8. Come mai molti credenti non vogliono contraccambiare il servizio che viene loro rivolto dai ministri del Vangelo?

 

Questa è una domanda che ha una sola risposta, e cioè perché sono avari, amanti del denaro, e pensano che far parte dei loro beni materiali a coloro che li ammaestrano sia dannoso, sia l'equivalente di buttare i soldi dalla finestra. Purtroppo oggi in seno alla fratellanza c'è molto amore per il denaro, sono molti quelli che cercano di arricchire materialmente, di accumulare il più possibile su questa terra, e che rifiutano di aprire la loro mano per sostenere materialmente coloro che annunziano il Vangelo e li ammaestrano, cosa questa che è espressamente ordinata dalla Scrittura quando dice: "Colui che viene ammaestrato nella Parola, faccia parte di tutti i suoi beni a chi l'ammaestra" (Gal. 6:6). Ma costoro invece hanno dimenticato questo ordine di Dio, se lo sono gettato alle loro spalle. Nel loro cuore non c'è il minimo desiderio di far parte del loro denaro a chi li ammaestra, per costoro i ministri del Vangelo hanno solo il dovere di predicare il Vangelo come si conviene e di insegnare la Parola di Dio, loro invece hanno solo il diritto di essere serviti e bene! Per la Parola di Dio invece coloro che annunciano il Vangelo e s'affaticano nella predicazione e nell'insegnamento hanno anche il diritto di vivere del Vangelo, per cui hanno il diritto di non lavorare per essere dati a tempo pieno alla predicazione e all'insegnamento della Parola, e chi invece riceve il beneficio del loro ministerio ha il dovere di aiutarlo economicamente. Non diceva forse l'apostolo Paolo ai Corinzi: "Chi è mai che fa il soldato a sue proprie spese? Chi è che pianta una vigna e non ne mangia del frutto? O chi è che pasce un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico io queste cose secondo l’uomo? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di Mosè è scritto: Non metter la musoliera al bue che trebbia il grano. Forse che Dio si dà pensiero de’ buoi? O non dice Egli così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza; e chi trebbia il grano deve trebbiarlo colla speranza d’averne la sua parte. Se abbiam seminato per voi i beni spirituali, è egli gran che se mietiamo i vostri beni materiali? (…) Non sapete voi che quelli i quali fanno il servigio sacro mangiano di quel che è offerto nel tempio? e che coloro i quali attendono all’altare, hanno parte all’altare? Così ancora, il Signore ha ordinato che coloro i quali annunziano l’Evangelo vivano dell’Evangelo" (1 Cor. 9:7-14)? Si badi che questo vivere del Vangelo è un diritto che i ministri hanno nel Vangelo infatti così Paolo lo definisce poco più avanti (cfr. 1 Cor. 9:18). Ma gli avari calpestano il diritto nell'Evangelo che hanno i ministri del Vangelo, se ne fanno beffe. Il denaro lo hanno in abbondanza, non gli manca, ma rifiutano di darne una parte e in maniera regolare ai servi di Dio (e se fanno vedere che danno anche loro, danno le loro briciole e pure mormorando, di mala voglia). Loro pensano che sia meglio investirlo in vestiti di lusso, in bigiotteria, in case, in macchine di lusso, in televisioni, in divertimenti, in vacanze, che utilizzarlo per supplire ai bisogni di coloro che li ammaestrano. 'Dio provvederà, fratello', sono capaci di dirti; dimenticando che Dio si usa proprio dei suoi figliuoli per sostenere materialmente i suoi collaboratori. Certo, perché no? Talvolta Dio si usa pure di persone del mondo e di angeli ma rimane il fatto che nella maggior parte dei casi si userà dei credenti per supplire ai bisogni dei suoi ministri. Costoro sono anche capaci di dirti: 'Tu devi dare gratuitamente fratello, quello che hai ricevuto da Dio', ben detto, dico io; ma voglio ricordarvi che Gesù dopo avere detto ai suoi apostoli: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Matt. 10:8), gli disse pure: "L'operaio è degno del suo nutrimento" (Matt. 10:10), e ai settanta disse che "l'operaio è degno della sua mercede" (Luca 10:7). Dunque il fatto che il servitore del Signore debba offrirvi gratuitamente la sapienza e la potenza ricevute da Dio, e di mettere gratuitamente al vostro servizio i suoi doni, non vi dà nessun diritto, e ripeto nessuno, di non reputarlo degno del vostro concreto aiuto materiale e finanziario. Il servo di Dio non deve dunque chiedere compensi e stabilire tariffe per le prestazioni spirituali a vostro favore, ma egli ha il diritto di ricevere le vostre offerte in denaro per vivere lui e la sua famiglia. Ma è qui il punto che vi duole, avari, che non sopportate: voi non amate che si dica che l'operaio del Signore è degno della sua mercede. Ma ditemi un po’, voi ostinati di cuore: 'Se uno di voi lavorasse una mesata intera per qualcuno nella sua vigna e per questo suo lavoro non venisse reputato degno né del suo nutrimento come neppure della sua paga, che direste voi?' vi piacerebbe? Non è che forse prendereste tutti quei passi biblici dove si condannano coloro che fanno lavorar i propri servi per nulla, frodandoli del loro salario? Sono sicuro che sareste i primi a dire che avevate il diritto alla vostra paga mensile e che questo diritto è stato invece calpestato!' Sappiate che con coloro che vi servono ammaestrandovi è la stessa cosa: se voi non li reputate degni di una paga voi calpestate il loro diritto.

Vi avverto però che Dio non vi terrà per innocenti, perché meritate il suo castigo. Non vi illudete, Dio a suo tempo vi farà mietere i frutti amari della vostra avarizia. Continuate, continuate pure a fare finta di niente; Dio vi prenderà il vostro denaro e ve lo farà perdere come se aveste le tasche bucate. A suo tempo perderete quello che avreste dovuto dare ai suoi servi; anzi molto di più. Chi non raccoglie con me disperde, disse Gesù (cfr. Luca 11:23).

 

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