I morti risuscitati

 

Dio risuscita i morti

 

La Scrittura insegna che il nostro Dio è un Dio che risuscita i morti, nel senso che quando lui vuole fa tornare alla vita chi è morto, facendo sì che sia il suo spirito che la sua anima tornino nel suo corpo dopo essersi dipartiti da esso per un certo tempo, che può essere lungo alcuni minuti, alcune ore, o anche alcuni giorni. La resurrezione può avvenire in risposta alla preghiera di qualcuno, o può avvenire senza la preghiera di nessuno perchè Dio ha deciso di resuscitarlo.

Nella Scrittura ci sono diversi racconti di resurrezioni di morti operate da Dio. Vediamoli.

 

Il figlio della vedova di Sarepta, resuscitato dal profeta Elia

 

"Or dopo queste cose avvenne che il figliuolo di quella donna, ch’era la padrona di casa, si ammalò; e la sua malattia fu così grave, che non gli rimase più soffio di vita. Allora la donna disse ad Elia: ‘Che ho io mai da far teco, o uomo di Dio? Sei tu venuto da me per rinnovar la memoria delle mie iniquità e far morire il mio figliuolo?’ Ei le rispose: ‘Dammi il tuo figliuolo’. E lo prese dal seno di lei, lo portò su nella camera dov’egli albergava, e lo coricò sul suo letto. Poi invocò l’Eterno, e disse: ‘O Eterno, Iddio mio, colpisci tu di sventura anche questa vedova, della quale io sono ospite, facendole morire il figliuolo?’ Si distese quindi tre volte sul fanciullo, e invocò l’Eterno, dicendo: ‘O Eterno, Iddio mio, torni ti prego, l’anima di questo fanciullo in lui!’ E l’Eterno esaudì la voce d’Elia: l’anima del fanciullo tornò in lui, ed ei fu reso alla vita. Elia prese il fanciullo, lo portò giù dalla camera al pian terreno della casa, e lo rimise a sua madre, dicendole: ‘Guarda! il tuo figliuolo è vivo’. Allora la donna disse ad Elia: ‘Ora riconosco che tu sei un uomo di Dio, e che la parola dell’Eterno ch’è nella tua bocca è verità’ (1 Re 17:17-24)

 

Il figlio della Shunamita, risuscitato dal profeta Eliseo

 

"Il bambino si fe’ grande; e, un giorno ch’era uscito per andare da suo padre presso i mietitori, disse a suo padre: ‘Oh! la mia testa! la mia testa!’ Il padre disse al suo servo: ‘Portalo a sua madre!’ Il servo lo portò via e lo recò a sua madre. Il fanciullo rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi si morì. Allora ella salì, lo adagiò sul letto dell’uomo di Dio, chiuse la porta, ed uscì. E, chiamato il suo marito, disse: ‘Ti prego, mandami uno de’ servi e un’asina, perché voglio correre dall’uomo di Dio, e tornare’. Il marito le chiese: ‘Perché vuoi andar da lui quest’oggi? Non è il novilunio, e non è sabato’. Ella rispose: ‘Lascia fare!’ Poi fece sellar l’asina e disse al suo servo: ‘Guidala, e tira via; non mi fermare per istrada, a meno ch’io tel dica’. Ella dunque partì, e giunse dall’uomo di Dio, sul monte Carmel. E come l’uomo di Dio l’ebbe scorta di lontano, disse a Ghehazi, suo servo: ‘Ecco la Shunamita che viene! Ti prego, corri ad incontrarla, e dille: - Stai bene? Sta bene tuo marito? E il bimbo sta bene?’ - Ella rispose: ‘Stanno bene’. E come fu giunta dall’uomo di Dio, sul monte, gli abbracciò i piedi. Ghehazi si appressò per respingerla; ma l’uomo di Dio disse: ‘Lasciala stare, poiché l’anima sua è in amarezza, e l’Eterno me l’ha nascosto, e non me l’ha rivelato’. La donna disse: ‘Avevo io forse domandato al mio signore un figliuolo? Non ti diss’io: - Non m’ingannare? -’ Allora Eliseo disse a Ghehazi: ‘Cingiti i fianchi, prendi in mano il mio bastone, e parti. Se t’imbatti in qualcuno, non lo salutare; e se alcuno ti saluta, non gli rispondere; e poserai il mio bastone sulla faccia del fanciullo’. La madre del fanciullo disse ad Eliseo: ‘Com’è vero che l’Eterno vive, e che vive l’anima tua, io non ti lascerò’. Ed Eliseo si levò e le andò appresso. Or Ghehazi, che li avea preceduti, pose il bastone sulla faccia del fanciullo, ma non ci fu né voce né segno alcuno di vita. Tornò quindi incontro ad Eliseo, e gli riferì la cosa, dicendo: ‘Il fanciullo non s’è svegliato’. E quando Eliseo arrivò in casa, ecco che il fanciullo era morto e adagiato sul letto di lui. Egli entrò, si chiuse dentro col fanciullo, e pregò l’Eterno. Poi salì sul letto e si coricò sul fanciullo; pose la sua bocca sulla bocca di lui, i suoi occhi sugli occhi di lui, le sue mani sulle mani di lui; si distese sopra di lui, e le carni del fanciullo si riscaldarono. Poi Eliseo s’allontanò, andò qua e là per la casa; poi risalì, e si ridistese sopra il fanciullo; e il fanciullo starnutì sette volte, ed aperse gli occhi. Allora Eliseo chiamò Ghehazi, e gli disse: ‘Chiama questa Shunamita’. Egli la chiamò; e com’ella fu giunta da Eliseo, questi le disse: ‘Prendi il tuo figliuolo’. Ed ella entrò, gli si gettò ai piedi, e si prostrò in terra; poi prese il suo figliuolo, ed uscì" (2 Re 4:18-37).

 

La resurrezione di un morto che venne a contatto con le ossa del cadavere del profeta Eliseo

 

"L’anno seguente delle bande di Moabiti fecero una scorreria nel paese; e avvenne, mentre certuni stavano seppellendo un morto, che scòrsero una di quelle bande, e gettarono il morto nel sepolcro di Eliseo. Il morto, non appena ebbe toccate le ossa di Eliseo, risuscitò, e si levò in piedi" (2 Re 13:20-21).

 

La resurrezione di Lazzaro operata da Cristo Gesù

 

"Or v’era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che unse il Signore d’olio odorifero e gli asciugò i piedi co’ suoi capelli; e Lazzaro, suo fratello, era malato. Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: Signore, ecco, colui che tu ami, è malato. Gesù, udito ciò, disse: Questa malattia non è a morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo d’essa il Figliuol di Dio sia glorificato. Or Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Come dunque ebbe udito ch’egli era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov’era; poi dopo, disse a’ discepoli: Torniamo in Giudea! I discepoli gli dissero: Maestro, i Giudei cercavano or ora di lapidarti, e tu vuoi tornar là? Gesù rispose: Non vi son dodici ore nel giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui. Così parlò; e poi disse loro: Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo. Perciò i discepoli gli dissero: Signore, s’egli dorme, sarà salvo. Or Gesù avea parlato della morte di lui; ma essi pensarono che avesse parlato del dormir del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: Lazzaro è morto; e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo a lui! Allora Toma, detto Didimo, disse ai suoi condiscepoli: Andiamo anche noi, per morire con lui! Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. Or Betania non distava da Gerusalemme che circa quindici stadî; e molti Giudei eran venuti da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. Come dunque Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. Marta dunque disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; e anche adesso so che tutto quel che chiederai a Dio, Dio te lo darà. Gesù le disse: Tuo fratello risusciterà. Marta gli disse: Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno. Gesù le disse: Io son la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai. Credi tu questo? Ella gli disse: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio che dovea venire nel mondo. E detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: Il Maestro è qui, e ti chiama. Ed ella, udito questo, si alzò in fretta e venne a lui. Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma era sempre nel luogo dove Marta l’aveva incontrato. Quando dunque i Giudei ch’erano in casa con lei e la consolavano, videro che Maria s’era alzata in fretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro a piangere. Appena Maria fu giunta dov’era Gesù e l’ebbe veduto, gli si gettò a’ piedi dicendogli: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. E quando Gesù la vide piangere, e vide i Giudei ch’eran venuti con lei piangere anch’essi, fremé nello spirito, si conturbò, e disse: Dove l’avete posto? Essi gli dissero: Signore, vieni a vedere! Gesù pianse. Onde i Giudei dicevano: Guarda come l’amava! Ma alcuni di loro dicevano: Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, fare anche che questi non morisse? Gesù dunque, fremendo di nuovo in se stesso, venne al sepolcro. Era una grotta, e una pietra era posta all’apertura. Gesù disse: Togliete via la pietra! Marta, la sorella del morto, gli disse: Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno. Gesù le disse: Non t’ho io detto che se credi, tu vedrai la gloria di Dio? Tolsero dunque la pietra. E Gesù, alzati gli occhi in alto, disse: Padre, ti ringrazio che m’hai esaudito. Io ben sapevo che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu m’hai mandato. E detto questo, gridò con gran voce: Lazzaro vieni fuori! E il morto uscì, avendo i piedi e le mani legati da fasce, e il viso coperto d’uno sciugatoio. Gesù disse loro: Scioglietelo, e lasciatelo andare. Perciò molti de’ Giudei che eran venuti da Maria e avean veduto le cose fatte da Gesù, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai Farisei e raccontaron loro quel che Gesù avea fatto" (Giov. 11:1-46).

 

La resurrezione del figlio della vedova di Nain, operata da Cristo Gesù

 

"E avvenne in seguito, ch’egli s’avviò ad una città chiamata Nain, e i suoi discepoli e una gran moltitudine andavano con lui. E come fu presso alla porta della città, ecco che si portava a seppellire un morto, figliuolo unico di sua madre; e questa era vedova; e una gran moltitudine della città era con lei. E il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: Non piangere! E accostatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: Giovinetto, io tel dico, levati! E il morto si levò a sedere e cominciò a parlare. E Gesù lo diede a sua madre. Tutti furon presi da timore, e glorificavano Iddio dicendo: Un gran profeta è sorto fra noi; e: Dio ha visitato il suo popolo. E questo dire intorno a Gesù si sparse per tutta la Giudea e per tutto il paese circonvicino" (Luca 7:11-17).

 

La resurrezione della figlia di Iairo, operata da Cristo Gesù

 

"Ed ecco venire uno dei capi della sinagoga, chiamato Iairo, il quale, vedutolo, gli si getta ai piedi e lo prega istantemente, dicendo: la mia figliuolina è agli estremi. Vieni a metter sopra lei le mani; affinché sia salva e viva. E Gesù andò con lui, e gran moltitudine lo seguiva e l’affollava. Or una donna che avea un flusso di sangue da dodici anni, e molto avea sofferto da molti medici, ed avea speso tutto il suo senz’alcun giovamento, anzi era piuttosto peggiorata, avendo udito parlar di Gesù, venne per di dietro fra la calca e gli toccò la veste, perché diceva: Se riesco a toccare non foss’altro che le sue vesti, sarò salva. E in quell’istante il suo flusso ristagnò; ed ella sentì nel corpo d’esser guarita di quel flagello. E subito Gesù, conscio della virtù ch’era emanata da lui, voltosi indietro in quella calca, disse: Chi mi ha toccato le vesti? E i suoi discepoli gli dicevano: Tu vedi come la folla ti si serra addosso e dici: Chi mi ha toccato? Ed egli guardava attorno per vedere colei che avea ciò fatto. Ma la donna paurosa e tremante, ben sapendo quel che era avvenuto in lei, venne e gli si gettò ai piedi, e gli disse tutta la verità. Ma Gesù le disse: Figliuola, la tua fede t’ha salvata; vattene in pace e sii guarita del tuo flagello. Mentr’egli parlava ancora, ecco arrivar gente da casa del capo della sinagoga, che gli dice: La tua figliuola è morta; perché incomodare più oltre il Maestro? Ma Gesù, inteso quel che si diceva, disse al capo della sinagoga: Non temere; solo abbi fede! E non permise ad alcuno di accompagnarlo, salvo che a Pietro, a Giacomo e a Giovanni, fratello di Giacomo. E giungono a casa del capo della sinagoga; ed egli vede del tumulto e gente che piange ed urla forte. Ed entrato, dice loro: Perché fate tanto strepito e piangete? La fanciulla non è morta, ma dorme. E si ridevano di lui. Ma egli, messili tutti fuori, prende seco il padre la madre della fanciulla e quelli che eran con lui, ed entra là dove era la fanciulla. E presala per la mano, le dice: Talithà cumì! che interpretato vuol dire: Giovinetta, io tel dico, levati! E tosto la giovinetta s’alzò e camminava, perché avea dodici anni. E furon subito presi da grande stupore; ed egli comandò loro molto strettamente che non lo risapesse alcuno: e disse che le fosse dato da mangiare" (Mar. 5:21-43).

 

La resurrezione di molti corpi dei santi il giorno che Gesù morì sulla croce

 

"E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendé lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, e la terra tremò, e le rocce si schiantarono, e le tombe s’aprirono, e molti corpi de’ santi che dormivano, risuscitarono; ed usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di lui, entrarono nella santa città, ed apparvero a molti" (Matt. 27:50-53).

 

La resurrezione di Tabita, operata dall’apostolo Pietro

 

"Or in Ioppe v’era una certa discepola, chiamata Tabita, il che, interpretato, vuol dire Gazzella. Costei abbondava in buone opere e faceva molte elemosine. E avvenne in que’ giorni ch’ella infermò e morì. E dopo averla lavata, la posero in una sala di sopra. E perché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, gli mandarono due uomini per pregarlo che senza indugio venisse fino a loro. Pietro allora, levatosi, se ne venne con loro. E come fu giunto, lo menarono nella sala di sopra; e tutte le vedove si presentarono a lui piangendo, e mostrandogli tutte le tuniche e i vestiti che Gazzella faceva, mentr’era con loro. Ma Pietro, messi tutti fuori, si pose in ginocchio, e pregò; e voltatosi verso il corpo, disse: Tabita, levati. Ed ella aprì gli occhi; e veduto Pietro, si mise a sedere. Ed egli le diè la mano, e la sollevò; e chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita. E ciò fu saputo per tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore" (Atti 9:36-42).

 

Il racconto di coloro che vengono resuscitati

 

E’ evidente ed ovvio che dato che la Scrittura insegna che dopo la morte l’essere umano continua a vivere perché ha un’anima immortale e che quest’anima va immediatamente o in Paradiso se la persona che muore è salvata (cfr. 2 Cor. 5:8; Fil. 1:23; Apoc. 6:9-11), o all’Inferno se la persona che muore è perduta (cfr. Sal. 9:17; Luca 16:19-31), chi muore e torna in vita perché così Dio ha decretato a suo riguardo, a prescindere che sia morto salvato o perduto, dovrà raccontare di avere continuato a vivere e il racconto sarà totalmente differente a secondo che chi lo racconta era morto salvato o perduto. Il primo infatti racconterà di avere visto il paradiso, luogo meraviglioso e glorioso che non si può paragonare a nessun luogo terreno (o comunque dirà di avere visto delle cose gloriose), il secondo racconterà di avere visto l’inferno dove arde il fuoco e dove le anime dei peccatori piangono e stridono i denti.

Il racconto di un morto resuscitato quindi non fa altro che confermare in pieno l’insegnamento biblico sull’al di là.

 

Giacinto Butindaro

 

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