ADI: Il digiuno è un fatto superato

 

Introduzione

 

Francesco Toppi, nel suo libro A Domanda Risponde, alla domanda ‘Il digiuno è una pratica evangelica?’, risponde dicendo tra le altre cose: ‘Gesù stesso presenta il tema del digiuno sotto una luce nuova, quando afferma: ‘Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro?” (Marco 2:19; Matteo 9:15, 16; Luca 5:34). La presenza dello Sposo, Cristo Gesù, e l’annuncio dell’Evangelo escludono totalmente ogni possibile valore meritorio e preparatorio attribuibile [al] digiuno …. Uno studioso afferma: ‘Con Gesù il digiuno è un fatto superato. Infatti, dal primo secolo non abbiamo notizie di cristiani che si siano sottoposti volontariamente al digiuno. Le lettere del Nuovo Testamento non ci spendono sopra una parola’ (Francesco Toppi, A Domanda Risponde, Vol. II, pag. 28-29,32). Dunque, niente premeditato digiuno sotto il Nuovo Testamento, per le ADI. E’ vero che nella stessa risposta non è del tutto escluso il digiunare da parte del credente, ma tutti i discorsi sono volti a scoraggiare i credenti dal digiunare con premeditazione, nel senso che sono volti a indurre il credente a non decidere di astenersi dal mangiare e dal bere per uno o due o tre giorni (o anche di più se Dio lo sospinge), in quanto il digiuno non costituisce una opera meritoria davanti a Dio. Toppi infatti dice per esempio che i cristiani praticano il digiuno ‘quasi inconsapevolmente, quando credono di dover trascorrere un periodo di preghiera senza essere interrotti da pensieri secondari’ (Ibid., pag. 32).

 

Confutazione

Le ADI errano grandemente ancora una volta per mancanza di conoscenza.

Innanzi tutto vediamo se Gesù ha presentato il digiuno sotto una luce nuova. Nel suo insegnamento Gesù Cristo ha fatto capire chiaramente che non solo è normale per un suo discepolo digiunare, ma anche che il digiuno costituisce anche una opera meritoria, in quanto fa parte della giustizia personale di ogni Cristiano ed è quindi un atto di mortificazione che ha una ricompensa da Dio. Ascoltate le parole del Maestro: “Guardatevi dal praticare la vostra giustizia nel cospetto degli uomini per esser osservati da loro; altrimenti non ne avrete premio presso il Padre vostro che è nei cieli. ….. E quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gl’ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non apparisca agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6:1, 16-18). Ora, io dico, ma se Gesù ha detto che se noi digiuniamo seguendo le sue istruzioni, Iddio ce ne darà una ricompensa, ciò vuol dire che un qualcosa di meritorio il digiuno ce lo ha, altrimenti non avrebbe senso parlare di ricompensa da parte di Dio per chi digiuna. Non vi pare che le parole di Cristo siano di una chiarezza cristallina? Ecco perché Francesco Toppi si è ben guardato dal citarle nella sua risposta. Ora, non mi venite a dire che si è dimenticato di farlo, perché questa omissione è assolutamente voluta dato che alla domanda se il digiuno è una pratica evangelica non si può non rispondere citando le suddette parole di Gesù sul digiuno. Parole che vi ricordo sono messe assieme a queste altre che riguardano l’elemosina e la preghiera: “Quando dunque fai limosina, non far sonar la tromba dinanzi a te, come fanno gl’ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. Ma quando tu fai limosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua limosina si faccia in segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. E quando pregate, non siate come gl’ipocriti; poiché essi amano di fare orazione stando in piè nelle sinagoghe e ai canti delle piazze per esser veduti dagli uomini. Io vi dico in verità che cotesto è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, e serratone l’uscio fa’ orazione al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. E nel pregare non usate soverchie dicerie come fanno i pagani, i quali pensano d’essere esauditi per la moltitudine delle loro parole. Non li rassomigliate dunque, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo. Dacci oggi il nostro pane cotidiano; e rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. Perché se voi perdonate agli uomini i loro falli, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà i vostri falli” (Matteo 6:2-15). Avete notato che anche per chi fa l’elemosina in segreto, e prega in segreto, c’è una ricompensa da parte di Dio? Dunque, non vedo perché si dovrebbe sotto il Nuovo Testamento incoraggiare l’elemosina e la preghiera, ma non il digiuno; come non vedo perché si possono definire pratiche evangeliche l’elemosina e la preghiera, ma non il digiuno; quando in base alle parole di Cristo Gesù sono tutte e tre parte della nostra giustizia, che vi ricordo deve superare quella degli scribi e dei Farisei se vogliamo entrare nel regno dei cieli (cfr. Matteo 5:20).

E poi, come si fa, leggendo le suddette parole di Gesù sul digiuno, a dire che i discepoli di Cristo praticano il digiuno ‘quasi inconsapevolmente’, quando è evidente che essi invece lo praticano in maniera del tutto consapevole, in quanto così hanno deliberato in cuor loro? Non è forse questo che si evince anche da queste parole scritte nel libro degli Atti degli apostoli: “E mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: Mettetemi a parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati. Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani, e li accomiatarono” (Atti 13:2-3), ed anche da quest’altre: “E fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani, dopo aver pregato e digiunato, raccomandarono i fratelli al Signore, nel quale aveano creduto” (Atti 14:23)? Ma che va cianciando dunque Francesco Toppi?

Ma veniamo alle parole di Gesù citate da Toppi “Possono gli amici dello sposo digiunare, mentre lo sposo è con loro?” (Marco 2:19) per sostenere che il digiuno non ha alcun valore meritorio. Ora, è evidente che se fosse così come dice Toppi, le parole di Gesù Cristo citate sopra a proposito del digiuno (Matteo 6:1, 16-18) sarebbero in contrasto con queste altre di Marco. Il fatto è però che Toppi si è ‘dimenticato’ di citare il resto delle parole di Gesù che sono le seguenti: “Finché hanno con sé lo sposo, non possono digiunare. Ma verranno i giorni che lo sposo sarà loro tolto; ed allora, in que’ giorni, digiuneranno” (Marco 2:19, 20). Ho messo dimenticato tra virgolette, perché anche in questo caso è stata una dimenticanza voluta, dato che se Toppi avesse aggiunto queste altre parole, non avrebbe potuto sostenere la sua tesi. Dunque, Gesù disse che sarebbero venuti i giorni che lo sposo sarebbe stato tolto ai suoi discepoli, e allora in quei giorni essi avrebbero digiunato. A quali giorni si riferiva Gesù? Certamente a quelli che sarebbero intercorsi tra la sua morte e la sua resurrezione, ma anche a quelli che sarebbero venuti dopo che sarebbe stato tolto da loro ed assunto in cielo (Atti 1:11). Il fatto di dire poi da parte di Toppi ‘La presenza dello Sposo, Cristo Gesù, e l’annuncio dell’Evangelo escludono totalmente ogni possibile valore meritorio e preparatorio attribuibile [al] digiuno’, è chiaramente un sofisma, perché il Signore Cristo Gesù non è presente con noi, cioè noi non abbiamo Gesù in mezzo a noi come lo avevano i suoi discepoli, perché siamo assenti da Lui, infatti Paolo dice: “Noi siamo dunque sempre pieni di fiducia, e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo, siamo assenti dal Signore” (2 Corinzi 5:6). Dunque, lo scopo che si è prefissato Toppi impostando in questa maniera questa parte del discorso con la prima parte di Marco 2:19, è evidente: distogliere il lettore dalla verità.

Per quanto riguarda infine la citazione di quello studioso, secondo cui le lettere del Nuovo Testamento non spendono una sola parola sul digiuno, vorrei ricordare che l’apostolo Paolo nella sua seconda epistola ai santi di Corinto cita i digiuni a cui lui e i suoi collaboratori si erano sottoposti quando dice: “Noi non diamo motivo di scandalo in cosa alcuna, onde il ministerio non sia vituperato; ma in ogni cosa ci raccomandiamo come ministri di Dio per una grande costanza, per afflizioni, necessità, angustie, battiture, prigionie, sommosse, fatiche, veglie, digiuni; per purità, conoscenza, longanimità, benignità, per lo Spirito Santo, per carità non finta; per la parola di verità, per la potenza di Dio; per le armi di giustizia a destra e a sinistra, in mezzo alla gloria e all’ignominia, in mezzo alla buona ed alla cattiva riputazione; tenuti per seduttori, eppur veraci; sconosciuti, eppur ben conosciuti; moribondi, eppur eccoci viventi; castigati, eppur non messi a morte; contristati, eppur sempre allegri; poveri, eppure arricchenti molti; non avendo nulla, eppur possedenti ogni cosa!” (2 Corinzi 6:3-10). Ora, se Paolo e i suoi collaboratori si raccomandavano come ministri di Dio anche per digiuni, vuol dire che il digiuno aveva un valore per gli apostoli. E Paolo menziona i suoi digiuni anche quando dice sempre ai Corinzi: “…. spesse volte nei digiuni …” (2 Corinzi 11:27), che lui metteva tra le cose che concernevano la sua debolezza di cui egli si gloriava nel Signore (2 Corinzi 11:30). Dunque, lo studioso citato da Toppi, si sbaglia pure lui grandemente.

Fratelli, digiunate, naturalmente seguendo scrupolosamente le parole di Cristo sul come digiunare, e ne avrete del bene, o meglio sarete ricompensati da Dio. Questo ve lo dico innanzi tutto in base a quello che ha detto Cristo, e poi in base alla mia esperienza personale.

 

Giacinto Butindaro

 

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