclusioni, il sacrificio di tanti massoni che, negli anni bui della dittatura, si impegnarono, in nome degli ideali liberomuratori, all’affermazione della democrazia e delle libertà' (Erasmo, Anno VI - Numero 20, 30 Novembre 2005, pag. 2).

[1] Nel suo intervento in quel Convegno, Giorgio Spini debuttò così: ‘E’ con non finta commozione che ho accettato questo invito di recare un brevissimo messaggio di simpatia e di solidarietà ….’. Per chi vuole ascoltare l’intervento di Giorgio Spini vada qua www.bicentenario-goi.it/firenze_audio.htm

 

D'altronde, alcuni anni prima, Giorgio Spini aveva scritto nel suo libro Italia Liberale e protestanti delle parole di elogio sul massonevangelismo: 'Il massonevangelismo, favorendo la marcia dell'Italia evangelica verso il liberalismo teologico degli Harnack, dei Troeltsch, dei Sabatier, ebbe un'influenza positiva nel breve periodo' (Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 227). Con il termine 'Massonevangelismo' si intende quella doppia militanza, in una Chiesa evangelica e nella massoneria, che ha caratterizzato così tanti personaggi di primo piano delle Chiese Protestanti in Italia.

Le sconcertanti parole di Giorgio Spini a favore della Massoneria, tratte dal suo libro Italia Liberale e Protestanti (pag. 226-227).

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Giorgio Spini è morto il 14 gennaio 2006, e i funerali si sono svolti due giorni dopo nel luogo di culto della Chiesa Valdese di Firenze. Ai funerali di Giorgio Spini tra i tanti presenti c’era il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi in rappresentanza del Gran Maestro Gustavo Raffi e dei Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia, un alto esponente della Massoneria Italiana quindi.

Inoltre in un articolo apparso su Erasmo, la Massoneria Italiana rese omaggio a Giorgio Spini in questa maniera: ‘FIRENZE - Il Grande Oriente rende omaggio a Giorgio Spini. I funerali di Giorgio Spini, grande storico sui cui testi si sono formate generazioni di studenti e, al contempo combattente per la libertà negli anni bui della dittatura, si sono svolti il 16 gennaio a Firenze, nella Chiesa Valdese. Professore emerito all’Università di Firenze, ha insegnato in numerose università americane, fra le quali Harvard. Il Maestro ci ha onorato, partecipando attivamente al convegno fiorentino del 12 novembre, organizzato nell’ambito delle celebrazioni del bicentenario del Grande Oriente d’Italia. In quello che ha rappresentato uno dei suoi ultimi interventi, Giorgio Spini svolse una relazione sul ruolo storico della massoneria italiana. “Grande importanza deve essere attribuita alla massoneria dell’esilio – fu uno dei passaggi del suo discorso – con la linea di continuità massonica rappresentata dai nostri esuli che mantennero, contro la tirannide, un’opposizione di elevata spiritualità e coerenza, carattere peculiare, nei secoli, del massonismo universale”. Numerosissime le autorità presenti ai suoi funerali, ai quali ha partecipato il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi in rappresentanza del Gran Maestro Gustavo Raffi e dei Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia’. (Erasmo, numero 1-2 / 2006, pag. 7 - www.grandeoriente.it/).

 

Naturalmente ai funerali di Giorgio Spini non poteva mancare anche un rappresentante delle ADI - visto l'aiuto dato da Spini alla stipulazione dell'Intesa tra lo Stato e le ADI - e difatti era presente Francesco Toppi. Sul NEV leggiamo infatti:

‘Si sono svolti, nella chiesa valdese di Firenze, i funerali dello storico Giorgio Spini. 'Ha dato a noi, protestanti italiani, la nostra identità", ha detto il Presidente della FCEI. L'ultimo saluto a Giorgio Spini si è svolto in una chiesa gremita. Lunedì 16 gennaio alle ore 15, la chiesa valdese di via Micheli a Firenze conteneva a malapena le persone accorse da tutta la penisola per celebrare i funerali di uno dei massimi storici del Novecento. Giorgio Spini, metodista, studioso di fama internazionale, si è spento sabato 14 gennaio all'età di 89 anni, dopo una vita dedicata alla storia, all'impegno politico e alla fede evangelica. La predicazione era affidata al pastore Massimo Aquilante, presidente dell'Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI); nel corso del culto sono intervenuti anche la pastora Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese; il presidente delle Assemblee di Dio (ADI), il pastore Francesco Toppi; il collega ed amico Sandro Rogari, preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze; e il sindaco di Firenze Leonardo Dominici. "Il cuore di Spini, profondo conoscitore della grande cultura anglosassone e quindi fatalmente protestante, pendeva verso la Rivoluzione del 1688. Grazie a lui è stato messo in rilevo il nesso tra la cultura liberale e il protestantesimo" ha ricordato il pastore Giorgio Bouchard, già moderatore della Tavola valdese, intervenuto anch'egli in occasione dei funerali. E ancora: "Non solo, ma è stato mediatore della cultura anglosassone verso l'Italia. Grazie a lui abbiamo scoperto che l'800 italiano è stato un 'secolo protestante'". Nel corso dei funerali, il figlio dello storico scomparso, l'onorevole Valdo Spini, ha letto un messaggio di cordoglio del presidente Ciampi. Gianni Long, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), nel messaggio di cordoglio inviato alla famiglia Spini, ha voluto ricordare il ruolo svolto dallo storico nella nascita della FCEI: "Giorgio Spini è stato presidente del secondo Congresso evangelico italiano tenutosi nel 1965, da cui è poi nata la Federazione delle chiese evangeliche, due anni dopo". Inoltre il presidente Long ha dichiarato: "Come storico Giorgio Spini è stato colui che - grazie ai numerosi libri scritti sul rapporto tra protestanti e l'Italia dal Risorgimento al '900 - ci ha dato la nostra identità, inserendo le piccole storie delle singole chiese nel quadro complessivo della storia nazionale. E non possiamo dimenticarci neanche come Spini, all'età di 70 anni, quando era un personaggio già famoso, aveva deciso di diventare predicatore locale, dimostrando uno spirito di servizio verso la propria comunità. Giorgio Spini è stato anche un ponte verso tutto l'evangelismo italiano, facendo fra l'altro parte delle commissioni che hanno trattato le Intese con lo Stato; non solo della propria chiesa, quella valdese e metodista, ma anche di altre chiese evangeliche. Egli ha inoltre sempre dimostrato particolare attenzione verso la realtà pentecostale' (NEV del 18 gennaio 2006 - www.chiesavaldese.org/).

 

Poi Francesco Toppi lo ha omaggiato in un articolo dal titolo ‘Una duplice perdita’ apparso su Risveglio Pentecostale del Marzo 2006.

'Giorgio Spini, invece, aveva un carattere affabile, era aperto, disponibile alla conversazione, non metteva mai alcuno in soggezione, eppure era uno dei più illustri storici italiani. Sui suoi libri di storia ha studiato un’intera generazione di studenti. Famoso nel mondo intellettuale internazionale, professore di Storia dell’Europa Occidentale alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze, ha insegnato in diverse Università italiane e negli Stati Uniti (Harvard, Wisconsin, Berkely). Mai disposto a nascondere la propria fede evangelica, aveva chiesto di essere accettato quale “predicatore locale” della Chiesa Metodista alla quale apparteneva fin dalla fanciullezza. Chi scrive lo incontrò per la prima volta nel 1965, in occasione del Secondo Congresso Evangelico Italiano, del quale era stato nominato presidente. Memorabile, in quella occasione, la sua appassionata conferenza sulla libertà religiosa in Italia, in particolare riguardante i pentecostali, quando, con pochi autorevolissimi tratti propri di un’oratoria affascinante, descrisse le vicissitudini della “battaglia condotta fuori dal ghetto, nel paese, con la coscienza di lottare non già per un privilegio particolare, ma per la libertà di tutti gli italiani”, dando ampio riconoscimento a Giorgio Peyrot, “anima delle battaglie per la libertà religiosa in Italia”. Sorse allora una fraterna amicizia, durata quarant’anni, tra lui, il più noto storico italiano, e chi scrive, giovane predicatore pentecostale. I suoi interventi autorevoli si erano manifestati fin dal 1950 con scritti che rivelavano le ingiustizie e le persecuzioni contro i pentecostali. Significativo fu l’intervento di Spini nel 1953 a favore della comunità ADI di Messina alla quale era stato impedito il culto. Con un tempestivo intervento, fece fare un’interrogazione alla Camera dei Deputati riguardante il caso, che fu immediatamente risolto. Nel 1959, le ADI ottennero, infine, il riconoscimento giuridico e la libertà di manifestare apertamente la propria fede. Nel 1985 il Governo richiese di nominare una Commissione di studio per l’attuazione delle intese, in ottemperanza dell’Articolo 8, terzo comma della Costituzione. Il Consiglio Generale delle Chiese, su mandato dell’Assemblea Generale, chiese fraternamente al professor Giorgio Spini di fungere da capo della delegazione, composta anche dal professor Sergio Bianconi, noto giurista valdese, dal dottor Giuseppe Di Masa, membro della chiesa ADI di Roma e da chi scrive. I lavori iniziarono il 18 giugno 1985 e si conclusero con il testo definitivo dell’Intesa, il 27 ottobre 1986. Ancora una volta Giorgio Spini svolse il suo incarico con grande competenza ricevendo il rispetto e l’ammirazione di tutti i membri della Commissione, quasi tutti autorevoli professori di diritto ecclesiastico in varie università italiane. Tutto si svolse in un’atmosfera di grande cordialità. È da ricordare come egli ripetutamente non abbia mancato di testimoniare della propria fede evangelica e ripetutamente suggeriva a chi scrive: “Testimonia dell’Evangelo perché questi non ne sanno nulla, sono completamente a digiuno del messaggio della salvezza”. Famoso nell’ambito culturale di mezzo mondo, non nascose mai la semplice fede evangelica che professava e non si vergognò mai di unirsi ai più poveri e semplici credenti. Ripetutamente ha visitato la nostra comunità di Roma, partecipando con la predicazione arricchita dalla sua oratoria affascinante e comprensibile. In questi ultimi anni ha partecipato spesso ai culti nella comunità ADI di Firenze, dove talvolta ha predicato. Aveva scelto come suo accompagnatore un suo giovane studente, membro di quella chiesa. In una delle sue ultime visite a Roma, nel 2004, è stato ospite per qualche ora dell’Istituto Biblico Italiano. In quell’occasione ha esortato gli studenti a rimanere saldi nell’Evangelo, unica fonte di vera libertà. Fino all’ultimo vigile e lucido ha continuato a tenere contatti con i suoi amici fraterni. Il Signore lo ha richiamato a Sé, a noi lascia il ricordo di un deciso combattente per la fede e per la giustizia che è stato un’ispirazione per quanti lo hanno conosciuto, stimato ed amato. Con lui il mondo evangelico italiano ha perduto un testimone e un difensore. In particolare siamo grati a Dio per la sua testimonianza di fede, lealtà e disponibilità totale per la causa dell’Evangelo in Italia. Alla dolce consorte, ai figli ed in particolare a Valdo, il quale sta seguendo le orme paterne e continua ad essere un fraterno amico delle ADI, giungano, a nome del Consiglio Generale delle Chiese, i sentimenti più profondi di solidarietà ed affetto, con l’assicurazione delle nostre preghiere. Questi due eccezionali credenti, risoluti testimoni dell’Evangelo in Italia, non sono più con noi, ma ci hanno lasciato un’eredità di libertà e di fede. Dio ci aiuti, come parte di una minoranza significativa della società italiana, a valutare e a riconoscere il Mandato che Egli ci ha affidato di tenere alto il nome, la fede e l’etica e dell’Evangelo. Francesco Toppi' (www.assembleedidio.org/).

 

Come ho innanzi detto, al funerale di Giorgio Spini, la presenza dell’allora Presidente delle ADI Francesco Toppi si spiega con il fatto che Giorgio Spini ebbe un ruolo (di primo piano) nella stipulazione dell’Intesa tra lo Stato e le ADI. Vediamo di spiegarlo meglio.

Nel giugno 1984, in occasione del Convegno Pastorale delle ADI venne indetta una sessione straordinaria dell’Assemblea Generale per discutere e approvare la documentazione (Carmine Lamanna definisce improbo il lavoro che fu fatto per la preparazione della documentazione, e Toppi gli fa eco definendolo ‘gravoso ed arduo’) da presentare al Governo Italiano in vista dell’intesa con lo Stato. All’unanimità furono ratificati gli argomenti da inserire nell’intesa e la stesura globale dei ‘Lineamenti dottrinali’ delle ADI. Il 23 luglio di quello stesso anno venne inoltrata formale richiesta al Governo. La Presidenza del Consiglio dei ministri allora costituì una Commissione di studio per valutare le richieste delle ADI in vista della predisposizione del progetto di intesa e chiese che venissero indicati quattro esperti per rappresentare le ADI nella Commissione stessa. I quattro esperti, designati dal Consiglio Generale delle Chiese ADI, furono il professore Giorgio Spini, il professore Sergio Bianconi (evangelici che avevano fatto parte della precedente commissione per l’intesa con la Tavola Valdese), il dottore Giuseppe Di Masa quale consulente legale delle ADI, e poi il Presidente delle ADI. I lavori della commissione iniziarono nel giugno del 1985, e si conclusero nell’ottobre del 1986. Nell’ottobre del 1986 venne siglato il testo definitivo dell’intesa dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e dal presidente delle ADI. L’intesa fu poi firmata il 29 dicembre del 1986. Nel novembre del 1988 poi, lo Stato Italiano – sulla base dell’intesa tra Stato e ADI stipulata nel dicembre del 1986 e firmata dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal Presidente ADI Francesco Toppi – promulgò la legge che regola i rapporti tra lo Stato e le ADI.

Ora, Francesco Toppi si fregia di essere stato amico di Giorgio Spini, e si compiace del fatto che Giorgio Spini abbia predicato non solo in seno alla Chiesa ADI di Roma ma anche in quella di Firenze.

Qualcuno domanderà: 'Come è stato possibile che una persona come Giorgio Spini, che simpatizzava per la Massoneria - che è una religione diabolica il cui fine è l'annientamento del Cristianesimo - e che possiamo tranquillamente chiamare un 'massone senza grembiule' perchè condivideva gli ideali della Massoneria, è stato tra gli intimi amici dell'allora presidente ADI Francesco Toppi e ha avuto accesso in seno al popolo di Dio, e gli è stato dato persino il pulpito in alcune occasioni?' Rispondo che ciò non deve per nulla meravigliare, visto che nel secondo dopoguerra per ottenere la cosiddetta libertà religiosa le ADI si erano rivolte persino a dei massoni e in mezzo a loro si insinuò un massone del calibro di Frank B. Gigliotti, un 'pastore' protestante che era anche un agente della CIA e colluso con la mafia, che poteva permettersi di imporre alla Massoneria Italiana le condizioni che voleva in cambio del riconoscimento della Massoneria USA. Per le ADI, all'occorrenza ci si può quindi anche mettere con massoni con o senza il grembiule, se questo porta un vantaggio all'organizzazione.

 

 

L'articolo apparso su 'Erasmo' in cui viene citato l'intervento di Giorgio Spini al convegno per il bicentenario del GOI.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

Il Grande Oriente d'Italia omaggia Giorgio Spini

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

Le Assemblee di Dio in Italia omaggiano Giorgio Spini.

Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano

 

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Parole chiave Alberto Tarchiani ; Alcide De Gasperi ; Alexander Mauriello ; Anthony Caliandro ; Anthony Piraino ; Anticomunismo ; Art. 19 della Costituzione Italiana ; Arturo Carlo Jemolo ; Arturo di Pietro ; Assemblee di Dio in italia (ADI) ; Assemblee di Dio USA ; Barone Frary Von Blomberg ; Benito Mussolini ; Carta delle Nazioni Unite ; Cavalieri di Malta ; Charles Fama ; CIA ; Citizens United for Religious Emancipation (CURE) ; Comitato Americano per la Democrazia Italiana ; Comitato Nazionale Evangelico per il Soccorso in Italia ; Comitato per la Libertà Religiosa in Italia ; Comunismo ; Costituzione Italiana ; D.G. Scott ; Domenico Tardini ; Dominick Lisciandrello ; Earl Brennan ; Enrico Marin ; Fiorello Henry LaGuardia ; Francesco Siniscalchi ; Francesco Toppi ; Francis J. Panetta ; Frank Bruno Gigliotti ; Fred P. Corson ; Fred Squire ; G. Bromley Oxnam ; Gaetano Salvemini ; George C. Marshall ; Giacomo Rosapepe ; Giordano Gamberini ; Giorgio Spini ; Giovanni Alliata di Montereale ; Giovanni Conti ; Giuliano di Bernardo ; Giuseppe Saragat ; Grande Oriente d'Italia - GOI ; Guido Buffarini-Guidi ; Gustavo Raffi ; Harry S. Truman ; Henry C. Clausen ; Henry H. Ness ; James Zellerbach ; Joe Lupis ; Joseph Martin Dawson ; Kirpal Singh ; Leo Zagami ; Leopoldo Piccardi ; Libertà religiosa ; Licio Gelli ; Loggia Garibaldi ; Luigi Cipriani ; Luigi Preti ; Mafiosi siciliani ; Massonevangelismo ; Memoria difensiva del Movimento Pentecostale ; Meuccio Ruini ; Michele Sindona ; Myron Taylor ; Olin D. Johnston ; OSS (Office of Strategic Services) ; Palazzo Giustiniani ; Partito d'Azione ; Partito Socialista Italiano ; Patrick J. Zaccara ; Peter Tompkins ; Pio XII ; Portella della Ginestra ; PSLI ; Publio Cortini ; Randolfo Pacciardi ; Richard Nixon ; Roberto Bracco ; Salvatore Giuliano ; Sergio Flamigni ; Trattato di Pace del 1947 ; Umberto Gorietti ; Umberto Terracini ; William Joseph Donovan