I Pentecostali ‘Zaccardiani’ (Storia, dottrine, regole e
confutazione dei loro errori) Prima edizione, 25
Dicembre 2009 Seconda edizione (ampliata e corretta), 5
Gennaio 2010 |
Storia
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Per
comprendere bene chi sono i Pentecostali Zaccardiani occorre tracciare la
storia del Movimento Pentecostale in Italia fino al 1945 circa. Vediamo
dunque di tracciarla, sia pur brevemente. |
In
base a quello che dice Luigi
Francescon (1866-1964) - uno dei primi credenti Italiani che ricevettero
il battesimo con lo Spirito Santo in America, e che prima fu anziano
dell’Assemblea Cristiana di Chicago, cioè della prima Chiesa Pentecostale
Italiana negli Stati Uniti che era sorta nel 1907, e poi fu il conduttore
della Congregazione Cristiana di Chicago da lui fondata nel 1925 - nel suo
scritto ‘Fedele testimonianza’, nell’Aprile del 1908 quattro fratelli vennero
dall’America in Italia per evangelizzare. Ma la loro missione non ebbe il
successo da loro sperato, in quanto 3 di loro dopo avere evangelizzato i loro
parenti e conoscenti non poterono vedere persone convertite, mentre il
quarto, di nome Demetrio Cristiani, vide i suoi parenti convertiti, ma non
lasciò dietro a sé nessun gruppo di credenti in quanto i suoi parenti
ritornarono con lui in America. |
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Giacomo Lombardi e la nascita della Chiesa Pentecostale di Roma |
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Chi
invece, sempre secondo il fratello Francescon, venuto in Italia in quello stesso
anno, dopo aver evangelizzato, lasciò dei gruppi di credenti, fu il fratello
Giacomo Lombardi. Infatti egli dice che il fratello Giacomo Lombardi nel 1908 venne in Italia ‘ove il Signore ne
salvò parecchi, e furono da Lui (il Signore) piantati per essere suoi
testimoni in quella nazione’. Vediamo quindi di parlare del suo primo viaggio
in Italia e dei frutti che esso portò, non prima però di avere detto qualcosa
sulla vita di questo fratello. |
Lombardi
nacque il 3 Ottobre 1862 a Prezza, un piccolo paese in provincia di L’Aquila.
Giunse negli Stati Uniti nel 1892. Si convertì a Cristo nel 1894, e divenne
membro della Prima Chiesa Presbiteriana Italiana di Chicago, dove fece
conoscenza di Luigi Francescon, uno degli anziani, di Giuseppe Beretta, di Pietro
Ottolini e del loro gruppo. Ma lui, quando nel 1903 questi fratelli uscirono
da quella Chiesa per ragioni dottrinali, non li seguì. Si unì a loro però in
seguito, precisamente nel 1907 quando nel locale di culto sito in Grand
Avenue, dove si radunava la chiesa chiamata ‘la chiesa dei toscani’, molti
furono battezzati con lo Spirito Santo e guariti da infermità (queste
gloriose cose avvennero tra il 15 Settembre 1907 e la fine di Dicembre di
quell’anno, e un'altra cosa che avvenne dopo che il Signore cominciò a
manifestare la sua potenza il 15 Settembre in seno a quella Chiesa fu la
rioccupazione dell’ufficio di anziano di quella Chiesa da parte di Luigi
Francescon che si era separato assieme ad altri credenti da quel gruppo
nell’ottobre 1904 per divergenze sul giorno della domenica). Lo stesso
Lombardi fu guarito anche lui, secondo le parole di Francescon. Per quanto
riguarda il battesimo con lo Spirito Santo, in base a delle parole dello
stesso Lombardi, egli lo ricevette l’8 Dicembre 1907. Nel Gennaio del 1908
poi egli ubbidì al comando di farsi battezzare in acqua. Soltanto un mese
dopo egli prese il posto del fratello A. Lencioni nell’ufficio di anziano
della chiesa, in quanto il Lencioni era dovuto andare a Hulberton, N.Y. a
ribattezzare i credenti di quel luogo, perché non erano stati immersi secondo
la Parola di Dio. In quello stesso anno, nel mese di Marzo, il Signore fece
sapere a Lombardi che doveva lasciare il suo lavoro per darsi completamente
alla predicazione della Parola. Il 15 Luglio egli raggiunse Francescon a St.
Louis, da dove andarono in California; secondo le parole di Pietro Ottolini
‘i due fratelli, Francescon e Lombardi, ebbero una breve missione in
California, con successo’ (Pietro Ottolini, Storia dell’Opera Italiana, 1945, pag. 12). Nel principio di
settembre, Lombardi fece ritorno a Chicago, e di là partì per l’Italia. E’
interessante il racconto che fa Lea Palma, figlia di Michele Palma
(1884-1963), in relazione al viaggio che intraprese il fratello Lombardi alla
volta dell’Italia: ‘Nel 1908 il fratello Giacomo Lombardi da Chicago fu
mandato dal Signore in Italia. Mi ricordo quanto mio padre mi diceva: ‘Il
fratello Giacomo Lombardi aveva sei figli. Venne in chiesa una domenica con
un fazzoletto in mano, va davanti ai fratelli principali ed ha detto: ‘Il
Signore mi manda in Italia, io ho cinquecento dollari conservati ve li do a
voi, prendete cura della mia moglie e dei miei sei figli’. Il giorno appresso
va al treno, senza soldi, cammina su e giù e dice: ‘Signore, se Tu mi mandi in
Italia mi devi procurare il viaggio’. Un signore viene a lui con una busta e
dice: ‘E’ lei il Signore Lombardi?’ ‘Sì’, e c’era abbastanza soldi per
arrivare a New York. Era lì dove c’era la nave e non poteva entrare perché
non aveva il biglietto e la stessa cosa successe, qualcuno gli dà una busta
col denaro per portarlo a Napoli e poi a Roma. Si vede come il Signore l’ha
mandato e veramente l’ha raccomandato’ (Lea Palma Remoli, Testimonianza resa nel culto di
ringraziamento per il 90’ Anniversario del Risveglio Pentecostale Italiano,
Caserta, 1997). |
Giunto
nella capitale verso la fine di ottobre o i primi giorni del novembre 1908,
andò a fare visita ad un vecchio amico di nome Ignazio Rocchi, un facchino
impiegato presso il vicino scalo merci ferroviario di Roma, San Lorenzo.
Questo Ignazio Rocchi aveva fatto il militare assieme al Lombardi. I coniugi
Rocchi gli dettero ospitalità. Il Lombardi allora oltre che ad annunziare il
Vangelo a coloro che lo ospitavano, cominciò a frequentare le riunioni di alcune
Chiese Protestanti dove si recò per annunciare a quei credenti il messaggio
pentecostale. Ma i conduttori di quelle Chiese lo rigettarono. Ecco cosa dice
Roberto Bracco: ‘Raggiunta la capitale, il fratello Lombardi cercò di
introdursi nell’ambiente protestante nella convinzione che Iddio avrebbe
manifestato il risveglio pentecostale primieramente fra coloro che
possedevano la conoscenza dell’Evangelo. Questa sua aspettativa però fu,
almeno in parte, delusa; ed anzi egli incontrò una sistematica e, qualche
volta, scortese ostilità da parte dei conduttori delle comunità da lui
visitate. Probabilmente alcuni pastori vedevano in questo servitore di Dio
l’insidiatore del loro gregge, mentre altri, forse, vedevano nella sua
pretesa di predicare il messaggio cristiano la presunzione dell’uomo che
benché privo di una formazione teologica vuole ascendere il pulpito. Dopo
mesi di tentativi il deluso servitore di Dio si vide violentemente scacciato
da un ministro evangelico stanco di vederlo aggirarsi fra i membri della
propria comunità. Forse Iddio aveva permesso quella prolungata e sterile
fatica per insegnare una preziosa lezione al giovane missionario, ed infatti
mentre egli s’intratteneva pensoso ed afflitto sulla soglia della chiesa
dalla quale era stato espulso sentì chiaramente la voce del Signore risuonare
nella sua coscienza: – Guarda – gli disse Iddio severamente – quel malvagio
che esce ora da questa soglia; fra breve non lo vedrai più! Il Lombardi si
voltò per osservare chi era l’uomo che si apprestava ad uscire e vide il
pastore che poco prima lo aveva scacciato dal tempio. Una settimana dopo,
quel troppo severo ministro, veniva tolto dal mezzo dei vivi. Questa
testimonianza potrebbe forse sembrare negativa in relazione all’amore divino,
ma è invece necessario considerarla alla luce della rivelazione che ci
conferma insistentemente che Iddio opera amorevolmente anche nella
manifestazione dei suoi severi e terribili giudizi’ (Roberto Bracco, Il Risveglio Pentecostale in Italia,
citato in ‘Risveglio Pentecostale’, 1956, n° 11, pag. 5-6). Il pastore in
questione – in base a degli indizi – era quello della Chiesa Battista che si
riuniva a Piazza San Lorenzo in Lucina. Presso quella comunità il Lombardi,
prima di essere cacciato, una volta aveva avuto l’opportunità di parlare, e
la sua predicazione aveva colpito un avvocato di nome Mauro Paretti (1844-1926), il quale alla fine della riunione si
era congratulato con lui per la sua ‘parola calda e vibrante’. |
Afflitto
e deluso, Giacomo Lombardi, stava camminando in Via del Corso quando il
Signore gli parlò dicendogli: ‘Raggiungi quell’uomo che cammina davanti a te
e parlagli del mio Nome’. Giacomo Lombardi ubbidì, raggiunse quell’uomo
anziano e gli disse autorevolmente: ‘Dio mi manda per annunciarle un messaggio’.
A quelle parole l’anziano signore rispose: ‘Io non caccerò mai chi viene a me
nel nome del Signore’ (Roberto Bracco, Il
Risveglio Pentecostale in Italia, Roma 1956, pag. 11). I due proseguirono
fino a Piazza Cavour dove si fermarono a parlare lungamente del battesimo con
lo Spirito Santo. Quest’uomo che di cognome faceva Sforza – che era un
anziano predicatore evangelico - accettò il messaggio di Giacomo Lombardi, e
qualche giorno dopo il Signore lo battezzò con lo Spirito Santo. Mentre due
anni dopo il Signore lo prese con sé. |
Intanto
l’avvocato Paretti incontrò lo Sforza presso il locale di culto della Chiesa
Battista da cui era stato cacciato il Lombardi, ed assieme andarono a
visitare Giacomo Lombardi presso la famiglia Rocchi ed insieme fecero la richiesta
ai padroni di casa di potersi incontrare presso la loro abitazione con
qualcuno disposto ad ascoltare le loro conversazioni. Avendo ottenuta la loro
disponibilità, lo Sforza invitò anche Michele
Di Napoli (1859-1945), suo conoscente, che era diacono di una chiesa
evangelica insoddisfatto per il basso livello spirituale della propria
comunità. E così fu che si tenne la prima riunione alla quale parteciparono
oltre a Lombardi, Sforza e Mauro Paretti, Michele di Napoli e sua moglie
Rosa, e i padroni di casa. |
Per
quanto riguarda i coniugi Rocchi, occorre dire che la moglie di Ignazio si
convertì quasi subito, mentre il marito dopo qualche tempo, precisamente alla
fine di dicembre 1908 in coincidenza con il terribile terremoto di Messina e
Reggio, terremoto che il Lombardi aveva predetto tempo prima al Rocchi.
L’adempimento di quella predizione fu per il Rocchi il segno inequivocabile
che il suo vecchio compagno parlava da parte di Dio. Oltre ai coniugi Rocchi
e ai coniugi Paretti, altri si convertirono a Cristo, e assieme agli
evangelici sopra citati formarono il primo nucleo di credenti pentecostali in
Italia. |
Di
queste conversioni quella di Angela
Gariglio (1876-1962 - nota meglio come Angelina Paretti), avvenuta nel novembre
1908, è particolare. Mauro, una volta convertito, la invitò a venire ad
ascoltare il Lombardi che a lui gli ricordava gli antichi profeti, ed ella
per compiacerlo si recò ad uno di quei incontri. Quando Lombardi l’incontrò
egli l’apostrofò rivelandole particolari della sua vita privata, che non
aveva mai rivelato ad alcuno. Dinnanzi a quella rivelazione Angelina scoppiò
in un pianto dirotto, e tutto il trucco che aveva sul viso si sciolse
trasformandosi in un mascherone, e come lei ripeteva spesso: ‘Quella fu
l’ultima volta che mi truccai’. Lombardi proseguì dicendole che se lei avesse
abbandonato la sua vita mondana, il Signore l’avrebbe perdonata di tutti i
suoi peccati. E così quel giorno ella si convertì al Signore. E poco tempo
dopo Mauro e Angela si unirono in matrimonio, in quanto fino ad allora
avevano solo vissuto assieme. |
Apriamo
ora una breve parentesi per parlare di quel gruppo di credenti. Esso crebbe
nel corso del tempo, tanto che non poteva più essere ospitato in casa della
famiglia Rocchi, e allora nel 1910 scelsero come sede per le loro riunioni lo
studio legale dell’avvocato Paretti. Poi nel 1919 presero in affitto un
locale aperto al pubblico in Via Vittorio Amedeo, e la cura di quella Chiesa
fu affidata a Michele di Napoli. Nel mese di Febbraio di quell’anno, durante
dei battesimi, che si tenevano presso i bagni
Cobianchi di via Ferruccio, dove solitamente la gente si recava per lavarsi,
poiché la quasi totalità delle abitazioni era sprovvista di bagni propri, una
donna che era tra i passanti, fu attratta da coloro che cantavano. Il suo
nome era Teresa Nigido
(1876-1957). Il fratello Lombardi le spiegò cosa stava accadendo, ed ella,
nonostante le difficoltà mossele dal marito, iniziò a frequentare le riunioni
in via Vittorio Amedeo, e prestò si convertì al Signore e divenne negli anni
l’altro punto di riferimento della comunità di Roma insieme alla Paretti (che
era diaconessa della Chiesa). Sempre in quell’anno si convertirono al Signore
Ettore Strappaveccia, sua moglie Lidia e la sorella dello Strappaveccia; le
prime però a convertirsi furono sua moglie e sua sorella, perché lui
all’inizio si oppose all’Evangelo. Una volta convertitosi, e poco tempo dopo
essere stato battezzato con lo Spirito Santo, lo Strappaveccia fu eletto pastore
della comunità. Si convertì anche Luigi Arcangeli, che presto venne eletto
vice-pastore. Ettore Strappaveccia
(1886-1957), che era costruttore e imprenditore, la cui generosità nei
confronti dei poveri venne perfino annotata nei primissimi resoconti degli
ispettori del regime fascista, aiutò i fratelli bisognosi (per esempio
attorno al 1925 egli comprò del terreno con una casa a Levane, in Toscana, perché dei contadini che si erano
convertiti a Cristo, avevano perso sia la casa che il lavoro in seguito alla
loro conversione - perché allora era uno scandalo diventare Pentecostali,
soprattutto nei paesi di campagna -, e allora Ettore Strappaveccia comprò da
una contessa questa tenuta per dare lavoro e casa a quei fratelli), e oltre a
ciò mise a disposizione della Chiesa la sua personale abitazione per tenere i
culti, un villino sito in Via Adige numero 20, nel nuovo quartiere Savoia. Fu
così che nel 1922 si cominciarono a tenere i culti nella sala sita in Via
Adige. Durante il periodo nel quale i culti si terranno in questo locale di
culto si convertiranno tra gli altri: Antonio Serlenga, Pantaleone Laudisa e
le sue tre figlie, Domenico Zaccardi, Giuseppe Gorietti, suo nipote
Gioacchino Toppi, Gina Gorietti, Umberto Gorietti, e Roberto Bracco. Il
pastore della Chiesa Apostolica in Galles, D. P. Williams, fa riferimento a
questa sala quando dice in un articolo del Marzo 1927 a proposito della sua
visita in Italia in quel periodo: ‘Nella città stessa, dopo una ricerca,
trovammo un luogo di raccolta del popolo pentecostale, in un grosso stanzone
sotto la strada. Erano dapprima sospettosi degli stranieri apparsi tra loro,
ma quando hanno saputo che eravamo mandati da Dio, siamo stati ricevuti con
gioia, e lo Spirito Santo ha messo il Suo suggello sul culto. Ci hanno
chiesto di ritornare…’ (Andrew Thomas, Breve
storia del Risveglio del Galles e degli inizi della Chiesa Apostolica,
Roma 2005, pag. 29), come anche il pastore Alfredo Del Rosso, che a quel
tempo faceva parte della Chiesa Apostolica, quando in una lettera del 25
Settembre 1927 dice: ‘“Alcuni giorni fa ho visitato l’Assemblea Pentecostale
di Roma, ed ho gioito con loro, pregando e testimoniando nel loro culto. Dio
li ha benedetti; dieci anni fa li vidi, ed erano una piccola banda in una
stanzetta; adesso sono molti di più, in una grande sala con duecento posti’
(Ibid., pag. 30) |
Ma
torniamo brevemente al primo viaggio in Italia di Giacomo Lombardi. Agli
inizi del 1909, prima di ritornare a Chicago, mentre Giacomo Lombardi era
ancora a Roma, seppe che un fratello aveva evangelizzato alcuni suoi parenti
a La Spezia, i quali avevano cominciato a frequentare la locale Chiesa dei
Fratelli. Però non avendo l’indirizzo, si mise in preghiera e chiese al
Signore le indicazioni precise, e il Signore gli rivelò cognome, nome ed
indirizzo di chi doveva visitare. E partito alla volta di La Spezia trovò la
via, il numero e la persona indicatagli dal Signore. Fu accolto
fraternamente, e il Signore li salvò e battezzò con lo Spirito Santo. |
Lombardi
fece altri viaggi in Italia: nel 1912, nel 1914, nel 1917, nel 1919, ed
infine nel 1923. Morirà nel 1934. |
Due
cose importanti vanno dette a proposito di uno di questi suoi viaggi, cioè di
quello che fece nel 1917. |
La
prima è che egli fu inviato dagli anziani dell’Assemblea Cristiana di Chicago
per trasmettere alle comunità italiane una precisazione dottrinale molto
importante che riguardava il battesimo con lo Spirito Santo in relazione alla
salvezza, e questo perché alcuni insegnavano che senza il battesimo con lo
Spirito Santo il credente non aveva la completezza della salvezza in Cristo,
mentre la Parola insegna che la salvezza (o nuova nascita) si ottiene
soltanto per fede in Cristo, mentre il battesimo con lo Spirito Santo e i
doni dello Spirito Santo sono susseguenti all’esperienza della salvezza. Per
cui un credente è pienamente salvato ancora prima di essere battezzato con lo
Spirito Santo. |
La
seconda è che Lombardi scampò ad un naufragio in seguito ad una rivelazione
ricevuta da Dio mentre si trovava nel porto di Palermo in procinto di
imbarcarsi alla volta degli Stati Uniti. Ecco il racconto fatto da Teresa
Nigido: ‘Avvisato dal Signore di partire per gli Stati Uniti, mentre era
sulla passerella per salire sulla nave che doveva ricondurlo tra i suoi
familiari, gli fu ordinato da Dio di scendere. Come sempre Lombardi ubbidì,
rammaricandosi di questa ingiunzione divina, poi però comprese la ragione di
questo divieto quando seppe che durante il viaggio quel piroscafo s’imbattè
in una mina e colò a picco. Il Signore aveva voluto risparmiargli un
naufragio’ (Intervista con Teresa Nigido, Roma 1951; tratta da ‘Cristiani
Oggi’, 1988, Anno VII, n° 24, pag. 2-3). |
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Altri pionieri del Movimento Pentecostale in Italia e la nascita di altre Chiese |
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Nel
1910 Lucia Menna (1875-1961), dopo
aver lavorato fra gli italiani in Argentina, venne in Italia per portare la
testimonianza del Vangelo ai suoi amici e conoscenti. Lucia era di
Casalanguida, provincia di Chieti, dove vivevano alcuni evangelici isolati.
Venuta a conoscenza che esisteva un gruppo evangelico a Gissi, vi si recò per
portare il messaggio pentecostale, e ben presto il Signore salvò delle anime
e le battezzò con lo Spirito Santo. Essendo sorta una forte opposizione
contro di lei, ella scrisse a Pietro Ottolini chiedendogli se era possibile
di andare là perché c’era grande bisogno, ed egli vi andò. Ecco cosa dice
Ottolini a tal riguardo: ‘Ella mi scrisse chiedendomi se era possibile di
andare là perché v’era grande bisogno. Sentii che era la volontà di Dio … e
veramente fu una missione di grande successo in pochi giorni l’impedimento fu
tolto e tredici furono battezzati in acqua nel fiume Sinello. Questo avvenne
il sabato, il giorno seguente il Signore battezzò Antonio Di Francesco con lo
Spirito Santo ed egli divenne l’anziano di quella chiesa’ (Leonard Erutti, The Life and Mission of Peter Ottolini
[La Vita e la Missione di Pietro Ottolini], St, Louis, Mo., pag. 16,17). |
Nel
1910 Pietro Ottolini (1870-1962),
arrivato in Italia, trovò un alloggio in Via Padova, 68, a Milano. Quivi si
formò la piccola comunità. La prima coppia che si convertì fu: Dorcas e
Francesca Ciesch, provenienti dalla chiesa Metodista. Nel 1911 Ottolini
lasciò Milano alla volta delle Valli Valdesi. La prima località dove si recò
fu la città di Pinerolo, dove ebbe l’opportunità di evangelizzare in varie
località ed infine di fondare una comunità a Luserna San Giovanni (Torino). |
Nel
1910 Vincenzo Castelli, lasciò St.
Louis e raggiunse il suo paese natio Casalcermelli (Alessandria) per
testimoniare del Signore; “alcuni suoi parenti accettarono il Signore, e tra
loro Francesco Testa” (1899-1988), il quale sarà fino al 1935 uno dei
predicatori più noti del Movimento Pentecostale in Italia. Il Castelli non
avendo il ministerio della Predicazione invitò il fratello Ottolini a
prendere cura della piccola comunità nascente. |
Nel
1913 Giuseppina Zollo (1875-?)
tornò al suo paese di Ginosa, in provincia di Taranto, e tramite la sua testimonianza
diverse anime si convertirono a Cristo, non solo a Ginosa, ma anche a
Palagianello e Matera. A riguardo di questa opera Pietro Ottolini ci fornisce
le seguenti informazioni: “ … di tanto in tanto ero chiamato dove la mia
presenza era necessaria e così raggiungevo il sud d’Italia. Uno di questi
eventi avvenne verso la fine del 1913. Una sorella, Giuseppina Zollo, mentre
era in visita in Italia, incontrò un uomo che conosceva la Bibbia. Ella prese
l’occasione di questo e gli parlò dell’opera pentecostale. Egli fu
interessato di questa nuova testimonianza e raggiungendo la sua famiglia a
Ginosa cominciò a parlare ad altri riguardo alla manifestazione pentecostale.
Da molti anni a Ginosa esisteva una Chiesa Valdese e l’opera di Dio si sparse
rapidamente tra questo popolo. La sorella Giuseppina Zollo visitò questi
nuovi credenti e mentre era là, il Signore usò questa sorella nella
guarigione dei malati ed in altri miracoli potenti, come in casi di infermità
mentali. Queste testimonianze raggiunsero altre località vicine come
Palagianello e Matera. La sorella Zollo doveva però tornare negli Stati Uniti
ed era molto preoccupata al pensiero di lasciare questi nuovi credenti senza
guida spirituale, della quale c’era grande bisogno, perciò mi scrisse: ‘Fratello
Ottolini, prega che il Signore ti ispiri a venire in questa zona della
nazione con messaggio del Signore per nutrire queste anime, perché io debbo
tornare in America’. Ricevuta tale richiesta non potei rimanere indifferente
anche se esisteva un grande bisogno nel nord. Il Signore mi persuase ad
andare. Stetti insieme alla sorella Zollo per circa due settimane e fui
testimone di opere potenti come spiriti immondi scacciati nel nome di Gesù e
guarigioni sia a Ginosa che a Palagianello. Dopo la partenza della sorella
Zollo rimasi nella zona per qualche tempo ed il Signore continuò a
manifestare la Sua potenza con segni e prodigi. Le seguenti tre chiese furono
fondate: Matera, Ginosa e Palagianello, ma la più numerosa fu quella di
Ginosa. La domenica delle Palme del 1914 trentotto persone furono battezzate
in acqua, la maggioranza delle quali aveva già ricevuto lo Spirito Santo.
Matera e Ginosa erano le due chiese più prosperose in Italia’ (Leonard
Erutti, op. cit., pag. 17,18). |
In
merito alla nascita del Movimento Pentecostale a Matera, secondo altre fonti,
apprendiamo che nel 1910 Antonio Plasmati venne da Chicago (dove aveva
frequentato la comunità di cui faceva parte Francescon) a Matera, dove
cominciò a frequentare la Chiesa Battista. Ma il suo messaggio non ottenne
molti consensi e allora tornò deluso negli Stati Uniti. Nel 1914 però ritornò
in Italia con Giuseppina Zollo ed un figlio di lei. Furono accolti dalla
Chiesa Battista ma poco dopo furono scacciati in quanto la loro dottrina
contrastava quella battista. Portarono con sé però circa quindici persone,
che avevano accettato il messaggio pentecostale, e iniziarono a tenere delle
riunioni in una trattoria con alloggio (chiamata ‘Albergo Lomonaco’), dove
albergava Giuseppina e il figlio. Poi si spostarono in una casa privata di
proprietà di una sorella di nome Angela Carone. E nel 1917 la comunità comprò
un locale. |
In
merito alla nascita del Movimento Pentecostale a Ginosa, secondo altre fonti,
veniamo a sapere che la Chiesa Valdese era sorta nel 1903 in un ambiente
fortemente intaccato dallo spiritismo. E quella comunità aveva dedicato un
locale di culto nel 1910, ma quando giunse nel 1913 Giuseppina Zollo l’opera
dei pentecostali creò un notevole disagio nella chiesa valdese. Come abbiamo
visto prima, secondo Ottolini, a Ginosa ci furono anche delle guarigioni da
infermità mentali; ebbene questa notizia fu confermata da Leonardo di Natale,
diacono della Chiesa Pentecostale di Ginosa, in una lettera del 30 Aprile
1929: ‘Il Signore mi chiamò nel 1913, nel mese di gennaio e mi salvò dalla
mia malattia mentale, mi lavò col Suo sangue e mi battezzò con lo Spirito
Santo’. La comunità di Ginosa fu inizialmente condotta da Carmelo Malvani. |
In
merito poi all’opera sorta a Palagianello nel 1913, da una intervista di
Carmine Lamanna apprendiamo che Giuseppina Zollo fu invitata da una famiglia
che ‘seppe di una donna esistente a Ginosa che aveva il potere di liberare da
quei mali (forme di spiritismo) e la mandarono a chiamare … Una parente della
malata attratta dalle parole e dalle preghiere parlò ad una vicina di casa e
poi insieme interpellarono la Zollo’, che ‘andò qualche altra volta a
Palagianello per evangelizzare alle su accennate signore che … accettarono
Gesù. Queste furono le prime nel paese a credere’. |
Allo
scoppio della prima guerra mondiale esistevano in Italia una decina di
comunità pentecostali, che erano tutte quante perseguitate dalle autorità
locali e da molte persone professanti la religione cattolica romana
appartenenti a svariati ceti sociali che venivano istigate contro di esse dal
clero. |
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La disputa sul battesimo con lo Spirito Santo |
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Nel
1914 tra i Pentecostali Italiani in America scoppiò una controversia attorno al
battesimo con lo Spirito Santo, in quanto Pietro Ottolini cominciò a
predicare che senza di esso non si poteva essere salvati. Vediamo come
andarono le cose. |
Pietro
Ottolini, dopo avere esercitato il ministerio in Italia (1910-1914), tornato negli
Stati Uniti riscontrò che i credenti erano aumentati notevolmente di numero,
ma che ‘la priorità nella ricerca del battesimo dello Spirito Santo era
venuta meno’, al che rimase perplesso e ne parlò con gli anziani i quali
convennero con lui che l’importanza del battesimo con lo Spirito si era
affievolita (cfr. Leonard Erutti, op.
cit., pag. 19). Allora egli si mise a predicare una serie di sermoni
sull’importanza del battesimo con lo Spirito Santo, arrivando a dire che una
persona non poteva essere salvata senza di esso (‘sarà salvata soltanto
quando riceve lo Spirito Santo e parla in lingue’ diceva). L’eresia di
Ottolini sulla salvezza assomigliava molto a quella dei Pentecostali ‘Gesù
solo’, che erano sorti proprio in quel periodo in America. Questi però erano
arrivati ad affermare questo in quanto avevano rigettato la dottrina della
Trinità. Infatti siccome secondo loro il Padre, il Figliuolo e lo Spirito
Santo erano solo dei titoli del solo vero Dio, che è Gesù, e quindi Gesù è
sia il Padre che il Figliuolo che lo Spirito Santo, se uno non aveva ricevuto
lo Spirito Santo (ossia il battesimo con lo Spirito Santo con l’evidenza del
parlare in lingue) non aveva ricevuto Cristo, e quindi non era ancora un
figliuolo di Dio. |
Luigi
Francescon allora esortò Ottolini a rigettare quella dottrina, al che
Ottolini gli rispose: ‘Non la predicherò mai di nuovo’. Ma nel 1915 egli
predicava ancora quella dottrina falsa, e allora Francescon scrisse una
lettera circolare sottofirmata dagli anziani con la quale comunicava agli
anziani di tutte le Chiese che Ottolini non era più riconosciuto anziano nel
Movimento. Nella circolare Francescon diceva che Ottolini dichiarava ‘che la
vita di Cristo viene manifestata in noi quando si riceve la promessa dello
Spirito Santo, e non quando si riceve Gesù Cristo per fede, o in altre parole
diceva che si riceve Gesù Cristo quando si riceve il dono dello Spirito
Santo’ (Assemblea Cristiana di Chicago,
Lettera circolare, 19 marzo 1917. Sta in M. Beltrami, Verità in testimonianza al sovvertimento
dell’opera dello Spirito Santo, Milano 1947, p. 5, Archivio ADI,
Roma). |
Come
abbiamo visto prima, quando abbiamo parlato di Giacomo Lombardi, quest’ultimo
nel 1917 fu mandato in Italia dagli anziani dell’Assemblea Cristiana di
Chicago ad attestare ai santi proprio questo, e cioè che si nasce di nuovo
mediante la fede in Cristo, e non mediante il battesimo con lo Spirito Santo. |
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La prima Assemblea Generale delle Chiese Pentecostali Italiane negli Stati Uniti |
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Nel
1927 si tenne a Niagara Falls (New York), il 30 aprile e il 1 maggio, la
‘Prima Assemblea Generale delle Chiese Cristiane residenti negli Stati Uniti
d’America’. Uno dei promotori di quel convegno fu Luigi Francescon, che ottenne
che il nome ufficiale in lingua inglese fosse: ‘Unorganized Italian Christian
Churches of U.S.A (Chiese Cristiane Italiane Inorganizzate degli Stati Uniti
d’America). Ecco quanto venne deciso: ‘Gli anziani delle chiese sono gli
angeli di esse (Apoc. 1,20) e a loro appartengono la cura delle greggia.
Rompere il pane nella santa Cena, battezzare i credenti nell’acqua, ungere
d’olio gli infermi sono i loro uffici. Ai diaconi appartiene
l’amministrazione delle collette dei poveri; questo è il loro ufficio. I
diaconi sono del numero dei principali fratelli per essere insieme a tutto
loro di aiuto e di conforto agli anziani, e servi nel Signore a tutta la
chiesa. Una volta all’anno gli anziani delle diverse chiese, e i diaconi, e i
principali fratelli, quelli che di loro possono (non per comandamento, e
neanche per forma) è cosa grata al Signore di riunirsi insieme d’un pari
consentimento per lodare il Signore, per raccontare della opera sua, e per
testimoniare della sua grandezza (mai per discutere o formulare dottrine)
(«Risultato del Convegno delle Chiese cristiane residenti negli Stati d’Uniti
d’America tenuto in Niagara Falls, New York – 30 aprile e 1 Maggio 1927»,
Archivio ADI, Roma). |
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L’Assemblea
terminò con la stesura di 12 articoli di fede, che sono i seguenti: |
I.
Noi crediamo ed accettiamo l’intera Bibbia come infallibile parola di Dio,
ispirata dallo Spirito Santo; sola e perfetta regola della nostra fede e
condotta; alla quale nulla si può aggiungere o togliere, essendo essa la
potenza di Dio in salute ad ogni credente. 2 Pie. 1:21; 2 Ti. 3:16,17; Rom.
1:16. |
II.
Noi crediamo che vi è un solo Dio vivente e vero, eterno d’infinita potenza,
creatore di tutte le cose; e che nell’unità di esso vi sono tre persone distinte,
il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo. Ef. 4:6; Mat. 28:19; Giov. 5:7. |
III.
Noi crediamo che il Figliuolo di Dio è la parola fatta carne, che assunse
l’umana natura in seno a Maria Vergine, e così vero Dio e vero uomo, due
nature in una sola persona, la divina e l’umana; e che perciò è l’unico
Salvatore il quale realmente soffrì la morte non solo per la colpa primitiva,
ma eziandio per i peccati attuali dell’uomo. Giov. 1:14; Luc. 1:27-35; 1
Piet. 3:18. |
IV.
Noi crediamo nell’esistenza personale del diavolo e dei suoi angeli, spiriti
maligni, il quale insieme a loro sarà eternamente punito nello stagno di
fuoco. Matt. 25:41. |
V.
Noi crediamo che la rigenerazione, o la nuova nascita, si riceve soltanto per
la fede in Cristo Gesù; il quale è stato dato per le nostre offese, ed è
risuscitato per la nostra giustificazione. Quelli che sono in Cristo Gesù
(purgati col suo sangue) sono nuove creature ed hanno lui per sapienza, e
giustizia, e santificazione, e redenzione. Ro. 3:24, 25; 2 Cor. 5:17; 1 Cor.
1:30. |
VI.
Noi crediamo al battesimo dell’acqua con una sola immersione nel nome del
Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo secondo il comandamento del
Signor Gesù. Matt. 28:18,19. |
VII.
Noi crediamo al battesimo dello Spirito Santo come esperienza che si riceve
dopo la salvezza con il segno di parlare nuove lingue come lo Spirito dà di
ragionare. Fatti 2:4; 10:45-47 19:6. |
VIII.
Noi crediamo che nella santa cena il corpo di Cristo è dato, ricevuto e
mangiato in un modo celeste e spirituale: è che il mezzo pel quale è ricevuto
e mangiato è la fede. Luc. 22:19; 1 Cor. 11:24. |
IX.
Noi crediamo che è necessario di astenersi dalle cose sacrificate agl’idoli,
dal sangue, dalle cose soffogate, e dalla fornicazione, come è stato
decretato dallo Spirito Santo nell’Assemblea generale che fu tenuta in
Gerusalemme, secondo Fatti 15:28,29; 16:4; 21:25. |
X.
Noi crediamo che Gesù Cristo portò sopra di sé tutte le nostre malattie, ed è
perciò che ubbidiamo al comandamento: È alcuno di voi infermo? Chiami gli
anziani della chiesa, ed orino essi sopra lui, ungendolo d’olio, nel nome del
Signore. E l’orazione della fede salverà il malato, e il Signore lo rileverà;
e s’egli ha commessi dei peccati, gli saranno rimessi. Matt. 8:17; Giac.
5:14. |
XI.
Noi crediamo che il Signore stesso (prima del millennio) con acclamazione di
conforto, con voce d’arcangelo, e con tromba di Dio, discenderà dal cielo; e
quelli che sono morti in Cristo risusciteranno primieramente. Poi noi viventi
che saremo rimasti, saremo con loro rapiti nelle nuvole a scontrare il
Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore. 1 Tess. 4:16,17; Apo.
20:6. |
XII.
Noi crediamo che la resurrezione corporale di tutti i morti, così giusti come
ingiusti avverrà. E questi andranno alle pene eterne e i giusti nella vita
eterna. Fatti 24:15; Matt. 25:46. |
Il
termine ‘inorganizzate’ fu usato per sottolineare che quelle Chiese non
costituivano nessuna organizzazione religiosa, cosa che era vera. |
A
proposito dell’articolo VIII va detto che nel Convegno del 1933 esso fu
modificato come segue: ‘Noi crediamo nella Santa Cena che Gesù: ‘Poi, avendo
preso il pane, rendè grazie, e lo ruppe, e lo diede loro, dicendo: Quest’è il
mio corpo, il quale è dato per voi; fate questo in rammemorazione di me.
Parimente ancora, dopo aver cenato, diede loro il calice, dicendo: Questo
calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi. Luca
22:19,20; 1 Cor. 11:24’. |
Nel
1938 il Convegno decise di modificare il nome Chiese Cristiane Italiane
Inorganizzate degli Stati Uniti d’America in Chiesa Cristiana Italiana del
Nord America, ed in seguito in quella di Chiesa Cristiana del Nord America. |
Nel
1939 quelle stesse Chiese vollero creare una struttura per amministrare i
fondi raccolti per le missioni e per curare la pubblicazione di un periodico
ufficiale della Chiesa Cristiana Italiana del Nord America, e allora decisero
di eleggere un Comitato. Ma Luigi Francescon si ritirò, perché - come disse lui
- quella organizzazione era contraria ‘alla dottrina apostolica che non
ammette organizzazioni umane, né alterazioni che vanno contro ad essa, la
quale avevamo osservata e rispettata tutti insieme fino all’anno 1938’. Da
quel momento Francescon svolgerà il suo ministerio unicamente nell’ambito
della Congregazione Cristiana di Chicago, e avrà rapporti soprattutto con le
Congregazioni Cristiane nel Brasile (CCB).
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La disputa sul divieto di mangiare il sangue degli animali |
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Nel
1908, Pietro Ottolini e Giovanni Perou, avevano portato il messaggio
pentecostale a New York, e tra coloro che lo avevano ricevuto c’era anche
l’avvocato e giornalista Giuseppe
Petrelli (1876-1957) - che si era convertito in seno ad una comunità
Battista di Napoli durante l’ultimo decennio del diciannovesimo secolo -, allora pastore coadiutore di
Agostino Dassori, pastore della grande Chiesa Battista Italiana denominata Marina Temple. Petrelli però farà
l’esperienza del battesimo con lo Spirito nel 1915, e l’anno dopo lascerà la
Chiesa Battista per darsi al ministerio itinerante tra le comunità
pentecostali italo-americane, in seno alle quali diventò molto famoso perché
presentava gli argomenti biblici allegorizzando a più non posso, e quindi
questo lo faceva apparire molto spirituale, metodo questo però che porta a
fare passare in secondo piano il significato letterale della Parola di Dio ed
alcune volte a farlo scomparire cioè annullarlo; cose queste che si possono
riscontrare negli scritti di Petrelli.
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E
proprio Petrelli fu la causa della scissione che si venne a creare in seno al
Movimento Pentecostale Italiano, perché lui sosteneva che il divieto di
mangiare il sangue degli animali, ribadito dall’Assemblea di Gerusalemme a
metà del primo secolo dopo Cristo, era ormai superato, e quindi il sangue si
poteva mangiare. Tutto nacque quando un credente andò a chiedere consiglio a
Petrelli come comportarsi dinnanzi al divieto di mangiare il sangue e le
carni soffocate, perché Petrelli rispose che si potevano mangiare in quanto
secondo le parole di Cristo non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui
possa contaminarlo. Egli ebbe a dichiarare in seguito: ‘Abbiamo udito alcuni
dire: il sabato deve essere riverito ancora, perchè anteriore alla legge;
altri ci insegnano che la ‘decima’ non fu abolita, perchè pagata da Abramo,
quindi prima di Mosè; ed altri, che il divieto di mangiare il sangue è stato
dato a Noè, cioè prima della legge Mosaica, quindi, a loro credere, ancora
obbligatorio. Ma in Cristo, è tutto NUOVO. Nuova creazione; nuovo sabato;
nuovo sacrificio; nuovo giorno; nuova legge; nuovo cibo; nuovo metodo di
offrire le offerte e di amministrarle...’. (Giuseppe Petrelli, La Chiesa di Cristo, Bristol Pa,
U.S.A. 1929, pag. 85-86). |
Luigi
Francescon si oppose strenuamente a questa arbitraria interpretazione di
Petrelli, secondo cui i divieti dell’Assemblea di Gerusalemme erano superati
e soltanto ‘un compromesso per quel tempo’, e scrisse una lettera circolare
nella quale diceva che le parole ‘… e dal sangue’ (Atti 15:20) non erano una
norma a sé ma la conclusione di un elenco ben preciso di cose da cui
astenersi: ‘dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla
fornicazione, dalle cose soffocate’ e che l’Assemblea di Gerusalemme non fu
tenuta per formare un compromesso per quel tempo ma ‘per provvedere intorno a
quelle cose e fu formato uno statuto per mandarlo alle chiese, acciocché
osservassero quello che lo Spirito Santo consigliò, non per quel tempo, ma
per sempre’ (Risposta a Giuseppe
Petrelli, Chicago, Ill. 1927, Archivio ADI, Roma), e nella quale metteva
in guardia i fratelli da Petrelli con queste parole: ‘Attenti, dunque
figliuoli di Dio, perché questo spirito che porta alla disubbidienza della
parola di Dio opera sotto forma di misericordia, e d’una apparente carità;
pare che innalzi Cristo Gesù; e si fa tanto spirituale ricorrendo spesso al
frutto dello Spirito (Gal. 5:22-23) per annullare gli statuti di Dio! Ma noi
sappiamo che il vero Spirito di Dio è soltanto in quelli che mettono in opera
i suoi comandamenti’ (op. cit.). |
La
controversia portò nel 1925 Luigi Francescon assieme ad altri fratelli a
ritirarsi da coloro che in seno all’Assemblea Cristiana di Chicago si erano
lasciati sedurre dai vani ragionamenti di Petrelli, e fondò una seconda
comunità Pentecostale italiana che prese il nome di ‘Congregazione Cristiana
di Chicago’. L’Assemblea Cristiana dunque si divise, una parte rimase sotto
la presidenza di Pietro Menconi, e l’altra si ritirò sotto la guida di
Francescon. Questa scissione fu seguita da una disputa intorno alla proprietà
del locale di culto che fu portata dinnanzi al Tribunale di Chicago. Il
processo durò dieci anni. Francesco Toppi chiama quel procedimento giuridico
‘un poco edificante processo civile’ (Francesco Toppi, Luigi Francescon, ADI-Media, Roma 2007, pag. 96). Mi domando come
si possa chiamare una simile cosa in questa maniera, quando di edificante non
ha nulla, e quando la Scrittura condanna il ricorrere ai tribunali degli
infedeli da parte dei fratelli quando hanno una lite con altri fratelli (cfr.
1 Corinzi 6:1-9). |
Anche
in Italia naturalmente si ebbero delle ripercussioni, perché diverse comunità
si isolarono dal resto del Movimento per andare dietro a quei vani
ragionamenti di Petrelli. La Chiesa di Roma e molte altre Chiese però
rimasero attaccate all’insegnamento della Scrittura che vieta di mangiare le
cose soffocate e il sangue, come anche le cose sacrificate agli idoli. |
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Il Primo e il Secondo Convegno Nazionale |
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Nel
1928 si tenne a Roma (19-20 Ottobre) il primo Convegno nazionale sotto la
presidenza di Michele Palma, rappresentante delle Chiese italiane del Nord
America. In quel Convegno vennero trattati argomenti principalmente di
carattere disciplinare. |
In
particolare fu affermato con forza che le decisioni prese dagli apostoli e
dagli anziani a Gerusalemme sono tuttora tutte vincolanti per noi Cristiani,
e questo perché come abbiamo visto erano sorti alcuni in seno alle Chiese,
capeggiati da Petrelli, che sostenevano che tre di esse sono cadute. A
proposito di questa delibera leggiamo: ‘…. Siamo stati concordi di chiudere
le porte (2 Giov. 10), e di non avere nessuna comunicazione con coloro che si
sono sviati dalla Verità di Dio, affinché il gregge del Signore non venga
travagliato e diviso’ (Atti del 1°
Convegno Nazionale, paragrafo I). |
Poi
fu emanato un avvertimento contro alcuni ‘che si dicono servitori del
Signore, girando di lor proprio senno, senza aver nulla dal Signore, portano
nelle chiese disturbo e confusione’; costoro non dovevano essere lasciati
parlare nelle adunanze, e neppure si dovevano prendere consigli privati da
essi, affinché le anime semplici non venissero ingannate (paragrafo II). |
E
poi fu deciso che i credenti che commettono fornicazione devono essere
espulsi dalla chiesa: ‘… se in alcuna chiesa vi è un alcun fornicatore o
peccati simili ad esso, devono essere tolti dalla comunione della chiesa (1
Cor. 5:9-13), ed i fratelli non si devono nemmeno avvicinare; altrimenti
partecipano i peccati di essi’ (paragrafo III). |
Nel
1929, il 24 e il 25 dicembre, si tenne il secondo Convegno, durante il quale
fu presentata la legge del 24 giugno 1929, n. 1159, sui culti ammessi nello Stato.
(Con essa si invalidava la disposizione precedente contenuta nello Statuto
Albertino del 1848 che riconosceva la religione Cattolica come religione di
Stato, mentre gli altri culti erano tollerati. In base alla legge venivano,
riconosciute solo quelle chiese che ne facevano espressamente richiesta).
L’Assemblea però – spinta da Luigi Francescon, che la presiedeva – decise di
non avvalersi della possibilità di costituirsi in associazione legalmente
riconosciuta, secondo la nuova legge sui culti ammessi, e questo per evitare
di costituire una qualsiasi struttura al di fuori della chiesa locale. E
questo per Francesco Toppi fu un errore, in quanto ‘se nel 1929 la
Congregazione Cristiana (Denominata Pentecostale) si fosse organizzata come
ente morale, il governo di allora non avrebbe potuto scatenare una così dura
persecuzione contro il Movimento’ (Francesco Toppi, Luigi Francescon, pag. 73). Quell’Assemblea decise però di
richiedere l’approvazione governativa alla nomina di ministro di culto
obbligatoria per essere autorizzati all’apertura di locali di culto. Questo
riconoscimento lo ottenne Ettore Strappaveccia il 3 Gennaio 1931 per la
comunità di Roma. |
In
quel Convegno fu riaffermato che noi Cristiani dobbiamo astenerci dalle cose
sacrificate agli idoli: ‘Si è pure parlato delle cose sacrificate agli idoli,
che abbiamo in questi tempi, i quali sono in sostanza gli stessi idoli
pagani, perciò il mangiare i cibi che gli infedeli fanno in occasione di tali
feste, e parteciparvi, è per noi che abbiamo conoscenza di tale idolatria,
mangiare e partecipare i sacrifici dei demoni. Or noi non possiamo aver
comunione con Dio e coi demoni …’ (Atti
del 2° Convegno Nazionale, paragrafo II). |
Fu
inoltre reso ben chiaro a tutti gli anziani ‘che la rigenerazione o nuova
nascita avviene soltanto per la fede in Gesù Cristo’ e questo affinché si
guardassero da coloro che predicavano ‘che la rigenerazione avviene per lo
Spirito Santo’, ossia, il battesimo con lo Spirito Santo, ‘annullando l’opera
di redenzione compiuta da Cristo sulla croce’. A chiunque annunciava una
dottrina diversa sarebbero state chiuse le porte, in modo che l’opera di Dio
non venisse guastata ‘da operai che non sono mandati dal Signore’ (paragrafo
III). |
Fu
stabilito che gli operai itineranti non devono chiedere nulla a nessuno,
perché colui che Iddio manda lo raccomanda (paragrafo V); che ‘qualsiasi
fedele non può presentarsi in altre chiese senza un biglietto dell’anziano
della chiesa a cui appartiene, affinché i fratelli di altre chiese possano sapere
la condotta del tale’ (paragrafo VI); e che nel caso un fedele si vuole
sposare un infedele l’anziano deve mettere dinnanzi al fratello e alla
sorella la Parola di Dio, ‘dicendo loro che porteranno le conseguenze della
loro disubbidienza ed avviserà anche la chiesa’. Fu poi detto agli anziani di
esortare i giovani a cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia, e
confidare solo in Dio per essere guidati da Lui nella scelta del proprio
marito o moglie, anziché fare tra loro promesse di matrimonio e comportarsi
come quelli del mondo, portando bisbigli tra i fedeli e cattivo esempio agli
altri giovani (paragrafo VII – in merito a questa delibera, nel Convegno del
1949 sarà affermato che ‘i matrimoni e i fidanzamenti devono essere conclusi
esclusivamente tra fedeli appartenenti regolarmente alla chiesa e che abbiano
già ubbidito al battesimo dell’acqua’ [paragrafo VI]). Furono poi trattati
dei casi particolari; quello di un certo D.R. che non sarebbe stato
riconosciuto come fratello per la sua condotta e per le bugie che aveva detto
nella circolare che aveva fatto contro a tutti gli anziani delle Chiese
d’Italia; quello di D.L. da cui fu deliberato di separarsi perché Iddio aveva
mostrato chiaramente la sua instabilità nella parola e la sua doppiezza di cuore;
e poi quello di S.A. che non doveva andare più per le chiese ad ammaestrare,
perché Iddio aveva chiaramente mostrato che non lo aveva chiamato a questo
(paragrafo VIII). Fu poi deciso in merito al libro dei Cantici di farlo
stampare a Roma, in numero di cinquemila copie, e poi gli anziani dovevano
mandare ‘a Roma, al Comitato incaricato, l’importo di quello che riceveranno
dalla distribuzione del libro’ (paragrafo IX). |
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La persecuzione fascista |
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Il
24 Giugno 1929 era entrata in vigore la legge sui culti ammessi, ma le chiese
pentecostali continuarono ad essere perseguitate da parte delle autorità
locali istigate dal clero cattolico romano. Gli Evangelici subivano
vessazioni di ogni genere a motivo della loro fede, nelle scuole pubbliche,
negli ospedali, venivano turbate le riunioni di culto che venivano fatte in
case private, e molti vennero di punto in bianco mandati via dai loro datori
di lavoro su istigazione del clero. Per farvi capire come praticamente le
cose non cambiarono affatto citerò alcune persecuzioni subite prima di quella
data e altre dopo. |
Nel
1926 a Raffadali (AG), Francesco
Galvano (1869-1930), che era tornato dagli Stati Uniti nel dicembre del
1925 per annunciare il Vangelo a quelli del suo paese, fu perseguitato dalle
autorità. Il defunto pastore ADI Vincenzo Federico (1911-1995) racconta: ‘Le
riunioni di culto in casa Galvano incuriosirono i carabinieri della vicina
caserma. Richiamato da loro, al fratello fu ingiunto di desistere
dall’annunciare l’Evangelo e di tornare al cattolicesimo. Egli rispose
affermando che gli conveniva ubbidire a Dio prima che agli uomini, perciò fu
schiaffeggiato e, trattato come un delinquente, fu rinchiuso per qualche
giorno in camera di sicurezza dove fu ulteriormente maltrattato. La moglie fu
invitata a convincere il marito ad abbandonare la sua nuova fede ma ella, per
quanto novizia, rispose semplicemente che suo marito era un uomo dabbene, che
non faceva del male, ma che si adoperava per la salvezza delle anime perdute.
Dopo di allora Galvano fu arrestato più volte per brevi periodi, anche
insieme alla moglie o al fratello Sola, al quale raccomandò sempre di non far
trapelare a sua moglie che nel carcere egli subiva certe sevizie fisiche. Sua
moglie, puntualmente, andava in caserma per portargli u’ tanginu, ovvero lo scaldino, che era un contenitore per la
brace, di rame, dalla forma arrotondata, sormontato da due lunghi e sottili
manici tubolari d’ottone, incrociati in alto per appoggiarvi le mani e
scaldarle; i carabinieri lo ritiravano ma non glielo fecero pervenire mai.
Egli subì perquisizioni e conseguenti perdite di masserizie, senza che
fossero mai trovati i colpevoli. I carabinieri si vollero accertare anche del
fatto che egli non ricevesse nessuna remunerazione dall’America per questa
sua opera di evangelista, e appurarono che egli teneva soltanto i suoi
risparmi del passato e quelli che il figlio gli andava spedendo dall’America’
(Vincenzo Federico, pag. 48-49). |
Nel
1929, a Vallelunga, Giovanni Sola
(1885-1973), che era tornato dall’America nel 1919 per ordine di Dio che gli
aveva detto ‘Devi andare in Italia’, e che aveva fino ad allora evangelizzato
in diversi paesi siciliani, vedendo delle anime salvate dal Signore e
battezzate con lo Spirito Santo, arrivato a Vallelunga (CL) per
evangelizzare, fu arrestato dai carabinieri e portato in prigione, dove
avvennero i seguenti fatti: ‘Verso l’una dopo mezzanotte, venne un
carabiniere, aprì la porta della prigione, e mi condusse innanzi al maresciallo
chiedendomi che cosa ero andato a fare a Vallelunga. Io risposi: ‘Son venuto
a far visita ai miei fratelli evangelici …’ A tali parole il maresciallo
incominciò a darmi pugni sulla bocca, da dove mi uscì del sangue, poi mi
prese per i capelli, mi tirò forte per buttarmi a terra, ma siccome non
cadevo i capelli si strapparono e gli rimasero nelle sue mani. Allora con più
rabbia, mi diede un calcio nelle parti delicate del mio corpo, e mi diede
tanti pugni per lo più nelle spalle, tanto che sino ad ora ne sento le
conseguenze. Caddi a terra, e lui si mise con le ginocchia sopra i miei
fianchi, a pestarmi, si fece prendere un nervo e incominciò a darmi con esso
botte fino che io svenni e rimasi a terra, come morto. Non posso dire quanto
tempo passò da quel momento perché rimasi a terra e non comprendendo nulla.
Un carabiniere mi prese e mi alzò, ma non potendo stare in piedi, rimasi
sopra le ginocchia. Allora il maresciallo si fece prendere una diecina di
secchi di acqua e me li gettò addosso e schernendomi diceva: ‘Sei venuto per
predicare, predica, predica’. Io risposi: ‘Non predico perché lei me lo
comanda, ma predico perché è mio dovere farvi sapere che Gesù Cristo morì per
i miei e vostri peccati e se voi vi pentirete Egli vi perdonerà…’. Terminato
di buttarmi acqua addosso, un carabiniere mi prese e mi mise in piedi, e per
il braccio mi accompagnò in camera di sicurezza dove trovai un tavolo ed una
coperta, e così, inzuppato di acqua come ero, passai la notte un poco sopra
il tavolo, un poco in piedi, confortandomi con le parole di Gesù dove dice:
‘L’hanno fatto a me, lo faranno anche a voi…’. Dopo ventiquattro ore di
quando mi presero, mi lasciarono andare e così storpio come ero mi recai alla
stazione, presi il treno ed andai a Caltanissetta, capoluogo di provincia’
(Giovanni Sola, La Mia Testimonianza,
Ristampa, Vittoria, 1993, pag. 62-63). |
Nel
1931, in provincia di Benevento, avvenne il primo arresto di un pentecostale,
che fu condannato ad un mese di carcere e a 200 lire di ammenda. Poco dopo,
in provincia di Bari, avvennero tre arresti tra pentecostali deferiti alla
magistratura e due alla commissione per il confino. Ed altri interventi
repressivi si ebbero per opera dei prefetti di Reggio Calabria (1931, ’32,
’33), Agrigento (1930, ’32, ’33), Caltanissetta (1930, ’32, ‘34), e Palermo
(1932). |
Vincenzo
Federico racconta alcuni di questi interventi repressivi: ‘Nel 1932 due
famiglie, convertitesi al Signore negli Stati Uniti d’America, tornarono a
Cattolica Eraclea (AG), loro paese d’origine. Andai subito a visitarle
insieme con due fratelli del consiglio di chiesa. Ci furono presentati
diversi simpatizzanti dell’Evangelo, perciò, subito dopo il nostro arrivo, fu
indetta una riunione evangelistica in famiglia. Vi parteciparono anche i familiari
di un prete il quale, avendolo saputo, mi denunziò all’autorità giudiziaria
con la motivazione che la riunione non era stata autorizzata dalla Pubblica
Sicurezza. Inoltre egli organizzò una processione durante la quale il popolo
fu spinto a gridare: ‘Fuori gli evangelici!’. Questo episodio mi procurò una
condanna con la condizionale che fu annullata da una successiva amnistia. Le
maggiori afflizioni, però, furono subite dai fedeli del luogo …. Anche a
Riesi la Polizia sottoponeva gli evangelici ad indagini che diventavano
sempre più moleste. I nostri avversari ormai venivano ad insultarci durante
le riunioni cantando i loro inni davanti la porta del locale di culto’ (Vincenzo Federico, pag. 59-60). |
Comunque,
nonostante la persecuzione le chiese pentecostali moltiplicarono, infatti nel
1935 esistevano circa 150 comunità, sorte in massima parte per la
testimonianza degli emigrati del Sud che rientravano ai loro paesi d’origine. |
Ma
tutto questo non fu che il preludio alla persecuzione su larga scala e
sistematica perpetrata dal Governo di Mussolini contro i Pentecostali, in
quanto nel 1935 venne emanata una circolare da parte del sottosegretario
Guido Buffarini-Guidi, che vietava ai pentecostali di rendere il loro culto a
Dio sia privatamente che pubblicamente. Ecco il testo di quella circolare che
rimase in vigore fino al 1955: ‘‘Esistono in alcune province del regno
semplici associazioni di fatto che, sotto la denominazione di pentecostali o
pentecostieri o neumatici o tremolanti, attendono a pratiche di culto in
riunioni generalmente presiedute da ‘anziani’. Il culto professato dalle
anzidette associazioni, non riconosciute a norma dell’articolo 2 della legge
24 giugno 1929, n. 1159, non può ulteriormente essere ammesso nel regno, agli
effetti dell’articolo 1 della citata legge, essendo risultato che esso
estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e
nocive all’integrità fisica e psichica della razza. Pertanto le Loro
Eccellenze provvederanno subito per lo scioglimento, dovunque esistano, delle
associazioni in parola, e per la chiusura dei relativi oratori e sale di
riunione, disponendo conseguentemente anche per una opportuna vigilanza, allo
scopo di evitare che ulteriori riunioni e manifestazioni di attività
religiosa da parte degli adepti possano avere luogo in qualsiasi altro modo o
forma. Si gradirà sollecita assicurazione dell’adempimento’. |
Quella
circolare fu emanata dal governo Mussolini sotto pressione della Chiesa
Cattolica Romana, perché pochi anni prima, nel 1929, vi era stato il
concordato tra la chiesa cattolica romana e lo Stato, mediante il quale
avveniva la rappacificazione tra lo Stato Italiano e la Curia romana, e
mediante il quale il governo Italiano si impegnava ad assecondare i desideri
e gli scopi della chiesa romana. E tra questi desideri e scopi della chiesa
romana vi era pure quello di impedire ai Protestanti di diffondere tra il
popolo cattolico romano quelle che essa chiama le idee della Riforma avvenuta
secoli addietro, ma che noi chiamiamo semplicemente la Buona novella della
pace. A conferma che la chiesa cattolica romana fece pressione sul regime
fascista affinché questo frenasse la propaganda pentecostale in questa
nazione esibiamo le seguenti dichiarazioni contenute in un fascicolo a stampa,
di distribuzione riservata, sul tema Il proselitismo dei protestanti in
Italia che il Vaticano trasmise al governo italiano nel 1934: ‘Particolare
segnalazione meritano i pentecostali o tremolanti. Nelle loro adunanze, gli
adepti sono eccitati fino al parossismo, con grande pericolo soprattutto per
le donne e i bambini. Per accertarsi basterà inviare un medico psichiatra a
fare, senza preavviso e cautamente, un sopralluogo nella loro sede di via
Adige 20, in Roma. Gli stessi protestanti non approvano il loro sistema
(...). E’ bene tenere presente che la legge italiana ammette culti diversi
dalla religione cattolica, ‘purché non professino principi e non seguano riti
contrari all’ordine pubblico e al buon costume’. Quindi non si comprende come
il culto pentecostale continui ad essere ammesso in Italia’ (Citato da
Giorgio Rochat in Regime Fascista e
Chiese evangeliche, Torino 1990, pag. 37), ed ancora: ‘Sua Eccellenza il
capo del governo, nel gran discorso alla seconda assemblea quinquennale del
regime del 18 Marzo ultimo scorso, ha dichiarato: ‘L’unità religiosa è una
delle grandi forze di un popolo. Comprometterla e anche soltanto incrinarla è
commettere un delitto di lesa nazione’. Questa categorica affermazione, che
vuol essere un programma di condotta per tutte le autorità dello stato,
resterebbe sterile se ad un delitto così grave e così autorevolmente
qualificato non corrispondessero nella legislazione misure convenienti a
prevenirlo e a reprimerlo. Per tutti gli altri delitti di lesa maestà, di
leso regime, di lesa nazione, la legge italiana ha proporzionati rimedi’
(citato da Giorgio Rochat in op. cit.,
pag. 37). Dinanzi a queste chiare affermazioni contro i Pentecostali e queste
richieste fatte dal Vaticano a Mussolini appare chiaro che la circolare Buffarini-Guidi,
emanata l’anno seguente dal regime fascista contro i Pentecostali, non fu
altro che la misura legislativa tanto desiderata da parte vaticana contro di
loro al fine di punirli per il loro delitto. E qual’era il loro delitto?
Compromettevano l’unità religiosa dello Stato italiano oltre che professavano
riti contrari al buon costume!! La storia si è ripetuta; come nei secoli
addietro molti re e principi per avere l’appoggio del papato favorirono il
più possibile i disegni della chiesa romana tra cui anche quello di
distruggere i credenti che erano usciti da essa, vale a dire quelli che essa
chiama i Protestanti (non si deve mai dimenticare che la chiesa romana nel
corso dei secoli in Europa si è usata dei governi degli Stati per
perseguitare tanti fratelli), così il governo fascista incitato dalla chiesa
cattolica si scagliò con veemenza contro i nostri fratelli. Ma esaminando da
vicino questo modo di agire del governo fascista contro i nostri fratelli, si
riscontrerà pure una forte somiglianza con il comportamento di Ponzio Pilato
nei confronti di Gesù. Voglio dire con questo che Ponzio Pilato sentenziò che
Gesù fosse flagellato e condannato per soddisfare il desiderio del popolo
giudaico che era quello di togliere di mezzo Gesù infatti è scritto che
Ponzio Pilato "sentenziò che fosse fatto quello che domandavano"
(Luca 23:24), ed anche: "Pilato, volendo soddisfare la moltitudine,
liberò loro Barabba; e consegnò Gesù, dopo averlo flagellato, per esser
crocifisso" (Marco 15:15). Ma come fu nel piano di Dio che Ponzio Pilato
accondiscendesse a quello che il popolo dei Giudei gli domandò di fare contro
Gesù, così era nel piano di Dio che le autorità fasciste accondiscendessero a
quello che la chiesa romana chiese loro di fare contro i nostri fratelli. E
come dalla morte di Cristo ne è derivato tanto bene, così pure dalla
persecuzione dei santi è scaturito tanto bene, e questo perché Dio converte
il male in bene. A Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen. |
Ma
veniamo alla persecuzione che la chiesa cattolica romana per mano
dell’autorità fascista fomentò contro i nostri fratelli, per vedere quali
furono le sofferenze che i credenti sopportarono per amore del Vangelo
durante gli anni che seguirono la diramazione della circolare
Buffarini-Guidi. |
Ecco
a tale proposito delle parole del fratello Roberto Bracco che mostrano quello
che accadde in quegli anni: ‘Intere famiglie sono vissute smembrate per anni
ed anni; decine e centinaia di fratelli si sono consumati nell’esilio o nelle
prigioni. Posizioni sociali rovinate, salute distrutta, affetti calpestati;
queste sono state le conseguenze della persecuzione (...) Diversi fratelli,
forniti di bicicletta, si misero alla ricerca, nelle zone estremamente
periferiche della città, di campagne deserte, cave, grotte, boschi che
comunque avessero potuto accoglierci (...) Non posso nascondere che il
disagio e la fatica erano notevoli. Ogni sera bisognava affrontare gli stessi
pericoli e la medesima fatica e dopo le riunioni, se si riusciva a rientrare
nelle nostre abitazioni, si doveva constatare che avevamo sorpassata
notevolmente la mezzanotte (...) Anche in questi vari luoghi eravamo
raggiunti sistematicamente dalle autorità esecutive ed arrestati e
imprigionati’ (Roberto Bracco, Persecuzione
in Italia. Ricordi e bozzetti, Roma 1954, pag. 22, 46, 47, 48).
Ricordiamo tra i tanti perseguitati e vessati a motivo del Vangelo, Ivo Nardi, originario di San Ginesio
(MC) e poi trasferito a Roma, assegnato prima al confino di polizia e poi
buttato in una cella, seppur malato, dove morirà cinque anni dopo all’età di
36 anni. Ci fu un particolare accanimento contro questo credente perché
esercitava una instancabile opera di evangelizzazione che il clero locale
detestava; gli venne contestato il reato di aver offeso il re ed Imperatore. Quirino Pizzini, pentecostale
italo-americano, che vide la sua casa in via Foscolo più volte messa a
soqquadro nel cuore della notte dagli squadristi; e lui stesso venne
malmenato pubblicamente allorché si rifiutava di salutare il gagliardetto
Fascista. A chi gli intimava di piegarsi, lui rispondeva con fermezza: “Adora
Iddio tuo, e a lui solo rendi il culto”. A seguito delle reiterate percosse
subite, questo fratello ebbe gravi conseguenze di salute. Ernesto di Biagio, arrestato mentre
presiedeva un culto, scontò settantadue giorni di carcere e venne in seguito
riportato al suo paese natale, Sonnino, incatenato come un malfattore e posto
sopra un carro al fine di darne pubblico spettacolo. |
Un'altra
testimonianza è quella di Castrenze Cascio, che nel suo libro Camminare e Spigolare, racconta la
persecuzione subita a partire dal 1936 a Corleone: ‘Verso la fine del 1936
scattò la persecuzione. Le autorità ecclesiastiche approfittando delle leggi
fasciste, fecero pressioni sulle autorità militari di Corleone affinché agli
evangelici non venisse permessa la radunanza per pregare insieme. Gli
evangelici venivano spiati e pedinati. Il fratello Piranio ricevette un
mandato di comparizione. Quando giunse al Commissariato l’inquirente gli fece
una sfuriata; lo definì sobillatore, delinquente e sovversivo. Ma lui sapeva
che quello che stava affermando non era vero. L’inquisito ascoltò in silenzio
a lungo. Poi essendogli consentito di difendersi gli parlò della dottrina
dell’amore, della pace, del perdono e della santità del Signore. Al che
l’inquirente rispose: ‘Lo so, lo so. Vi conosco’. Replicò il fratello
Piranio: ‘Se ci conosce e se sa, perché ci tratta in questo modo?’. – ‘I
preti, i preti …’, rispose l’inquirente. Così il fratello Piranio fu
rilasciato ed esortato a non radunarsi. Ma nessuno poteva fermare lo zelo e
l’amore che c’era in quelle persone salvate dal Signore e piene dello Spirito
Santo. Continuarono a radunarsi ma presto il fratello Piranio fu chiamato di
nuovo. Il commissario chiese l’elenco di tutti i membri. Gli fu permesso di
radunarsi l’ultima volta pubblicamente per fare l’elenco di tutti i membri di
chiesa. Alcuni per paura di andare a finire in galera non vollero essere
iscritti nell’elenco, mentre gli altri si dichiararono pronti a tutto per
amore del Signore. Quando il fratello Piranio andò a consegnare l’elenco dei
membri della comunità, il commissario se lo prese e con autorità gli disse:
‘Non posso più tollerarvi. Se gli agenti vi trovano radunati saremo costretti
ad imprigionarvi. Da questo momento siete diffidato. I preti hanno fatto
diversi reclami, accusandomi di esser stato indulgente e permissivo nei
vostri confronti. Per causa vostra non voglio rischiare di essere trasferito.
Andate e badate a quello che fate!’. Il fratello Piranio davanti a quelle
severe ingiunzioni andò a trovare i fratelli, che lo stavano aspettando
radunati e li informò di tutto quello che gli era stato detto. Il padrone
della casa ove si facevano i culti, in via Bottonaro, per paura di essere
arrestato, disse: ‘Non voglio più che da oggi in poi il culto si faccia a
casa mia’. Vi fu un momento di smarrimento: tanti ebbero paura! Ma il
fratello Piranio disse: ‘Il culto da oggi in poi si farà a casa mia. Chi
verrà sarà benvenuto’. Così le riunioni di culto si cominciarono a tenere in
casa del fratello Piranio in via Sferlazzo, n° 29. La prima riunione di culto
fu disertata da diversi credenti. Ma quei pochi che erano presenti
cominciarono a cantare, a lodare Iddio e a predicare. Tanti vicini udendoli,
accorsero per vedere e sentire quello che dicevano. La moglie del fratello
Piranio, pur non essendo convertita, invitava persone ad andare al culto. Si
faceva culto ogni sera. Tanti chiedevano: ‘Quando si farà di nuovo? Fatecelo
sapere, vogliamo venire!’. Il Signore operò un risveglio in quel quartiere.
Tanti credenti che per paura non avevano frequentato più i culti, ritornarono
piangendo al Signore. La comunità riprendeva quota. I deboli presero coraggio
e tante altre anime nuove arrivavano ai piedi del Signore’ (Castrenze Cascio,
Camminare e Spigolare, Corleone
2000, pag. 13-14). |
Vincenzo
Federico racconta le seguenti cose a proposito delle persecuzioni nella zona
della Sicilia dove lui risiedeva: ‘Una volta chiusi ufficialmente tutti i
luoghi di culto, la nostra attività spirituale clandestina si rafforzò e
continuò a svolgersi piuttosto regolarmente fino al 1938. Nei nostri piccoli
centri agricoli ci riunivamo in stalle, in pagliai o altri ambienti privati,
dove il Signore continuava a chiamare le anime a ravvedimento. Durante quel
periodo, nelle due chiese di Raffadali e di Santa Elisabetta, si tennero ben
due servizi di battesimi in campagne remote. Grazie al Signore, la Sua opera
cresceva sempre, anche in mezzo ‘alle spine ed ai rovi’. Tuttavia, nella
nostra zona la persecuzione non era molto grave, perché le autorità locali ci
tenevano in grande stima come persone oneste, laboriose e pacifiche. Contro
di noi si muovevano, invece, i commissari di P.S. della provincia, dietro
insinuazione del clero’ (Vincenzo
Federico, pag. 68-69). |
Nonostante
la persecuzione però i Pentecostali aumentarono di numero. Il Signore
continuò a manifestare la sua benignità e potenza, salvando, battezzando con lo
Spirito Santo, guarendo, e dando anche visioni e rivelazioni. |
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1935 – La prima scissione nella Chiesa di Roma |
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Nel
1935 nella Chiesa di Roma (che nel 1930 si era costituita come “Congregazione
Cristiana Pentecostale”, il cui pastore riconosciuto era Ettore
Strappaveccia, che siccome era l’unico pastore pentecostale che era
riconosciuto dallo Stato Italiano come ministro di culto, era di fatto il
legale rappresentante del movimento Pentecostale) ci fu una scissione. La
ragione la leggiamo nel libretto ‘… è
stato necessario scrivervi …’, scritto da Crocetti Sergio (anziano della
Chiesa ‘Zaccardiana’ di Roma), ad uso interno dei fratelli ‘Zaccardiani’: ‘In
quel tempo il responsabile diretto nell’Opera di Dio in Italia S. E.
[Strappaveccia Ettore] fu sedotto dall’avarizia e quindi fuorviato dal
diritto sentiero, e volendo anche lasciare il peccato a morte nella Chiesa,
fu cagione della prima scissione in Italia, anno 1935 … e in tale circostanza
furono manifestati i sentimenti di alcuni, i quali anziché sentire lo zelo
santo per l’Opera di Dio, preferirono distaccarsi dalla Chiesa per seguire
quel tale’ (Crocetti Sergio, ‘… è stato
necessario scrivervi …’, s.l., Settembre 2002, pag. 6, 9). Vediamo di spiegare
tutto ciò in base alle informazioni che ho ricevuto personalmente da Crocetti
Sergio, anziano della comunità degli ‘Zaccardiani’ di Roma, e da altri
anziani di queste Chiese. Per quanto riguarda l’accusa di essere stato
sedotto dall’avarizia, mi è stato detto che Strappaveccia incominciò ad amare
il denaro e ad agire in maniera disonesta nel lavoro (tra l’altro lui aveva
anche delle vigne e produceva vino), e ciò lo portò inevitabilmente a
trascurare la Chiesa di cui lui era pastore. Per quanto riguarda invece
l’accusa di voler lasciare il peccato a morte nella chiesa, le cose mi sono
state spiegate in questa maniera. Negli anni che vanno dal 1925 al 1930 un
giovane chiamato Giacomino commise fornicazione, e venne messo all’ultimo
posto nel locale di culto, ovvero alla prova o sotto disciplina. Questa fu la
decisione presa dal fratello Lombardi e la sorella Paretti (una decisione che
oggi viene definita dagli Zaccardiani una decisione che mancò di chiarezza e
coraggio). Quando anni dopo però, nel 1935, un figlio di Ettore Strappaveccia
commise fornicazione, Domenico Zaccardi (che si era convertito nel 1930),
‘con l’impostazione che lui ha avuto da subito nella dottrina’ - disse a
Ettore Strappaveccia che suo figlio non poteva più rimanere nella Chiesa perché
secondo Zaccardi la fornicazione era un peccato imperdonabile, e quindi
doveva essere estromesso dalla radunanza. Ettore Strappaveccia si ribellò
dicendo: ‘Come c’è stata misericordia per Giacomino, ci sia misericordia
anche per mio figlio!’ Al che Zaccardi rispose: ‘Giacomino? Perché cosa ha
fatto Giacomino? Io non so nulla’. Saputa la cosa, Zaccardi censurò coloro
che avevano adottato quella decisione anni prima nei confronti di Giacomino,
e fece espellere subito Giacomino, e la Paretti riconobbe il suo errore e
alzatasi in piedi davanti a tutto il collegio degli anziani disse: ‘Mi purgo
della mia fornicazione spirituale!’ accettando così ‘la forma autorevole e
disciplinare’ di Zaccardi Domenico. Strappaveccia però si rifiutò di
accettare quello che sosteneva Zaccardi. Va anche detto, per completezza, che
Strappaveccia fu accusato da alcuni anche di avere un amante. Tutte queste
accuse mosse contro lo Strappaveccia portarono alla scissione, che si
concretizzò in quello stesso anno. Alla chiusura di un culto, il fratello
Laudisa Pantaleone, quando vide che Ettore Strappaveccia aveva mancato di
rispetto verso Zaccardi mentre quest’ultimo predicava, in quando non si era
messo neppure seduto ma gli rimase dietro la pedana in piedi sbuffando,
disse: ‘Strappaveccia, il locale è tuo, ma le anime sono di Dio. Chi è da Dio
esca da questo locale!’. Molti allora si ritirarono dallo Strappaveccia. Dopo
la scissione, Ettore Strappaveccia divenne indifferente alle cose di Dio. Si
ritirò persino dalla fazione che aveva preso le sue difese e non frequentò
più i culti della Chiesa Pentecostale vivendo una vita in aperta ribellione a
Dio. ‘Mio papà dopo era indifferente … non frequentava più … non li cercava
più ….’, mi ha detto l’ottantacinquenne Rachele Strappaveccia, una delle
figlie di Strappaveccia, l’11 Marzo 2009. Tra le altre cose lo Strappaveccia,
dopo la scissione, cacciò dalla sua tenuta di Levane tutti quei credenti che
lui aveva inizialmente aiutato ma che quando accaddero quei fatti si
schierarono dalla parte di Zaccardi e rifiutarono di continuare a chiamarlo
fratello (diceva loro: ‘Se mi date la pace e mi chiamate fratello state,
altrimenti ve ne potete andare!’). E quei fratelli quindi si ritrovarono
senza casa e lavoro. Quei credenti comunque furono aiutati da Dio e
perseverarono nella fede, e a distanza di più di circa ottanta anni esiste
ancora quella comunità ‘Zaccardiana’ a Levane, che conta una settantina di
membri. |
Ma
nel 1944, in base alle parole di Ettore Strappaveccia, avvenne che egli si pentì
della sua disubbidienza e fu ristorato dal Signore: ‘Il Signore nella sua
grande benignità ha avuto pietà di me. Egli mi ha svegliato dal grave sonno
spirituale nel quale ero caduto a causa della disobbedienza. Sta scritto:
Tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio. Infatti il Signore
si è servito del grande flagello che si è abbattuto su di noi nel corso della
recente guerra per richiamare alla realtà lo spirito mio e farmi vedere il
profondo baratro nel quale stavo per precipitare. Il grande miracolo si è
operato nei miei terreni in cui vivevo, il 25 giugno 1944. In quel giorno si
verificarono fatti mediante i quali il Signore mi fece chiaramente intendere
che Egli, malgrado la mia condotta passata, vegliava su di me. Egli
miracolosamente mi ha salvato la vita fisica quando i Tedeschi invasero il
paese perché dai partigiani erano stati uccisi due loro camerati. I Tedeschi,
in quell’occasione, penetrarono in tutte le case e condussero via tutti gli
uomini validi per farne giustizia sommaria. Vennero più volte anche a casa
mia e non mi videro. Io non ero nascosto, eppure non mi videro. In quel
momento io ero buttato in un angolo della stanza, con la testa fra le mani e
dicevo: Signore non sono più degno di Te, ma pure abbi pietà di me e aiutami. Mentre stavo così assorto, una
voce dolce mi disse: ‘Non temere, ci sono Io per guardarti e per liberarti’.
Io allora ruppi in dirotto pianto. Non sentivo nemmeno più in quel momento il
rombo assordante del cannone che faceva tremare tutte le case; sentivo solo
la voce di Colui che stava mettendo dolcezza e sicurezza nell’anima mia (…).
Meditai a lungo sulle Parole del Signore che mi tornavano in mente. Si
presentò davanti agli occhi del mio spirito il Salmo 51 e cominciai ad
invocare il Signore con le medesime parole del salmista. Sentivo che il
Signore mi ristorava e mi faceva rivedere i giorni belli quando camminavo
interamente con Lui, ed Egli mi ricolmava di benedizioni. Da quel momento
presi ad odiare la mia vita trascorsa lontano da Lui. Anche oggi che il
Signore mi ha ridato il suo favore perdonandomi, ripensando al passato, sento
nel mio cuore quel dolore acuto che dà la riapertura di una ferita
recentemente rimarginata. Mi sono adoperato a lasciare il male; il Signore mi
ha dato la vittoria, e spero, col Suo aiuto, di non cadere mai più ….’
(Francesco Toppi, ‘Ettore Strappaveccia’, in Cristiani Oggi in occasione dell’Ottantennio Pentecostale). Nel
1945 quindi egli si reinserì nella Chiesa di Roma come semplice membro.
Naturalmente in quella Chiesa che ammetteva il perdono per coloro che
commettevano dei peccati dopo il battesimo e che – come vedremo fra poco -
aveva riconosciuto Roberto Bracco come pastore. |
Ora,
in merito alle cause che produssero quella scissione, le Assemblee di Dio in
Italia (ADI) presentano le cose in questa maniera: ‘Prendendo spunto da
particolari situazioni vicine a Strappaveccia, questo gruppo [quello che si
riuniva attorno ad Angelina Paretti], ormai che il luogo di culto era chiuso,
prese l’occasione per calunniarlo dichiarando che non era più idoneo a
svolgere il ministerio pastorale, anzi che aveva apostatato dalla fede. Era
logico che, in base alle nome bibliche, si dovessero provare le accuse fatte
di chi era stato ininterrottamente per molti anni il ministro della comunità,
ma i capi della fazione rigoristica si rifiutarono non avendo la possibilità
materiale di presentarle. Ne seguì un’inevitabile scissione …’ (Francesco
Toppi, ‘Ettore Strappaveccia’, Cristiani
Oggi, Anno VIII, n° 15-16), ed ancora:
‘Dopo la chiusura forzata del locale di culto di Roma, il gruppo
rigorista assunse la guida della comunità. Aveva fatto precedere questa
‘assunzione di responsabilità’ da una campagna di calunnie nei confronti del
conduttore della chiesa, Ettore Strappaveccia, il quale era accusato, senza
tanti complimenti, di atti di dubbia moralità. Le accuse erano fondate
soltanto su congetture, senza alcuna prova e senza possibilità di difesa per
il malcapitato. L’accusato, profondamente avvilito, dopo che anche il
Ministero dell’interno gli aveva ritirato il decreto di nomina a ministro di
culto, si dimise da qualsiasi incarico spirituale’ (Francesco Toppi, Umberto Gorietti, ADI-Media, Roma
2004, pag. 33). |
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1945 – La seconda scissione nella Chiesa di Roma |
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Nel
1945 ci fu la seconda scissione, nella quale Roberto Bracco (1915-1983) si separò e diventò pastore di una
nuova comunità. Ecco come andarono le cose. Convertitosi al Signore nel 1933,
in Roberto Bracco si faceva sempre più grande il desiderio di darsi da fare
per l'opera di Dio: '…. fin dai primi giorni della mia conversione avevo
avvertito profondo il bisogno di lavorare, di fare qualche cosa per il
Signore, qualche cosa per l'opera del Signore' (Autobiografia di Roberto Bracco). Come lui ricorderà spesso, il
primo incarico che gli diedero fu quello di spazzare il locale di culto
assieme ad altri fratelli, incarico che lui si sentì onorato di ricevere. In
seguito gli fu dato l'incarico di ministrare la parola di Dio ai fedeli,
nonostante la sua giovane età. Questo avvenne in seguito alle seguenti
circostanze che si verificarono proprio in quei giorni, precisamente nel 1935
quando fu notificato a Ettore Strappaveccia, ministro della Chiesa
Pentecostale, la chiusura del locale di culto di Roma, sito in Via Adige, (fu
chiuso il 15 marzo). I credenti infatti furono costretti a radunarsi nelle
case private, per cui si vennero a creare diversi gruppi per i quali
occorrevano dei responsabili per condurre le riunioni, e Roberto Bracco
diventò uno di questi responsabili che dovevano presiedere le riunioni e
ministrare la Parola ai fedeli. E dopo poco tempo, dato che gli altri
fratelli responsabili della comunità furono - a motivo della dura
persecuzione che in quel periodo scoppiò contro i pentecostali in seguito alla
circolare Buffarini Guidi del 9 aprile 1935 - allontanati dalla chiesa (dopo
essere stati arrestati furono rimpatriati ai loro paesi con il foglio di via
obbligatorio), lui si ritrovò ad avere la maggiore responsabilità della
comunità: '… e io mi trovai solo ad assumere il carico della responsabilità
di tutta la chiesa' dirà Bracco (Ibid.,).
A lui, dato che era romano, non potevano rimpatriarlo che a Roma per cui lui
rimase a Roma; fu tuttavia ammonito dalle autorità (in base a questa
ammonizione lui non poteva uscire di casa prima di una certa ora e non doveva
frequentare i fratelli), ammonizione però che lui trasgredì regolarmente ogni
giorno: '… perché ogni giorno io ho continuato la mia attività, ho incontrato
i fratelli, ho presieduto le riunioni, ho tenuto i culti e il Signore mi ha
guardato' (Ibid.,). Durante quel
periodo di persecuzione contro la Chiesa, Roberto Bracco fu denunciato e
arrestato diverse volte a motivo del suo zelo nel servire il Signore. Delle
sue esperienze da perseguitato dalle autorità fasciste lui parla nel suo
libro Persecuzioni in Italia. Nel
1943 Roberto Bracco si sposò la sorella Anna Stella. E nel 1945, si separò da
quella corrente della comunità di Roma definita da lui stesso 'rigorista' in
quanto non accettava più diverse sue regole. Ecco cosa dirà poi Bracco: ‘…
una nuova luce, una più precisa rivelazione incominciò a trapelare dalle
pagine dell’Evangelo; gli schemi antichi, le antiche regole mi apparvero come
mezzi e circostanze che avevano avuto uno scopo ed una funzione, ma che ormai
erano stati superati e che dovevano essere considerati superati …. La
manifestazione della mia esperienza produsse un distacco dall’ambiente e
dalle persone che si erano costituiti tutori e custodi degli schemi
fossilizzati dallo sviluppo delle esperienze cristiane’ (parole tratte dalla
sua testimonianza presente nel suo libro Persecuzione
in Italia a pag. 87). In altre parole, a seguito di quella ‘nuova luce’ o
‘luce maggiore’ avuta da Roberto Bracco, lui si alleò con quella parte della
comunità di Roma che si era distaccata da quella corrente 10 anni prima, che
avendo riconosciuto in lui il ministerio della Parola lo elesse pastore in
quell'anno. In merito alla nuova luce di cui parla Bracco si tenga presente
che c’era la possibilità di ravvedimento e quindi di perdono per coloro che
commettevano gravi peccati come quello di fornicazione (cosa questa che
invece veniva negata da Antonio Serlenga, Domenico Zaccardi, Angelina Paretti
e altri), infatti nel suo libro Verità
dimenticate e… punti controversi egli scriverà a proposito di quel
credente della Chiesa di Corinto che aveva commesso fornicazione con la
moglie di suo padre, e che l’apostolo Paolo aveva dato in mano di Satana a
perdizione della carne affinchè lo spirito fosse salvo nel giorno di Gesù:
‘Nel caso del peccatore di Corinto, Satana doveva ricevere il permesso di
colpire "la sua carne", cioè di farlo cadere in una terribile
malattia affinché, rovinato nel corpo, non avesse avuto più possibilità e
forza di peccare, ma avesse avuto anzi occasione di umiliazione e
ravvedimento. In questo caso anche se la malattia fosse arrivata fino alla
morte, Satana non avrebbe avuto la vittoria perché in realtà egli avrebbe
potuto distruggere soltanto la carne, mentre Iddio attraverso la mortificazione
della carne avrebbe potuto suscitare il ravvedimento e compiere la
purificazione dell’anima prima che il peccatore scendesse nel sepolcro’. |
Francesco
Toppi, in merito a questa seconda scissione racconta quanto segue. ‘Lo
sbandamento comprensibile, provocato dalla persecuzione e dalla situazione
interna, spinse questi credenti ad organizzarsi, affidando la cura pastorale
ad una ‘direzione collegiale’, che consisteva in un consiglio di cinque
‘anziani’, dai quali Umberto Gorietti, grazie alla sua conclamata saggezza e
determinazione, fu indicato come moderatore. Questi ‘anziani’ a rotazione
esercitavano la presidenza dei culti ed il ministerio della Parola nelle
varie riunioni, che si tenevano contemporaneamente in giorni stabiliti in
cinque diverse abitazioni nelle varie zone della città di Roma. Questo stato
di cose durò per ben dieci anni, durante i quali il consiglio degli anziani
riuscì a prendere cura spirituale della comunità. Parecchie volte i credenti
radunati in case private o in aperta campagna furono arrestati, ed alcuni di
loro furono sottoposti a sorveglianza speciale della polizia. …. All’inizio
del 1943, dopo ben otto anni di separazione, sensibilizzati anche dalle
tragiche sofferenze che ormai accumunavano tutta la popolazione, si credette
opportuno dare una prova di cristiana sensibilità, tentando di ricomporre la
dolorosa scissione della comunità pentecostale di Roma. Si desiderava anche
riparare alle tristi ripercussioni che indirettamente avevano subito anche
chiese sparse in altre zone d’Italia. Furono avviati dei contatti ed infine
si organizzò un incontro tra i membri del noto ‘cenacolo spirituale’
[Angelina Paretti, Fiordisa Laudisa, Domenico Zaccardi e Antonio Serlenga],
il gruppo degli ‘anziani’ di cui abbiamo parlato e la diaconessa Teresa
Nigido. I fratelli ‘anziani’ dal primo incontro riportarono la netta
sensazione che le tanto lodate virtù cristiane di cui facevano sfoggio i
rigoristi, erano per buona parte millantata spiritualità. Tuttavia,
accettarono di buon grado l’eventualità di una fusione per ricostituire la
comunità che era stata disgregata. Intervenne, però, un evento inaspettato.
Nel giugno 1943 la persecuzione si accanì contro il gruppo guidato da Umberto
Gorietti e dagli altri quattro anziani. In quella occasione chi scrive,
allora adolescente, si rese conto che tutto l’interesse dell’altra componente
non aveva altro scopo che il controllo ‘spirituale’ della comunità, infatti,
quando tutti erano stati arrestati, non ci fu alcun cenno di aiuto e soccorso
fraterni nei confronti delle famiglie lasciate senza alcun sostegno
economico. Di lì a poco le ben note circostanze politiche e la successiva
occupazione nazista indussero ad interrompere tutte le trattative, che
ripresero soltanto nell’estate del 1944, dopo la liberazione di Roma da parte
delle truppe alleate. …. Gorietti, e gli altri quattro anziani, per
dimostrare una sincera richiesta di concordia e il loro profondo senso di
servizio cristiano, accettarono che la presidenza delle riunioni di culto e
la predicazione fossero totalmente a cura dei responsabili del gruppo
rigorista. Si decise anche che tutti facessero parte di un ‘comitato degli
anziani’, il quale avrebbe avuto la responsabilità della ricostituita
comunità, che nel frattempo continuava a tenere culti domiciliari privati in
tre zone della città. Nell’intento di riprendere l’opera di evangelizzazione,
tanto sentita da Umberto Gorietti, nella primavera del 1945 egli dichiarò al
comitato responsabile della comunità che era tempo di uscire dalla
semi-clandestinità, per iniziare a svolgere dei culti aperti al pubblico e
continuare l’opera di evangelizzazione drasticamente interrotta dalla
persecuzione del 1935. Si convenne che bisognava trovare un locale di culto.
La situazione immobiliare della Capitale era precaria, ma, alla fine, dopo
molte ricerche si ottenne l’uso trisettimanale della sala delle conferenze
dell’YMCA (Associazione Cristiana
Mondiale dei Giovani), un’organizzazione di origine evangelica che aveva
la sede in un edificio, ora non più esistente, nella centrale Piazza
Indipendenza, nei pressi della Stazione Termini. La sala delle conferenze
poteva contenere un centinaio di persone, ma l’anticamera poteva contenerne
altre cinquanta. Il ‘comitato di chiesa’ al completo visitò la sala e tutti
furono contenti della scelta, ma il problema sorse quando Umberto Gorietti,
ritenendo che non poteva perpetuarsi la rotazione nella presidenza dei culti,
disse che occorreva un unico conduttore e propose che fosse indicato alla
comunità l’elezione del giovane Roberto Bracco, il quale aveva ricevuto dal
Signore uno spiccato ministerio della Parola e non era stato coinvolto
direttamente nelle dolorose situazioni del passato. La proposta fu fatta con
un richiamo esplicito all’uso biblico, sempre seguito fino al 1935 nelle
comunità pentecostali, dell’elezione degli anziani (cfr. Atti 14:23). I
membri del comitato, appartenenti al gruppo rigorista guidato da Domenico
Zaccardi, rifiutarono di seguire il modello del Nuovo Testamento e si
arroccarono su una posizione autoritaria senza alcun fondamento biblico. Lo
Zaccardi, credendosi investito e scelto da Dio per essere guida della
comunità, se non, forse, di tutto il Movimento, riteneva non necessaria
alcuna conferma del conduttore da parte dei membri di chiesa. Si giunse ad una
nuova rottura, stavolta definitiva. Il gruppo rigorista si ritirò,
manifestando la stessa intolleranza di dieci anni prima e rifiutò contatti
fraterni anche con chiese pentecostali all’estero. La chiusura fu netta e
pregiudicò qualsiasi tentativo di riavvicinamento’ (Francesco Toppi, Umberto Gorietti, pag. 33, 37-38,
43-45). |
Adesso
lasciamo parlare Domenico Zaccardi sulle ragioni di quella scissione in una
lettera scritta a suo fratello Giovanni: ‘Trascorsi circa 8 anni [n.d.a. dal
1935] alcuni di loro vennero ripetutamente chiedendoci di riconciliarsi, però
noi conoscendo la loro linea non sentivamo uno slancio a fare ciò, però alla
fine acconsentimmo con la speranza che il loro movimento fosse stato sincero
quale frutto di un vero ravvedimento. Iniziammo così i nostri ragionamenti
mettendo davanti molte cose che avrebbero potuto in seguito essere occasione
di dissenso fra noi. Molto fu ragionato intorno alla Dottrina ed ai vari casi
di peccati gravi esistenti tra loro, facemmo
anche comprendere che noi mai avremmo cambiato la linea dottrinale insegnata
da Dio sulla quale la Chiesa era stata edificata. Non trovammo in loro
alcun contrasto, tutto accettarono e alla fine ci riunimmo di nuovo.
Purtroppo dobbiamo dire che il loro agire fu come quello dei Gabaoniti,
perché un po’ di tempo dopo la riconciliazione, contrariamente a ciò che
speravamo, cominciarono a manifestarsi diversità di vedute, contrasti nella
Dottrina e gli esempi ed ammaestramenti che portavano alla santificazione
erano da loro sprezzati ed anche considerati come esagerazione. Subito si
manifestò una vera separazione di spirito evidente specialmente nei culti; i
cuori erano turbati e così fummo sempre più accertati che la riconciliazione
non era stata da loro fatta con sincerità. …. Nello stesso tempo, B. R.
[n.d.a. Bracco Roberto] un fratello salvato e vissuto con noi ambiva fare
l’anziano, cosa però che non poteva raggiungere stando con noi, in quanto era
novizio di fronte ad altri fratelli più anziani di lui e più stimati dal popolo.
Questo motivo lo spinse ad accattivarsi la simpatia verso coloro che erano
stati divisi da noi per lunghi anni; per questo si adattò ai loro sentimenti
senza opporre alcun contrasto alla loro dottrina. Questo viene da noi detto
perché è dimostrabile con i fatti, poiché la sua ambizione lo ha portato a
farsi nominare anziano da quelli che si erano di nuovo riconciliati con noi,
lui si accordò con loro dando così compimento al desiderio del suo cuore.
Mentre se questa volontà era del popolo dove lui era stato salvato, e che
conosceva la sua testimonianza, Iddio sarebbe intervenuto a suo favore. Con
dolore dobbiamo dire che quel suo atteggiamento procurò un grande danno a
quelli che si erano riconciliati con noi, infatti anziché addirizzare le loro
vie, si rafforzarono nella loro linea. Essi incominciarono a fare una vera
propaganda innalzando l’uno e abbassando l’altro, e così arrivarono ad una
vera ribellione. Infatti il 25 Dicembre 1945 sprezzando ogni consiglio,
aprirono un locale, organizzarono una riunione, e tutti coloro che lo avevano
eletto d’anziano furono compromessi da manifestazioni che ebbero un vero
carattere di rivolta simile a quella di Absalom e così le cose precipitarono
verso una separazione’ (‘… è stato
necessario scrivervi …’, pag.
9-11). In altre parole, Bracco si mise d’accordo con quel gruppo che nel 1935
si era schierato dalla parte di Strappaveccia e nel 1943 si era riconciliato
con il gruppo degli ‘Zaccardiani’, per volgersi contro Zaccardi e coloro che
seguivano la dottrina di Zaccardi perché non sopportava più certe posizioni
dottrinali di Domenico Zaccardi. Per quanto riguarda poi l’accusa neppur
tanto velata mossa a Zaccardi da Toppi, secondo la quale la scissione si
venne a produrre praticamente a causa dell’ambizione e dell’orgoglio di
Zaccardi, quest’ultimo si difende in questa maniera: ‘Come tu mi accenni
nella lettera, egli [R.T] ti ha fatto comprendere che le divergenze sono
state da fatti personali e cioè per la mia ambizione ed orgoglio, mentre se
la verità fosse stata in lui, avrebbe invece dovuto dirti in quante maniere i
fratelli, non escluso il F.llo Antonio Serlenga, proponevano che io facessi
l’anziano, anzi ti dirò di più, che proprio lui insistentemente faceva il mio
nome davanti a molti per essere io l’anziano. Da parte mia ringrazio il
Signore che ha voluto sin dal principio farmi apprendere l’umiltà, perciò,
conoscendo il mio posto, ho insistito che se pure fossimo arrivati ad un pari
consentimento ed al punto di dover nominare un anziano, tale ufficio sarebbe
aspettato al F.llo Antonio Serlenga, avendo più anni di fede di me ed essendo
soprattutto irreprensibile fermo nella Dottrina e stimato dal popolo’ (Ibid.,
pag. 12) |
Dopo
la scissione, Zaccardi e gli altri inizieranno le riunioni in un locale di
culto di loro proprietà, e poi si trasferirono a Via dell’Edera, nel
quartiere Alessandrino di Roma. Circa una ventina di anni fa però, molti di
quelli che si riunivano in Via dell’Edera si sono spostati in Via dei
Piovanelli (Torre Maura), dove c’è attualmente la loro sede. Ma quest’ultimi
presto si dovrebbero spostare in un altro locale di culto che stanno facendo
costruire in Via di Tor Tre Teste. |
Per
quanto riguarda la Chiesa presieduta da Roberto Bracco, a motivo del loro
numero che andò crescendo molto, nel 1946 dovettero lasciare i locali della
YMCA, per trasferirsi negli angusti locali in Via Nomentana, messi a
disposizione da una famiglia di credenti, dove restarono fino al 2 Ottobre
1949, quando venne dedicato il locale di culto di Via dei Bruzi 11, nel quartiere
San Lorenzo, costruito dalla ditta di costruzioni di Ettore Strappaveccia (i
fondi necessari per la costruzione del palazzo dove si trova il locale di
culto furono raccolti da Umberto Gorietti in occasione del suo viaggio negli
Stati Uniti a seguito dell’invito rivoltogli dalle Assemblies of God) Alla
celebrazione furono presenti i rappresentanti di tutte le chiese e dei
movimenti evangelici della capitale. In quell’occasione la predicazione della
Parola di Dio fu portata da Henry Ness (delle Assemblee di Dio americane),
interpretato da Eliana Rustici. |
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Gli Zaccardiani e la nascita dell’organizzazione ADI |
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Nel
1945, quando ormai si era compiuta la riunificazione del territorio nazionale,
fu tenuto il 4° Convegno Nazionale, a Raffadali, dal 30 Agosto al 2
Settembre, durante il quale fu deciso di riprendere i rapporti fraterni con
le chiese italiane all’estero, in particolare quelle del Nord America. In
quel convegno fu deplorata la mancata partecipazione di alcune Chiese – tra
cui quelle degli Zaccardiani, che, pur essendo state invitate al Convegno,
non avevano inviato la loro adesione né per lettera né per tramite di un
qualche rappresentante (Atti del 4°
Convegno, paragrafo IV). Inoltre fu posto all’ordine del giorno
‘l’organizzazione’, ma la proposta fu respinta. Roberto Bracco, ricordando
quel convegno, dice: ‘… nel convegno del 1945 che poteva essere considerato
nazionale, per la prima volta fu posto all’ordine del giorno il problema
dell’organizzazione, la proposta veniva da quella che era allora l’unica
chiesa di Palermo, ma a questa proposta la reazione immediata fu tanto
massiccia da indurre i proponenti a ritirarla senza che fosse messa in
discussione. I fratelli giunti dal continente furono fra i primi e fra i più
decisi ad opporsi al progetto e a convegno concluso i più soddisfatti di
avere contribuito con la loro partecipazione a scongiurare il pericolo’
(Roberto Bracco, La verità vi farà
liberi, pag. 19-20) |
Nel
1946 si tenne il 5° Convegno Nazionale a Roma, a cui partecipò anche una
delegazione estera, costituita da Nicola di Gregorio, uno dei più stretti
collaboratori di Luigi Francescon nella Congregazione Cristiana di Chicago, e
quindi contrario all’organizzazione, Hermann Parli che rappresentava le
chiese svizzere ed europee, ed Henry Ness, uno dei più noti esponenti delle
Assemblies of God americane, che era pastore di una grande chiesa. Fu
presentata di nuovo la proposta che era stata rigettata nel precedente, ma
questa volta fu presentata da coloro che l’avevano respinta al precedente
convegno. La linea che prevalse fu quella di Ness, che era assertore convinto
dell’organizzazione. Va precisato però che allora fu presa la decisione di
costituire una organizzazione al solo fine di ottenere la ‘libertà di culto e
d’evangelizzazione’ in quanto il Governo di allora aveva dichiarato
ufficialmente che non sarebbe stata concessa alcuna libertà religiosa al
Movimento se questo non si fosse regolarmente e giuridicamente organizzato.
Come dice Roberto Bracco: ‘.. si pensava che questo fine si sarebbe raggiunto
meglio e più presto presentando alle autorità un corpo coordinato oltre che
collegato in tutte le sue parti’ (Roberto Bracco, La verità vi farà liberi, pag. 21). Si adempirono così le parole
di uno dei più grandi avversari della linea di Francescon, che un giorno
aveva detto a Roberto Bracco: ‘Nel prossimo Convegno venga Francescon o S.
Francesco, noi faremo quello che siamo intenzionati di fare cioè ci organizzeremo
legalmente’ (Roberto Bracco, op.cit.,
pag. 11-12). Fu dunque costituito un triplice Comitato chiamato ‘Comitato
Missionario, Ricostruzione e Fondo di Pietà’, che esplicava il proprio
compito amministrativo nella giurisdizione di cui ad ognuno dei Comitati, e
cioè: Sicilia, Italia Centro-Meridionale e Italia Settentrionale. E fu
costituito anche il Comitato Centrale, formato da 5 membri, che doveva
eleggere nel suo seno un presidente che rappresentasse l’opera d’Italia di
fronte al Governo (Atti del 5° Convegno
Nazionale, paragrafo III). E per tranquillizzare tutti fu detto che
‘questi Comitati lasciano l’opera del Signore nella libertà dello Spirito,
perché le funzioni da essi esercitate sono unicamente di carattere amministrativo
ed i membri di essi non godono nessun privilegio nei confronti delle chiese e
dei fedeli’ (paragrafo III). |
Va
fatto notare però che ancora una volta diverse Chiese Pentecostali in tutta
Italia rifiutarono di partecipare al Convegno – e tra di esse c’era la Chiesa
di Roma che era guidata da Antonio Serlenga e Domenico Zaccardi - avendo già
constatato che la direzione verso la quale erano volte la maggioranza delle
Chiese era quella di costituire una organizzazione (va tuttavia precisato che
la ragione principale per la quale gli Zaccardiani non vollero aderire
all’organizzazione ADI fu perché quelle Chiese che avevano deciso di formare
una organizzazione e chiedere il riconoscimento giuridico sostenevano il
perdono per i peccati commessi dopo il battesimo), e per questa loro mancata
partecipazione i partecipanti a quel Convegno si dolsero parecchio. Ecco
infatti quello che scrissero: ‘Ancora una volta abbiamo dovuto deplorare, con
dolore cristiano, il mancato intervento di diverse adunanze regolarmente
invitate. Purtroppo ciò è stato determinato da uno spirito di contesa e di
divisione che si fonda su pregiudizi e prevenzioni di molti i quali, sono
stati contumaci accusatori del presente convegno. Nel mentre diamo ampia
assicurazione di aver mandato, senza discriminazione, la circolare di invito
agli anziani di tutte le chiese d’Italia, precisiamo che la chiesa di Roma,
presieduta dal fratello Antonio Serlenga, oltre che con la regolare
circolare, è stata invitata ad intervenire a mezzo di una visita dei fratelli
Rosario di Palermo della chiesa di Corleone (Palermo) e Nicolò di Gregorio
della chiesa di Chicago (U.S.A.). L’ostinata determinazione di non
partecipare al convegno, non giustificabile con l’insegnamento delle
Scritture, ci ha mostrato una volta di più il preciso proposito dei
conduttori di questa chiesa di compiere opera disgregatrice e scismatica
nelle chiese d’Italia. Esortiamo nel Nome del Signore, unitamente alle
fratellanze straniere rappresentate in questo convegno, ad opporre resistenza
agli insegnamenti contrari alla pacificazione che, procedendo dai conduttori
di detta chiesa, continuano ad apportare disturbi in ogni località…’
(paragrafo I). |
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Gli Zaccardiani oggi: notizie, dottrine e regole* |
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Come
abbiamo visto prima, sia nella scissione del 1935 che in quella del 1945 una
buona parte dei Pentecostali di Roma (ed a questi vanno aggiunti altri
Pentecostali che non erano di Roma) si schierarono dalla parte di Domenico
Zaccardi. Costoro furono soprannominati ‘Zaccardiani’ o ‘Zaccardini’, in
quanto si attenevano alla dottrina di Domenico
Zaccardi (1900-1978), che vi ricordo aveva questa peculiarità: non
ammetteva il perdono per quei credenti che avevano commesso fornicazione o
adulterio ed altri peccati, i quali
credenti venivano definiti ‘scaduti dalla grazia’ e diretti all’inferno (e
quindi espulsi dall’assemblea senza alcuna possibilità di rientrarvi). Sono
anche stati soprannominati ‘Santissimi’. |
Originario
di Castel del Giudice (Campobasso), Zaccardi aveva una impresa edile, era
segretario del fascio e capo della banda musicale del suo paese, e si
convertì nel 1930 dopo essere stato evangelizzato da Antonio Serlenga
(1894-1969). Sin dai primi anni la fratellanza comprese che Zaccardi era
stato chiamato da Dio a servirlo nel ministerio, e quindi cominciò a
predicare assieme al Serlenga. Serlenga predicava la domenica, mentre
Zaccardi faceva il culto dei giovani. Mentre era in vita Serlenga fu
quest’ultimo la figura primaria della Chiesa, benché al Zaccardi veniva
riconosciuto di avere ricevuto una chiamata da Dio. All’età di circa 50 anni
Zaccardi era a tempo pieno nell’Opera. Domenico Zaccardi è considerato dalle
Chiese ‘Zaccardiane’ colui che ha dato inizio ad un’era di santificazione, ed
ha portato la sana dottrina nella Chiesa, con particolare riferimento alla
dottrina sul peccato a morte! |
Le
Chiese ‘Zaccardiane’ sono circa 55, per complessivi circa 1200-1500 membri.
Le Chiese sono a Roma, Torino, Levane (Arezzo), Lenola (Latina), Elice
(Pescara), Pescara, Sestu (Cagliari), Fertilia (Sassari), San Donato Val
Comino (FR), Vittoria (Ragusa), Calatabiano (Catania), ed in altre località. |
Le
comunità più grandi sono quella di Torre Maura a Roma, e quella di Lenola. La
Chiesa di Roma che si riunisce a Torre Maura (Via dei Piovanelli) è
considerata la Chiesa madre; ma presto la sede si sposterà a Via di Tor Tre
Teste 12, dove stanno costruendo un locale di culto. Nel 1991 c’è stata una
scissione, capeggiata da un certo Muccilli, che ha portato alcune comunità
(il 20% circa di tutte le Chiese) a distaccarsi dalla Chiesa di Roma, e
queste comunità scissioniste ora affermano di essere loro i veri Zaccardiani!
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Gli
Zaccardiani considerano eretici tutti gli altri Pentecostali (come anche tutti
gli Evangelici), in quanto la sola dottrina sana è quella che insegnava
Domenico Zaccardi e di cui loro sono i custodi. La stragrande maggioranza di
essi si considerano i soli salvati. |
Dal
2006 sono una Associazione Onlus, ma non aderiscono a nessuna Associazione o
Denominazione Pentecostale. |
I
conduttori delle Chiese si riuniscono periodicamente (non ci sono date fisse
però) quando c’è una necessità particolare nella Chiesa. |
Insegnano
che la donna deve velarsi il capo quando prega o profetizza, e questo lo deve
fare anche fuori dal locale di culto. Gli uomini invece devono portare il
cappello (naturalmente non durante le riunioni di culto o quando pregano), e
se non lo porti non sei serio per loro. |
Il
matrimonio in seno agli Zaccardiani si deve contrarre solo con credenti delle
Chiese Zaccardiane, perchè - mi ha detto l’anziano Crocetti Sergio - ‘se uno sta a destra e l’altro sta a
sinistra non vedo perché ci deve poi stare l’unione nel matrimonio, che
comunione ci può essere?’ Ovviamente questo perché secondo loro se uno
Zaccardiano si sposa per esempio con una Pentecostale non Zaccardiana si
sposa con una infedele, in quanto i fedeli sono solo tra gli Zaccardiani!!!
Il matrimonio si celebra in Comune, non esiste nessuna cerimonia nuziale che
si svolge nei locali di culto. Sono fermamente contrari all’aborto, come
anche all’uso di anticoncezionali. |
Le
seconde nozze sono permesse solo nel caso della morte di uno dei coniugi: la
fornicazione di uno dei due permette all’altro solo di mandarlo via. |
Quando
muore qualcuno, non c’è un servizio funebre nel locale di culto (con tanto di
bara presente come succede in molte comunità pentecostali), ma il conduttore
legge qualche passo della Bibbia presso la casa del defunto o, quando ciò non
è possibile, al cimitero, e tiene un breve discorso. |
L’unica
Bibbia che viene riconosciuta come Parola di Dio è la Versione Diodati: ‘La
Diodati è la Bibbia originale mentre le altre traduzioni sono falsificate’,
dicono loro. Dio volendo, un giorno, confuterò anche questa posizione
zaccardiana, che peraltro non è solo la loro in quanto tra i Pentecostali
altri l’hanno assunta |
La
decima non viene né insegnata e nè richiesta, perché i fratelli sono chiamati
a dare solo delle offerte volontarie. Durante il culto non passa il cestino
delle offerte, come purtroppo è usanza nella stragrande maggioranza delle
Chiese pentecostali. |
Tra
gli Zaccardiani esiste la pratica chiamata del giubilare per lo Spirito. Dopo
il culto, mentre i credenti si salutano, coloro che sono battezzati con lo
Spirito Santo cominciano a parlare in lingue, a cantare o a danzare o a
gesticolare sotto l’impulso dello Spirito. |
Credono
nella predestinazione (ma anche che un credente può perdere la salvezza) e
rigettano il ‘rapimento segreto’ come anche il messaggio della prosperità, il
Toronto Blessing e la ‘santa risata’. Sono contro ogni forma di ecumenismo.
Alla donna non è permesso ricoprire l’ufficio di anziano, e neppure di
insegnare. |
Gli
Zaccardiani non ritengono cose buone ‘le fotografie [n.d.a. la foto per la
carta d’identità la fanno però], il nominarsi reverendi, l’uso dei rossetti,
permanenti ai capelli, vesti corte al ginocchio, sbracciature, scollature
profonde, ornamenti d’oro, ecc.,’ (da una lettera di Zaccardi citata in ‘Crocetti Sergio, … è stato necessario scrivervi …’, pag. 15), come anche il
frequentare luoghi come il cinema, le piscine, le spiagge. Sono contrari alla
televisione e alla radio (ma non a Internet, fermo restando che se ne faccia
un buon uso) e alle medicine (però non impongono con la forza ai credenti di
astenersi da esse in quanto considerano il ricorrere o il non ricorrere ad
esse una questione di fede personale). Non sono per nulla favorevoli alle
trasfusioni di sangue. Sono apolitici, non vanno a votare. |
Un
tempo gli Zaccardiani erano anche contrari a che la donna prendesse la
patente della macchina, adesso non lo sono più. Ma c’è sempre qualcuno che è
ancorato ancora a quel divieto, infatti mi risulta che c’è un gruppo
zaccardiano che lo possiede ancora. C'è infatti una sorella la quale pur
desiderando essere battezzata da decenni le è sempre stato impedito perché ha
la patente e porta la macchina. Vive con il marito tra le montagne (in un
piccolo paesino) e tra l'altro fuori dal centro abitato: in aperta campagna.
Stranamente (e differentemente da altri casi) è stata utilizzata ‘tolleranza’
a lasciarla stare tra gli Zaccardiani, ma allo stesso tempo le è stato sempre
vietato di ricevere il battesimo. Ecco un chiaro esempio di come tra gli
Zaccardiani delle regole umane vengono fatte passare per precetti divini! Ci
sono state poi comunità di Zaccardiani dove hanno tolto la vespetta ai
giovani, e questi allora hanno preteso che fosse tolta a tutti, e quindi anche
a quelle persone che usavano la vespetta per andare a lavorare, e così è
stato fatto! In altri casi, dei bambini figli di credenti sono stati ammoniti
e biasimati perché visti giocare con i loro amichetti al pallone nel cortile
o in un campetto vicino casa. Questi ultimi divieti (divieto della patente
per la donna e della vespetta per i giovani, e divieto per i figli di
credenti di giocare al pallone in cortile) sono stranezze ed esagerazioni che
hanno fatto o fanno parte degli Zaccardiani. Ed è per queste stranezze e
queste esagerazioni (ce ne sono altre ma ritengo che sia sufficiente citare
queste in questo mio libro) che non pochi giovani hanno lasciato le comunità
Zaccardiane, e sono andati in altre comunità o se ne sono andati via e sono
tornati nel mondo non volendo più sentire parlare del Vangelo! |
Inoltre
tra gli Zaccardiani viene insegnato che quando uno dopo il battesimo in acqua
commette fornicazione o trasgredisce i dieci comandamenti o viene meno ad
alcune regole stabilite dalla classe dirigente, scade dalla grazia. E una
volta accaduto ciò, non è più possibile ricevere perdono da Dio. Quando uno
viene dichiarato scaduto dalla grazia, è condannato alle pene dell'inferno
perché ha peccato imperdonabilmente. |
Se
qualcuno nel loro mezzo facesse notare che alcune regole Zaccardiane
contrastano le Scritture, è loro consuetudine rispondere con questa astuta,
malvagia ed ipocrita affermazione: "Allora i santi fratelli che erano
ripieni di Spirito Santo hanno sbagliato?". Se la sua risposta è ‘sì’,
egli praticamente, secondo loro, afferma che lo Spirito Santo ha sbagliato, e
quindi a quel punto è facile legare la sua risposta al peccato imperdonabile
del parlare contro lo Spirito Santo. Tra gli Zaccardiani non è raro sentire
dire: ‘Storto o dritto, bisogna ubbidire ai santi fratelli perché sono unti
dallo Spirito Santo, incapaci di errare e Dio ci dice che dobbiamo essere
sottoposti alle autorità e quindi noi dobbiamo ubbidirli’. Ecco dunque con
quali affermazioni antibibliche vengono ripresi coloro che giustamente
riprovano (o tentano di farlo) quelle regole assurde e quegli insegnamenti
falsi presenti tra gli Zaccardiani. |
Quando
un non Zaccardiano incontra personalmente degli Zaccardiani, gli Zaccardiani
sono molto diffidenti, per usare un eufemismo. Io e mio fratello durante le
prime settimane qui nel Lazio incontrammo alcuni di loro. Premetto che era la
prima volta che incontravamo credenti ‘Zaccardiani’. Era il luglio 1990,
eravamo lungo una strada di Valmontone (Roma) ad evangelizzare, quando una
persona a cui stavamo parlando di Cristo, ci disse di conoscere un
‘evangelista’ che faceva il pittore (o imbianchino), di nome Mario, che
abitava ad Artena. Decidemmo quindi di recarci in questo paese contiguo a
visitare questo credente. Lungo la strada per Artena chiedemmo indicazioni a
delle persone, che guarda caso lo conoscevano personalmente. La figlia del
capofamiglia si offrì a portarci con la macchina a casa del pittore, e noi
naturalmente fummo molto contenti. La signora ci portò dentro una bella
villa, ed una volta entrato nel cortile, ci fece uscire dicendo che la
famiglia che cercavamo era là indicandoci marito e moglie. Scesi dalla
macchina, la signora saluta la famiglia e va via e noi rimaniamo con quei
credenti. Salutiamo con la pace, e chiediamo di Mario il pittore. Lui era in
pantaloncini corti, mentre la moglie era vestita normalmente con la gonna. Ci
viene risposto inizialmente che non erano loro la famiglia di Mario
l’evangelista, che non lo conoscevano. Noi rimaniamo meravigliati, e
insistiamo essendo sicuri che erano loro quelli che cercavamo (avvertivamo
nello spirito che erano dei credenti). Nell’insistere salta fuori che Mario
era la persona che ci stava davanti. Allora li riprendiamo per averci
mentito. La moglie allora, avendo capito che eravamo Evangelici, anche perché
avevamo la Bibbia in mano, dice o fa segno a suo marito di andarsi a
cambiare, e dopo qualche minuto lui torna con la camicia a maniche lunghe e i
pantaloni. Facciamo loro domande come: ‘Ma credete che Gesù è il Figlio di
Dio morto sulla croce e risorto? Credete nel battesimo con lo Spirito Santo
con il segno delle lingue?’ e altre domande. La risposta è sì. Allora diciamo
loro: ‘Ma allora siete dei fratelli! Pace!’. Ci viene detto ‘Pace’ a forza.
Diciamo loro che siamo venuti solo per conoscerli, e che non cerchiamo
niente. Allora ci chiedono: ‘Avete le lettere?’ ‘Quali lettere?’ rispondiamo
noi. ‘Quelle dei nostri capi!’ ‘No, abbiamo solo le lettere degli apostoli!’
diciamo loro. Il discorso si prolunga – era la prima volta che avevamo un
incontro simile con dei credenti – ma insistono che non possono riceverci
senza le lettere. Decidiamo allora di andarcene, salutandoli. Un caldo
tremendo perché in pieno pomeriggio, che si grondava di sudore, e ce ne
andiamo senza avere ricevuto neppure un bicchiere d’acqua. Usciamo da quella
villa con una delusione mai provata prima, facendoci tante domande. Adesso
comprendiamo perché non ci hanno accolto, ma non giustifichiamo questo loro
comportamento, anche perché ci hanno mentito. Ho raccontato questo episodio
emblematico, per far capire quale sia l’atteggiamento di molti di questi
fratelli verso i ‘non-Zaccardiani’. Dico ‘di molti di questi fratelli’ perché
abbiamo anche incontrato qualcuno di loro con uno spirito molto diverso. Di
lì a poco infatti incontrammo una sorella Zaccardiana di Valmontone. Le cose
andarono così. Mentre evangelizzavamo – siamo sempre nel mese di Luglio -
chiedevamo sempre ai nostri interlocutori se conoscevano qualche evangelico,
e allora ci fu detto che in un certo blocco di case abitava una
‘evangelista’. Non sapevamo naturalmente che anche lei fosse una
‘zaccardiana’. Andiamo, suoniamo il campanello, ma non ci risponde nessuno.
Aspettiamo sul pianerottolo. Ad un certo punto arriva una donna anziana – che
si chiamava Latini Cherubina - con una gonna lunga. La salutiamo: ‘Pace,
sorella!’ ‘Pace!’ ci risponde, e ci chiede chi siamo e da dove veniamo. Poi,
siccome aveva a motivo del caldo le maniche lunghe rialzate sul braccio ci
chiede di scusarla per questo!! Era con la figlia non credente. Ci invita ad
entrare in casa sua. Ci fa sedere e ci dà dell’acqua. E ci presentiamo meglio
e cominciamo a parlare delle cose del Signore. Era una vedova e aveva
ricevuto il battesimo con lo Spirito Santo da poco tempo, ed era molto
contenta per questo. E oltre a ciò ella ci disse che a sua figlia era
capitato di sentirla parlare in altra lingua, ed ella aveva capito quello che
sua madre diceva in quanto l’aveva sentita parlare in una lingua straniera
che lei aveva studiato a scuola; e questa cosa l’aveva profondamente colpita,
sapendo che sua madre non conosceva quella lingua! Quella sorella anziana poi
ci invita a parlare del Signore a sua figlia, che era presente con una sua
amica, e noi lo facciamo. Poi arrivano anche altri suoi figli – che non erano
credenti - a cui parliamo anche a loro della grazia di Dio. Uno di questi, di
nome Omero, poi ci inviterà a casa sua a cenare da lui. Questo stesso suo
figlio, che ricordo lavorava alle ferrovie, quando stavamo per tornare a
Labico, ci fece forza per darci un passaggio con la macchina, e noi lo
accettammo volentieri. Quel giorno devo dire rimanemmo edificati da
quell’incontro con quella sorella, che poi ritornammo a visitare una seconda
volta. Lei però aveva paura che i responsabili della Chiesa lo venissero a
sapere. Queste cose le ho raccontate solo affinché possiate avere un quadro
più completo di questi fratelli. |
Un
ultima cosa, gli Zaccardiani sono contrari a che un credente porti la barba,
infatti ricordo che la sorella Cherubina quando ci invitò a frequentare il
culto degli Zaccardiani mi disse con un tono di supplica amorevole: ‘Tagliati
la barba però fratello!’, al che le risposi che non avevo nessuna intenzione
di farlo perché non era antibiblico portare la barba. E questo, e non solo
questo, ci trattenne dall’andare al culto degli Zaccardiani. Anni dopo
incontrammo una coppia di anziani credenti Zaccardiani a Torre Maura, e
ricordo che quando li salutammo il marito guardandomi in faccia con un viso
perplesso disse a sua moglie che gli stava vicino: ‘Mah, ha la barba! Però ha
anche la Bibbia!’ Come inizio devo dire non fu dei migliori. Comunque poi nel
parlare con quel fratello ci trovammo in comunione su tante cose. |
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Gli
Zaccardiani non hanno un sito Internet. C’è questo sito personale http://zaccardi.altervista.org/ di un credente che conosce molto
bene l’ambiente Zaccardiano e le loro dottrine e regole, che contesta con forza
alcuni insegnamenti e alcune regole degli Zaccardiani. |
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٭
La maggior parte delle informazioni sugli ‘Zaccardiani’ le ho ricevute da
conversazioni telefoniche avute con Crocetti Sergio (il 17 Gennaio 2009 e il
20 Febbraio 2009), anziano della Chiesa ‘Zaccardiana’ di Roma; ma mi sono
state utili anche una conversazione che ho avuto con Tenore Agostino (il 14
Marzo 2009), anziano della Chiesa ‘Zaccardiana’ di Torino, con Caucci Gino
(il 20 Marzo 2009) di Levane, con Dicola Pierluigi (il 20 Marzo 2009),
anziano della Chiesa Zaccardiana di Levane, e con Rachele Mealli (il 28 Marzo
2009) di Levane che conobbe personalmente Ettore Strappaveccia. Oltre a ciò
ho reperito informazioni utili sugli Zaccardiani da conversazioni o
corrispondenza con fratelli e sorelle che non sono Zaccardiani ma li
conoscono personalmente. |
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Errori
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Ora
confuterò i principali errori dottrinali e comportamentali degli Zaccardiani. |
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La negazione dell’eterna preesistenza del Figlio di Dio |
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Gli
Zaccardiani negano l’eterna preesistenza del Figliuolo di Dio, in quanto
sostengono che Dio al principio prima ha creato Gesù e poi tramite lui tutte
le cose. Il giorno 1 Gennaio 2010 ho telefonato a Francesco Coco, che è
l’anziano della Chiesa Zaccardiana di Vittoria (Ragusa) ed uno dei più
importanti ed influenti fra gli anziani zaccardiani in Italia, a cui ho
sottoposto alcune domande in merito alla preesistenza di Cristo per avere una
conferma o una smentita a delle voci che mi erano giunte. Quando gli ho
detto: ‘Da quello che mi risulta, poi, correggimi se sbaglio, voi
praticamente insegnate che Dio prima ha creato Gesù, e poi tramite Gesù tutte
le altre cose’, lui mi ha detto: ‘Certo, certo!’ E mi ha invitato a chiedere
in merito a questo argomento anche a Crocetti Sergio, l’anziano della Chiesa
Zaccardiana di Roma, in quanto ‘con lui siamo sempre la stessa cosa’ (e
difatti mi risulta che anche Crocetti Sergio insegna la stessa cosa), e non
solo con lui ma anche con tutti gli altri Zaccardiani d’Italia. E poi quando
gli ho ribadito quello che avevo capito sulla loro posizione: ‘Da quello che
mi pare di avere capito, correggimi se sbaglio, Francesco, avete una dottrina
che esalta la divinità di Gesù però fa di Gesù la prima creatura, il
primogenito di ogni creatura’, lui mi ha detto: ‘Sì, sì’. Nonostante ciò,
però, gli Zaccardiani adorano Gesù, lo pregano e lo invocano considerandolo
Dio (come anche sostengono che lo Spirito Santo è Dio, ma non lo pregano e
non lo invocano come invece avviene in molte Chiese Pentecostali). |
Questo
insegnamento degli Zaccardiani che nega l’eterna preesistenza di Gesù Cristo
è falso, in quanto la Sacra Scrittura insegna che prima della sua
incarnazione, Gesù Cristo esisteva come essere divino INCREATO da ogni
eternità, e quindi eterno come e con Dio Padre. Vediamo di dimostrarlo con la
Scrittura. |
Innanzi
tutto diciamo che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, esisteva come persona prima
della sua incarnazione. Questo lo attestò Gesù Cristo stesso quando disse:
"E che sarebbe se vedeste il Figliuol dell’uomo ascendere dov’era
prima?" (Giovanni 6:62), "Son disceso dal cielo per fare non la mia
volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato" (Giovanni 6:38);
"Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo
presso di te avanti che il mondo fosse" (Giovanni 17:5); "Padre, io
voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché
veggano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti la
fondazion del mondo" (Giovanni 17:24). |
Anche
Giovanni il Battista, che fu mandato dinnanzi al Cristo, attestò la
preesistenza del Signore Gesù Cristo come persona, infatti egli diceva alle
turbe: “Colui che vien dietro a me mi ha preceduto, perché era prima di me ….
Dietro a me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me”
(Giovanni 1:15, 30). |
Paolo
fece la stessa cosa quando disse ai santi di Colosse: “Egli ci ha riscossi
dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figliuolo,
nel quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati; il quale è
l’immagine dell’invisibile Iddio, il primogenito d’ogni creatura; poiché in
lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra; le
visibili e le invisibili; siano troni, siano signorie, siano principati,
siano potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di
lui; ed egli è avanti ogni cosa, e tutte le cose sussistono in lui”
(Colossesi 1:13-17). Notate infatti che Paolo dice che tutte le cose sono
state create per mezzo di lui e in vista di lui e che Lui è avanti ogni cosa.
|
A
questo punto è lecito farsi questa domanda: ‘Ma Gesù Cristo ebbe un inizio
presso il Padre?’ La risposta è no, in quanto Gesù stesso disse: "Prima
che Abramo fosse nato, io sono" (Giovanni 8:58). L’affermazione di Gesù
è una chiara ed inequivocabile attestazione della sua eterna preesistenza,
prima di venire nel mondo. Egli non disse ‘Io ero’, ma ‘Io sono’, appunto
perché Egli era un essere divino INCREATO prima della sua incarnazione. |
Anche
l’apostolo Giovanni smentisce qualsiasi creazione del Figlio di Dio prima di
venire in questo mondo, secondo che dice: “Nel principio era la Parola, e la
Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni
cosa é stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose
fatte è stata fatta.... E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un
tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua
gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto da presso al Padre"
(Giovanni 1:1-3;14). Notate infatti che egli dice chiaramente che nel
principio la Parola era Dio e poi che la Parola è stata fatta carne, e che la
Parola fatta carne è il Figlio di Dio venuto da presso al Padre; per cui è
evidente che prima di venire in questo mondo il Figlio di Dio, essendo Dio,
non poteva essere stato creato. |
Gesù
Cristo quindi, prima di venire nel mondo, era un essere divino INCREATO, che
esisteva presso il Padre da ogni eternità. Gli Zaccardiani quindi errano
grandemente per mancanza di conoscenza. |
Alla
luce di ciò dunque, gli Zaccardiani non si possono definire Trinitariani (1)
perché la dottrina della Trinità afferma che il Padre, il Figliuolo e lo Spirito
Santo sono tre persone divine distinte che esistono da sempre e che nello
stesso tempo sono un solo Dio, mentre gli Zaccardiani negano l’eterna
preesistenza del Figlio di Dio. So bene che essi affermano di credere nella
Trinità, cioè che la Divinità è composta dal Padre, dal Figlio e dallo
Spirito Santo, che sono tre persone ma un solo Dio, ma questa loro posizione
contro l’eterna preesistenza di Cristo non è conciliabile con la dottrina
della Trinità che esclude in maniera categorica la creazione del Figlio di
Dio prima della sua venuta in questo mondo. |
Peraltro
voglio anche far notare che se fosse così come dicono gli Zaccardiani, allora
essi, adorando Gesù si rendono colpevoli di idolatria, perché adorano una
creatura anziché il Creatore! |
I
Zaccardiani prendono i seguenti passi della Scrittura per affermare che Gesù
Cristo non è sempre esistito assieme a Dio suo Padre: "Queste cose dice
l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di
Dio..." (Apocalisse 3:14); e: "Il quale è l’immagine
dell’invisibile Iddio, il primogenito d’ogni creatura... egli che è il
principio" (Colossesi 1:15,18). Come potete vedere in questi passi Gesù
è chiamato il principio della creazione di Dio, il primogenito d’ogni
creatura e il principio. Ora, apparentemente sembra che Cristo sia definito
una creatura di Dio, ma confrontando questi passi della Scrittura con
l’affermazione di Giovanni “la Parola era con Dio e la Parola era Dio”, e
quella di Gesù “Prima che Abramo fosse nato, io sono” si evince che le cose
non stanno così, perché Cristo non è stato mai creato ma è sempre esistito
come Dio suo Padre e come lo Spirito Santo. |
Ma
allora se Gesù non è una creatura di Dio, che significato hanno le suddette
Scritture citate dagli Zaccardiani? Esse significano che Cristo è il
principio della creazione di Dio ed il primogenito di ogni creatura nel senso
che egli è superiore alla creazione e ad ogni creatura essendo che è scritto
che Egli "è sopra tutte le cose" (Romani 9:5) e "sopra tutti"
(Giovanni 3:31), ed anche nel senso che tutta la creazione ha il suo
principio in Lui; ma non che egli è la prima creatura di Dio perché il Figlio
di Dio è ab eterno in eterno con il Padre. E poi facciamo notare che se si
dovesse affermare che Gesù un giorno fu creato perché è chiamato "il
principio" (Colossesi 1:18) la stessa cosa si dovrebbe dire anche di Dio
Padre perché anche lui è chiamato "il principio" (Apocalisse 21:6).
Come mai allora quando Paolo dice che Gesù è il principio, gli Zaccardiani
dicono che ciò significa che egli ha avuto un inizio, mentre quando Dio dice
di essere lui "il principio" gli Zaccardiani non ardiscono dire che
Dio ha avuto un inizio? E’ evidente la ragione, perché essi si accostano alla
Bibbia per fargli dire quello che essi vogliono. Il termine primogenito poi,
nel suddetto verso ai Colossesi indica la supremazia di Cristo sopra tutte le
creature di Dio; come quando nei Salmi è detto: "Io altresì lo farò il
primogenito, il più eccelso dei re della terra" (Salmo 89:27). Non può
dunque sussistere alla luce delle Scritture la sopra citata spiegazione di
quei versi biblici dati dagli Zaccardiani. Ma c’è dell’altro che vorrei dire,
e precisamente a riguardo del passo scritto nei Salmi: “Io spiegherò il
decreto: L’Eterno mi disse: Tu sei il mio figliuolo, oggi io t’ho generato”
(Salmo 2:7), perché esso viene preso dagli Zaccardiani per confermare che il
Figlio ebbe un principio in quanto fu generato o creato da Dio Padre. Questo
passo non si riferisce affatto alla creazione del Figlio, perché si riferisce
alla resurrezione di Cristo Gesù, in quanto l’apostolo Paolo lo citò nella
sua predicazione che fece nella sinagoga di Antiochia di Pisidia in relazione
alla resurrezione corporale di Gesù. Ecco le parole di Paolo: “Ma Iddio lo
risuscitò dai morti; e per molti giorni egli si fece vedere da coloro ch’eran
con lui saliti dalla Galilea a Gerusalemme, i quali sono ora suoi testimoni
presso il popolo. E noi vi rechiamo la buona novella che la promessa fatta ai
padri, Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figliuoli, risuscitando Gesù,
siccome anche è scritto nel salmo secondo: Tu sei il mio Figliuolo, oggi Io
ti ho generato. E siccome lo ha risuscitato dai morti per non tornar più
nella corruzione, Egli ha detto così: Io vi manterrò le sacre e fedeli promesse
fatte a Davide. Difatti egli dice anche in un altro luogo: Tu non permetterai
che il tuo Santo vegga la corruzione. Poiché Davide, dopo aver servito al
consiglio di Dio nella sua generazione, si è addormentato, ed è stato riunito
coi suoi padri, e ha veduto la corruzione; ma colui che Dio ha risuscitato,
non ha veduto la corruzione” (Atti 13:30-37). |
Diciamo
adesso qualcosa circa un’altro passo della Scrittura, scritto nei Proverbi,
preso dagli Zaccardiani per dire che il Figlio non è sempre esistito come Dio
Padre: "L’Eterno mi formò (altri traducono: L’Eterno mi produsse, o: mi
ebbe con sé) al principio de’ suoi atti, prima di fare alcuna delle opere
sue, ab antico" (Proverbi 8:22). Ora, secondo gli Zaccardiani queste
parole confermano che Cristo fu creato anche lui da Dio e che non è eterno; e
questo perché la Scrittura lo definisce "sapienza di Dio" (1
Corinzi 1:24) e "la sapienza di Dio" (Luca 11:49). Ma le cose non
stanno affatto così perché da una attenta lettura delle parole della sapienza
di Dio si nota che Essa parla in questa maniera per far capire a coloro che
l’ascoltano quanto importante sia prestare attenzione a tutto quello che Essa
dice. In altre parole Essa dice che esisteva assieme a Dio ancora prima che
Dio creasse tutte le cose e fu testimone della creazione compiuta da Dio e
quindi vale la pena prestarle ascolto perché Essa sa perfettamente ciò che è
bene per l’uomo fare e ciò che non è bene per l’uomo fare. Ma riflettete: Non
sarebbe assurdo asserire che la sapienza con quelle parole ha asserito di
essere stata anch’essa creata da Dio? Certo che lo sarebbe, perché in tal
caso dovremmo giungere alla conclusione che ci fu un tempo in cui Dio fu
senza sapienza! E quindi che Egli non è sempre stato lo stesso, cosa che
andrebbe contro le parole di Dio: "Io, l’Eterno, non muto"
(Malachia 3:6). Ma poi, in questo caso verrebbe giustamente da domandarsi:
Come fece Dio senza sapienza a creare la sapienza? Non si può dunque
accettare la spiegazione data dagli Zaccardiani alle suddette parole di
Salomone. |
1) Nella mia confutazione audio ‘Contro
l’eresia degli Zaccardiani’, del 4/11/2009
ho definito gli Zaccardiani ‘Pentecostali Trinitariani’ perché ancora
non ero venuto a conoscenza di questa loro dottrina su Gesù. |
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La negazione della natura umana immacolata di Cristo |
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Gli
Zaccardiani sostengono che la natura umana di Gesù era come la nostra, cioè
invasa dal peccato, dalle passioni, e che quindi Gesù doveva lottare per non
peccare. Essi dicono che la carne di Gesù era sottoposta alle stesse passioni
di concupiscenza a cui è sottoposta la nostra carne, per cui Egli era tentato
dalla concupiscenza della sua carne come lo siamo noi e doveva continuamente
pregare il Padre affinché quella concupiscenza non partorisse il peccato. Ci
sono degli anziani tra di loro che arrivano a citare queste parole di Giacomo
“era un uomo sottoposto alle stesse passioni che noi” (Giacomo 5:17) in
riferimento a Gesù Cristo, quando noi sappiamo invece che esse si riferiscono
al profeta Elia. Gesù però, secondo gli Zaccardiani, non commise mai peccato,
perché da giovinetto cominciò a consacrarsi e dopo il battesimo si santificò
maggiormente per i discepoli e difatti disse che lui santificava sé stesso
per i suoi discepoli. |
Ma
c’è un’altra cosa a proposito di questa dottrina che va detta, e cioè che gli
Zaccardiani interpretano le seguenti parole di Giovanni: “Poiché molti
seduttori sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser
venuto in carne. Quello è il seduttore e l’anticristo” (2 Giovanni 7), nel
senso che il seduttore e l’anticristo è colui che non confessa che Gesù è
venuto in carne di peccato! Da qui si spiega il fatto che agli Zaccardiani è
vietato salutare con ‘pace’ i non Zaccardiani come anche riceverli in casa,
perché poco dopo Giovanni afferma: “Se qualcuno viene a voi e non reca questa
dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate; perché chi lo saluta
partecipa alle malvage opere di lui” (2 Giovanni 10-11)!! |
Quello
che sostengono gli Zaccardiani è falso, perché la Scrittura dichiara che Gesù
Cristo non aveva una natura umana corrotta come quella di tutti gli altri
uomini, cioè contaminata dal peccato e sottoposta alle passioni di
concupiscenza, e questo perché egli era stato generato dallo Spirito Santo.
Egli quindi nacque senza peccato, e senza quell’inclinazione a fare il male
che è caratteristica di tutti gli uomini sin dalla loro nascita. E difatti
quando l’angelo Gabriele preannunziò a Maria la nascita di Gesù Cristo le
disse tra le altre cose: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò ancora il santo che nascerà,
sarà chiamato Figliuolo di Dio” (Luca 1:35). Dunque, Gesù era santo sin dalla
sua nascita, e non dovette diventarlo santificandosi. |
Ecco
perché la carne di Gesù non era uguale alla nostra, ma simile, secondo che
dice Paolo: “Poiché quel che era impossibile alla legge, perché la carne la
rendeva debole, Iddio l’ha fatto; mandando il suo proprio Figliuolo in carne
simile a carne di peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato
nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che
camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo spirito” (Romani 8:3-4).
Notate che Paolo dice che il Figlio aveva una carne simile alla nostra e non
uguale, e questo perché era carne ma non carne di peccato, ossia contaminata
dal peccato come lo è invece la nostra. |
Come
fece dunque Gesù ad essere tentato? Basta leggere le tentazioni a cui Egli fu
sottoposto dal diavolo nel deserto per rendersi conto di come ciò poté
avvenire. Il diavolo per ben tre volte gli parlò personalmente suggerendogli
di fare determinate cose; prima gli suggerì di trasformare delle pietre in
pani, poi di buttarsi giù dal pinnacolo del tempio, ed infine di rendergli
l’adorazione in cambio di tutti i regni del mondo e la loro gloria che gli
fece vedere (cfr. Luca 4:1-12). Il diavolo quindi si appoggiò – uso questo
termine – sul suo desiderio di voler mangiare (sopraggiunto dopo 40 giorni di
digiuno), e tentò di fare nascere in lui il desiderio di compiere qualche
gesto eclatante per essere acclamato dal popolo, e il desiderio di diventare
un potente re di questo mondo. Ma Gesù si oppose fermamente a queste insidie
del tentatore rispondendogli con dei passi della Scrittura appropriati che
indussero il diavolo a lasciarlo. Certamente però ci furono altre occasioni
in cui il diavolo lo tentò perché è scritto: "Si partì da lui fino ad
altra occasione" (Luca 4:13), ma in ognuna di esse Gesù riportò sempre
la vittoria sul diavolo. |
Comprendo
che può risultare di difficile comprensione il come Gesù Cristo, che non
aveva una natura umana corrotta come la nostra, poté essere tentato in ogni
cosa come noi, però se consideriamo che il diavolo è un essere spirituale
malvagio che può presentarsi personalmente ad una persona per cercare di
farla cadere in peccato, e questo è quello che fece con Gesù nel deserto,
allora le difficoltà scompaiono. Il diavolo comunque sapeva che Gesù Cristo
aveva una natura umana perfetta, essendo stato generato dallo Spirito Santo,
e proprio per questo cercò di indurlo a fare quelle cose che gli suggerì, per
fare diventare la sua natura una natura corrotta. Per spiegarvi meglio questo
concetto, vi farò il paragone con Adamo, il primo uomo. Ora, come voi sapete
Dio fece l’uomo retto (cfr. Ecclesiaste 7:29), per cui egli era senza
peccato, egli aveva una natura umana perfetta quando fu creato. Nessuna
iniquità era in lui, il peccato era a lui sconosciuto, non aveva per nulla una
natura corrotta. Ma il serpente antico che fece? Cercò di farlo cadere nel
peccato e così mutargli quella natura umana retta in una natura corrotta, e
ci riuscì. Come? Prima seducendo la donna a cui fece credere che mangiando il
frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non sarebbero morti,
cosa a cui la donna credette e mangiò il frutto; e poi inducendo la donna ad
offrire di quel frutto a suo marito il quale ne mangiò pure lui. Notate bene
che Adamo non commise un peccato tipo l’adulterio, o l’omicidio, o il furto,
o la bestemmia, ma un peccato del tutto diverso, che consistette nel mangiare
un frutto di un albero che per altro era buono a mangiarsi (quindi non
cattivo in sè stesso) ma che era stato vietato da Dio. Ecco dunque come poté
essere tentato il primo uomo nonostante non avesse una natura umana corrotta;
una cosa simile accadde a Gesù, nel senso che lui nonostante fosse nato
immacolato e puro, senza l’inclinazione a peccare, fu ugualmente tentato dal
Serpente Antico affinché cadesse nel peccato e si corrompesse. C’è però una
grande differenza tra la tentazione di Adamo e quella di Gesù, che mentre con
Adamo il Serpente ebbe la vittoria, con Gesù il Serpente subì una
schiacciante sconfitta ogni qual volta che tentò Gesù Cristo. E in virtù di
questo, cioè del fatto che Gesù non cadde in nessuna tentazione, Gesù Cristo
poté morire sulla croce per compiere l’espiazione dei nostri peccati. Egli
non conobbe il peccato, come invece lo conobbe Adamo, ma Dio lo fece peccato
per noi (cfr. 2 Corinzi 5:21), perché fece ricadere su lui tutte le nostre
iniquità (cfr. Isaia 53:6), affinché noi fossimo giustificati mediante la
fede nel suo nome. A Cristo Gesù, il Figlio di Dio, sia la gloria ora e in
eterno. Amen. |
Una
parola adesso in merito alla seguente affermazione che si sente dalla bocca
degli Zaccardiani: ‘Se Gesù non avesse
avuto una natura uguale alla nostra egli avrebbe avuto un vantaggio rispetto
a noi nella lotta contro il peccato. Se Gesù avesse avuto un vantaggio
rispetto a noi, allora io gli direi: ‘Scendi sulla terra come uomo uguale a
noi e predica il Vangelo e poi vai a morire sulla croce!’. Ma è evidente
che Gesù Cristo, rispetto a noi, aveva un vantaggio, se così lo possiamo
chiamare, sul peccato, perché la Scrittura afferma che Egli fu generato dallo
Spirito Santo e quindi la sua natura non era infetta dal peccato, o
dall’inclinazione al male come lo è la nostra. Altrimenti, perché mai Dio lo
fece generare dallo Spirito Santo, se non gli avesse voluto offrire un
vantaggio? Quello che voglio dire è che se Gesù doveva essere perfettamente
uguale a noi quanto alla natura umana, avrebbe dovuto nascere
dall’accoppiamento di Giuseppe con Maria, cioè come qualsiasi altro uomo. Ma
se Egli fosse nato in quella maniera, non avrebbe potuto evitare la
contaminazione dal peccato originale e non avrebbe potuto non peccare perché
la Scrittura dice che non v’è uomo che non pecchi mai (Ecclesiaste 7:20)
appunto perché tutti sono sotto il peccato (Romani 3:9). Dunque, per forza di
cose, dobbiamo riconoscere che Gesù comunque sia ebbe un vantaggio. E’ chiaro
che Egli fu tentato in ogni cosa come noi, ma non fu tentato dalla sua
concupiscenza, perché nella sua carne non c’erano passioni di concupiscenza.
Se affermassimo una simile cosa, offenderemmo il nostro Signore Gesù Cristo,
che era puro di ogni colpa, senza macchia e senza difetto. |
Qualche
parola adesso in merito a questo passo scritto nell’epistola agli Ebrei: “Il
quale, ne’ giorni della sua carne, avendo con gran grida e con lagrime
offerto preghiere e supplicazioni a Colui che lo potea salvar dalla morte, ed
avendo ottenuto d’esser liberato dal timore, benché fosse figliuolo, imparò
l’ubbidienza dalle cose che soffrì; ed essendo stato reso perfetto, divenne
per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore d’una salvezza eterna, essendo
da Dio proclamato Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec” (Ebrei
5:7-10), in quanto viene preso dagli Zaccardiani a sostegno di questa loro
dottrina sulla natura umana di Gesù perché affermano che Gesù dovette lottare
contro il peccato e la tentazione come noi in quanto pregò Dio con grandi
grida e lagrime affinché Dio lo liberasse dal peccato. Le cose non stanno
affatto così come dicono loro, perché lo scrittore dice che Gesù pregò Dio di
liberarlo dal timore della morte e non dal peccato. Bisogna attenersi
scrupolosamente alla Parola, a quello che essa dice, e non fargli dire quello
che si vuole. Per quanto riguarda poi la perfezione di cui parla lo
scrittore, dicendo che Gesù fu reso perfetto, essa si riferisce alla
perfezione raggiunta da lui tramite le sofferenze che patì essendo tentato
(Ebrei 2:18), in quanto per poter diventare Sommo Sacerdote egli doveva
soffrire come noi. Egli aveva bisogno di patire le medesime sofferenze che
patiscono i figliuoli degli uomini quando sono tentati, e ciò per potere
simpatizzare con essi. |
Adesso
una parola sulle conseguenze di questo insegnamento Zaccardiano: essi dicono:
‘Se Gesù è riuscito a non peccare mai, allora anche noi siamo capaci di
farlo!’ In questa maniera quindi gli Zaccardiani pensano di poter affermare
che dopo il battesimo essi non hanno mai peccato, gonfiandosi così d’orgoglio
e mentendo contro la verità che dice che non v’è sulla terra alcun uomo che
non pecchi mai (Ecclesiaste 7:20) e che “se diciamo di non aver peccato, lo
facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” (1 Giovanni 1:10).
Riflettete dunque sul fatto che ogni qual volta si devia dalla sana dottrina,
quella deviazione ha sempre delle nefaste conseguenze. |
Per
concludere questa confutazione, voglio dire che se Gesù avesse avuto una
natura umana uguale in tutto e per tutto alla nostra, non solo Gesù sarebbe
stato per natura un figlio d’ira come lo eravamo tutti noi prima di nascere
di nuovo (Efesini 2:3), ma Egli avrebbe avuto un difetto, e quindi non
avrebbe potuto essere l’Agnello senza macchia e difetto ben preordinato prima
della fondazione del mondo, come lo chiama l’apostolo Pietro (1 Pietro
1:19-20), ad essere offerto per la propiziazione dei nostri peccati. |
Quindi,
farete bene, fratelli, a guardarvi da questa strana dottrina perché va ad
intaccare la perfezione di Cristo. |
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L’imperdonabilità di alcuni peccati |
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Gli
Zaccardiani insegnano che la fornicazione e l’adulterio sono peccati
imperdonabili (o peccati a morte), come pure l’omicidio, la bestemmia e altri
peccati. Viene insegnato che quando uno trasgredisce i dieci comandamenti o
viene meno ad alcune regole stabilite dalla classe dirigente, scade dalla
grazia. Secondo questa teoria, una volta accaduto ciò, non è più possibile
ricevere perdono da Dio (se lo scaduto è già stato battezzato). Quando uno
viene dichiarato scaduto dalla grazia, è condannato alle pene dell'inferno
perché ha peccato imperdonabilmente’. Essi riprovano energicamente ogni
principio ‘che lascia intravedere il perdono del peccato a morte dopo il
battesimo, considerando eretici tutti quelli che li propongono, ne parlano,
li difendono e divulgano’ (Crocetti Sergio, ‘… è stato necessario scrivervi …’, pag. 19). Questa loro
posizione dottrinale è da loro considerata la più importante ragione che li
tiene lontani da tutti gli altri Pentecostali, come mi ha detto Sergio
Crocetti: ‘D’altra parte un motivo per cui non siamo uniti, credo è proprio
questo, il più importante! No?’ |
Gli
Zaccardiani errano grandemente per mancanza di conoscenza, perché quantunque
la fornicazione e l’adulterio siano peccati gravi, e quei credenti che li
commettono devono essere tolti di mezzo ai santi, la Scrittura ammette che da
essi ci si può ravvedere e quindi che si può essere perdonati. Se così non
fosse, Paolo non avrebbe dato quel tale che si teneva la moglie di suo padre
in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito fosse salvo nel
giorno del Signore Gesù (cfr. 1 Corinzi 5:1-5); e Gesù non avrebbe dato ai
Suoi servitori nella chiesa di Tiatiri tempo per ravvedersi della loro
fornicazione che avevano commesso con Jezabel (cfr. Apocalisse 2:22).
Purtroppo però gli Zaccardiani vogliono attenersi all’insegnamento errato di
Domenico Zaccardi anziché a quello giusto degli apostoli; e pur di difendere
la posizione errata di Zaccardi arrivano a far dire alla Bibbia delle cose
assurde, come per esempio che lo spirito che sarà salvo nel giorno del
Signore è quello della Chiesa, e che l’adulterio fatto dai servitori di Gesù
con Jezabel era spirituale!! E’ evidente infatti che lo spirito a cui si
riferisce Paolo era lo spirito di quello che si teneva la moglie di suo padre,
perché poco prima Paolo parla della carne di quell’uomo, in quanto dice ‘a
perdizione della carne’; per cui quel darlo in mano di Satana aveva come
scopo quello di indurlo a ravvedersi dal suo peccato sotto i colpi che Satana
avrebbe scagliato contro la sua carne, affinchè il suo spirito fosse salvato.
Per quanto riguarda invece l’adulterio che avevano commesso quei servitori di
Gesù, esso non poteva essere spirituale, cioè quello con il mondo, perché la
Scrittura dice che essi lo commettevano con una donna di nome Jezabel.
Certamente, se un credente non si ravvede da questi peccati, andrà in
perdizione, ma da qui a dire che non c’è possibilità di perdono per coloro
che commettono questi peccati c’è un abisso. |
Anche
a riguardo dell’omicidio e della bestemmia va fatto un discorso simile: sono
peccati gravi che se un credente commette lo meneranno in perdizione, ma non
è biblico affermare che sono imperdonabili. Prendiamo l’esempio
dell’omicidio: se fosse imperdonabile, come dicono gli Zaccardiani, come mai
Giacomo esortava anche quei credenti che uccidevano (cfr. Giacomo 4:2)
dicendo: “Appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Nettate le vostre
mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! Siate
afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto,
e la vostra allegrezza in mestizia! Umiliatevi nel cospetto del Signore, ed
Egli vi innalzerà” (Giacomo 4:8-10)? E in merito alla bestemmia, se fosse
imperdonabile, come mai Paolo dice di Imeneo e Alessandro: “I quali ho dati
in man di Satana affinché imparino a non bestemmiare” (1 Timoteo 1:20)? E’
evidente la ragione: perché erano peccati perdonabili. La lista dei peccati
perdonabili naturalmente comprende anche le altre trasgressioni condannate
dal Decalogo. |
In
che cosa consiste allora il peccato imperdonabile o a morte? Esso è
l’abbandono volontario della fede, o l’apostasia dalla fede (cfr. Ebrei
6:1-8; 10:26-31). E per colui che compie questo peccato, dato che non è più
possibile menarlo di nuovo a ravvedimento, non bisogna pregare (1 Giovanni
5:16). Certamente colui che abbandona la fede o apostata da essa, può anche
commettere i sopra citati peccati; ma se uno commette quei peccati senza
apostatare dalla fede allora può essere menato di nuovo a ravvedimento,
secondo che è scritto: “Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che
non meni a morte, pregherà, e Dio gli darà la vita: a quelli, cioè, che
commettono peccato che non meni a morte” (1 Giovanni 5:16), ed ancora:
“Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente,
perdonagli” (Luca 17:3). |
La
dottrina degli Zaccardiani a tale proposito dunque è palesemente
antiscritturale in quanto limita la misericordia di Dio e lo fa apparire come
un Dio spietato, e dunque va rigettata. |
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Qual’è la dottrina debole
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Vorrei
dire ora qualcosa a proposito di queste parole che mi ha detto Sergio
Crocetti, l’anziano della Chiesa Zaccardiana di Roma a proposito della possibilità
di ravvedimento per coloro che commettono i suddetti peccati: ‘‘Nel momento
che si fiuta la possibilità di ravvedimento, e le anime credono in quella
dottrina, si è indebolito proprio tutta la dottrina’!!! |
Ora,
come si fa a dire una simile cosa? Bisogna veramente avere la vista corta. Ma
cosa dovremmo dire allora? Che la dottrina degli apostoli era debole? Ma è
evidente che la dottrina non si indebolisce per nulla nel prevedere il
ravvedimento per quei credenti che commettono fornicazione, adulterio e così
via, perché comunque sia la dottrina degli apostoli afferma che coloro che si
chiamano fratelli ma sono fornicatori, avari, rapaci, idolatri, oltraggiatori
e ubriachi, vanno espulsi dall’assemblea in vista del loro ravvedimento, e
non ci dobbiamo mettere con loro, neppur per mangiare assieme (1 Corinzi
5:9-12), e che i fornicatori, i rapaci, gli avari, gli ubriachi, gli
idolatri, gli adulteri, i bestemmiatori, e gli omicidi non erediteranno il
Regno di Dio (cfr. 1 Corinzi 6:9-10; Apocalisse 21:8). |
Per
cui siamo tutti avvertiti, e nessuno si può illudere perché sa che se
commette uno di questi peccati egli deve essere espulso dall’assemblea e se
persevera in esso seguendo la durezza del suo cuore impenitente egli andrà in
perdizione. E’ sufficiente insegnare questo per incutere timore e spavento ad
un credente, e difatti questo è quello che hanno fatto gli apostoli ai loro
giorni sia per iscritto che oralmente. Ma se si comincia ad insegnare che per
questi peccati commessi dopo la conversione è prevista l’espulsione
dall’assemblea ma non c’è possibilità di ravvedimento, si va oltre quello che
è scritto e ci si gonfia di orgoglio a danno degli altri credenti che non
insegnano questa cosa, e difatti gli Zaccardiani si sono gonfiati d’orgoglio
nei confronti di tutti gli altri Pentecostali affermando che solo loro hanno
la vera dottrina apostolica! Questo ci insegna ancora una volta qual’è il
danno prodotto dall’andare oltre quello che è scritto. Ma gli Zaccardiani,
avendo la vista corta, imperterriti affermano che Domenico Zaccardi insegnava
esattamente quello che insegnavano gli apostoli. Ma che non sia affatto così
l’ho dimostrato con le Scritture. |
Io
credo invece che la dottrina si indebolisce proprio insegnando la dottrina
zaccardiana, perché in questa maniera l’efficacia del sangue di Cristo è
ridotta notevolmente. Se fosse così come dicono loro che senso avrebbero
infatti le parole di Giovanni: “Se camminiamo nella luce, com’Egli è nella
luce, abbiam comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figliuolo,
ci purifica da ogni peccato. Se diciamo d’esser senza peccato, inganniamo noi
stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, Egli è
fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo
di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi” (1
Giovanni 1:7-10)? Se Giovanni dice che il sangue di Gesù ci purifica da ogni
peccato non dobbiamo forse credere che il sangue di Cristo è potente a
purificarci anche da quei peccati? Se egli dice che se confessiamo i nostri
peccati a Dio, Egli è fedele e giusto da rimetterceli, perché non dovremmo
credere che i suddetti peccati possono essere rimessi anche dopo la
conversione? E poi, se Giovanni dice queste parole, e lui conosceva l’amore
di Dio, è evidente che le sue parole confermano che Dio è amore, che Egli è
pietoso e misericordioso verso di noi perché “conosce la nostra natura; Egli
si ricorda che siam polvere” (Salmo 103:14). Ma poi sorgerebbe un grosso
quesito a cui rispondere, se le cose fossero come dicono gli Zaccardiani, che
è il seguente: ‘Se sotto l’Antico Patto, un uomo come Davide, che era secondo
il cuore di Dio, che aveva lo Spirito Santo, e attraverso cui lo Spirito
Santo parlò, ottenne il perdono dei suoi peccati di adulterio e omicidio,
dopo essersi pentito di essi e averli confessati a Dio, senza peraltro
offrire una sola goccia di sangue di animali per i suoi peccati, ed ancora
Dio non aveva manifestato la sua salvezza in Cristo Gesù, cosa dovremmo dire
oggi? Che Iddio era più misericordioso verso i suoi sotto la legge, di quanto
lo sia oggi sotto la grazia, oggi che il sangue di Cristo è stato già versato
per la purificazione dei nostri peccati, passati, presenti e futuri?’ Così
non sia. Perché noi sappiamo che Iddio non cambia; lo ha detto Lui stesso. E
poi oggi c’è – come dice il profeta -
“una fonte aperta per la casa di Davide e per gli abitanti di
Gerusalemme, per il peccato e per l’impurità” (Zaccaria 13:1), una fonte che
sotto la legge ancora non c’era perché ancora il sangue di Cristo non era
stato sparso per la remissione dei nostri peccati. Ma ora, grazie siano rese
a Dio, questa fonte c’è ed è sempre aperta, e da questa fonte ‘scende’ il
sangue di Cristo su tutti coloro che si macchiano di qualche peccato e li
imbianca e purifica. Gloria a Dio in Cristo Gesù ora e per sempre. Amen.
Quindi sia Dio riconosciuto verace, ma gli Zaccardiani bugiardi in quello che
dicono sulla non possibilità di perdono da parte di Dio per quei credenti che
cadono in peccato. Essi mentono contro la verità, e fanno Dio bugiardo. Sì,
proprio così, fanno Dio bugiardo, perché Dio afferma di essere Colui che
perdona tutte le nostre iniquità (Salmo 103:3), e loro invece affermano
qualcosa che va contro le parole di Dio. |
Quando
poi io penso che Gesù Cristo il Figlio di Dio, diede tempo di ravvedersi sia
a quella donna di nome Jezabel che insegnava e seduceva i servitori di Cristo
della Chiesa di Tiatiri affinché commettessero fornicazione con lei e
mangiassero cose sacrificate agli idoli, che a quegli uomini che commettevano
adulterio con lei (Apocalisse 2:20-23), come posso non rimanere disgustato e
fortemente indignato nell’apprendere che ci sono credenti che invece operano
in maniera contraria a come fa Gesù Cristo? Come posso non levare la mia voce
contro questa eresia che presenta un Gesù cambiato rispetto ai giorni degli
apostoli, un Gesù che non è pronto a perdonare i suoi servitori se essi
cadono in qualche peccato? |
Anche
quando penso all’apostolo Paolo che, avendo saputo che i credenti della
Galazia erano stati ammaliati da taluni che li volevano costringere a farsi
circoncidere per essere giustificati, dice loro: “Ecco, io, Paolo, vi
dichiaro che, se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E da capo
protesto ad ogni uomo che si fa circoncidere, ch’egli è obbligato ad
osservare tutta quanta la legge. Voi che volete esser giustificati per la
legge, avete rinunziato a Cristo; siete scaduti dalla grazia” (Galati 5:2-4),
ma anche: “Figliuoletti miei, per i quali io son di nuovo in doglie finché
Cristo sia formato in voi, oh come vorrei essere ora presente fra voi e
cambiar tono perché son perplesso riguardo a voi!” (Galati 4:19-20), come
faccio a non indignarmi nell’apprendere che gli Zaccardiani verso coloro che
cadono in qualche peccato, non sono in doglie finchè Cristo sia di nuovo
formato in loro, perché li ritengono imperdonabili e quindi perduti per
sempre? |
La
dottrina degli Zaccardiani è una vergogna per l’Evangelo della grazia,
veramente una vergogna. Una dottrina che porta solo discredito e infamia alla
via della verità. |
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Il peccato che mena a morte
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Ora
vi spiegherò, Zaccardiani, in maniera dettagliata in che cosa consiste il
peccato a morte |
L’apostolo
Giovanni ha scritto: "Se uno vede il suo fratello commettere un peccato
che non meni a morte, pregherà, e Dio gli darà la vita: a quelli, cioè, che
commettono peccato che non meni a morte. V’è un peccato che mena a morte; non
è per quello che dico di pregare. Ogni iniquità è peccato; e v’è un peccato
che non mena a morte" (1 Giov. 5:16,17). |
Fratelli,
ogni iniquità è peccato, e noi sappiamo che "il peccato è la violazione
della legge" (1 Giovanni 3:4), come dice lo stesso Giovanni. Ora, la
Scrittura attesta che "il salario del peccato è la morte" (Romani
6:23), quindi, deve essere ben chiaro che quand’anche sia un figliuolo di Dio
a peccare la mercede che la violazione della legge gli dà è la morte; e
difatti, è proprio per questa ragione che il credente, se pecca, dopo che ha
peccato è turbato, è scontento ed avverte un dolore nell’interno che lo
trafigge come una freccia, appunto perché "il salario del peccato è la
morte" (Romani 6:23). Ma l’apostolo scrive: "Se uno vede il suo
fratello commettere un peccato che non meni a morte, pregherà, e Dio gli darà
la vita, a quelli, cioè, che commettono peccato che non meni a morte"
(1Giovanni 5:16); ciò significa che se noi vediamo un fratello commettere un
peccato che non mena a morte, dobbiamo pregare Dio affinché egli sia
vivificato, sì, perché Dio dà la vita al credente che commette un peccato che
non mena a morte e si pente del suo peccato confessandolo ed abbandonandolo.
C’è un peccato però che se un credente commette è impossibile di nuovo menarlo
a ravvedimento e perciò è inutile pregare per lui infatti Giovanni dice:
"Non è per quello che dico di pregare" (1Giovanni 5:16); in altre
parole, per quel fratello che commette questo peccato che mena a morte non
c’è più la possibilità di ravvedersi e di ottenere vita da Dio. Che fine
aspetta questo credente? Il credente che commette questo peccato a morte è
condannato alla morte seconda, cioè allo stagno ardente di fuoco e di zolfo e
ciò perché questo peccato conduce, chi lo commette, alla morte seconda. |
Ora,
siccome ogni iniquità è peccato e di peccati ce ne sono di molti generi
bisogna accertarsi con le Scritture in che cosa consiste questo peccato che
mena a morte, e questo anche per evitare che qualcuno di noi cominci a
condannare un fratello per un qualsiasi peccato che gli vede commettere
dicendogli che ha commesso il peccato che mena a morte e che per lui non c’è
più speranza. È necessario tagliare rettamente la parola di verità anche nel
parlare del peccato che mena a morte per evitare di sconvolgere gli animi dei
discepoli e di indurli alla disperazione con parole che non si possono
applicare a loro perché non hanno commesso il peccato che mena a morte. Ora,
vediamo ciò che è detto a proposito di questo peccato nella epistola agli
Ebrei per capire in che cosa esso consiste. |
È
scritto: "Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno
gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e
hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono,
è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo
per conto loro il Figliuolo di Dio, e lo espongono ad infamia. Infatti, la
terra che beve la pioggia che viene spesse volte su lei, e produce erbe utili
a quelli per i quali è coltivata, riceve benedizione da Dio; ma se porta
spine e triboli, è riprovata e vicina ad essere maledetta; e la sua fine è
d’essere arsa" (Ebrei 6:4-8). Innanzi tutto vediamo da vicino le
caratteristiche di coloro che se cadono è impossibile menarli da capo a
ravvedimento perché esse sono caratteristiche che possono avere ed hanno solo
dei veri figliuoli di Dio lavati dai loro peccati con il sangue dell’Agnello.
Dico questo perché alcuni Evangelici fanno passare questa caduta come una
caduta che commettono delle persone che ancora non avevano accettato la
Parola di Dio completamente o che si stavano avvicinando al Signore, il che
non è affatto vero perché coloro di cui lo scrittore parla agli Ebrei in
questi versetti sono dei veri credenti. |
Fratelli,
chi, dopo avere udito l’Evangelo della grazia s’è avvicinato a Dio
riconoscendosi peccatore e bisognoso di essere salvato è stato illuminato da
Dio che è luce; e quando egli crede con il suo cuore nel Signore nostro Gesù
Cristo ottenendo la remissione dei suoi peccati e la vita eterna egli gusta
il dono celeste che è Cristo Gesù perché è scritto: "Il dono di Dio è la
vita eterna" (Romani 6:23) e perché Giovanni, parlando del Figliuolo di
Dio, dice: "Quello è.. la vita eterna" (1Giovanni 5:20); e quando
egli viene battezzato con lo Spirito Santo viene reso partecipe dello Spirito
Santo. Avere gustato la buona Parola di Dio significa essersi cibati non solo
del "puro latte spirituale" (1Pietro 2:2) ma anche del cibo solido
che è per uomini fatti; e avere gustato "le potenze del mondo a
venire" (Ebrei 6:5) significa avere ricevuto dei doni dello Spirito
Santo. Ora, se, chi ha sperimentato tutte queste cose rigetta il Signore, e
si tira indietro (lasciandosi avviluppare e vincere dalle contaminazioni del
mondo), prendendo la decisione di non volere più seguire il Signore e di
rinunziare a Cristo e di non volerne più sentire parlare, quel tale commette
il peccato che mena a morte e per quel tale non si deve pregare perché è
impossibile menarlo da capo a ravvedimento perché crocifigge per conto suo di
nuovo il Figliuolo di Dio e lo espone ad infamia. Lo scrittore di questa
epistola dice che la terra che viene annaffiata da Dio e produce erbe utili a
quelli che la coltivano viene benedetta da Dio, ma se porta spine e triboli
viene riprovata e maledetta e la fine che l’aspetta è quella di essere arsa;
così è del credente, perché se egli dimora nel Signore il Signore dimora in
lui, egli porta molto frutto alla gloria di Dio e Dio lo benedice; ma se egli
smette di dimorare nel Signore, il Signore smetterà di dimorare in lui e lui
porterà solo spine e triboli, diventando un uomo riprovato quanto alla fede,
un figliuolo di maledizione che alla fine sarà gettato nello stagno ardente
di fuoco e di zolfo per essere quivi arso e tormentato per l’eternità. |
La
ragione per cui lo scrittore di questa epistola scrisse queste cose agli
Ebrei che avevano creduto nel Signore nostro Gesù Cristo è la seguente: quei
credenti stavano sopportando una grande persecuzione a motivo della loro fede
in Gesù Cristo ed erano tentati, in mezzo alla persecuzione, a tirarsi
indietro e lo Scrittore, che conosceva sia loro che le sofferenze che essi
dovevano sopportare a motivo del Vangelo, li esortò a ritenere ferma fino
alla fine la loro fiducia in Cristo e li mise in guardia dal tirarsi indietro
e dal rinunciare alla grazia per tornare a offrire quei sacrifici per il
peccato il cui sangue non poteva cancellare i peccati, perché se lo avessero
fatto si sarebbero condannati da loro stessi alla eterna perdizione perché
avrebbero calpestato il Figliuolo di Dio e avrebbero tenuto per profano il
sangue del patto col quale erano stati santificati, e avrebbero oltraggiato
lo Spirito della grazia. Egli parlò della sorte che attende chi si tira indietro
e del castigo che costui è degno di ricevere dall’Iddio vivente in questi
termini: "Perché, se pecchiamo volontariamente dopo avere ricevuto la
conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati;
rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardore d’un fuoco che
divorerà gli avversari. Uno che abbia violato la legge di Mosè, muore senza
misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Di qual peggior castigo
stimate voi che sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figliuolo
di Dio e avrà tenuto per profano il sangue del patto col quale è stato
santificato, e avrà oltraggiato lo Spirito della grazia? Poiché noi sappiamo
chi è Colui che ha detto: A me appartiene la vendetta! Io darò la
retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. È cosa
spaventevole cadere nelle mani dell’Iddio vivente" (Ebrei 10:26-31).
Queste parole sono anch’esse rivolte a tutti noi che abbiamo creduto perché
lo stesso scrittore che era un credente si incluse dicendo: "Se pecchiamo
volontariamente dopo avere ricevuto la conoscenza della verità.." (Ebrei
10:26) (noi figliuoli di Dio abbiamo ricevuto la conoscenza della verità), e
perché noi siamo coloro che sono stati santificati col sangue del patto.
Quindi fratelli, se coloro che hanno conosciuto la verità che è in Cristo
Gesù, peccano volontariamente, cioè se peccano a morte, essi commettono un
peccato che non gli potrà essere rimesso (peccato che ripaga il trasgressore
con la morte eterna), e per loro non rimarrà più alcuna speranza di essere
salvati perché perderanno la buona speranza che hanno; quello che rimarrà per
loro sarà solo la terribile attesa del giudizio di Dio. Essi saranno
giudicati degni di ricevere un castigo peggiore di quello che ricevevano
quelli che trasgredivano la legge di Mosè e che venivano messi a morte,
perché avranno calpestato il Figliuolo di Dio, tenuto per profano il sangue
di Cristo con il quale sono stati cosparsi ed avranno oltraggiato lo Spirito
della grazia, cioè lo Spirito Santo che è nei nostri cuori e per mezzo del
quale gridiamo: Abba! Padre!; (ricordatevi che Gesù disse: "Chiunque
avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è
reo d’un peccato eterno" [Marco 3:29]). |
Mi
preme dunque ribadire che sia l’espressione "se cadono" (Ebrei 6:6)
e sia quella "se pecchiamo volontariamente" (Ebrei 10:26) fanno
riferimento al peccato che mena a morte e non a qualsiasi peccato. Perché
altrimenti ciò significherebbe che per una qualsiasi violazione della legge
sarebbe impossibile, per chi la commette, ravvedersi da essa ed ottenere il
perdono di essa e che non ci sarebbe più alcuna speranza per lui perché
condannato al fuoco eterno. |
Ora,
vi ho dimostrato mediante le Scritture che dal peccato a morte non ci si può
ravvedere perché è imperdonabile, e quindi non si può menare di nuovo a
ravvedimento un fratello che lo ha commesso. Adesso invece vi dimostro,
traendo i miei ragionamenti sempre dalla Scrittura, che noi possiamo ottenere
la remissione di qualsiasi altro peccato e che è possibile menare a
ravvedimento un fratello che commette un qualsiasi altro peccato. |
Paolo
ai Galati scrisse: "Fratelli, quand’anche uno sia stato colto in qualche
fallo, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di
mansuetudine" (Galati 6:1). Un credente che commette un peccato può
essere dunque rialzato, quindi anche perdonato. Voi forse direte: ‘Ma qui si
parla di fallo e non di peccato?’ Al che vi rispondo: ‘E qual è la
differenza? In base alla Scrittura fallo e peccato sono sinonimi, e ve lo
dimostro subito, usando la versione Diodati, quella che usate voi. Luca
riporta la preghiera che Gesù ci ha insegnato in questi termini: “PADRE
NOSTRO, che sei ne' cieli, sia santificato il tuo nome, il tuo regno venga,
la tua volontà sia fatta in terra, come in cielo. Dacci di giorno in giorno
il nostro pane cotidiano. E rimettici i nostri peccati; perciocchè ancor noi
rimettiamo i debiti ad ogni nostro debitore; e non indurci in tentazione, ma
liberaci dal maligno” (Luca 11:2-4 - Diodati), e Matteo riferisce quello che
Gesù disse subito dopo scrivendo: “Perciocchè, se voi rimettete agli uomini i
lor falli, il vostro Padre celeste rimetterà ancora a voi i vostri” (Matteo
6:14 - Diodati). Come potete vedere, secondo Gesù, i peccati sono falli, e i
falli sono peccati. L’apostolo quindi quando dice: "In qualche
fallo" (Galati 6:1) non vi include anche il peccato che mena a morte
perché chi cade commettendo questo peccato non può più essere rialzato in
nessuna maniera perché è impossibile menarlo di nuovo a ravvedimento. È vero
dunque che "il giusto cade sette volte e si rialza" (Proverbi
24:16), ma è anche vero che se il giusto cade commettendo il peccato che mena
a morte non potrà giammai rialzarsi. |
Gesù
ha detto: "Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e
se si pente, perdonagli. E se ha peccato contro te sette volte al giorno e
sette volte torna a te e ti dice: Mi pento, perdonagli" (Luca 17:3,4).
Un fratello che commette un peccato può dunque pentirsi ed essere perdonato.
La Scrittura però non dice: ‘Se il tuo fratello pecca a morte riprendilo’,
perché – come abbiamo già visto - per chi commette il peccato che mena a
morte non c’è più la possibilità di pentirsi e quindi è inutile riprenderlo
come anche è inutile pregare per lui. |
Giovanni
dice: "Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da
rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere
peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi" (1Giovanni
1:9,10). Noi dunque possiamo confessare i nostri peccati al Signore con la
sicurezza che essi ci vengono perdonati. Il peccato che mena a morte invece,
dato che non ha remissione in eterno, non si può includere tra i peccati che
si possono confessare e che possono essere lavati con il sangue di Gesù
Cristo. |
Giacomo
dice: “C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e
preghino essi su lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore; e la preghiera
della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s’egli ha
commesso dei peccati, gli saranno rimessi” (Giacomo 5:14-15). Notate come
Giacomo prevede la remissione di eventuali peccati che ha commesso colui che
essendo infermo chiama gli anziani della chiesa affinché preghino su lui
ungendolo d’olio nel nome del Signore. Egli parla di peccati che gli saranno
rimessi, ma è evidente che dato che per chi commette il peccato a morte non
c’è remissione, il peccato a morte è escluso da quei peccati. Comunque
Giacomo parla sempre di peccati che gli saranno perdonati. E che cosa è il peccato?
“E’ la violazione della legge” (1 Giovanni 3:4). E cosa dice la legge? Non
rubare, non commettere adulterio, non uccidere, non concupire, e così via.
Quindi la violazione di uno di questi comandamenti della legge è peccato. |
Sempre
Giacomo dice: "Fratelli miei, se qualcuno fra voi si svia dalla verità e
uno lo converte, sappia colui che chi converte un peccatore dall’errore della
sua via salverà l’anima di lui dalla morte e coprirà moltitudine di
peccati" (Giacomo 5:19,20). Dalle parole dell’apostolo Giacomo si
capisce che se un fratello si svia dalla verità può essere convertito, perciò
può ancora ravvedersi. Giacomo parla del credente che si svia e viene
convertito in termini molto chiari; è un peccatore che viene convertito
dall’errore della sua via, a cui verrà salvata l’anima sua, e a cui verranno
coperti molti peccati. Ancora domando: ‘Che cosa è il peccato?’ “E’ la
violazione della legge” (1 Giovanni 3:4). Quindi non si può dire che se uno
si svia dalla verità, dando retta a qualche strana dottrina, egli non può più
ravvedersi, perché Giacomo ammette la possibilità che egli possa essere
salvato dall’errore della sua via e che i suoi peccati gli vengano rimessi.
Vorrei perciò sottolineare che mentre è possibile menare a ravvedimento un
fratello che si svia dalla verità, questo non è possibile farlo con chi
commette il peccato che mena a morte. |
Anche
Paolo ammette la possibilità che uno che si svia dalla verità possa essere
menato a ravvedimento, infatti dopo avere detto a Timoteo che tra quelli che
si erano sviati dalla verità vi erano Imeneo e Fileto che dicevano che la
risurrezione era già avvenuta, gli disse: "Or il servitore del Signore
non deve contendere, ma deve essere mite inverso tutti, atto ad insegnare,
paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono, se mai avvenga
che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità; in guisa che,
tornati in sé, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri
perché facessero la sua volontà" (2 Timoteo 2:24-26). Come potete vedere
Paolo afferma che il servo del Signore deve correggere con dolcezza quelli
che contraddicono la verità (la contraddicono perché si sono sviati da essa)
perché può avvenire che Dio conceda loro di ravvedersi e riconoscere la
verità ed uscire così dal laccio del diavolo nel quale sono caduti. Questo
invece non può avvenire nel caso un credente commetta il peccato che mena a
morte perché è impossibile menarlo da capo a ravvedimento. |
Gesù
Cristo disse all’angelo della chiesa di Tiatiri: "Ma ho questo contro a
te: che tu tolleri quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e
seduce i miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose
sacrificate agl’idoli. E io le ho dato tempo per ravvedersi, ed ella non
vuole ravvedersi della sua fornicazione. Ecco, io getto lei sopra un letto di
dolore, e quelli che commettono adulterio con lei in una gran tribolazione,
se non si ravvedono delle opere d’essa. E metterò a morte i suoi figliuoli; e
tutte le chiese conosceranno che io sono colui che investigo le reni ed i
cuori" (Apocalisse 2:20-23). Nella chiesa di Tiatiri vi era dunque una
donna di nome Jezabel che seduceva dei servitori di Cristo Gesù affinché
questi commettessero adulterio con lei e affinché mangiassero cose sacrificate
agli idoli (cose condannate dalla legge e che sono peccato). Il Signore fece
allora sapere all’angelo della chiesa di Tiatiri che Egli aveva dato del
tempo a questa donna per ravvedersi ma ella non voleva ravvedersi e perciò
l’avrebbe punita gettandola sopra un letto di dolore e mettendole a morte i
suoi figli; il Signore gli disse che anche i suoi servitori sarebbero stati
da lui puniti severamente se essi non si fossero ravveduti dalle opere di
quella donna. È chiaro quindi che se Jezabel e quei servitori di Gesù Cristo
che erano stati da lei sedotti a fare quelle opere malvage avessero commesso
il peccato che menava a morte, il Signore non gli avrebbe dato del tempo per
ravvedersi perché sarebbe stato contraddittorio dato che sappiamo che è
impossibile menare di nuovo a ravvedimento coloro che peccano a morte. Anche
in questo caso quindi, benché costoro avevano commesso dei peccati, pure
rimaneva per loro la possibilità di ravvedersi e di ottenere la remissione
dei loro peccati. |
Paolo
scrisse ai Corinzi: "Poiché io temo, quando verrò, di trovarvi non quali
vorrei, e d’essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che
vi siano tra voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni,
superbie, tumulti; e che al mio arrivo l’Iddio mio abbia di nuovo ad
umiliarmi dinanzi a voi, ed io abbia a piangere molti di quelli che hanno per
lo innanzi peccato, e non si sono ravveduti della impurità, della
fornicazione, e della dissolutezza a cui si erano dati" (2 Corinzi
12:20,21). Nella chiesa di Corinto vi erano alcuni che si erano dati
all’impurità, alla fornicazione ed alla dissolutezza, che sono tutte opere
della carne, e Paolo temeva che quando sarebbe tornato dai Corinzi avrebbe
dovuto punire e giudicare costoro che non si erano ravveduti di questi loro
peccati. Ma costoro non si erano ravveduti da quei peccati non perché avevano
commesso il peccato che mena a morte ed era impossibile menarli di nuovo a
ravvedimento, ma perché essi stessi non si erano voluti ravvedere. Anche in
questo caso vediamo come il Signore dà il tempo di ravvedersi dai propri
peccati e che alla fine di questo tempo se vede che non viene il ravvedimento
punisce. |
Ora,
spero vivamente fratelli Zaccardiani, che abbiate finalmente compreso che il
peccato che mena a morte, cioè quello imperdonabile in quanto chi lo commette
non può più essere menato da capo a ravvedimento, è uno solo, lo ripeto, uno
solo. In altre parole, è quello tramite cui un credente si tira indietro e
abbandona la fede, non volendo più sentire parlare di Cristo e di quello che
Egli ha compiuto per la nostra salvezza. Si tratta dunque dell’abbandono
della fede in Cristo. Non ogni peccato dunque che si commette dopo la
conversione o dopo il battesimo è un peccato a morte. Se fosse così noi
saremmo tutti spacciati perché la Scrittura dice che non v’è uomo che non
pecchi mai! I passi della Scrittura dunque da voi presi a sostegno della
vostra falsa dottrina sul peccato, e cioè “Perché, se pecchiamo
volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più
alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e
l’ardor d’un fuoco che divorerà gli avversarî” (Ebrei 10:26-27), ed anche:
“Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono
celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la
buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile
rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto
loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia” (Ebrei 6:4-6), si
riferiscono a quel peccato e basta e non anche ad altri peccati. |
Vi
racconto una storia accaduta tra di voi negli anni ‘80. Una sorella siciliana
testimoniava alla fratellanza: ‘Ringrazio il Signore che mio marito fumava ma
io gli ho fatto vedere nella Bibbia dove è scritto di non fumare, e lui ha
smesso di fumare!’ Allora un fratello, incuriosito da queste sue parole, va
da quella sorella e le chiede: ‘Sorella, per favore mi fai vedere anche a me
dove è scritto nella Bibbia di non fumare?’ Allora la sorella prende la
Bibbia (Diodati) e va ai dieci comandamenti e legge l’ottavo comandamento:
‘Non fumare’. Allora il fratello le dice: ‘Rileggilo più piano’ e lei
rilegge: ‘Non fumare’, e questo per qualche altra volta. Allora il fratello
prende la Bibbia e legge: “Non furare” (Esodo 20:15). Allora la sorella si dà
un colpetto alla testa e dice: ‘Ma come ho fatto per anni e anni a non
vederlo?’. Questo è un esempio che fa capire molto bene quanta ignoranza
delle Scritture ci sia tra di voi. Certo, è una storia che estremizza quello
che voglio dirvi, però rende bene l’idea di quello che voglio dire: talvolta
leggete una cosa e ne capite un’altra. Spero vivamente che dopo avere letto
questo mio libro, rientriate in voi stessi come fece quella sorella, e
diciate: ‘Ma come abbiamo fatto a capire una cosa per un'altra? Come abbiamo
potuto non vedere queste cose prima di adesso?’ |
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Senza misericordia come i Farisei
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Per
gli Zaccardiani dunque si perde la grazia non solo violando uno dei dieci
comandamenti – che sarebbe meglio chiamare nove a questo punto – ma anche
violando le loro regole. Considerate voi dunque fino a che punto si sono
spinti questi Pentecostali. Veramente sconcertante. Io devo confessare che
non vedo misericordia in questo sistema dottrinale creato dagli Zaccardiani.
Mi pare di avere davanti i Farisei del tempo di Gesù che furono pronti a
condannare i discepoli di Gesù perché li videro in giorno di sabato svellere
delle spighe e mangiare, e per la loro spietatezza furono ripresi da Gesù
Cristo, secondo che è scritto: “In quel tempo Gesù passò in giorno di sabato
per i seminati; e i suoi discepoli ebbero fame e presero a svellere delle
spighe ed a mangiare. E i Farisei, veduto ciò, gli dissero: Ecco, i tuoi
discepoli fanno quel che non è lecito di fare in giorno di sabato. Ma egli
disse loro: Non avete voi letto quel che fece Davide, quando ebbe fame, egli
e coloro ch’eran con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, e come
mangiarono i pani di presentazione i quali non era lecito di mangiare né a
lui, né a quelli ch’eran con lui, ma ai soli sacerdoti? Ovvero, non avete voi
letto nella legge che nei giorni di sabato, i sacerdoti nel tempio violano il
sabato e non ne son colpevoli? Or io vi dico che v’è qui qualcosa di più
grande del tempio. E se sapeste che cosa significhi: Voglio misericordia e
non sacrifizio, voi non avreste condannato gl’innocenti; perché il Figliuol
dell’uomo è signore del sabato” (Matteo 12:1-8). Lo vedete? Gesù riprese i
Farisei perché non avevano mostrato misericordia verso delle persone che
avevano fatto in giorno di sabato qualcosa di lecito in quanto si erano
trovati nella necessità di farlo, e a tal proposito Gesù ricordò loro che persino
i sacerdoti nel tempio violavano il sabato (perché dovevano offrire dei
sacrifici e fare altre cose prescritte dalla legge) ma non erano colpevoli di
infrangere il sabato. Ma i Farisei erano senza misericordia e per questo
parlarono in quella maniera. |
Ma
dov’è la misericordia tra gli Zaccardiani? Dov’è la misericordia? Ma Gesù non
ci ha forse comandato di essere misericordiosi come è misericordioso il
nostro Padre celeste (Luca 6:36)? Ma qui nel caso degli Zaccardiani pare che
Gesù ci abbia comandato di essere spietati come è spietato il diavolo! Mi
duole il cuore nel dire questo, ma non posso dire altrimenti a riguardo degli
Zaccardiani. Eppure i Farisei pensavano di onorare con quelle parole il
comandamento del sabato! Considerate poi che essi, secondo le regole che si
erano tramandati, vietavano anche di guarire in giorno di sabato, tanto è
vero che perseguitavano Gesù proprio per questo, perché Lui guariva gli
ammalati anche in giorno di sabato e lo accusavano di violare il comandamento
sul sabato (Giovanni 5:16: 9:16 Matteo 12:14)! Anche gli Zaccardiani agiscono
in una maniera simile: condannano coloro che infrangono le loro regole, che
spesso sono assurde come lo erano quelle dei Farisei, e fanno cadere nella
depressione o finanche nella disperazione coloro che essi dichiarano ‘scaduti
dalla grazia’! E pensano in questa maniera di onorare Dio. |
In
Sicilia negli anni ’80 presso gli Zaccardiani ad un fratello che era un
anziano di Chiesa, un giorno venne in cuore di confessare di avere commesso
adulterio mentre era soldato molti e molti anni prima (circa 40 anni prima).
Per questo fu espulso dalla Chiesa, e alla famiglia fu vietato di salutarlo e
di mangiare con lui per il resto della sua vita. E una volta un fratello,
mosso a pietà, si partì dal suo paese (che era in un'altra provincia) e andò
al paese di questo fratello, e gli andò a predicare vicino casa con gli
altoparlanti (dato che quell’anziano non era avvicinabile) per incoraggiarlo
dicendogli che non era vero che lui era perduto per sempre: gli fece una
predica tutta per lui. Purtroppo però quel fratello oramai si era convinto
che non c’era più possibilità di perdono per lui, e che quel peccato lo
avrebbe portato all’inferno!! Ecco un esempio di quali nefaste conseguenze
produce questa diabolica dottrina degli Zaccardiani. |
Ma
fratelli di fra gli Zaccardiani, ascoltate, Dio lo si disonora in questa
maniera come fate voi, perché non mostrate misericordia verso il prossimo,
quella misericordia che Dio mostra verso di noi. E quindi badate molto bene a
voi stessi, perché nell’agire così vi mettete nella condizione di non
ottenere voi stessi misericordia da Dio, in quanto è scritto: “Come hai
fatto, così ti sarà fatto” (Abdia 15). Ricordatevi che Gesù disse: “Beati i
misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta” (Matteo 5:7), e non
‘beati gli spietati perché sarà loro fatta misericordia’! |
Noi
purtroppo questa spietatezza Zaccardiana l’abbiamo sperimentata sulla nostra
pelle, ed anche se quello che racconterò può sembrare un dettaglio per
alcuni, per noi non lo è affatto. Dopo avere camminato sotto un sole cocente
in un pomeriggio di Luglio per andare a trovare con gioia dei fratelli (che
ancora non sapevamo che erano Zaccardiani) – come innanzi detto però l’ultimo
tratto di strada lo facemmo in macchina perché ci fu dato un passaggio da una
persona del mondo – una volta arrivati alla loro casa e incontrati ci hanno
rigettato mentendo pure, e non ci hanno offerto neppure un bicchiere d’acqua!
Furono inospitali al cento per cento, si comportarono come un Cristiano non
dovrebbe mai fare. Il contrario di come si erano comportati circa mezz’ora
prima dei pagani che abitavano lungo la strada che va ad Artena che stavamo
facendo a piedi con mio fratello, infatti quando chiedemmo loro delle
informazioni su dove abitassero questi evangelici, non solo ce le diedero ma
si mostrarono molto ospitali! Quel giorno imparammo una lezione durissima da
parte di Dio, e cioè che spesso in mezzo alla Chiesa si trovano dei
comportamenti iniqui che neppure tra i pagani esistono. Vi ricordate cosa
dice Luca dei barbari che vivevano sull’isola di Malta, dopo che ebbero fatto
naufragio? “E i barbari usarono verso noi umanità non comune; poiché, acceso
un gran fuoco, ci accolsero tutti, a motivo della pioggia che cadeva, e del
freddo” (Atti 28:2). Io sono sicuro che se al posto dei barbari ci fossero
stati gli Zaccardiani, essi prima di fargli del bene avrebbero chiesto a
Luca, a Paolo e agli altri fratelli, le lettere di raccomandazione dei loro
capi, e dato che non avrebbero potuto esibirle, non li avrebbero per niente
soccorsi!! Infatti, che cosa impedì a quegli Zaccardiani di Artena, di darci
la benché minima ospitalità? Il fatto che noi non avevamo le lettere di
raccomandazione dei loro capi! Ecco un esempio di regole assurde, che per
potere osservare bisogna andare contro la Parola di Dio e contro la propria
coscienza. Giudicate voi stessi, fratelli, quello che dico. E’ chiaro, con
questo non voglio generalizzare, affermando che tutti gli Zaccardiani sono così,
ma certamente molti lo sono. Ho infatti anche detto prima, che incontrammo
una anziana vedova Zaccardiana che invece fu ospitale verso di noi, quindi
non voglio essere frainteso. Ho voluto solo dire che esistono in seno agli
Zaccardiani precetti e regole che li portano inevitabilmente ad essere
spietati, e quindi a trasgredire la Parola di Dio. Quando Francesco Toppi nel
suo libro su Umberto Gorietti afferma: ‘Nel giugno 1943 la persecuzione si
accanì contro il gruppo guidato da Umberto Gorietti e dagli altri quattro
anziani. In quella occasione chi scrive, allora adolescente, si rese conto
che tutto l’interesse dell’altra componente
non aveva altro scopo che il controllo ‘spirituale’ della comunità,
infatti, quando tutti erano stati arrestati, non ci fu alcun cenno di aiuto e
soccorso fraterni nei confronti delle famiglie lasciate senza alcun sostegno
economico’, per ‘l’altra componente’ intende proprio gli Zaccardiani. E di
cosa ci si deve meravigliare? Io di niente, perché comprendo bene cosa voglia
dire. Considerate voi, famiglie che si trovarono in un reale bisogno, che non
furono minimamente aiutate! Ancora una volta dunque vediamo la spietatezza e
l’ipocrisia degli Zaccardiani. |
Zaccardiani,
svegliatevi, perché dormite: ungete i vostri occhi con il collirio, perché
non ci vedete; prendete la vostra Bibbia e investigatela attentamente perché
non conoscete le Scritture. State molto attenti, perché questa vostra
dottrina, fa apparire Dio non solo come bugiardo, ma anche come spietato. La
Bibbia esalta la misericordia di Dio, la sua pietà e il suo amore, che sono
grandi, e voi invece che fate nella vostra ignoranza e arroganza? Li limitate
a vostro piacimento. Ravvedetevi, perché quello che insegnate è falso. |
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La salvezza fatta dipendere dall’osservanza dei
dieci comandamenti e da regole umane
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Per
gli Zaccardiani la salvezza dipende dall’ubbidienza ai dieci comandamenti e alle
loro regole. Tra di loro ci si sente giustificati perché si ubbidisce a
questi comandamenti e a tali regole, per cui mentre la Scrittura afferma che
se vuoi essere giustificato dalla legge sei scaduto dalla grazia, loro
affermano che sei scaduto dalla grazia se non ubbidisci ai 10 comandamenti e
alle regole zaccardiane. |
C’è
da dire però che essi non rispettano il comandamento del sabato. A proposito,
perché lo escludono questo comandamento? Colui che ha detto ‘Non rubare’, non
ha anche forse detto: “Lavora sei giorni e fa’ in essi ogni opera tua; ma il
settimo è giorno di riposo, sacro all’Eterno, ch’è l’Iddio tuo; non fare in
esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figliuolo, né la tua figliuola, né il
tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero ch’è dentro
alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare
e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha
benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato” (Esodo 20:9-11)? E quindi,
dato che gli Zaccardiani infrangono il comandamento di Dio sul giorno del
riposo, essi si mostrano trasgressori della legge e non osservatori, in
quanto è scritto: “Poiché chiunque avrà osservato tutta la legge, e avrà
fallito in un sol punto, si rende colpevole su tutti i punti” (Giacomo 2:10),
e dato che loro si basano su quei comandamenti della legge (anche se solo su
quelli del decalogo) essi sono sotto maledizione perché è scritto: “Maledetto
chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per
metterle in pratica!” (Galati 3:10)!!! Quindi, in base alle loro stesse
parole, gli Zaccardiani sono tutti scaduti dalla grazia!! Ecco dunque una
ulteriore prova che gli Zaccardiani in alcuni casi fanno dire alla Bibbia
quello che vogliono loro, e di conseguenza la Bibbia gli si ritorce contro!
Ma poi, io dico, ma non lo sanno che Cristo è venuto ad adempiere o
completare la legge (Matteo 5:17), e che mutato il sacerdozio è anche per
necessità mutata la legge (Ebrei 7:12)? Che c’entra la legge di Mosè con noi,
dunque? Noi siamo morti alla legge mediante il corpo di Cristo (Romani 7:4;
Galati 2:19), ed ora quindi non siamo più sotto la legge (Romani 6:14),
neppure quindi sotto il decalogo. Noi siamo sotto una nuova legge, che è
quella di Cristo (1 Corinzi 9:21), che è composta da tutti i comandamenti che
egli ci ha dato (si leggano per esempio i capitoli 5,6 e 7 di Matteo). Ma
proseguiamo, e confutiamo quello che gli Zaccardiani dicono sulla salvezza. |
E’
evidente quindi che la dottrina sulla salvezza trasmessa dagli Zaccardiani è
una dottrina che più che sulla grazia si basa sulle opere della legge, e
naturalmente essa va rigettata. Perché come dice l’apostolo Paolo: “Poiché
per le opere della legge nessuno sarà giustificato al suo cospetto; giacché
mediante la legge è data la conoscenza del peccato” (Romani 3:20), ed ancora:
“Avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere
della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo
anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in
Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge
nessuna carne sarà giustificata” (Galati 2:16). |
E’
veramente sconcertante che dei Pentecostali come gli Zaccardiani siano arrivati,
nel loro mettere enfasi sulla santificazione, a far dipendere la salvezza
dalla legge e da delle regole umane, anziché dalla grazia salutare di Dio.
Fanno purtroppo quello che si erano messi a fare i credenti della Galazia,
che dopo avere cominciato con lo Spirito volevano raggiungere la perfezione
con la carne, e per questo sono da riprendere severamente perché anche i
Galati furono ripresi severamente dall’apostolo Paolo per questo. Ascoltate
dunque la dura riprensione dell’apostolo: “O Galati insensati, chi v’ha
ammaliati, voi, dinanzi agli occhi de’ quali Gesù Cristo crocifisso è stato
ritratto al vivo? Questo soltanto desidero saper da voi: Avete voi ricevuto
lo Spirito per la via delle opere della legge o per la predicazione della
fede? Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete
ora raggiungere la perfezione con la carne? Avete voi sofferto tante cose
invano? se pure è proprio invano. Colui dunque che vi somministra lo Spirito
ed opera fra voi de’ miracoli, lo fa Egli per la via delle opere della legge
o per la predicazione della fede? Siccome Abramo credette a Dio e ciò gli fu
messo in conto di giustizia, riconoscete anche voi che coloro i quali hanno
la fede, son figliuoli d’Abramo. E la Scrittura, prevedendo che Dio
giustificherebbe i Gentili per la fede, preannunziò ad Abramo questa buona
novella: In te saranno benedette tutte le genti. Talché coloro che hanno la
fede, sono benedetti col credente Abramo. Poiché tutti coloro che si basano
sulle opere della legge sono sotto maledizione; perché è scritto: Maledetto
chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per
metterle in pratica! Or che nessuno sia giustificato per la legge dinanzi a
Dio, è manifesto perché il giusto vivrà per fede. Ma la legge non si basa
sulla fede; anzi essa dice: Chi avrà messe in pratica queste cose, vivrà per
via di esse. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo
divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso
al legno), affinché la benedizione d’Abramo venisse sui Gentili in Cristo
Gesù, affinché ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso.
Fratelli, io parlo secondo le usanze degli uomini: Un patto che sia stato
validamente concluso, sia pur soltanto un patto d’uomo, nessuno l’annulla o
vi aggiunge alcun che. Or le promesse furon fatte ad Abramo e alla sua
progenie. Non dice: «E alle progenie», come se si trattasse di molte; ma,
come parlando di una sola, dice: «E alla tua progenie», ch’è Cristo. Or io
dico: Un patto già prima debitamente stabilito da Dio, la legge, che venne
quattrocento trent’anni dopo, non lo invalida in guisa da annullare la
promessa. Perché, se l’eredità viene dalla legge, essa non viene più dalla
promessa; ora ad Abramo Dio l’ha donata per via di promessa. Che cos’è dunque
la legge? Essa fu aggiunta a motivo delle trasgressioni, finché venisse la
progenie alla quale era stata fatta la promessa; e fu promulgata per mezzo
d’angeli, per mano d’un mediatore. Ora, un mediatore non è mediatore d’uno
solo; Dio, invece, è uno solo. La legge è essa dunque contraria alle promesse
di Dio? Così non sia; perché, se fosse stata data una legge capace di
produrre la vita, allora sì, la giustizia sarebbe venuta dalla legge; ma la
Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni promessi alla
fede in Gesù Cristo fossero dati ai credenti. Ma prima che venisse la fede
eravamo tenuti rinchiusi in custodia sotto la legge, in attesa della fede che
doveva esser rivelata. Talché la legge è stata il nostro pedagogo per
condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede
è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo; perché siete tutti figliuoli di
Dio, per la fede in Cristo Gesù. Poiché voi tutti che siete stati battezzati
in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non
c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti
siete uno in Cristo Gesù. E se siete di Cristo, siete dunque progenie
d’Abramo; eredi, secondo la promessa …. Cristo ci ha affrancati perché
fossimo liberi; state dunque saldi, e non vi lasciate di nuovo porre sotto il
giogo della schiavitù! Ecco, io, Paolo, vi dichiaro che, se vi fate
circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. E da capo protesto ad ogni uomo
che si fa circoncidere, ch’egli è obbligato ad osservare tutta quanta la
legge. Voi che volete esser giustificati per la legge, avete rinunziato a
Cristo; siete scaduti dalla grazia. Poiché, quanto a noi, è in ispirito, per
fede, che aspettiamo la speranza della giustizia. Infatti, in Cristo Gesù, né
la circoncisione né l’incirconcisione hanno valore alcuno; quel che vale è la
fede operante per mezzo dell’amore. Voi correvate bene; chi vi ha fermati
perché non ubbidiate alla verità? Una tal persuasione non viene da colui che
vi chiama. Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta. Riguardo a voi, io
ho questa fiducia nel Signore, che non la penserete diversamente; ma colui
che vi conturba ne porterà la pena, chiunque egli sia. Quanto a me, fratelli,
s’io predico ancora la circoncisione, perché sono ancora perseguitato? Lo
scandalo della croce sarebbe allora tolto via. Si facessero pur anche evirare
quelli che vi mettono sottosopra! Perché, fratelli, voi siete stati chiamati
a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione alla carne, ma per
mezzo dell’amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è
adempiuta in quest’unica parola: Ama il tuo prossimo come te stesso.” (Galati
3:1-29; 5:1-14) |
D’altronde,
lo abbiamo visto prima, gli Zaccardiani fanno dipendere la giustificazione
dall’osservanza dei dieci comandamenti, perché affermano che la violazione di
uno di quei comandamenti (tranne quello sul giorno del riposo) fa perdere al
Cristiano la grazia e lo manda in perdizione! Quindi, hanno creato un sistema
dottrinale secondo il quale si perde per sempre la grazia se si viola uno dei
dieci comandamenti. |
Che
dottrina di demoni! Neppure la Chiesa Cattolica Romana è arrivata a tanto,
infatti secondo il catechismo della Chiesa Cattolica Romana – fermo restando
che il sacramento della confessione è un impostura - per chi rimane privo
della grazia di Dio (in quanto la perde) commettendo uno dei cosiddetti
peccati mortali c’è la possibilità di riottenerla mediante la confessione al
prete!! Invece tra gli Zaccardiani chi trasgredisce i dieci comandamenti non
può più ottenere grazia!! Sono veramente disgustato, lo ripeto, disgustato
per questa dottrina Zaccardiana, che fa apparire il nostro Dio come un Dio
spietato: è più misericordioso il Dio che presenta la Chiesa Cattolica Romana
di quello che presentano gli Zaccardiani! |
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Il settarismo |
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La
stragrande maggioranza degli Zaccardiani si considerano i soli salvati. Fuori
da loro c’è la perdizione, l’apostasia. Non importa di che chiesa
pentecostale o evangelica si tratta, fuori da loro, non c’è la Verità del
Vangelo. Solo loro hanno la dottrina di Cristo. Il Cristo potente ce lo hanno
solo loro, gli altri hanno un Cristo debole!!! O meglio, gli altri sono
eretici, come li definisce Sergio Crocetti nel suo libro, perché ammettono il
perdono per chi pecca dopo il battesimo. Gli Zaccardiani infatti riprovano
energicamente ogni principio ‘che lascia intravedere il perdono del peccato a
morte dopo il battesimo, considerando eretici tutti quelli che li propongono,
ne parlano, li difendono e divulgano’ (Crocetti Sergio, ‘… è stato necessario scrivervi …’, pag. 19). |
E’
per questo che è loro vietato di salutare con la pace i membri delle Chiese
Pentecostali non Zaccardiane, ed è vietato loro espressamente di non
partecipare in nessuna maniera ai culti di queste Chiese pena la scomunica
perchè il ‘disobbediente’ in questo caso viene subito dichiarato ‘scaduto
dalla grazia’ o quando gli va bene, riceve una riprensione pubblica. |
Questo
settarismo è fermamente condannato dalla Scrittura, che ci mette in guardia
dal ritenerci i soli salvati, solo perché apparteniamo a questo o a
quell’altro gruppo di credenti. Il Signore conosce quelli che sono suoi,
certamente, ma i suoi non sono solo tra le Chiese Zaccardiane ma anche in
altre Chiese Pentecostali come anche in altre Chiese Evangeliche non
Pentecostali. La Scrittura dice: “A tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha
dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel
suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da
volontà d’uomo, ma son nati da Dio” (Giovanni 1:12-13), non importa quindi di
quale Chiesa fa parte chi crede nel Figliuolo di Dio, egli è un figlio di
Dio, e va amato e considerato un fratello. Giovanni dice che chiunque ama
Colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato (1 Giovanni
5:1), ma ci avverte anche dicendo che chi non ama rimane nella morte (1
Giovanni 3:14), e che “chi non ama il suo fratello che ha veduto, non può
amar Dio che non ha veduto” (1 Giovanni 4:20). |
Forse
gli Zaccardiani mi citeranno questi passi della Scrittura: “Chi passa oltre e
non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio. Chi dimora nella dottrina,
ha il Padre e il Figliuolo. Se qualcuno viene a voi e non reca questa
dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate; perché chi lo saluta
partecipa alle malvage opere di lui” (2 Giovanni 9-11). Ma faccio loro
presente che per capire qual è questa dottrina che se uno viene a noi e non
la reca, noi non lo dobbiamo né accogliere e né salutare, bisogna leggere
questi passi precedenti: “E questo è l’amore: che camminiamo secondo i suoi
comandamenti. Questo è il comandamento che avete udito fin dal principio onde
camminiate in esso. Poiché molti seduttori sono usciti per il mondo i quali
non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne. Quello è il seduttore e
l’anticristo. Badate a voi stessi affinché non perdiate il frutto delle opere
compiute, ma riceviate piena ricompensa” (2 Giovanni 6-8). Dunque, la
dottrina a cui l’apostolo fa riferimento è la dottrina dell’incarnazione del
Figliuolo di Dio, che molti in quei giorni negavano e che ancora oggi viene
negata da molti. Negarla infatti significa negare di conseguenza la morte e
la resurrezione di Cristo, perché se Cristo fosse stato uno spirito egli non
avrebbe potuto giammai morire e risorgere dai morti. |
Zaccardiani,
ascoltate, se io dovessi applicare la stessa regola che vi siete dati voi nei
confronti di coloro che non professano la vostra stessa dottrina sul peccato,
non dovrei chiamarvi e neppure considerare ‘fratelli’ perché voi professate
una dottrina falsa sul peccato. Ma non
cadrò nello stesso vostro errore, in quanto so bene qual è la dottrina
che se uno professa, io non lo devo ricevere e neppure salutare. Chi non lo
sa purtroppo siete voi, e di conseguenza agite per ignoranza. |
Qualcuno
dirà allora: ‘Ma allora la dottrina non è importante?’ Certo che lo è, ma ci
sono dottrine in seno alle Chiese Evangeliche sia Pentecostali che non
Pentecostali che anche se sono sbagliate non rendono il Cristiano che le
professa e insegna un figlio del diavolo o uno che è ancora perduto agli
occhi di Dio. Altrimenti Paolo non avrebbe detto ai santi di Corinto: “Poiché
noi siamo collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.
Io, secondo la grazia di Dio che m’è stata data, come savio architetto, ho
posto il fondamento; altri vi edifica sopra. Ma badi ciascuno com’egli vi
edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già
posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro,
argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera d’ognuno sarà
manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da
apparire qual fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l’opera di
ciascuno. Se l’opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, ei ne
riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, ei ne avrà il danno; ma egli
stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco” (1 Corinzi 3:9-15). Vi
faccio due esempi. Voi pensate che quei pastori che insegnano che non è
necessario che le sorelle quando pregano o profetizzano si devono coprire il
capo con un velo, non sono figli di Dio ma figli del diavolo e per questo
andranno in perdizione? Ma certamente no. Voi pensate che quei pastori che
insegnano il rapimento segreto (cioè il ritorno di Cristo in due fasi) non
sono figli di Dio ma del diavolo perché credono in quella dottrina falsa? Ma
certamente no. Certamente in quel giorno, quegli insegnamenti falsi saranno
arsi dal fuoco, perché non hanno valore, ma essi saranno salvi come
attraverso il fuoco perché comunque il loro fondamento era Cristo. |
Paolo
dunque non sta dicendo che anche se uno professa un altro Vangelo o accetta
un altro Gesù, egli sarà salvato lo stesso, ma che fermo restando il Vangelo
e il Gesù che ci presenta la Bibbia, anche coloro che insegnano o accettano
degli insegnamenti che divergono dalla Bibbia ma che non compromettono la
salvezza, saranno salvati lo stesso. |
Dunque,
fratelli, siate savi di cuore, e cercate di capire se chi vi sta davanti è un
falso cristiano (cioè uno che ancora non è nato di nuovo, o professa un altro
Vangelo, o ha accettato un altro Gesù) o un cristiano che ancora ha bisogno
come ne ebbe bisogno Apollo che gli si esponga più appieno la via di Dio. |
Per
esempio voi siete di quei Cristiani a cui bisogna esporre più appieno la via
di Dio, perché siete stati ammaestrati correttamente su alcune cose ma su
altre siete stati ammaestrati in maniera sbagliata. Ecco dunque perché ho
scritto questo libro, per supplire a quelle lacune che avete in campo
dottrinale e comportamentale. |
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Il divieto di evangelizzare |
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Gli Zaccardiani ritengono di non essere
stati chiamati ad evangelizzare il mondo, in quanto fare una simile cosa significherebbe
dare ciò che è santo ai cani, e Gesù ha detto: “Non date ciò che è santo ai
cani” (Matteo 7:6). Mi ha raccontato un fratello che negli anni ’80 è stato
per circa tre anni membro di una Chiesa Zaccardiana in Sicilia, che siccome
lui era dato molto all’evangelizzazione infatti aveva montato degli
altoparlanti sulla sua macchina e andava in giro per tutta la Sicilia ad
evangelizzare, gli Zaccardiani fecero una eccezione per lui in quanto
nonostante fosse da essi ritenuto ‘un trasgressore perché predicava agli
increduli il Vangelo di Cristo’, lui aveva accettato tutti i loro principi di
fede e le loro regole. Si riunirono degli anziani di Chiesa e decisero di
accettarlo come membro: ‘E’ un caro fratello, ha questo difetto che
evangelizza, però col tempo gli passerà!’, dicevano di lui. Gli Zaccardiani
sostengono che il mondo è così imbastardito, che gli uomini sono tutti dei
cani, e quindi non si possono più trasmettere loro le parole sante del
Vangelo. Coloro che evangelizzano vengono dunque considerati come dei
disordinati. |
Ora, ci troviamo dinnanzi all’ennesima
menzogna Zaccardiana, perché Gesù Cristo ha espressamente comandato di
evangelizzare. Egli disse infatti ai suoi discepoli dopo essere risorto:
“Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura. Chi avrà
creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà
condannato” (Marco 16:15-16), ed anche: “Andate dunque, ammaestrate tutti i
popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito
Santo, insegnando loro d’osservar tutte quante le cose che v’ho comandate. Ed
ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”
(Matteo 28:19-20), ed ancora: “Così è scritto, che il Cristo soffrirebbe, e
risusciterebbe dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicherebbe
ravvedimento e remission dei peccati a tutte le genti, cominciando da
Gerusalemme” (Luca 24:46-47). |
E difatti questo è quello che fecero i suoi
discepoli dopo la sua ascensione in cielo, e precisamente dopo che lo Spirito
Santo discese sulla Chiesa il giorno della Pentecoste. E’ sufficiente leggere
il libro degli Atti per capire quanto l’evangelizzazione dei peccatori era
praticata non solo dagli apostoli ma anche dagli altri credenti nei primi
decenni della storia della Chiesa. Il discorso che fanno gli Zaccardiani
secondo cui ora l’evangelizzazione non è più da compiere perché il mondo si è
corrotto oltremodo, e non è degno di ascoltare le parole sante di Dio, è un
discorso vano, perché Gesù Cristo non solo ha predetto che con il tempo la
malvagità aumenterà, secondo che disse: “E perché l’iniquità sarà
moltiplicata, la carità dei più si raffredderà” (Matteo 24:12), ma anche che
l’evangelizzazione progredirà fino a raggiungere tutti gli uomini, infatti egli
disse poco dopo: “E questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il
mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la
fine” (Matteo 24:14). Dunque gli Zaccardiani errano grandemente per mancanza
di conoscenza. Certo che se i Cristiani adottassero questa posizione degli
Zaccardiani riguardo all’evangelizzazione, la fine non verrebbe mai, perché
come abbiamo visto la fine verrà solo quando l’Evangelo sarà predicato a
tutte le genti. |
Sembra incredibile, eppure esistono credenti
che dicono queste palesi menzogne contro la verità. E questi naturalmente
sono quelli che si definiscono come i soli possessori della sana dottrina! Io
ritengo che queste persone sono rimaste vittime di falsi insegnamenti, e per
questo vanno esortati, ripresi ed ammaestrati affinchè abbandonino questi
errori. |
Le parole di Gesù sul non dare ciò che è
santo ai cani non hanno per nulla il significato datogli dagli Zaccardiani. Anche
Paolo non interpretò quelle parole come fanno gli Zaccardiani, infatti disse:
“Guai a me se non evangelizzo!” (1 Corinzi 9:16). Gli Zaccardiani invece
hanno capovolto tutto perché il loro motto è: ‘Guai a me se evangelizzo!’
Giudicate voi fratelli quello che dico.
|
Ma allora quando è che essi parlano alle
persone non convertite? Loro aspettano che gli increduli, nel vedere come
essi vestono e vivono, vadano da loro e chiedano informazioni, e allora in
quel caso essi gli parlano del Vangelo. |
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|
‘Manca ancora una goccia!’ |
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Quelli che tra gli Zaccardiani ricevono il
battesimo con lo Spirito Santo hanno bisogno della conferma dell’anziano, ma
non di un semplice anziano di Chiesa ma di uno degli anziani di lunga esperienza,
anziani questi che sono più autorevoli degli altri. In altre parole, un
credente che viene battezzato con lo Spirito Santo e parla in lingue, prima
di dire di avere ricevuto il battesimo con lo Spirito deve avere il parere
positivo di uno di questi anziani. Può pure parlare ‘fiumi di lingue’ e da
anni, ed ancora essere in attesa della conferma: e l’espressione usata nel
frattempo da colui che deve avallare l’avvenuto battesimo è ‘Ti manca ancora
una goccia, continua a cercare!’. Un fratello che è stato con loro alcuni
anni mi ha raccontato che una volta avvenne che ad un fratello che parlava
molto in altre lingue, lo fecero penare per molto tempo prima di dargli
l’approvazione. Talvolta però gli anziani di lunga esperienza non sono d’accordo tra loro che un credente
abbia ricevuto il battesimo con lo Spirito, per cui uno magari dice che lo ha
ricevuto e un altro no! |
Ci troviamo davanti ad una pratica che non
è biblica, perché mai ci viene detto dalla Bibbia che prima di poter
affermare di essere stati battezzati con lo Spirito occorre avere
l’approvazione del conduttore di Chiesa o di un apostolo e così via. Quando
infatti uno viene battezzato con lo Spirito, viene riempito di Spirito, e lo
Spirito stesso gli attesta che egli è stato battezzato con lo Spirito. Per
fare un esempio, è come se dicessimo che prima di poter affermare di essere
figli di Dio dobbiamo aspettare il nulla osta di un ministro del Vangelo;
come si può dire una simile cosa quando la Scrittura afferma che “lo Spirito
stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio”
(Romani 8:16)? Così è anche con il battesimo con lo Spirito: chi lo riceve sa
di averlo ricevuto grazie alla testimonianza dello Spirito in lui, e poi c’è
il segno delle lingue che attesta l’avvenuto battesimo con lo Spirito. Il
giorno della Pentecoste, quando i circa 120 ricevettero il battesimo con lo
Spirito, chi gli attestò che lo avevano ricevuto se non lo Spirito Santo
stesso? Quindi è assolutamente sbagliato seguire questa pratica zaccardiana.
Certamente ci sono casi in cui dei credenti possono essere stati
suggestionati o si sono suggestionati, e quindi quello che hanno ricevuto non
è il battesimo con lo Spirito, ma un apparente battesimo, ma in questo caso
chi è rimasto vittima di questa suggestione non ha l’attestazione dello
Spirito, e sicuramente il suo finto battesimo è facilmente individuabile. In
questo caso un fratello anziano saggio o un pastore pieno di sapienza
avvertirà il credente e gli farà capire perché egli non ha ricevuto ancora il
battesimo con lo Spirito. |
Ma da qui a stabilire una pratica per il
riconoscimento del battesimo con lo Spirito da parte di una cerchia di
anziani o capi, ce ne passa moltissimo. E poi che affermazione è mai questa:
‘Manca ancora una goccia per essere battezzato con lo Spirito!’? Ma se il
credente parla in altra lingua per lo Spirito, egli ha già ricevuto il
battesimo con lo Spirito, e non è che deve parlare in lingue fino ad un punto
stabilito da un ministro del Vangelo per poter essere definito ‘battezzato
con lo Spirito Santo’. E’ veramente assurdo ragionare e pensare in questa
maniera! No, questo modo di fare non
ha nulla a che fare con la verità, e porta solo turbamento e scoraggiamento.
E soprattutto porta il credente in uno stato di soggezione totale
all’uomo! |
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Sottomissione e ubbidienza assoluta ed incondizionata ai conduttori |
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Gli Zaccardiani sono stati istruiti ad
ubbidire a tutto quello che dice l’anziano di chiesa, perché egli è stato unto
di Spirito Santo e non può quindi insegnare qualcosa contraria alla Parola di
Dio. Se gli si fa notare che alcuni loro insegnamenti sono sbagliati, e li si
invita a pregare Dio affinchè gli mostri l’errore, essi si rifiutano di
chiedere a Dio una simile cosa, perché questo equivale per loro a tentare Dio
in quanto Dio non può dire una cosa diversa da quella che insegna l’anziano o
il capo. Quello che insegna l’anziano è dottrina e non può essere messo in
discussione, neppure Bibbia alla mano. |
Faccio presente però che secondo
l’insegnamento biblico la sottomissione e l’ubbidienza ai propri conduttori è
nel Signore, in quanto nel momento in cui i propri conduttori invitano a
trasgredire la Parola di Dio o insegnano qualcosa che contrasta la Scrittura essi
non vanno ubbiditi. E’ come la sottomissione a cui è sottoposta una donna nei
confronti di suo marito, che è il suo capo per volere di Dio, o quella dei
cittadini nei confronti delle autorità civili, che sono ordinate da Dio, o
l’ubbidienza che devono rendere i figli ai genitori, anch’essa è nel Signore,
per cui nel momento in cui chi è degno della mia sottomissione o ubbidienza
mi dice di fare una cosa contraria alla volontà di Dio, io non sono chiamato
ad ubbidirgli, perché devo innanzi tutto ubbidire a Dio. Nel caso degli
Zaccardiani, per esempio, la Parola comanda di evangelizzare, ma i loro
conduttori vietano l’evangelizzazione, e questo va contro la Parola di Dio,
per cui esorto ogni Zaccardiano a disubbidire ai suoi anziani per fare quello
che vuole Dio. |
Nel caso poi sulla possibilità che persino
un anziano di Chiesa si metta ad insegnare una falsa dottrina, essa esiste.
Abbiamo un esempio di questa possibilità nell’apostolo Pietro, che oltre ad
essere apostolo era anche un anziano, il quale ad Antiochia si mise a
costringere i Gentili a giudaizzare, e quindi ad insegnare che si viene
giustificati per le opere della legge, e per questo fu ripreso dinnanzi a
tutti dall’apostolo Paolo. Ecco quanto ci ha lasciato scritto l’apostolo
Paolo a proposito di quei fatti: “Ma quando Cefa fu venuto ad Antiochia, io
gli resistei in faccia perch’egli era da condannare. Difatti, prima che
fossero venuti certuni provenienti da Giacomo, egli mangiava coi Gentili; ma
quando costoro furono arrivati, egli prese a ritrarsi e a separarsi per timor
di quelli della circoncisione. E gli altri Giudei si misero a simulare
anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato dalla loro
simulazione. Ma quando vidi che non procedevano con dirittura rispetto alla
verità del Vangelo, io dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei
Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a
giudaizzare? Noi che siam Giudei di nascita e non peccatori di fra i Gentili,
avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere
della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo
anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in
Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge
nessuna carne sarà giustificata. Ma se nel cercare d’esser giustificati in
Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, Cristo è egli un ministro di
peccato? Così non sia. Perché se io riedifico le cose che ho distrutte, mi
dimostro trasgressore. Poiché per mezzo della legge io son morto alla legge
per vivere a Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che
vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo
nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per
me. Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si ottiene per
mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati 2:11-21). |
Gli Zaccardiani purtroppo, sono caduti vittime
di conduttori, che per tenere soggiogate le anime e fare di loro quello che
vogliono presentano la sottomissione e l’ubbidienza dovuta dai credenti ai
loro conduttori come un qualcosa di incondizionato, che è il tipico modo di
ragionare presente nelle sette o in quelle Chiese che hanno uno spirito
settario. E sono così terrorizzati dall’essere ammoniti, che a molti anche se
gli si mostra che la Bibbia dice una cosa e i loro anziani dicono una cosa
opposta, preferiscono ascoltare gli anziani perché si fidano ciecamente di
essi, ritenendo che essendo unti di Spirito Santo essi non possono fuorviarli
dalla sana dottrina. Che tristezza vedere tutto ciò! |
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Una parola d’esortazione ai fratelli di
mezzo agli Zaccardiani
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Fratelli
nel Signore, che siete in seno alle Chiese ‘Zaccardiane’, alla luce di quello
che dice la Sacra Scrittura, alcune vostre dottrine sono sbagliate. |
Quello
che dovete fare dunque è rigettarle, perché contrastano la verità. So bene,
che nel dirvi questo, mi prenderò i vostri insulti e i vostri ingiusti
giudizi, perché voi vi considerate come gli unici depositari della verità, e
il fratello Zaccardi una sorta di fratello ‘intoccabile’ di cui chi osa
confutare una qualsiasi cosa che ha insegnato parla contro lo Spirito Santo. |
Ricordatevi
però che anche un anziano di Chiesa può errare a livello dottrinale, anche se
è ripieno di Spirito Santo. E a tale proposito vi ricordo l’esempio
dell’apostolo Pietro, che era un anziano di Chiesa ripieno di Spirito tramite
cui Dio salvò tante anime e fece molti segni e prodigi, il quale, secondo le
parole di Paolo, quando venne ad Antiochia era da condannare perché si era
messo ad insegnare la giustificazione per opere e per questo Paolo lo riprese
davanti a tutti, secondo che è scritto: “Ma quando Cefa fu venuto ad
Antiochia, io gli resistei in faccia perch’egli era da condannare. Difatti,
prima che fossero venuti certuni provenienti da Giacomo, egli mangiava coi
Gentili; ma quando costoro furono arrivati, egli prese a ritrarsi e a
separarsi per timor di quelli della circoncisione. E gli altri Giudei si
misero a simulare anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato
dalla loro simulazione. Ma quando vidi che non procedevano con dirittura
rispetto alla verità del Vangelo, io dissi a Cefa in presenza di tutti: Se
tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi
i Gentili a giudaizzare? Noi che siam Giudei di nascita e non peccatori di
fra i Gentili, avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è
giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede
in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser
giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per
le opere della legge nessuna carne sarà giustificata. Ma se nel cercare
d’esser giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, Cristo è
egli un ministro di peccato? Così non sia. Perché se io riedifico le cose che
ho distrutte, mi dimostro trasgressore. Poiché per mezzo della legge io son
morto alla legge per vivere a Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non
son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella
carne, la vivo nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato
se stesso per me. Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si
ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati
2:11-21). |
Come
potete vedere, il nostro fratello Cefa, di cui Dio si era usato molto fino a
quel tempo, ad un certo momento non procedette più con dirittura rispetto
alla verità del Vangelo, e trascinò dietro a sé altri credenti, fra cui anche
Barnaba, che era anche lui ripieno di Spirito Santo. |
Ma
che fece Paolo? Pensò forse che se avesse ripreso Pietro, avrebbe parlato
contro lo Spirito Santo o bestemmiato contro lo Spirito Santo, di cui era
ripieno Pietro? Affatto, ma pensò che se non lo avesse ripreso sarebbe stato
ritenuto colpevole davanti a Dio perché chi sa fare il bene e non lo fa
commette peccato. Egli dunque lo riprese davanti a tutti, affinché la verità
del Vangelo rimanesse ferma in seno alla Chiesa di Dio. |
Purtroppo
il fratello Domenico Zaccardi commise un errore molto simile a quello che
fece l’apostolo Pietro ad Antiochia, e vi ha trascinato dietro questo errore.
Ecco perché siete da riprendere
davanti a tutti, come fu ripreso Pietro. Nessuno infatti può insegnare che la
giustificazione si ottiene per fede in Cristo, cioè per grazia, e poi una volta
che la persona ha creduto insegnargli che per essere reso giusto davanti a
Dio deve osservare i dieci comandamenti, e la violazione di uno di questi
comandamenti coincide con la perdita della giustificazione o della grazia
della giustificazione, perché non c’è possibilità di perdono per il credente
che pecca, perché in questa maniera si fa dipendere lo stato della grazia
dall’osservanza della legge, e questo significa ricostruire ciò che gli
apostoli hanno distrutto e quindi dimostrarsi trasgressori, e quindi turbare
la fratellanza e sovvertire il Vangelo della grazia di Dio. |
Comprendo
che questa mia riprensione pubblica vi possa addolorare e ferire, ma la
Sapienza dice che fedeli sono le ferite di chi ama, ed io vi amo, per questo
ho deciso di riprendervi. |
Spero
vivamente che riconosciate il vostro errore, come lo riconobbero l’apostolo
Pietro e gli altri fratelli che si erano lasciati trascinare da Pietro. |
Ed
infine, smettetela di essere settari, perché i salvati non sono solo nel
vostro mezzo. Imparate a riconoscere e ad amare i fratelli anche fuori dalla
vostra cerchia, e a salutarli dando loro la pace, e smettete di atteggiarvi
nei loro confronti come se fossero degli estranei al Corpo di Cristo. |
Badate
a voi stessi, e non indurate la vostra cervice come avete fatto fino ad
adesso. Ne portereste solo voi la pena, certamente. Non vi illudete, lo
ripeto non vi illudete. Prendete la vostra Bibbia, e cominciate a
investigarla, come mai avete fatto prima, e vi renderete conto che su alcune
cose i vostri conduttori vi hanno fatto credere delle menzogne. |
State
attenti, perché sul fondamento che è Cristo state edificando pure della
paglia, del fieno e del legno, cioè cose che non hanno valore, e che in quel
giorno saranno arse dal fuoco di Dio e voi ne avrete il danno. Smettete
dunque di edificare queste cose. |
La
grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con coloro che lo amano con purità
incorrotta |
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Roma,
5 Gennaio 2010 |
|
Giacinto Butindaro |
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Crocetti ‘‘…. è stato necessario scrivervi’ |
L’articolo-intervista del
giornalista Steno Sari sugli Zaccardiani apparso su ‘Libero’ |