Francesco Toppi: I discepoli antichi a Gerusalemme
avevano smesso di lavorare perché ritenevano che il ritorno di Cristo fosse
imminente |
Introduzione Francesco Toppi, ex presidente delle ADI, ha
scritto: ‘Un altro esempio molto citato è quello dell’entusiastico
esperimento della chiesa di Gerusalemme, quando ‘…. tutto era comune fra
loro’ (Atti 4:32). Quei cristiani attendevano con così tanto ardore
l’imminente ritorno di Cristo che avevano smesso di lavorare. Esaminati,
però, i mezzi di sussistenza, dovettero tutti tornare alle proprie attività
secolari, eccezion fatta per gli apostoli ingaggiati a tempo pieno nella
missione. Infatti, in seguito non si parlerà mai più di ‘comunanza dei beni’,
ma di offerte per sostenere l’opera missionaria cristiana’ (Francesco Toppi,
A Domanda Risponde, Vol. II, pag. 35-36). Fu dunque un errore quello di
mettere in comune i beni, errore prodotto dalla errata convinzione che il
ritorno di Cristo fosse imminente, e difatti sempre Toppi facendo un paragone
tra i primi Pentecostali Italiani in America e gli antichi discepoli del
Signore afferma che ‘era tale l’attesa dell’imminente Ritorno del Signore e
l’urgenza di raggiungere con il messaggio dell’Evangelo il maggior numero
degli italiani dovunque vivessero, che tutto il resto era considerato
superfluo. Avevano commesso, nel loro fervore, lo stesso errore temporale dei
discepoli di Gesù, i quali il giorno dell’ascensione del Signore avevano
interpretato come l’attesa di giorni le parole degli angeli: ‘Uomini di
Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato
tolto ed elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete
visto andare in cielo ….. Così avevano messo in comune i loro beni
nell’attesa del Suo ritorno. Nei momenti di grande fervore spirituale si
fanno degli errori simili, ma poi lo Spirito Santo illumina sulle Scritture
ed allora si scopre che quando nel Nuovo Testamento si parla di ‘ultimi
giorni’ bisogna ricordare che ‘per il Signore un giorno è come mille anni e
mille anni sono come un giorno’ (Francesco Toppi, Luigi Francescon,
ADI-Media, Roma 2007, pag. 59). Confutazione Questo insegnamento è falso. Non è affatto
vero che i credenti della Chiesa primitiva avevano smesso di lavorare perchè
aspettavano da un giorno all’altro o in brevissimo tempo il ritorno di Cristo
perchè essi sapevano che il Suo ritorno non era imminente. Come facevano a
saperlo? C’erano gli apostoli con loro che li ammaestravano e gli dicevano
che quel giorno sarebbe venuto solo dopo che si sarebbero adempiuti
determinati avvenimenti e segni. A tale riguardo si leggano il capitolo 24 di
Matteo, il capitolo 13 di Marco e il capitolo 21 di Luca per capire quale era
l’insegnamento che gli apostoli per lo Spirito rivolgevano ai santi di
Gerusalemme. E diciamo pure che gli apostoli non
poterono interpretare le parole degli angeli: “Questo Gesù che è stato tolto
da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l’avete veduto
andare in cielo” (Atti 1:11) nella maniera che dice Toppi, perché poco prima
Gesù aveva detto loro: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo
verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e
Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8). Come avrebbero infatti
potuto pensare di rendere testimonianza alla resurrezione di Cristo in
Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria, e fino alle estremità della terra,
nell’arco di non molti giorni? E’ assurdo solo pensarlo. E come avrebbero
potuto interpretare le parole degli angeli in quella maniera, quando Gesù
aveva detto loro che la fine verrà quando il Vangelo sarà stato predicato in
tutto il mondo, secondo che disse: “E questo evangelo del Regno sarà
predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le
genti; e allora verrà la fine” (Matteo 24:14)? Anche qui è assurdo solo
pensarlo. Toppi invece non solo lo pensa ma lo dice pure, dimostrando così
ancora una volta di non conoscere le Scritture. E poi si tenga anche presente che la
Scrittura dice che “ogni anima era presa da timore” (Atti 2:43) il che
esclude che dei credenti timorati di Dio potessero lasciare il loro lavoro
per mettersi ad aspettare il ritorno di Cristo. Ma poi che senso avrebbe
avuto lasciare il lavoro per aspettare il ritorno di Cristo? Non potevano
forse aspettarlo continuando a lavorare come sempre? Ma oltre a ciò è impensabile una simile
cosa sapendo che essi attendevano del continuo all’insegnamento degli
apostoli che erano uomini pronti a riprendere e a stroncare sul nascere una
simile tendenza. Ma allora a che cosa era dovuta questa comunanza dei beni
praticata da quei credenti? Essa era dovuta all’amore di Dio che era stato
sparso nei loro cuori per lo Spirito, amore che li spingeva a mettere in
comune con gli altri i beni che essi possedevano. Proprio quello che manca
oggi purtroppo nella maggior parte delle Chiese. Oh piacesse a Dio che in
seno alle Chiese di Dio qui in Italia ci fosse quell’amore genuino che
regnava in seno alla Chiesa di Gerusalemme dopo la Pentecoste! Che
meraviglioso sarebbe vedere di nuovo dei fratelli mettere a disposizione dei
loro fratelli quello che hanno e non chiamare più ‘mio’ quello che essi
hanno! Giacinto Butindaro |