Innanzi tutto vorrei ribadire che nella mia risposta io non ho detto che
tutti i bambini che nascono malati nascono in seguito ad una punizione di Dio
verso i loro genitori, ma solo che in alcuni casi la ragione è questa.
Difatti ho anche detto che in altri casi si tratta di una prova per i
genitori, e quindi non è a cagione di un peccato dei genitori e in altri casi
ancora è avvenuto così affinché le opere di Dio siano manifestate in lui e
Dio tragga gloria da quella malattia.
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Per cui nessuno mi può dire che io affermo che in ogni caso di malattia di
un neonato o di una sua deformazione, si tratta di un giudizio di Dio contro
i genitori o uno dei genitori. Può succedere, e succede, ma non sempre è per
questa ragione. Dio ovviamente sa quando si tratta di un caso e quando si
tratta di un altro; io ho solo detto quali possono essere le ragioni.
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Riguardo ai passi che mi hai citato io sono d'accordo con essi, ma se tu
leggi attentamente questi passi noterai che in essi Dio non dice che Lui non
può punire delle persone facendogli morire i propri figli o magari colpendoli
con delle malattie mentre essi sono ancora nel seno della madre o dopo che
essi sono usciti dal seno. Tanto è vero che nel caso di Davide, per una colpa
da lui commessa, il bambino che gli nacque dal suo rapporto illecito con Bath-Sheba fu fatto morire proprio da Dio. Prima il
bambino fu colpito da Dio con una malattia, e poi fu fatto morire. Tu dici
che si tratta di un eccezione, ma rimane il fatto che chi fece morire quel
bambino fu DIO. Agì ingiustamente Dio? Non credo proprio. Lo so, noi possiamo
dire: ‘Ma che male aveva fatto quel bambino?’ Ma non era stato Davide a
commettere adulterio e a fare uccidere Uria lo Hitteo?
Che c’entrava quel bambino?’ Ma rimane il fatto che Dio punì Davide
infliggendo prima una malattia ad un bambino appena nato e poi facendolo
morire. Ti confesso che dinnanzi a questa punizione di Dio verso Davide (e
non verso il bambino) rimango meravigliato, ma devo prendere atto che ci fu e
che dato che Dio non commette ingiustizie devo dire che quel giudizio verso
Davide fu un giusto giudizio. E qui vorrei farti notare che Dio non fece
morire il figlio di Davide perché non avrebbe mai potuto permettere che suo
figlio, frutto di una sua trasgressione, salisse al trono, ma per un'altra
ragione che gli disse il profeta Nathan e cioè perché Davide aveva fatto
uccidere Uria per mano degli Ammoniti dando in questa maniera ai nemici di
Dio ampia occasione di bestemmiare (cfr. 2 Sam. 12:13-14). Tienila dunque ben
presente la ragione per la quale quel bambino fu fatto morire da Dio. Non fu
perché il figlio di due adulteri non poteva salire al trono, anche perchè Dio ancora non aveva rivelato a Davide chi sarebbe
stato quel suo figlio che Egli avrebbe posto sul trono, questo avvenne tempo
dopo. Davide per quel misfatto che aveva compiuto meritava la morte, su
questo non c’è il minimo dubbio, tuttavia Davide quando Nathan lo riprese
severamente da parte di Dio, si pentì infatti disse: "Ho peccato contro
l’Eterno" (2 Sam. 12:13) e allora Dio lo perdonò infatti Nathan gli
disse: "E l’Eterno ha perdonato il tuo peccato. Tu non morrai" (2
Sam. 12:13). Quindi quel peccato gli fu rimesso, ma a cagione delle
conseguenze di quel peccato, cioè per il fatto che Davide aveva così facendo
dato agli Ammoniti occasione di bestemmiare Dio, il bambino che gli nacque da
Bath-Sceba fu fatto morire da Dio. Questo nel caso
di Davide.
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Ma ci sono casi trascritti nella Bibbia in cui padri e figli sono stati
fatti morire da Dio per i misfatti dei padri. Ti cito alcuni esempi;
l’esempio di Kore, Dathan e Abiram
che per essersi ribellati contro Mosè ed Aaronne,
furono fatti scendere vivi nel soggiorno dei morti assieme ai loro figli e ai
loro piccini (cfr. Num. 16:1-35); l’esempio di Acan che per avere preso dell’interdetto in Gerico Dio
ordinò che fosse dato alle fiamme con tutto quello che gli apparteneva quindi
anche con i suoi figli e le sue figlie (cfr. Gios.
7:1-26). L’esempio di Geroboamo che per i peccati
che aveva commesso e che aveva fatto commettere al popolo fu prima colpito da
Dio a morte (cfr. 2 Cron. 13:20) e poi Dio fece
sterminare tutta la sua casa quindi anche i suoi figli (cfr. 1 Re 15:29-30).
Qui siamo di fronte a casi di uomini che hanno rinnegato il patto che Dio
aveva fatto con loro, e il loro peccato ha avuto delle conseguenze anche sui
loro figli. In questi casi vediamo adempiute in maniera evidente le seguenti
parole di Dio: "Io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che
punisco l’iniquità dei padri sui figliuoli fino alla terza e alla quarta
generazione di quelli che mi odiano" (Es. 20:5). Il peccato di un padre
quindi ha delle ripercussioni pure sui propri figli. Ma non aveva forse detto
Dio nella legge al popolo che se essi avessero disubbidito alla sua voce Egli
li avrebbe puniti sterminandogli i figli secondo che è scritto: "E se mi
resistete con la vostra condotta e non volete darmi ascolto, io vi colpirò
sette volte di più, secondo i vostri peccati. Manderò
contro di voi le fiere della campagna, che vi rapiranno (nota mia: nella Diodati: ‘vi orberanno di’) i figliuoli, stermineranno il
vostro bestiame, vi ridurranno a un piccol numero,
e le vostre strade diverranno deserte" (Lev.
26:21-22)? E quando i loro figli non sarebbero stati distrutti sarebbero
invece stati menati via in cattività secondo che è scritto: "I tuoi
figliuoli e le tue figliuole saran dati in balìa
d’un altro popolo; i tuoi occhi lo vedranno e languiranno del continuo dal
rimpianto di loro, e la tua mano sarà senza forza" (Deut.
28:32) e: "Genererai figliuoli e figliuole, ma non saranno tuoi, perché
andranno in schiavitù" (Deut. 28:41).
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C’è anche un caso nel Nuovo Testamento in cui i figli di qualcuno sono
stati puniti per la colpa di un loro genitore, è quello di Jezabel che nella chiesa di Tiatiri
insegnava e seduceva i servitori del Signore perché commettessero
fornicazione e mangiassero cose sacrificate agli idoli e a cui Dio aveva dato
il tempo per ravvedersi ma lei non si era voluta ravvedere, allora Dio gettò
lei sopra un letto di dolore e uccise i suoi figli. Ecco le parole di Gesù:
"E metterò a morte i suoi figliuoli; e tutte le chiese conosceranno che
io son colui che investigo le reni ed i cuori; e darò a ciascun di voi
secondo le opere vostre" (Apoc. 2:23). E
assieme a questo caso ti potrei citare quello degli scribi e dei Farisei del
tempo di Gesù a cui Gesù Cristo rivolse delle dure parole che predicevano una
loro punizione anche a motivo dell’iniquità dei loro padri, ecco le parole
del Maestro: "Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché edificate i
sepolcri ai profeti, e adornate le tombe de’ giusti e dite: Se
fossimo stati ai dì de’ nostri padri, non saremmo stati loro complici nello
spargere il sangue dei profeti! Talché voi
testimoniate contro voi stessi, che siete figliuoli di coloro che uccisero i
profeti. E voi, colmate pure la misura dei vostri
padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al
giudizio della geenna? Perciò, ecco, io vi mando de’
profeti e de’ savî e degli scribi; di questi, alcuni ne ucciderete e
metterete in croce; altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li
perseguiterete di città in città, affinché venga su
voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele,
fino al sangue di Zaccaria, figliuol di Barachia, che voi uccideste fra il tempio e l’altare. Io vi dico in verità che tutte queste cose verranno su
questa generazione" (Matt. 23:29-36). Come puoi vedere da te stesso,
Gesù disse agli scribi e ai Farisei che su loro sarebbe venuto il sangue dei
profeti che era stato sparso dai loro padri. E questa punizione si compì
nell’anno 70 quando Gerusalemme fu distrutta dall’esercito romano e migliaia
di persone furono trucidate. Quindi la Scrittura conferma che Dio punisce
l’iniquità dei padri sui figli di coloro che lo odiano anche sotto la grazia;
nessuno si illuda dunque.
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Ora, in tutti questi casi che ho citato la punizione di Dio inflitta ai
figli fu la morte, nel caso del figlio di Davide fu preceduta da una grave
malattia che il bambino contrasse dopo che fu nato e quindi non mentre era
ancora nel grembo della madre. Ed oggi Dio agisce nella stessa maniera, non è
cambiato.
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Ci sono casi però in cui la punizione Dio la infligge ai figli dei
peccatori mentre essi sono ancora nel seno della loro madre e mi riferisco a
casi di malformazione, di cecità, di sordità e di mutismo, ecc., per un
peccato commesso dai genitori. L’esempio che mi viene in mente per primo è
quello di un fratello e di una sorella che decidono di sposarsi mentre la
Bibbia glielo vieta: "Non scoprirai la nudità della tua sorella,
figliuola di tuo padre o figliuola di tua madre, sia essa nata in casa o nata
fuori" (Lev. 18:9); "Se uno prende la
propria sorella, figliuola di suo padre o figliuola di sua madre, e vede la
nudità di lei ed ella vede la nudità di lui, è una infamia; ambedue saranno
sterminati in presenza de’ figliuoli del loro popolo; quel tale ha scoperto
la nudità della propria sorella; porterà la pena della sua iniquità" (Lev. 20:17). Non è forse vero che in molti casi i bambini
nati da questo matrimonio incestuoso sono ciechi, sordi, malformati, ecc.?
Anche i matrimoni con i cugini sono pericolosi e da essi nascono spesso figli
malati, come si legge in un trattato di ginecologia: ‘Da un punto di vista
essenzialmente clinico occorre sottolineare gli aspetti negativi del
matrimonio fra consanguinei ed essenzialmente del matrimonio fra cugini di
primo grado. Tali rischi sono connessi sia alla morbilità che alla mortalità.
Numerose sono le affezioni che insorgono più facilmente nei nati da matrimoni
fra primi cugini che non nei matrimoni fra persone che non hanno alcun
antenato in comune. Fra queste affezioni quelle che presentano una più elevata
frequenza, come denunciato ormai chiaramente da una vasta serie di indagini
statistiche, sono, oltre l’albinismo e l’idiozia infantile amaurotica già
citati, l’ittiosi congenita, la cecità congenita ai colori e la xeroderma
pigmentosa. Oltre alla morbilità il matrimonio fra consanguinei fa
materialmente aumentare i rischi di mortalità …’
(Cesare Andreoli, ‘Genetica’ in Trattato italiano
di Ginecologia, vol. 1, Novara 1966, pag. 38). Come mai anche da questi
matrimoni, vietati dalla Scrittura secondo che è scritto: "Nessuno si
accosterà ad alcuna sua parente carnale per scoprire la sua nudità. Io sono
l’Eterno" (Lev. 18:6), nascono dei figli
malformati o gravemente malati? Semplice, si tratta della pena della loro
iniquità che essi portano. E che dire poi di quei casi in cui il padre per
avere commesso un peccato contro natura e avere contratto certe malattie
veneree, mette incinta la propria moglie che dà alla luce un figlio malato a
motivo della trasgressione del padre? Non sono questi casi in cui Dio fa ricadere
l’iniquità dei genitori sui loro figli? Certo che sì. Ma d’altronde è scritto
chiaramente che Dio punisce l’iniquità dei padri sui figli di coloro che lo
odiano fino alla terza e alla quarta generazione (cfr. Es. 20:5).
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Un’altra cosa: nella Scrittura troviamo il principio che per la colpa di
un padre, anche i suoi discendenti ne pagano le conseguenze, e questo
principio lo vediamo chiaramente esposto nella vita di Adamo, il primo uomo e
il padre di tutte le generazioni a venire. Il peccato infatti è entrato nel
mondo proprio tramite Adamo (cfr. Rom. 5:12), e con il peccato è entrata la
morte spirituale (la punizione inflitta da Dio su Adamo) che è passata su
tutti gli uomini che quindi nascono sotto il peccato e perciò sotto la
condanna (cfr. Rom. 5:18). Perché la morte è passata anche sui discendenti di
Adamo, anche se questi non hanno peccato con una trasgressione simile a
quella di Adamo? Che colpa hanno avuto i discendenti di Adamo per essere nati
sotto la condanna divina? Non pensi che l’esempio di Adamo insegni che le
conseguenze del peccato si fanno sentire anche sui propri figli?
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E dato che ti ho citato questo principio ti cito un altro principio
biblico e cioè che nel momento in cui un uomo fa del bene anche i suoi
discendenti vengono in una certa maniera considerati come se avessero fatto
quell’opera. Questo principio lo troviamo nell’epistola agli Ebrei dove viene
detto: "Or considerate quanto grande fosse colui al quale Abramo, il
patriarca, dette la decima del meglio della preda. Or quelli d’infra i
figliuoli di Levi che ricevono il sacerdozio, hanno bensì ordine, secondo la
legge, di prender le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché questi
siano usciti dai lombi d’Abramo; quello, invece, che non è della loro stirpe,
prese la decima da Abramo e benedisse colui che avea
le promesse! Ora, senza contraddizione, l’inferiore è benedetto dal
superiore; e poi, qui, quelli che prendon le decime
son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive. E,
per così dire, nella persona d’Abramo, Levi stesso, che prende le decime, fu
sottoposto alla decima; perch’egli era ancora ne’ lombi di suo padre, quando Melchisedec incontrò Abramo" (Ebr.
7:4-10). Ora, Levi ancora non era nato, ma siccome era nei lombi d’Abrahamo quando questi diede la decima a Melchisedec, è come se anche lui avesse dato la decima, e
ciò nella persona d’Abrahamo. Ecco perché Dio usa
benignità verso i figli del giusto perché si ricorda del bene fatto dal loro
padre. Per esempio quando Abrahamo fu provato da
Dio e si mostrò ubbidiente fino ad essere disposto e pronto ad offrire il suo
figlio Isacco, Dio per premiarlo gli giurò tra le altre cose questo: "Io
certo ti benedirò e moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo e
come la rena ch’è sul lido del mare; e la tua progenie possederà la porta de’
suoi nemici" (Gen. 22:17). Quando Salomone si volse agli dèi delle
nazioni e Dio si indignò contro di lui dicendogli che gli avrebbe tolto il
regno per darlo al suo servo, gli disse: "Nondimeno, per amor di Davide
tuo padre, io non lo farò te vivente, ma lo strapperò dalle mani del tuo
figliuolo. Però, non gli strapperò tutto il reame, ma
lascerò una tribù al tuo figliuolo, per amor di Davide mio servo, e per amor
di Gerusalemme che io ho scelta" (1 Re 11:12-13). Nota come Dio promise
due cose per amor di Davide; quindi in questi due casi la Scrittura evidenzia
i meriti dei padri. Nel primo caso Dio fece una promessa alla progenie di Abrahamo per amor di Abrahamo,
e nel secondo caso evitò a Salomone di vedere i suoi giudizi contro di lui
mentre lui era ancora vivente per amore di Davide. Ma non è forse vero che
anche tra gli stessi esseri umani, ci sono uomini che per il bene ricevuto da
qualcuno, quando questi muore fanno del bene ai suoi figli per amore di
costui? Nella Bibbia non leggiamo forse che Davide dopo che morì Gionathan che gli aveva fatto tanto bene, fece del bene
al figlio di Gionathan, per amore di Gionathan (cfr. 2 Sam. 9:1-13)?
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Dunque, non esistono solo dei demeriti dei padri che hanno delle nefaste
conseguenze sui loro figli, ma anche dei meriti dei padri che hanno delle
benefiche conseguenze sui loro figli, tutto ciò perché Dio è giusto.
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Per concludere quindi, quei passi che tu mi hai citato nella tua domanda
vanno visti anche alla luce di queste Scritture da me citate, e con essi
armonizzati. Certamente quei passi da te citati sono veraci infatti un
tribunale umano non può condannare a morte i figli di un uomo colpevole se questi
suoi figli sono innocenti perché la legge insegna che ognuno deve essere
messo a morte, nel caso la legge della nazione prescriva la pena di morte,
per i propri crimini. I figli non possono essere messi a morte per i crimini
dei padri. La legge di Dio vieta giustamente di punire i figli per i crimini
dei padri perché ognuno deve essere punito per i propri misfatti. Quindi se
il padre è malvagio e il figlio è giusto perché osserva la Parola di Dio, è
giusto che la malvagità del malvagio lo faccia perire, e la giustizia del
giusto faccia continuare quest’ultimo a vivere. Dal punto di vista legale,
questo è giusto. I passi dunque che tu citi a sostegno del fatto che i figli
non possono essere puniti per delle colpe dei padri, riguarda l’aspetto
legale della legge di Mosè, l’aspetto giurisdizionale della legge.
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Comprendo che i due aspetti della questione possono apparire in
contraddizione tra di essi, ma non c’è affatto contraddizione.
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