Dove va il peccatore quando muore

 

La Parola di Dio insegna che esiste un luogo di tormento nel mondo invisibile, un luogo terribile e spaventevole dove arde del continuo il fuoco e dove c’é il pianto e lo stridore dei denti e nel quale scendono le anime dei peccatori che non si sono ravveduti dai loro peccati e non hanno creduto nell’Evangelo della grazia di Dio. Questo luogo si chiama soggiorno dei morti - in Greco: Ades, mentre in Ebraico: Sheol - ed è menzionato molte volte nelle Scritture. Prima di passare a dimostrarvi mediante le Scritture l’esistenza di questo luogo voglio fare questa premessa. Innanzi tutto va detto che la parola ebraica Sheol significa anche ‘sepolcro’ e che la stessa cosa va detta per la corrispondente parola greca Ades. Questo spiega il perché nelle traduzioni della Bibbia la parola Sheol (Ades in greco) alcune volte è stata tradotta sepolcro o tomba. Diodati per esempio l’ha tradotta con sepolcro in questi versi: "E non lasciare scendere la sua canutezza in pace nel sepolcro (Sheol)" (1 Re 2:6); "Così chi scende nel sepolcro (Sheol) non ne salirà (Giob. 7:9); "Perciocchè il sepolcro (Sheol) non ti celebrerà" (Is. 38:18). Dico alcune volte, e non tutte, perché questa parola indica anche la dimora delle anime tra la morte e la risurrezione, e difatti altre volte è stata tradotta inferno o soggiorno dei morti (inteso quest’ultimo non come tomba però). Diodati per esempio in diversi posti dell’Antico Testamento ha tradotto Sheol con inferno (cfr. Sal. 9:17; Giob. 26:6; Prov. 7:27), e così anche ha tradotto Ades con inferno - tranne che alcune volte - nel Nuovo Testamento (cfr. Matt. 11:23; 16:18 Luca 16:23; Ap. 1:18. In Atti 2:27 e 2:31 Diodati ha tradotto Ades con ‘luoghi sotterra’). Luzzi, nella Riveduta, nell’Antico Testamento al posto di inferno ha messo soggiorno dei morti, mentre nel Nuovo Testamento al posto di inferno ha lasciato la parola greca Ades. (Confronta gli stessi sopracitati passi nella Riveduta). Comunque, sia inferno che soggiorno dei morti indicano lo stesso luogo. E’ bene precisare poi che la parola inferno - che noi non troviamo mai nella versione Riveduta fatta dal Luzzi - deriva dalla parola latina infernus che significa ‘luogo che è di sotto, inferiore’. Qualcuno dirà: ‘Ma per quale motivo questa parola non è stata tradotta sempre nella stessa maniera?’ Perché il contesto in taluni casi non lo permetteva. In altre parole la stessa parola ha un significato diverso in contesti diversi. Quando Sheol o Ades indicano il luogo invisibile dove scendono le anime dei morti e non la tomba dove viene posto solo il corpo lo si deduce dal contesto. Un esempio è quello di Isaia quando dice: "L’inferno disotto si è commosso per te, per andarti incontro alla tua venuta; egli ha fatti muovere i giganti, tutti i principi della terra, per te; egli ha fatti levare d’in su i lor troni tutti i re delle nazioni. Essi tutti ti faranno motto, e diranno: Anche tu sei stato fiaccato come noi, e sei divenuto simile a noi" (Is. 14:9-10 Diod.). Qui la parola Sheol è stata tradotta inferno da Diodati (Luzzi ha messo soggiorno dei morti) perché non significa sepolcro terreno difatti il testo parla di persone che dimorano nello Sheol le quali alla venuta o discesa del re di Babilonia nello Sheol gli rivolgono determinate parole. Abbiamo fatto questo discorso per dimostrare che coloro che negano che Sheol (e la corrispondente parola greca Ades) significa anche il luogo di tormento dove vanno i peccatori in attesa della risurrezione, sbagliano.

Adesso, dopo avere fatto queste necessarie spiegazioni passiamo a dimostrare mediante le Scritture che questo luogo di tormento nel mondo invisibile (lo Sheol o Ades) esiste; dove esso si trova e che aspetto ha e come ci scendono le anime dei peccatori.

Ÿ E’ scritto: "Or v’era un uomo ricco, il quale vestiva porpora e bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente; e v’era un pover’uomo chiamato Lazzaro, che giaceva alla porta di lui, pieno d’ulceri, e bramoso di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco; anzi perfino venivano i cani a leccargli le ulceri. Or avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno d’Abramo; morì anche il ricco, e fu seppellito. E nell’Ades, essendo ne’ tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abramo, e Lazzaro nel suo seno; ed esclamò: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché son tormentato in questa fiamma. Ma Abramo disse: Figliuolo, ricordati che tu ricevesti i tuoi beni in vita tua, e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. E oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché quelli che vorrebbero passar di qui a voi non possano, né di là si passi da noi. Ed egli disse: Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, onde non abbiano anch’essi a venire in questo luogo di tormento. Abramo disse: Hanno Mosè e i profeti; ascoltin quelli. Ed egli: No, padre Abramo; ma se uno va a loro dai morti, si ravvedranno. Ma Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscitasse" (Luca 16:19-31).

Fu il nostro Signore Gesù Cristo a raccontare questa storia realmente avvenuta. Questa storia insegna che con la morte non finisce tutto, ma che esiste una vita ultraterrena e che l’anima del peccatore continua a vivere in un mondo invisibile dopo che egli muore. E’ chiaro che la nostra anima noi non la vediamo, ma sappiamo che essa dimora in questo nostro corpo di carne ed ossa; e come non possiamo negare l’esistenza dell’anima solamente perché non la vediamo con i nostri occhi, così non possiamo negare l’esistenza dell’Ades solo perché non lo vediamo o non l’abbiamo mai visto. Il fatto è che mentre l’anima si trova nel nostro corpo, l’Ades si trova negli antri della terra ad una grande profondità; è un luogo reale secondo la Parola di Dio, dove l’anima del peccatore, dopo essere uscita dal suo corpo, và a stare in attesa del giudizio. In altre parole mentre il peccatore vive sulla terra l’anima sua gode dei piaceri della vita e si diletta nel fare il male muovendosi liberamente in un corpo umano, ma quando il corpo nel quale alberga temporaneamente si disfa, essa si diparte e và nell’Ades dove sarà tormentata dal fuoco di questo luogo e dove non potrà più in alcun modo divertirsi. La storia di questo ricco ci dice che questo ricco godeva splendidamente ogni giorno mentre era sulla terra e che egli, quando morì, fu seppellito, ma si ritrovò in un luogo di tormento, appunto l’Ades. Fu il suo corpo ad essere seppellito e non la sua anima, perché l’anima dell’uomo non può essere afferrata dalla mano di nessun uomo per essere posta in una bara e poi in una fossa. E’ il corpo che torna in polvere secondo quello che disse Dio ad Adamo: "Sei polvere, e in polvere ritornerai" (Gen. 3:19), e non l’anima perché essa non è fatta di un materiale dissolubile. Gesù un giorno disse che noi non dobbiamo temere coloro "che uccidono il corpo, ma non possono uccider l’anima" (Matt. 10:28), significando così che l’anima dell’uomo non può essere né uccisa e né presa da un altro uomo, a differenza del suo corpo. Come si può leggere in questa storia, quest’uomo che si era goduto la vita sulla terra, anche quando si trovò nell’Ades poteva ancora parlare, ricordare, e secondo quello che egli disse ad Abramo avrebbe potuto essere pure rinfrescato con dell’acqua nella fiamma dove si trovava. Ma di acqua non ce n’è nell’Ades, c’é solo il suo ricordo per quelli che sono nel fuoco dell’Ades. Ora, noi non possiamo comprendere come l’anima di un uomo possa del continuo ardere (senza minimamente consumarsi) in mezzo a del fuoco e piangere e stridere i denti, ma questo non ci impedisce affatto di credere che le cose stiano proprio così. Se noi dovessimo credere nelle cose di cui parla la Scrittura solo quando le comprendiamo, finiremmo con il non credere più a nulla di quello che ci dice la Scrittura, a partire dall’esistenza di Dio, ma grazie siano rese a Dio in Cristo Gesù per la fede che ci ha dato mediante la quale noi accettiamo tutto quello che la Parola di Dio ci insegna senza metterlo minimamente in discussione. Così, noi non mettiamo in dubbio nulla di questa storia raccontata da Gesù perché tutto quello che concerne questa storia è verità. Come ho detto prima, quest’uomo, senza un corpo poteva ancora parlare e ricordare; ma non solo, egli poteva pure dare dei suggerimenti infatti invitò Abramo a mandare Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescargli la lingua arsa dal calore della fiamma ardente, ma egli si sentì rispondere da Abramo che questo non era possibile. Abramo gli disse di ricordarsi che egli aveva ricevuto i suoi beni in vita sua, e poi gli disse che vi era una gran voragine tra quel luogo di tormento dove egli si trovava e il luogo di conforto dove invece si trovava lui con Lazzaro (il seno d’Abramo), voragine che impediva a quelli che si trovavano in quest’ultimo di andare a soccorrere quelli che erano nel tormento nell’Ades. Nessuna pietà fu mostrata in verso quell’uomo; come lui si era mostrato impietoso durante la sua vita terrena così Dio si mostrò impietoso verso di lui dopo che egli morì. In questo vediamo la manifestazione della giustizia di Dio. Egli, anche sotto l’Antico Patto, non lasciava impuniti quelli che rifiutavano di dare ascolto alla legge di Mosè ed ai profeti.

Quando quell’uomo sentì Abramo rispondergli in quella maniera, si preoccupò dei suoi cinque fratelli che erano ancora in vita sulla terra, infatti propose ad Abramo di mandare Lazzaro a casa di suo padre per avvertire i suoi cinque fratelli dell’esistenza di questo luogo di tormento e del fatto che là si trovava già lui. Egli pensava che in questa maniera essi si sarebbero ravveduti nel sentire Lazzaro e non sarebbero discesi anche loro là. Ma anche in questo caso la risposta di Abramo non fu quella che lui si aspettava, perché il patriarca gli fece chiaramente comprendere che i suoi fratelli avevano Mosè ed i profeti e che essi dovevano ascoltare loro per non andare lì con lui quando sarebbero morti. La risposta di Abramo però non soddisfò quell’uomo perché egli fece capire ad Abramo che secondo lui sarebbe stata più efficace la testimonianza di Lazzaro se questi fosse risuscitato e fosse andato dai suoi fratelli, anziché quella di Mosè e dei profeti. Non fu però del medesimo parere Abramo, infatti egli gli disse che se i suoi fratelli non volevano ascoltare Mosè ed i profeti, non si sarebbero lasciati persuadere ad abbandonare la loro via malvagia, neppure dalla testimonianza di un morto tornato in vita. (Notate che il ricco credeva dopo morto che Lazzaro potesse tornare in vita sulla terra e parlare ai suoi fratelli, che non chiese ad Abramo di concedergli di tornare sulla terra e che Abramo rispondendo confermò che Lazzaro era morto) Parole forti queste, che mostrano come coloro che non credono alla testimonianza che Dio dà attorno all’Ades ed ai suoi tormenti (testimonianza scritta nelle sacre Scritture), non crederanno neppure a quella di un morto che dopo averlo visto torna in vita e parla della sua esistenza e dei tormenti che patiscono quelli che vi si trovano.

Questa è la verità fratelli, alcuni non crederebbero nell’esistenza dell’inferno e non si ravvederebbero dai loro peccati neppure se uno dei loro parenti morti risuscitasse per volontà di Dio e narrasse loro quello che ha visto in quel luogo. Noi, comunque siamo chiamati ad avvertire gli uomini dell’esistenza di questo luogo di tormento, perché Dio lo ha fatto con la sua Parola. Se Dio non avesse voluto che gli uomini sapessero cosa li attende se non si ravvedono e non credono in lui facendo opere degne del ravvedimento, non avrebbe fatto mettere per iscritto così tanti chiari riferimenti sull’Ades e sullo stagno ardente di fuoco e di zolfo che è il luogo finale dove verranno gettati gli empi.

Ma veniamo ad altre Scritture che confermano l’esistenza del soggiorno dei morti e che esso si trova sotto terra ad una grande profondità e che là vi scendono gli empi quando muoiono.

Ÿ Nei Salmi è scritto: "Gli empi se n’andranno al soggiorno de’ morti, sì, tutte le nazioni che dimenticano Iddio" (Sal. 9:17), ed a proposito della sorte di quelli che confidano nei loro grandi averi e si gloriano della grandezza delle loro ricchezze è scritto: "Son cacciati come pecore nel soggiorno de’ morti; la morte è il loro pastore" (Sal. 49:14).

Ÿ Giobbe, parlando degli empi, disse: "Passano felici i loro giorni poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti" (Giob. 21:13).

Ÿ Isaia, parlando della sorte di quelli che in Sion non ponevano mente a quel che faceva il Signore, ma si inebriavano di vino e di bevande alcoliche disse: "Perciò il soggiorno de’ morti s’é aperto bramoso, ed ha spalancata fuor di modo la gola; e laggiù scende lo splendore di Sion, la sua folla, il suo chiasso, e colui che in mezzo ad essa festeggia" (Is. 5:14). Sempre Isaia, nell’oracolo contro il re di Babilonia, disse ad Israele: "Tu pronunzierai questo canto sul re di Babilonia e dirai:.. Il soggiorno de’ morti, laggiù s’é commosso per te, per venire ad incontrarti alla tua venuta. Il tuo fasto e il suon de’ tuoi saltèri sono stati fatti scendere nel soggiorno de’ morti" (Is. 14:3,9,11).

Ÿ Dio per mezzo di Ezechiele predisse ciò che avrebbe fatto a Tiro con queste parole: "Allora ti trarrò giù, con quelli che scendon nella fossa, fra il popolo d’un tempo, ti farò dimorare nelle profondità della terra, nelle solitudini eterne, con quelli che scendon nella fossa..." (Ez. 26:20).

Ÿ Gesù quando rimproverò Capernaum gli disse: "E tu, o Capernaum, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino nell’Ades" (Matt. 11:23). Quando egli preannunziò che sarebbe stato nel soggiorno dei morti per tre giorni e tre notti disse: "Come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così starà il Figliuolo dell’uomo nel cuor della terra tre giorni e tre notti" (Matt. 12:40); e noi sappiamo infatti che l’anima di Gesù Cristo, quando egli morì, discese nell’Ades da dove Dio la fece risalire quando lo risuscitò dai morti il terzo giorno, secondo che è scritto: "Tu non lascerai l’anima mia nell’Ades" (Atti 2:27).

Come potete vedere da tutte queste Scritture si deduce chiaramente che il soggiorno dei morti è un luogo che si trova nelle profondità della terra, o come disse Gesù: "Nel cuore della terra", e che là vanno i peccatori che rifiutano di ascoltare la voce di Dio.

Ma la Scrittura ci dice pure l’aspetto che ha il soggiorno dei morti:

Ÿ Giobbe l’ha definito così: "Terra delle tenebre e dell’ombra di morte: terra oscura come notte profonda, ove regnano l’ombra di morte ed il caos, il cui chiarore è come notte oscura" (Giob. 10:21-22).

Ÿ Bildad di Suach, parlando della sorte dell’empio ha detto: "E’ cacciato dalla luce nelle tenebre" (Giob. 18:18).

Ÿ Tsofar di Naama dice dell’empio: "Lo consumerà un fuoco non attizzato dall’uomo" (Giob. 20:26). A proposito di queste ultime parole esse sono chiaramente confermate dalle parole che quell’uomo che era nell’Ades rivolse ad Abramo: "Son tormentato in questa fiamma" (Luca 16:24). Il fuoco che c’é nell’Ades non è un fuoco attizzato da un uomo, ma da Dio, e per questo non si può spegnere in alcuna maniera.

L’Ades non è per nulla un luogo piacevole dove stare; alcuni se ne fanno beffe come se andarci a vivere significasse andarci a passare delle piacevoli vacanze, ma vi assicuro che esso è un luogo spaventevole ed orribile la cui memoria è viva e non svanisce mai in quelli che lo hanno visto perché Dio ha concesso loro di vederlo.

Sì, perché Dio anche in questa generazione ha permesso ad alcuni uomini e donne di vedere da vicino l’Ades. Essi dopo che sono tornati in vita hanno cercato di spiegarsi il meglio possibile per fare capire gli orrori visti in quel luogo: ancora oggi riconoscono che le parole migliori che loro possono usare per descrivere l’Ades che essi, per grazia di Dio, hanno visto, sono quelle della sacra Scrittura. Non ci sono parole migliori per descriverlo di quelle scritte nella Parola di Dio.

La testimonianza di un uomo morto nei suoi peccati e tornato in vita

Kenneth Hagin racconta: ‘Nel tardo pomeriggio, il mio cuore cessò di battere e l’uomo spirituale che viveva nel mio corpo mi abbandonò’. Quando la morte si impadronì di me, la nonna, mio fratello minore e mia madre accorsero in casa ed ebbi solo il tempo di dire loro ‘addio’ che l’uomo interiore scivolò via, lasciando il mio corpo esanime, gli occhi fissi e la carne gelida. Scesi giù, giù, giù al punto che vidi le luci sulla terra dissolversi. Non è esatto dire che svenni, neppure che fossi in coma; posso provare che clinicamente ero morto. Gli occhi erano fissi, il cuore aveva cessato di battere e il polso era fermo. Le Scritture parlano del ‘servo disutile gettato fuori nelle tenebre, dove c’è il pianto, e lo stridor dei denti’ (Matteo 25:30). Più scendevo e più si faceva buio, finché fui nell’oscurità più assoluta: non avrei scorto la mia mano ad un palmo dagli occhi. Più andavo giù e più sentivo il caldo intorno a me, l’atmosfera si faceva soffocante. Finalmente sotto di me scorsi delle luci guizzanti, riflesse sulle pareti delle caverne dov’erano i dannati, causate dal fuoco infernale. L’immensa sfera fiammeggiante, dai bianchi contorni, mi trascinava e mi attraeva come la calamita attira il metallo. NON VOLEVO ANDARE! Non camminavo, era il mio spirito che si comportava come il metallo in presenza di una calamita. Non potevo staccare gli occhi dalla sfera, sentivo il calore sul viso. Sono passati molti anni, ma riesco a rivedere la scena con la stessa nitidezza di allora. Il ricordo è così limpido, che tutto ciò mi sembra che sia accaduto la notte scorsa. Ora voi mi direte: ‘Come sono queste porte dell’inferno?’ Non potrei descriverle, poiché per farlo, dovrei avere un termine di paragone, come qualcuno che, non avendo visto un albero, non può descrivere come è fatto, perché non ha niente a cui paragonarlo. Mi fermai sulla soglia, ma fu una sosta momentanea: non volevo entrare! Capivo che un altro passo, ancora pochi metri e sarei finito per sempre, non sarei più potuto uscire da quell’orribile posto. Quando fui sul punto di raggiungere il fondo dell’abisso, un altro spirito mi affiancò: non mi voltai a guardarlo, perché non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle fiamme dell’inferno. Quella creatura infernale aveva posato intanto una mano sul mio braccio, per accompagnarmi dentro: in quel preciso istante sentii una voce che sovrastava le tenebre, la terra e i cieli: era la voce di Dio. Non Lo vidi e non so cosa disse perché non parlò in inglese, ma in un’altra lingua e quando lo fece, la parte dov’erano i dannati fu attraversata da una forte luce e fu scossa come una foglia al vento. Tale bagliore obbligò quello spirito che mi era vicino ad allentare la stretta sul mio braccio. Non fui preso nel vortice, ma una forza invisibile mi tirò fuori dal fuoco, lontano dal calore, e ripercorsi le ombre della densa oscurità al contrario. Cominciai l’ascesa fino all’uscita del baratro ed infine vidi le luci terrestri. Ritornai nella mia camera, come se ne fossi uscito solo per un attimo attraverso la porta, con la sola differenza che il mio spirito non aveva bisogno di porte. Scivolai nel mio corpo come uno che s’infila i pantaloni al mattino, attraverso la bocca, nello stesso modo in cui poco prima ero uscito. Cominciai a parlare con la nonna, la quale esclamò: ‘Figliuolo, pensavo che tu fossi morto!’ Il mio bisnonno era medico e lei lo aiutava. Più tardi mi disse: ’Ho vestito molti cadaveri ai miei tempi, ho avuto parecchie esperienze con casi analoghi, ma ho imparato molto di più avendo a che fare con te, di quanto abbia appreso prima: tu eri morto per arresto cardiaco e avevi gli occhi fissi’. ‘Nonna’, risposi, ‘non era ancora giunto il momento, ma stavolta sento che è davvero la fine: sto morendo! Dov’è la mamma?. ‘Tua madre è fuori nella veranda’, replicò, ed infatti la sentivo che pregava camminando su e giù’. Dov’è mio fratello?’ domandai. ‘E’ andato a chiamare il medico alla porta accanto’. ‘Nonna, vorrei salutare la mamma, ma non voglio che tu mi lasci solo, le spiegherai tu’ dissi, e le lasciai un messaggio per mia madre. Poi continuai: ‘Nonna, ti stimo molto; quando la salute della mamma venne meno, tu fosti per me come una seconda madre. Ora me ne vado e non tornerò più indietro questa volta’. Sapevo che stavo morendo e non ero ancora pronto per incontrare Dio. Il mio cuore si fermò nuovamente nel torace e, per la seconda volta, il mio spirito lasciò il corpo ricominciando la discesa nel buio, finché le luci terrestri furono completamente svanite. Arrivato in fondo, mi toccò la stessa esperienza: Dio parlò dal cielo ed ancora il mio spirito uscì dal quel luogo, tornò nella stanza e scivolò nel letto dove il mio corpo giaceva esanime. Ripresi a parlare con la nonna ed ancora le dissi: ‘Non tornerò stavolta, nonna!’ Ed aggiunsi alcune parole da riferire ai familiari e, per la terza volta uscii dal mio corpo e cominciai a scendere. Vorrei avere parole appropriate per descrivere gli orrori dell’inferno e far comprendere a quegli uomini così soddisfatti di se stessi ed incuranti di come conducono la propria esistenza senza preoccuparsi del dopo, che c’è una vita futura ultra terrena; me lo insegnano la Parola di Dio e la mia esperienza personale. So cosa significhi perdere i sensi: ti sembra tutto scuro, tutto buio, ma non c’è oscurità che possa essere paragonata alla notte interiore. Quando cominciai a discendere per la terza volta, il mio spirito esclamò con un urlo: ‘Dio, io appartengo alla chiesa, sono anche battezzato in acqua’. Aspettai da Lui una risposta, che non arrivò’. Udii soltanto la mia stessa voce che ritornava a risuonare fortemente, quasi a prendermi in giro. Occorrerà molto più che la semplice appartenenza ad una chiesa e un battesimo nell’acqua per evitare le pene dell’inferno e guadagnarsi il cielo! Gesù disse: "...Bisogna che voi siate generati di nuovo" (Giov. 3:7). Io credo certamente al battesimo in acqua, ma soltanto dopo che un individuo sia stato generato di nuovo. Certo, io credo nella comunità ecclesiastica, nei gruppi di cristiani uniti per lavorare nel nome di Dio. Ma se sarete soltanto uniti alla Chiesa e sarete soltanto stati battezzati senza però essere realmente nati una seconda volta, andrete all’inferno. Come uscii una terza volta dal baratro e rientrai nel mio corpo, il mio spirito iniziò a pregare; mi ritrovai che continuavo la preghiera a voce così alta che mi udì tutto il vicinato. La gente accorreva in casa per veder cosa fosse successo; guardai l’orologio e vidi che erano precisamente le 19.40: era l’ora della mia rinascita grazie alla provvidenza divina, per l’intercessione di mia madre. La mia preghiera non era legata al fatto che io fossi battezzato o che appartenessi alla chiesa, ma, implorando Dio, gli domandavo di aver pietà di me peccatore, di perdonarmi per i miei peccati, di purificarmi da ogni iniquità; Lo accettavo, Lo riconoscevo quale mio personale Salvatore. Mi sentii così bene, come se un pesante fardello fosse scivolato via dalle spalle’ (Kenneth E. Hagin, Io credo nelle visioni, Aversa 1987, pag. 3-6). Tutto questo avvenne ad Hagin nell’aprile del 1933, all’età di circa sedici anni, nella città di Mackinney, nel Texas (U.S.A).

Ho ritenuto di trascrivere la testimonianza di Hagin, quantunque il fratello Hagin si sia messo in seguito, dopo diversi anni di ministerio, a predicare anche lui il messaggio della prosperità e a fare affermazioni che non sono in armonia con l’insegnamento della Scrittura, cosa che naturalmente non ha ridondato a suo onore e neppure alla gloria di Dio. Ritengo infatti che le sue esperienze da morto sopra citate non siano state minimamente invalidate, perché sono esperienze reali da lui vissute e confermate ampiamente dalla Scrittura.

Conclusione

Fratelli nel Signore, concludo dicendovi: rallegratevi ed esultate grandemente perché Cristo Gesù nella sua misericordia vi ha salvati dalle fiamme dell’inferno, dai tormenti indicibili che ivi si soffrono a motivo delle proprie iniquità; ma avvertite pure i peccatori su questo terribile luogo di tormento esortandoli a ravvedersi e a credere in Gesù Cristo altrimenti quando moriranno vi scenderanno.

 

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