Se un credente riceve un torto da parte di un fratello deve riprenderlo perché così ha insegnato di fare Gesù quando disse: "Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo" (Luca 17:3) ed anche: "Se poi il tuo fratello ha peccato contro di te, và e riprendilo fra te e lui solo" (Matt. 18:15). Se il fratello che ha fatto il torto si pente allora chi lo ha subito lo deve perdonare secondo che è scritto: "E se si pente, perdonagli" (Luca 17:3). In questo caso il fratello sarà guadagnato (cfr. Matt. 18:15). Vorrei fare notare a questo punto che quello di perdonare il fratello è un ordine, e che nel caso chi riconosce il suo peccato chiede perdono e il perdono gli viene negato, il fratello che gli nega il perdono porterà la pena della sua disubbidienza, in altre parole passerebbe dalla ragione al torto e Dio non lo lascerà impunito. A tale riguardo Gesù raccontò una parabola che è la seguente: "Perciò il regno de’ cieli è simile ad un re che volle fare i conti co’ suoi servitori. E avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno, ch’era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli di che pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figliuoli e tutto quant’avea, e che il debito fosse pagato. Onde il servitore, gettatosi a terra, gli si prostrò dinanzi, dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto. E il signore di quel servitore, mosso a compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito, trovò uno de’ suoi conservi che gli dovea cento denari; e afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quel che devi! Onde il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma colui non volle; anzi andò e lo cacciò in prigione, finché avesse pagato il debito. Or i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e andarono a riferire al loro signore tutto l’accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Malvagio servitore, io t’ho rimesso tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, com’ebbi anch’io pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in man degli aguzzini fino a tanto che avesse pagato tutto quel che gli doveva. Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognun di voi non perdona di cuore al proprio fratello" (Matt. 18:23-35). In un'altra occasione Gesù ha detto: "Ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli" (Matt. 6:15). |
E se invece chi ha fatto il torto non riconosce il suo peccato e si ostina in cuore suo? In questo caso il credente che ha subìto il torto e che quindi ha ragione deve agire così: "Ma, se non t’ascolta, prendi teco ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, siati come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte nel cielo" (Matt. 18:16-18). Come si può vedere prima di mettersi a considerare un fratello come un peccatore occorre che questi si rifiuti di ascoltare prima i due testimoni e poi l’intera chiesa. |
Stando dunque così le cose quando un credente commette un peccato contro un altro fratello deve pentirsi e chiedergli perdono, in altre parole deve riconciliarsi con lui. Quando Gesù disse: "Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare, e quivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia quivi la tua offerta dinanzi all’altare, e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello; e poi vieni ad offrir la tua offerta" (Matt. 5:23-24) parlava proprio a chi si trova nel bisogno di riconciliarsi con il proprio fratello. |
Una raccomandazione infine; quando sorgono delle liti tra fratelli, il fratello che ha ragione non deve portare il fratello che ha torto dinnanzi a persone del mondo, un tale comportamento infatti è ingiusto ed è condannato da Dio. L’apostolo Paolo biasimò coloro che tra i santi di Corinto quando avevano delle liti con un fratello lo portavano dinnanzi ai peccatori con queste parole: "Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? … " (1 Cor. 6:1-9). In questo caso dunque ci si trova davanti a chi pur avendo ragione perché ha ricevuto un torto da un fratello, reagendo portandolo in giudizio davanti ai peccatori passa ad avere pure torto. |